domenica 12 febbraio 2012

LIBRO CRISTICCHI

C’è la guerra raccontata dai libri di storia. Poi c’è quella vissuta dalla povera gente: lutti, dolori, sofferenze indicibili. Ed è sempre molto più brutta di quella che si lascia raccontare nei manuali.
Simone Cristicchi per due anni ha girato l’Italia in cerca degli ultimi sopravvissuti a quel conflitto folle e brutale in cui il Paese fu trascinato - e poi di fatto abbandonato - dal regime fascista. Ha incontrato anziane donne, anziani uomini che all’epoca erano poco più che ragazzi. Epigoni di una generazione a cui la guerra ha strappato via a volte la vita, di certo la giovinezza. Li ha ascoltati, ha raccolto testimonianze orali che rischiavano di andar perdute.
Ne è uscito questo libro. Leggendo il quale, scrive lo storico Gianni Oliva nella prefazione, «viene istintivo il confronto con le voci raccolte da Nuto Revelli tra i contadini delle vallate cuneesi».
Il cantautore romano aveva già dimostrato la sua sensibilità andando a cantare delicate e struggenti “storie di matti” sul palco di Sanremo (vinse l’edizione 2007 con “Ti regalerò una rosa”), ma anche portando a teatro altre storie di disagio mentale, raccontate nel libro “Centro di igiene mentale”. Un interesse concretizzatosi anche nella sua visita, nell’estate 2007, alle strutture triestine del “dopo manicomio”.
Ora, come un moderno ricercatore di vecchi ricordi di guerra, dipinge e ci consegna un emozionante affresco sull’Italia povera e disperata degli anni Quaranta. Vecchi soldati dell’esercito italiano, donne che hanno perso figli e mariti e fratelli, partigiani scappati sui monti...
E poi l’esodo della gente istriana e dalmata, il tal nonno tornato dalla Russia, i bombardamenti degli alleati, i sabotaggi delle formazioni partigiane, il poverissimo pane nero sulle tavole della poverissima gente che si considerava già fortunata di essere ancora viva.
Tante piccole storie individuali, ognuna con il proprio dramma nascosto nel cassetto dei ricordi più tristi, nessuna delle quali “degna” di finire su un libro di storia. Ma non per questo meno vera, importante, drammatica.

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