Avete presente il brano “Waitin’ so long”? Forse il titolo non vi dirà nulla, a meno che non siate dei fan di Nick Pride e dei suoi Pimptones. Ma se lo ascoltate, beh, riconoscerete senz’altro questo mezzo tormentone che stava nella colonna sonora di “Lezioni di cioccolato 2” ed è poi stato letteralmente adottato dalla trasmissione “Popcorner”, di RadioDue.
Ne parliamo perchè l’artista e il gruppo in questione saranno fra i protagonisti della mini-rassegna che il Teatro Miela ha allestito per il mese di marzo, dedicandola alle ultime novità inglesi in fatto di nuovi suoni soul, ma anche groove e “dancefloor jazz” (termine che sta a indicare un contenitore nel quale convivono, senza barriere, vari generi popolari nati dalla musica afroamericana: dal blues al jazz, dal soul al funky, fino alla disco e alla house).
Vediamo allora i nomi. Si comincia domani con Lewis Floyd Henry, si prosegue venerdì 16 marzo con Nick Pride e i suoi Pimptones, conclusione venerdì 23 marzo con Ghostpoet.
Nell’ordine. Lewis Floyd Henry risponde ai canoni del classico “onemanband” inglese. Ha cominciato a far conoscere la sua musica per strada, come tanti, nelle stazioni della metropolitana e nelle vie londinesi. Sul suo carrettino c’era posto per un piccolo amplificatore, la sua chitarra e una spartana batteria. La gente che si fermava ad ascoltarlo lo ha poi ritrovato “on line”, visto che viviamo gli anni di internet e dei social network. “One Man & His 30 Pram” è il suo primo disco, prodotto da Ferg Peterkin (già con Depeche Mode e The Horrors), salutato così dalla critica musicale: un album che lascia il segno, uno dei dischi più veri dell’annata, un musicista di strada azzanna il futuro e incide un (bel) disco, un incrocio fra Hendrix, Robert Johnson e Wu-Tang-Clan...
Secondo nome, già introdotto all’inizio: Nick Pride e i Pimptones arrivano da Newcastle. Si sono fatti conoscere suonando nei migliori club, oltre che della loro città, di Londra, Leeds e Birmingham. In Italia il loro citato singolo “Waitin’ so long” è uscito nel 2010 sull’etichetta milanese “Record Kicks” e, come si diceva, li ha imposti all’attenzione anche del pubblico di casa nostra. Dal vivo propongono dei set assolutamente da non perdere, con sei musicisti sul palco.
Ultimo, ma non ultimo, Ghostpoet. Forse il meno noto fra i protagonisti di questa mini-rassegna. “Peanut Butter Blues & Melancholy Jam” è il titolo del suo album uscito l’anno scorso, che ci ha fatto conoscere questo strano poeta stralunato, dalla voce a tratti ubriaca, che trascina l’ascoltatore in atmosfere notturne e maledette, fra l’elettronica e l’hip hop.
«Siamo sempre attenti a spaziare nei territori musicali e in quelli geografici - dice Fabrizio Comel, curatore della rassegna -. In questo caso sono capitate delle offerte dal panorama inglese e abbiamo scelto delle novità che si sono fatte conoscere grazie ai loro “live-acts” e grazie alle loro primissime uscite discografiche. Cose fresche fresche e grossa curiosità, come tutte le volte che portiamo per la prima volta delle musiche che pensiamo possano avere un “futuro”, piuttosto che un passato, glorioso... Delle volte ci indoviniamo ed è una soddisfazione».
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