«Ho dato la vita e il sangue per il mio paese e mi ritrovo a non tirare a fine mese, ho giurato fede mentre diventavo padre, due guerre senza garanzie di ritornare, solo medaglie per l’onore...». Una canzone quasi di denuncia, questa “Non è l’inferno” scritta da Kekko dei Modà per Emma Marrone, che l’anno scorso avevano diviso il podio dietro Vecchioni e davanti ad Al Bano.
Dicono che la cantante fiorentina di nascita e pugliese d’adozione, uscita dalla fucina di “Amici”, sia la favorita di questa edizione. Ma a un primo, frettoloso ascolto, la canzone sembra più debole di quella dell’anno scorso, pur ricalcandone l’impostazione.
Colpisce maggiormente “Nanì”, che Lucio Dalla ha scritto con un altro “allievo” di Maria De Filippi: Pierdavide Carone, che ha già vinto un Festival come autore (quello di due anni fa, con “Per tutte le volte che” affidata al collega Valerio Scanu) e ora ci prova in prima persona con un supporter d’eccezione. Il brano racconta la storia di un uomo che s’innamora di una giovane prostituta, fra «venti euro di verginità» e «il camionista da accontentare», e la domanda: «dimmi perchè ami sempre gli altri e io amo solo te».
«Pierdavide è un ponte fra la mia generazione di cantautori e il pop odierno», ha detto Dalla, che torna a Sanremo in veste di direttore d’orchestra nonchè “padrino” (in senso buono) del giovane cantautore. Qualcuno si è spinto a trovare un filo rosso fra “4 marzo ’43”, che Dalla cantò al Sanremo del ’71, e questa “Nanì”.
Un brano che sorprenderà è quello proposto dalla stranissima coppia formata da Gigi D’Alessio e Loredana Bertè. La loro “Respirare” è un crescendo di passione e riff di chitarra elettrica, abilmente costruito dal napoletano, sul quale si inserisce con la grinta d’un tempo la cantante calabrese. Che canta: «Bugiardi come la luna noi siamo ancora qua, sono maledetta questo sì lo so, forse per vendetta o forse no, siamo sole e temporale, sarò vento che il tuo fuoco accenderà». Enrico Ruggeri, che quest’anno non partecipa, li dà fra i favoriti e azzarda: «La loro accoppiata trasversale potrebbe essere interessante e di moda, sono come il Pd e il Pdl».
Un altro su cui puntano i bookmaker è Samuele Bersani, lanciato anni fa proprio da Dalla. “Un pallone” vuole essere una metafora e al tempo stesso una riflessione sul nostro Paese, che si arrabatta in un «contesto vigliacco che non si muove più», e dove ci vuole «molto coraggio a rotolare giù a ricercare la felicità in un miraggio che presto svanirà».
Su piano della tradizione festivaliera Francesco Renga (altro favorito della vigilia), che dedica un inno alle bellezza femminile ne “La tua bellezza”, e i redivivi Matia Bazar, che in “Sei tu” ripescano «caldi brividi, fredde lame, oramai sei tu, sei tu, sei tu che mi hai rubato il cuore».
Ma dovrebbero esser meglio Nina Zilli (“Per sempre” la lancerà definitivamente) e Noemi (“Sono solo parole”, scritta da Fabrizio Moro e prodotta da Corrado Rustici), ma anche la voce jazz di Chiara Civello (“Al posto del mondo”), il cantautorato sicuro di Eugenio Finardi (in fase mistica con “E tu lo chiami Dio”), il rock dei Marlene Kuntz (“Canzone per un figlio”).
Completano il cast Arisa, impegnata a scrollarsi di dosso l’immagine retrò con “La notte”; Dolcenera, all’eterna ricerca di un rilancio con “Ci vediamo a casa”; Irene Fornaciari, con un brano (“Grande mistero”) scritto da Davide Van de Sfroos. Non dovremmo aver dimenticato nessuno.
Nessun commento:
Posta un commento