domenica 9 novembre 2014

domani (sab 8) PATRIZIO ROVERSI AL TEATRO MIELA

«Io faccio solo da trait d’union fra la platea e i due divulgatori scientifici...», tenta di minimizzare Patrizio Roversi, che domani sarà protagonista, al Teatro Miela, nell’ambito del microfestival sulla scienza “Mi&Lab”, dello spettacolo interattivo “Il dna incontra Facebook”. Al mattino per gli studenti, la sera per il pubblico adulto. «Tutto nasce - spiega il sessantenne conduttore televisivo - dal libro omonimo del genetista Sergio Pistoi, che ha voluto sperimentare in prima persona l’affidabilità dei test genetici mandando un campione della propria saliva negli Stati Uniti. Più che uno spettacolo è una “conferenza spettacolarizzata”, che nasce dalla voglia di capire, dalla nostra umana curiosità. Offriamo alla gente pillole di complessità, tentiamo - Pistoi, Andrea Vico e io - di porre la rete in un contesto psicosociale. La gente mette il suo profilo su Facebook, cerca parenti e amici, scopre affinità...» E la sua curiosità? «Quella che mi ha portato qualche anno fa a rifare il viaggio di Darwin nell’America del Sud: ne sono venute fuori sette puntate, “Evoluti per caso, sulle tracce di Darwin”, viste su Raitre e poi su SkyUno. Oppure quella che mi ha indotto, più recentemente, a fare un giro d’Italia sui temi dell’energia». “Linea Verde”? «È uno dei programmi più longevi della televisione italiana. Abbiamo un pubblico molto ampio, a volte anche quattro milioni di persone. Parliamo di territorio, cibo, ecologia. E agricoltura, che mai come adesso può e deve essere messa al centro di un approfondimento». “Turisti per caso” e “Velisti per caso”? «Con Syusy Blady è stata una grande avventura, che non è terminata. Abbiamo messo le puntate sul sito europeo “Italia Slow Tour”, con dentro tutti i viaggi fatti in Italia negli ultimi anni e già andati in onda in televisione. Il nostro fine è quello di pubblicizzare l’Italia all’estero, sempre in collaborazione con gli enti locali». Ma il “Lupo solitario” le manca? «Certo che sì, era il 1987, si andava in onda su Italia 1. Mi dicono che quando Berlusconi ci vide, disse che “quella roba” non la voleva sulle sue reti. Ma avevamo già registrato trenta puntate, e almeno quelle andarono in onda...». Eravate in anticipo sui tempi? «Non per darci delle arie, ma in effetti sì. Venivamo dal teatro di strada a Bologna, eravamo una banda di trenta o quaranta fuori di testa. Facevamo un piccolo circo con cose un po’ dementi. Ma avevamo un pubblico affezionato. Alcuni ancor oggi mi dicono “ciao Lupo”...». “Mi&lab” prosegue fino a domenica. Info: www.miela.it

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