sabato 15 novembre 2014

VASCO, sono innocente

Dal vivo è sempre più rock. Ma nel nuovo album, “Sono innocente” (Universal, tre diverse copertine, in testa alle classifiche di vendita con le prenotazioni prim’ancora di uscire), Vasco Rossi sembra volersi riappropriare - fra chiaroscuri e ballad struggenti - di quella vena melodica che ha rappresentato gran parte del suo successo. Lo aveva già fatto intuire in “Come vorrei”, il singolo che aveva anticipato la pubblicazione dell’album. Che conferma quella prima impressione. “Sono innocente ma...” fa eccezione al clima quasi soft. Il Vasco nazionale sembra vestire i panni più dell’accusatore che dell’accusato: «Sono innocente ma non mi fido più. Ho solo qualche multa da pagare, qualche pastiglia e qualche rospo da ingoiare. Sono innocente, ma qui qualcuno è sempre pronto a giudicare qualche incidente di gioventù che ancora mi fa male. Sparatemi ancora così vedremo chi cade chi perde chi ruba, non sono perfetto lo so ma sono pulito davvero, qualche macchia qua e là qualche incidente con le autorità...». Quasi una rivendicazione di identità, vestita di suoni duri, ritmi aggressivi e scatenati riff di chitarra. “Il blues della chitarra sola” somiglia a un bilancio esistenziale con chitarra “slide” a menare la danza. “Aspettami” scandaglia l’universo interiore di un uomo che non vuole sembrare incline alle tenerezze («giuro che ti sto pensando ma non è vero, disperatamente cerco di scordarti ma non è vero, tutte le volte che ho cercato di lasciarti non c’ero...»). “L’ape regina”, con parole del figlio Luca, è un ritratto femminile che non le manda a dire e rifugge dai clichè del politically correct. Chitarre quasi heavy, ma anche spesierate tastiere dance, nel brano molto ritmico “Duro incontro”. Atmosfere rock anche ne “L’uomo più semplice” («Siamo vivi, domani chi lo sa...»). “Cambia-menti” e “Dannate nuvole” erano già conosciute dai fan. Due curiosità. L’armonia ma anche alcune sequenze melodiche di “Quante volte» ricordano da vicino, trentuno anni dopo, il classico dei classici “Vita spericolata”. Ma il testo sembra innervato da una filosofia diversa: «Quante cose son cambiate nella vita, quante cose sono sempre così. Quante volte ho pensato è finita, poi mi risvegliavo il lunedì. Quante volte ho pensato nella vita voglio fare quello che mi va, poi le cose mi sfuggivan dalle dita e arrivava la realtà. Quante cose son passate ormai. Quante cose che non torneranno mai...». Altro che Steve McQueen e Roxy Bar, insomma. E poi c’è “Marta piange ancora”, una delle prime canzoni scritte da Vasco, quando aveva quindici anni, e dunque nel lontano ’67. Finora ne esisteva solo una versione pirata e incompleta. Ora entra nel canzoniere “ufficiale” del rocker di Zocca. Fra gli altri titoli: “Guai”, “Aspettami”, “Accidenti come sei bella” e “Rock star”. Disco registrato tra Bologna e Los Angeles, prodotto da Vasco con Guido Elmi (eccezione per “Guai” e “Quante volte”, prodotte da Celso Valli).

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