martedì 18 novembre 2014

FORMIDABILE QUEL 1967... libro di Bertoncelli

Formidabile quell’anno. Dicono infatti che il 1967 sia stato quello più importante nella storia ormai lunga della musica rock. Qualche esempio? I Beatles pubblicano “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e “Magical Mystery Tour”, esce il primo disco dei Pink Floyd, muore Otis Redding, debuttano con il primo album di carriere discografiche brevissime ma fulminanti Jimi Hendrix e i Doors, i Rolling Stones finiscono in galera, Bob Dylan si ritira (e comincia a registrare i leggendari “Basement tapes”), a Monterey va in scena dal 16 al 18 giugno il celebre festival, nella famosa “estate dell’amore” i Beach Boys diffondono le loro “Good vibrations”. E si potrebbe continuare. Insomma, una stagione indimenticabile, di quelle consegnate di lì a poco alla storia della musica e della cultura giovanile, ma anche all’immaginario collettivo di almeno un paio di generazioni. Riccardo Bertoncelli, quello immortalato da Francesco Guccini nella storica “L’avvelenata” («Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate...»), arriva in questi giorni nei negozi, reali e virtuali, con il volume “1967, Intorno al Sgt. Pepper” (Giunti, collana Bizarre, pagg. 256, euro 22). Si tratta del quarto capitolo di una serie cominciata sette anni fa con “Sgt. Pepper. La vera storia” - al quale il libro si ricollega non solo nel titolo - e proseguita con “1969. Storia di un favoloso anno rock” e “1965-1966. La nascita del nuovo rock”. Ma torniamo a quei “formidabili dodici mesi”. I Rolling Stones cantano “Let’s spend the night together”. Poi vanno all’Ed Sullivan Show e sono costretti a cambiare l’invito del titolo, che diventa più castamente “Let’s spend some time together”. Debuttano i Bee Gees, ma anche Cat Stevens (primo 45 giri, “Matthew & son”), Pink Floyd (anche per loro un singolo, “Arnold Layne”), Canned Heat, Status Quo. Con il primo album rock con orchestra, dei Moody Blues, nasce il “prog” inglese. Jimi Hendrix brucia la sua prima chitarra, sul palco dell’Astoria di Londra (rituale che poi diverrà un classico della casa...). Esce l’album “Velvet Underground & Nico”. Steve Winwood lascia lo Spencer David Group e fonda i Traffic. Scott McKenzie canta l’inno pacifista “San Francisco” (in Italia ne faranno una cover i Dik Dik). Miriam Makeba conquista le classifiche con “Pata pata”. Prima le Mothers of invention e poi Hendrix “profanano” la londinese Royal Albert Hall. A San Francisco viene pubblicato il primo numero di Rolling Stone. Elvis sposa Priscilla. Muoiono Woody Guthrie e John Coltrane (e viene ucciso Ernesto Che Guevara). Persino a Sanremo, dal 26 al 28 gennaio, si respira aria nuova. Arrivano Hollies, Marianne Faithfull, Sonny & Cher: tutti peraltro eliminati, nell’edizione passata tragicamente alla storia per il suicidio di Luigi Tenco. Ma i ragazzi ascoltano “29 settembre” dell’Equipe 84, mentre Joan Baez suona per la prima volta in Italia, al Teatro Lirico di Milano, presentata da Furio Colombo... Di queste e tante altre cose, di un anno diverso da tutti gli altri parla il libro di Bertoncelli, al quale hanno collaborato fra gli altri Federico Guglielmi e Franco Zanetti. Ne vien fuori un mosaico di suoni e immagini difficili da dimenticare. L’autore conclude il volume - dopo capitoli dedicati ai protagonisti di quell’anno, alle recensioni degli album usciti, alle storie di questo o di quello - con un’intervista proprio a quel Francesco Guccini che lo immortalò nel verso e nella canzone citati. Perchè - spiega - il 1967 «è l’anno di “Folk beat n.1”, ottimo esordio e suono strano nella scena nostra di quei dì». Ma anche perchè «c’è pochissima Italia nelle pagine di questo libro, più per ragioni di spazio che per scelta, e dovevo riparare in qualche modo». Guccini racconta allora dei suoi ricordi legati a quell’anno, della sua vita bolognese, di un viaggio ad Amsterdam «perchè avevamo sentito parlare dei Provos, gli anarchici pacifisti olandesi», dell’amore per Bob Dylan ma anche per Brel, dei primi passi nel mondo della musica, della collaborazione con i Nomadi e di quel primo album... Un ’67 insomma diverso, da quello della psichedelia e del rock andato in scena nelle pagine precedenti. Ma giusto compendio che contribuisce a rendere «l’idea di quell’anno - dice Bertoncelli, che scrive di rock dal ’69 e ha scritto il primo libro italiano sull’argomento, s’intitolava “Pop story”, nel ’73 - semplice e complicato, ricco di ingenuità e di speranze, affacciato sul bordo di un futuro che era difficile immaginare tanto vertiginoso». Nel 1967, un secolo fa.

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