Ma se in «Kyrie» le canzoni di Simonluca erano sei (ma l'album era in origine doppio, e conteneva complessivamente sedici titoli), in «Bau» Mingardi e Maurizio Tirelli (suo collaboratore di lunga data, fin dai tempi dei Supercircus) firmano insieme sette brani su tredici, e il solo Mingardi è autore anche di un'ottava canzone: il che fa del cantautore bolognese il detentore di un invidiabile record (già nell’86 una canzone di Mingardi, «Ogni tanto è bello stare soli», era stata inclusa da Mina nel suo album «Sì buana»).
Due delle otto canzoni sono anche eseguite in coppia da Mina e Mingardi: quella che apre il cd, la già nota «Mogol Battisti», e quella che lo chiude, «Datemi della musica», canzone che intitolava il secondo Lp di Andrea Mingardi, datato 1976. Le altre sono «Sull'Orient Express», «Johnny Scarpe Gialle» (scritta 25 anni fa), «Nessun altro mai», «The end», «L'amore viene e se ne va», «Inevitabile».
Gli altri brani sono firmati da Maurizio Morante («Un uomo che mi ama»), dal 1991 presente abbastanza regolarmente sui dischi di Mina; Giancarlo Bigazzi e Marco Falagiani («Fai la tua vita», già presentato al Festival di Sanremo del 2000 dal giovane Claudio Fiori, qui con alcune modifiche al testo originario); Agostino Guarino, giovane cantautore di belle speranze che firma «Come te lo devo dire» (in cui la signora si permette pure una parolaccia...); Luca Rustici, fratello del più famoso Corrado, chitarrista e autore, già collaboratore degli Audio 2, che ha composto «Alibi»; e l'inedito trio Samuele Cerri, Mattia Gysi e Axel Pani (il figlio di Massimiliano aveva già dato la sua voce, per un messaggio in segreteria telefonica, a «Portati via», uno dei brani di «Bula Bula», 2005), che firma «Per poco che sia».
Fra i musicisti, oltre ai collaudati Lele Melotti, Danilo Rea, Faso e Lorenzo Poli, si segnalano Ugo Bongianni, ventenne pianista e arrangiatore, che ha programmato e suonato le tastiere, e il chitarrista Luca Meneghello; gli arrangiamenti dei fiati sono stati scritti da Gabriele Comeglio. La produzione è di Massimiliano Pani, che ha confermato le voci secondo le quali Mina sta lavorando a un disco per il mercato latino, tutto di canzoni nuove o di nuove versioni (in spagnolo) di grandi successi del suo repertorio.
Lettura originale, dal momento che anche qui prosegue l’operazione di recupero del calore del suono analogico voluta da Dori Ghezzi: ovvero la pulizia e precisione del supporto digitale ma che restituisce il suono che avevano gli album nel loro anno di uscita, i toni originali della voce così pieni di note basse, così avvolgenti e così naturalmente indirizzati all'intimità dell'ascolto.
«In direzione ostinata e contraria 2» (SonyBmg) prosegue dunque per una strada che non è quella della semplice antologia di successi, ma quella del tributo che con questa seconda uscita arricchisce il suo contenuto filologico di classici rimasti esclusi - solo per una questione di capienza - dalla precedente emissione.
Sono ben 14 gli album dai quali sono tratti i 53 brani, in un arco di tempo che va dal 1967 di «Fabrizio De Andrè Vol. I» fino ad «Anime salve» del 1996. Insomma, siamo vicini alla realizzazione di una opera omnia. Il triplo propone ad esempio l'ascolto quasi per intero di album storici come «Tutti morimmo a stento», «La buona novella» e «Rimini»; recupera tre figure di quella straordinaria rilettura dell'«Antologia di Spoon River» di Edgar Lee Masters che De Andrè fece con «Non al denaro non all'amore né al cielo». E ci ricorda una interpretazione suprema di «Suzanne» di Leonard Cohen (presente in «Canzoni» del 1974); ci fa rivivere la dignitosa esistenza e la sobria tristezza de «La storia di un impiegato»; condensa nel terzo cd tre capolavori assoluti come «Creuza de ma», «Le nuvole» e «Anime salve».
Scrive Salvatore Niffoi nell'introduzione: «In ogni sua canzone è presente la poesia come atto d'amore e di riscatto verso l'umanità ferita, dimenticata; verso quegli ultimi che lui sognava primi in questo mondo, non nell'improbabile altro...».
Ve lo ricordate Billy Idol? Quello di «Eyes without a face», primi anni Ottanta. Ebbene, ritorna con un album di canzoni natalizie alla sua maniera. Nella sua carriera il cantante inglese ha attraversato diversi stili, dagli inizi punk in compagnia dei Generation X ai suoi lavori solisti, sintesi perfetta di hard rock, pop ed attitudine ribelle. Ora gioca ancora una volta la carta della sorpresa e propone un album di canzoni natalizie in cui veste i panni del crooner o paga il tributo al suono rock'n'roll delle origini, da Elvis Presley a Chuck Berry. L'ironia è l'arma vincente e queste versioni di canzoni come «Frosty the snowman», «Jingle bell rock» e «Silent night» non hanno nulla da invidiare a quelle classiche.