sabato 27 luglio 2013

TRIESTE SUMMER ROCK FESTIVAL SALVO, ORME IL 10-8

. Non passerà alla storia come l’edizione più ricca. Ma almeno la continuità è salva. E il Trieste Summer Rock Festival non è costretto a chiudere i battenti proprio nell’anno del decennale. Confermate le due serate inizialmente previste e poi messe seriamente a rischio causa mancanza di denari, sabato 10 e domenica 11 agosto. Quasi in extremis la rassegna organizzata dal 2004 dall’associazione Musica Libera è stata dunque salvata. Decisivo l’intervento del sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, che evidentemente non ha voluto - lui rockettaro e springsteeniano convinto - passare agli annali come quello che aveva assistito senza far nulla alla morte della rassegna. A fronte dei rubinetti chiusi da parte della Fondazione Crt, che aveva garantito il maggior contributo economico alle nove edizioni precedenti, il Comune di Trieste ha fatto un ulteriore sforzo economico per rimpolpare il (piccolo) contributo previsto a inizio stagione. Risultato: ora gli organizzatori hanno a disposizione un budget sempre modesto ma sufficiente perchè le due serate si svolgano. «Negli anni passati - spiega Davide Casali, anima del festival e patron dell’associazione Musica Libera - eravamo abituati a muoversi con grande anticipo. E infatti presentavamo il programma già a primavera. Quest’anno è andata così, ma l’importante, come ci ha detto anche il sindaco, è mantenere in vita il festival, garantire la continuità, in attesa di tempi migliori». D’accordo, ma chi saranno i protagonisti della decima edizione della rassegna? «La sera del 10 agosto suoneranno le Orme, il gruppo veneto che, attraverso vari cambi di formazione, è da oltre quarant’anni fra i protagonisti più importanti del pop-rock italiano. Per la sera dell’11 abbiamo invece pensato a una grande festa del decennale, con la partecipazione di alcuni gruppi rock triestini. Ci stiamo ancora lavorando, ma potrebbero essere della partita i gruppi Coloured Sweat e Cam (in realtà la grafia del nome è diversa, con una “u” rovesciata al posto della “a”, ma le tastiere dei computer non prevedono questo segno grafico... - ndr), che hanno vinto il nostro concorso Opening Band, riservato ai giovani, rispettivamente nel 2011 e nel 2012...». «È comunque una proposta di qualità - conclude Casali - anche se siamo consapevoli di aver portato in passato a Trieste cast più ricchi e importanti. Ma quest’anno va così. Per l’estate prossima comincia un’altra storia...».

FESTIVAL REGGAE AD AGOSTO IN SLOVENIA

Il Rototom Sunsplash, nato e cresciuto nel Friuli Venezia Giulia, è da qualche anno felicemente emigrato in terra spagnola. Dopo essere stato “cacciato” da queste terre, il maggior festival europeo di musica e cultura reggae ha trovato benevola accoglienza a Benicàssim, dove da sabato 17 a sabato 24 agosto si svolgerà la ventesima edizione della rassegna. Ma il fascino che il reggae esercita sui giovani e meno giovani del Nordest resiste. E infatti dall’anno scorso ha trovato un nuovo catalizzatore a Tolmino, in Slovenia, sulle sponde del fiume Isonzo (in sloveno Soca), dove da mercoledì 14 a sabato 17 agosto si terrà la seconda edizione dell’Overjam International Reggae Festival. Quattro giorni, quattro palchi, oltre cento artisti provenienti da mezzo mondo per animare una manifestazione che attirerà il pubblico anche italiano, austriaco e croato. Ma gli organizzatori segnalano arrivi anche da altri paesi dell’Europa centrale. Fra i gruppi: Inner Circle, Groundation, Barrington Levy, Sentinel e molti altri. Da segnalare che in un primo momento il cast prevedeva l’arrivo a Tolmino di Anthony B, ma una serie di problemi burocratici - con conseguente annullamento di diverse date del suo tour estivo - ha portato gli organizzatori a puntare sul sicuro, sostituendo l’artista giamaicano con un altro nome importante della scena dell’isola caraibica: Barrington Levy. Classe 1964, Levy è una voce di prim’ordine del reggae. Ha alle spalle trent’anni di carriera, fra il ’75 e l’85 ha inciso successi come “My black girl” e “Sister Carol”, “Under mi sensi” e soprattutto “Here I come”, una delle più celebri canzoni reggae di sempre. Durante la sua lunga carriera, l’artista giamaicano ha condiviso il palco con stelle come U2, Whitney Houston, Alton Ellis, Shaggy, Stevie Wonder, Snoop Doggy Dogg... Il festival - organizzato dalle associazioni culturali Overjam (Italia), Kurz Rock Vibe (Slovenia) e Cik Künstlerhaus (Austria) - sarà anticipato da una festa la sera di martedì 13 agosto sempre sulle rive del fiume Isonzo. Fra i gruppi italiani: Mellow Mood, Lion D, Quartiere Coffee, Rootsman I outta Train To Roots, Raphael, Ras Tewelde, Bom Chilom Sound, Mr. Happy outta Makako Jump, Sista Namely... Info www.overjamfestival.com

TEATRO VERDI PUNTA AL FVG

Il Teatro Verdi di Trieste vuole e deve diventare il punto di riferimento centrale per le produzioni musicali della regione. Passa da questo obbiettivo la sua salvezza, il suo presente e il suo futuro. E l’ingresso di Claudio Orazi nel consiglio di amministrazione del Teatro Verdi di Pordenone è un piccolo ma importante tassello di questo ambizioso percorso. «Sono stato indicato nel cda dal sindaco Cosolini - spiega il sovrintendente che è anche direttore artistico del Verdi -, perchè la nostra fondazione partecipa a quella pordenonese. Credo possa diventare un beneficio sia per noi che per loro, ma anche per il “Nuovo” di Udine. È un impegno significativo. Dobbiamo fare assieme un lavoro al tempo stesso artistico e amministrativo, nell’ambito di una politica che tenda a affermare una fondazione lirica policentrica, che preveda già a partire da quest’autunno un’attività coordinata fra le tre città». Ancora Orazi: «La Regione aderisce a questa linea. L’assessore alla Cultura Gianni Torrenti ha detto che è sua intenzione puntare a una pianificazione triennale, elemento questo fondamentale per poter produrre di più e meglio. Fra l’altro la Regione ha appena fatto, in fase di assestamento di bilancio, un’integrazione al contributo previsto per il nostro teatro, che in tempi di “spending review” era stato ridotto. Credo che per l’anno in corso, grazie a questa integrazione, arriveremo a un contributo di due milioni e ottocentomila euro». Dunque il Verdi di Trieste che vuole tornare protagonista e attore principale in una regione che ha visto negli ultimi anni il proliferare di vari soggetti operanti nel suo stesso settore. «Dobbiamo coordinare - prosegue il sovrintendente - gli spettacoli e le varie produzioni. Possiamo puntare a un cartellone artistico regionale, senza soluzione di continuità, incrociando la stagione sinfonica, quella lirica, i concerti, i balletti. E ciò potrebbe diventare un unicum a livello nazionale». In altre regioni, spiega infatti Orazi, può capitare che uno spettacolo prodotto dal teatro del capoluogo venga rappresentato anche nelle altre città vicine. «Qui invece il caso è diverso. Siamo in presenza di un’unitarietà di intenti fra tre teatri, ognuno con la sua importanza e dignità, sotto la regia e l’egida della Regione. Già ora c’è un dialogo costante fra Trieste, Udine e Pordenone. Dobbiamo migliorare». Prima come commissario e poi nel doppio ruolo di sovrintendente e direttore artistico, Orazi è a Trieste da meno di due anni. Ma il lavoro svolto è sotto gli occhi di chiunque voglia vederlo. «Sì, sono arrivato nel novembre 2011. Il mio compito era ed è quello di riaccreditare e riqualificare il ruolo del Teatro Verdi. A che punto siamo? Dal punto di vista economico, amministrativo e gestionale c’è una sofferenza che non è ancora stata superata. Ma è un problema comune a tutti i teatri italiani, tant’è vero che potrebbe arrivare presto un intervento del governo in questo senso. Sugli altri fronti devo dire che i segnali sono più che positivi. Le presenze sono aumentate, l’età media del pubblico si è abbassata. Diciamo che siamo a metà dell’opera...».

mercoledì 24 luglio 2013

DEEP PURPLE stasera a Majano

Sono i padri fondatori di quello che un tempo si chiamava hard rock, e che nel corso dei decenni ha popolato il mondo di figli e figliastri. I Deep Purple tornano i Italia dopo due anni di assenza. Stasera alle 21 (cancelli aperti alle 19, info e biglietti su www.azalea.it e www.musicandlive.it) ultima tappa del breve tour a Majano. Lo scorso anno è scomparso Jon Lord, storico tastierista del gruppo. I leader sopravvissuti Ian Gillan e Ian Paice rendono omaggio all’amico che non c’è più con il nuovo album, intitolato “Now what?!”, giunto a otto anni dal precedente “Rapture of the deep”, che presentano nel concerto di questa sera, assieme ai cavalli di battaglia di una carriera ultraquarantennale. A festeggiarli, stasera, fan vecchi e nuovi. I nuovi, conquistati da una ricchissima discografia e da brani diventati degli autentici classici, non erano nemmeno nati quando nel ’68, a Hertford, Inghilterra, sulle ceneri del gruppo Roundabout nacquero appunto i Deep Purple. Che erano l’organista Jon Lord (musicista di formazione classica, diplomato al conservatorio), il chitarrista Ritchie Blackmore, il batterista Ian Paice, il bassista Nick Simper e il cantante Rod Evans. Primo album “Shades of Deep Purple”, cui sarebbero seguiti “The book of Taliesyn” (nello stesso ’68) e “Deep Purple” (1969), quest’ultimo comprendente alcuni brani incisi con un’orchestra sinfonica. Tutto il resto è storia... A dare il via allo show saranno The Panicles, trio friul-veneto che ha vinto il contest organizzato da Virgin Radio & Turismo Fvg “Music & Live 2013”. La serata è la punta di diamante del Festival di Majano, giunto alla 53.a edizione.

CRISTICCHI canta ENDRIGO ven a spilimbergo

«Amo molto Sergio Endrigo. Quest’anno a Sanremo Story ha portato la sua “Canzone per te”, con cui vinse il Festival nel ’68, in coppia con Roberto Carlos. E anche una delle due canzoni con cui ho partecipato alla rassegna, ”Mi manchi”, la considero proprio una canzone “alla Endrigo”, giocata com’è sui tasti della semplicità e della dolcezza, che mostra un lato inedito, quasi fanciullesco, di me. Potrebbe essere una canzone per bambini, non a caso i miei figli, che sono piccoli, sono stati i primi ca cantarla...». Parole di Simone Cristicchi, che venerdì alle 21, a Spilimbergo, in piazza Duomo, partecipa a Folkest 2013 proprio con un concerto, assieme all’Orchestra sinfonica del Friuli Venezia Giulia, diretta da Valter Sivilotti, nel quale rivisiterà proprio il grande repertorio del cantautore nato a Pola giusto ottant’anni fa e scomparso nel 2005. Classici ormai consegnati alla storia della canzone italiana, come “L’Arca di Noè” e “Aria di neve”, “Teresa” e “Io che amo solo te”, “Era d’estate” e la stessa “Canzone per te”, torneranno dunque a vivere nell’interpretazione del trentaseienne musicista e cantautore romano. «Considero Endrigo mio maestro artistico e umano - ha detto Simone -, vorrei che nel concerto venga riprodotto fedelmente lo spirito e la musica del cantautore istriano. Spero di esserne all’altezza, è un’emozione unica nella vita». L’omaggio a Sergio Endrigo, che era stato preannunciato al “Piccolo” già sei mesi fa, rinsalda ulteriormente il legame di Cristicchi con queste terre. Uno dei brani più importanti del nuovo disco, “Album di famiglia”, è infatti “Magazzino 18”, ispirato all’omonimo edificio del porto vecchio di Trieste, dove sono conservati oggetti e ricordi di tanti esuli istriani e dalmati. «Siamo partiti in un giorno di pioggia - canta Cristicchi nel brano -, cacciati via dalla nostra terra che un tempo si chiamava Italia, e uscì sconfitta dalla guerra. Hanno scambiato le nostre radici con un futuro di scarpe strette, e mi ricordo, faceva freddo nel’inverno del ’47...». Il brano darà anche il titolo a uno spettacolo teatrale, che aprirà la prossima stagione dello Stabile del Friuli Venezia Giulia. «Il Magazzino 18 - spiega Cristicchi - è quel luogo della memoria che c’è nel porto vecchio di Trieste, dove gli italiani che scappavano dalla Jugoslavia lasciarono le loro povere cose pensando di tornare a riprenderle. Nell’ottobre 2011 sono stato una settimana a Trieste, per il mio spettacolo alla Sala Bartoli “Li romani in Russia”. Stavo raccogliendo storie per il mio libro “Mio nonno è morto in guerra”, nel quale poi inserii quattro storie triestine, fra cui una proprio sull’esodo». Ancora il cantautore: «Avevo visto un documentario sull’esodo. Quando entrai mi colpì la massa informe di oggetti, sembravano i resti di un terremoto, le grandi cataste che ci sono nei manicomi, nei campi di concentramento. E quasi ogni oggetto aveva attaccato il nome della persona che l’aveva lasciato lì. Dopo quella visita promisi a me stesso, e alle persone che mi accompagnarono quel giorno, che avrei fatto qualcosa per far conoscere questa storia. La storia di chi è partito e di chi ha scelto di rimanere».

TRIESTE PUNTA SU CULTURA NELLA CORSA TRIVENETA DI VENEZIA A CAPITALE CULTURA

C’è anche la Regione Friuli Venezia Giulia fra i sostenitori della candidatura di Venezia a Capitale europea della cultura. Assieme, oltre al Comune e alla Provincia di Venezia, alle Province autonome di Trento e Bolzano Alto Adige, e ovviamente alla Regione del Veneto. E c’è anche Trieste, in quella “rete metropolitana del Nordest” che ha il compito di fungere da tessuto connettivo a questa grande scommessa - da qui al 2019 - che coinvolge tre regioni. «Per la sua importanza - spiega Filiberto Zovico di Nordest Europa - il capoluogo giuliano rientra nel progetto in vari filoni. Fra questi innanzitutto quello della scienza e della ricerca, vista la presenza in città di tanti istituzioni scientifiche di prestigio. Ma anche nel filone della lettaratura e in quello della pace come fattore di sviluppo economico e culturale, che è poi il tema complessivo della candidatura stessa». Ieri a Venezia si è svolta una riunione del “comitato di candidatura”, con il sindaco della città lagunare Orsoni, vari rappresentanti degli enti promotori e per la Regione Friuli Venezia Giulia l’assessore alla Cultura Gianni Torrenti. «Nella riunione - dice Torrenti - abbiamo affrontato alcuni aspetti burocratico amministrativi, tutto sommato formali, di questo importante progetto nel quale la Regione Fvg è fra i soci fondatori e ovviamente crede molto. Abbiamo fatto il punto amministrativo fra i soci, che sono stati richiamati ai rispettivi obblighi di finanziamento. Posso dire che l’incontro è stato utile per renderci tutti conto che il tempo stringe, ma ora è necessaria un’accelerazione. Verso metà agosto avremo un’idea più precisa se siamo competitivi o meno rispetto alle altre candidature». Aggiunge Zovico, che dirige anche la manifestazione Trieste Next: «Sempre riguardo Trieste, la nostra speranza è che nel capitolo infrastrutture culturali che si potrebbero realizzare da qui al 2019 rientri anche l’avvio del recupero del porto vecchio». Ma vediamo di sapere qualcosa di più su questa affascinante ma impegnativa scommessa, attingendo dal dossier diffuso in occasione della riunione di ieri. Le ragioni del progetto - leggiamo - sono legate sia al «programma di sviluppo locale che questo territorio intende darsi nei prossimi anni, sia per fornire un valido contributo alla costruzione della strategia di sviluppo e valorizzazione culturale dell’Europa». E qui entra in campo il ruolo che l’Italia stessa, Venezia e il Nordest in particolano hanno tradizionalmente svolto nel corso dei secoli. Una funzione di “cerniera culturale” fra le civiltà, di “ponte” tra Vecchia e Nuova Europa, tra Europa Centrale ed Europa Meridionale, Mediterraneo, Africa e Medio Oriente. Un ruolo - sono convinti i promotori - legato non solo alla posizione geografica, ma anche alla propensione stessa che il Paese e queste terre hanno a instaurare fruttuosi e duraturi rapporti culturali, politici e commerciali. Secoli di storia documentano questa funzione di crocevia di culture, di civiltà, di uomini, di commerci e alla fine anche di idee. Venezia è stata grande capitale europea della cultura quando l’Europa era il “mondo conosciuto”. Oggi lo è ancora ma in maniera diversa, e può tornare a esserlo a tutti gli effetti con questo riconoscimento internazionale. Ma non ci sarebbe Venezia senza il Veneto e l’intero Nordest, che costituiscono nei fatti un’unica, grande metropoli culturale. Che vive di ville palladiane ed eccellenze nei campi dell’architettura, delle arti visive, della letteratura, della musica, del teatro, della danza e del cinema, della scienza, della ricerca e dell’innovazione. Per passare poi alla produzione vitivinicola, che identifica anche il paesaggio collinare e la tradizione contadina; alla ricchezza e alla varietà paesaggistica e naturalistica; ai forti segni della sua storia. Senza trascurare la creatività del mondo imprenditoriale e la vocazione multiculturale e interreligiosa, essendo il Nord Est da sempre terra di incroci culturali e religiosi. Il senso del Nordest come regione metropolitana si evidenzia nei modi più disparati, anche seguendo i segni dell’opera di un maestro dell’arte di tutti i tempi come Giambattista Tiepolo, che porta a un viaggio che parte da Venezia ma si snoda su città come Udine, Belluno, Vicenza. Ne esce una visione strategica del territorio, il «paradigma di riferimento sul quale può articolarsi lo sviluppo nei prossimi decenni. L’obiettivo è dare maggiore integrazione a questa trama culturale, attraverso l’implementazione di infrastrutture e un lavoro di coordinamento tra soggetti istituzionali e di governance interregionale». Nel progetto sono inserite anche delle proposte di abbinamento - ognuna con un tema - fra varie “Città della cultura” e altrettante città del Nordest. Trieste con Marsiglia, “Porti d’Europa”. Monfalcone con Patrasso, “Le città-porto”. Gorizia con Pécs, “Borderless cities: città senza confini”. Tolmezzo con Sibiu, “Città di migranti e migratori”. Udine con Istanbul, “Le Porte d’Oriente”. Carso/Collio con Mons, “La memoria e la Prima Guerra Mondiale”. Pordenone con Plzen, “Innovazione e arte d’avanguardia”. Spilimbergo con Pafos, “Città del mosaico”.

SIGUR ROS mart 23-7 tarvisio

Arrivano dalla fredda Islanda, sono uno dei gruppi rock più amati dai giovani europei. I Sigur Ròs aprono stasera alle 21, a Tarvisio, in piazza Unità, nell’ambito del No Borders Music Festival, il loro breve tour italiano che poi proseguirà venerdì a Ferrara, sabato a Lucca e domenica a Roma. Il loro nuovo album, intitolato “Kveikur”, il settimo in carriera, arrivato il mese scorso ad appena un anno dal fortunatissimo “Valtari”, ha impresso una svolta al sound e forse alla carriera della band. Non è stato un anno come gli altri, questo che è passato, per i Sigur Ròs. Prima l’addio dello storico tastierista Kjartan Sveinsson, poi, quasi come diretta conseguenza, un netto cambio musicale. Avvertibile già dalle prime note di “Brennisteinn”, il brano di apertura del nuovo album: andamento rock, chitarre aggressive, percussioni importanti, distorsioni a gogò. Una vera e propria svolta, dopo le atmosfere ambient e rarefatte del precedente “Valtari”, i cui brani lasciavano poco spazio ai suoni delle chitarre e a tutto l’immaginario del rock. Una svolta - fatta anche di brani meno lunghi - verso suoni più fruibili e accessibili dal grande pubblico. Ma vediamo chi sono, questi nuovi protagonisti delle scene rock europee. La loro storia comincia nel 1994, giorno della nascita della nipote del leader Jonsi Birgisson, chiamata per l’appunto Sigurros. La band si fa subito notare dalla connazionale Bjork, ma per raggiungere la notorietà occorre aspettare l’album “Von”. Il primo passo al di fuori dell’Islanda arriva con “Ágætis Byrjun” (’99), rampa di lancio della band a livello mondiale, in cui alle atmosfere psichedeliche del primo disco si aggiungono chitarre spiccatamente rock. Il 2005 è l’anno di “Takk”, il terzo album. Due anni dopo la band si ripresenta il doppio cd “Hvarf/Heim”. “Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust” esce nel 2008. A maggio 2012 viene pubblicato “Valtari”; il citato “Kveikur” esce a giugno 2013, già campione di incassi. Il tour che arriva oggi a Tarvisio è cominciato a metà giugno in Germania e nelle poche settimane trascorse ha già toccato Olanda, Polonia, Svizzera, Regno Unito, Turchia, Belgio, Danimarca, Finlandia... Info e biglietti nei punti vendita Azalea Promotion, su Ticketone.it e nei circuiti austriaci www.oeticket.com e sloveni www.eventim.si A proposito di biglietti, sono Fede Idola con 375 mi piace e Alessandro Felix Battiston con 303 mi piace, che si aggiudicano due biglietti a testa per il concerto di Tarvisio offerti da “Il Piccolo” e Azalea Promotion.

lunedì 22 luglio 2013

BATTIATO domenica a Tarvisio, a No Borders Music Festival

Sostiene Battiato che dalla breve avventura come assessore regionale nella sua Sicilia ha imparato a diffidare ulteriormente dalla politica. E che il suo film su Händel è quasi pronto, ci sono ancora solo alcuni problemi finanziari. E ancora che con Antony and the Johnsons, con cui dividerà il palco il 31 agosto a Firenze e il 2 settembre a Verona, sono diventati amici dopo che si sono cosciuti in occasione di un suo (di Battiato) concerto a Torino. Franco Battiato è in giro per l’Italia con il suo “Apriti Sesamo Tour”, dal titolo del suo ultimo album. Domenica alle 21.30 sarà a Tarvisio, a conclusione del No Borders Music Festival che ospita domani sera il concerto dei Sigur Ros. Un concerto fra le montagne, per lei siciliano di mare. Sarà un concerto diverso dagli altri? «Amo la Natura in ogni sua manifestazione. Il concerto sarà uguale alle altre poche date estive». Ricorda la sua singolare performance (tastiera e amplificazione formata dalle trombe da comizio montate su un’automobile...) a una marcia antimilitarista dei radicali, 40 anni fa a Trieste, in piazza Goldoni? «Sì, ho un vago ricordo, è passato tanto tempo... erano gli anni Settanta». Dieci anni dopo, sempre a Trieste, al vecchio Stadio Grezar sull’onda del successo de “La voce del padrone”: da sperimentatore a popstar. Com’era avvenuta la mutazione? «È stata una mutazione razionale, che mi ha regalato parecchie aperture». “Apriti Sesamo”: se potesse usare questa formula magica cosa vorrebbe ottenere? «Questa formula magica potrebbe risvegliare la nostra “voce interiore”... che non sbaglia mai». A che punto è il film su Handel? «È pronto in tutti i settori, tranne quello finanziario». Com’è nata la collaborazione con Antony and the Johnsons? «Ci siamo conosciuti a Torino anni fa, durante un mio concerto. Siamo diventati amici». Sono passati 22 anni da “Povera patria”, e la patria è sempre più povera: abbiamo speranze? «Sembrerebbe di no, ma sono un ottimista. Il bene vince sempre sul male». Cosa le ha lasciato l’esperienza “politica” in Sicilia? «Che è impossibile avere a che fare con i politici». Perchè aveva detto sì a Crocetta? «Ho accettato per la mia Terra». Ci ha lasciato Claudio Rocchi. Un suo ricordo... «Era un uomo eccezionale, un grande amico». Battiato ritorna in regione sei mesi dopo il trionfale concerto al “Nuovo” di Udine. Nel nuovo album, “Apriti Sesamo”, propone dieci canzoni alcune delle quali hanno i testi firmati dal filosofo e scrittore Manlio Sgalambro, con il quale per l’occasione ha rinnovato la sua storica collaborazione. Il musicista siciliano, classe 1945, negli ultimi mesi è stato protagonista anche delle cronache politiche. Lui che un paio d’anni fa, alla domanda di Lilli Gruber se fosse di destra o di sinistra, diede una risposta già passata alla storia: «Io sto in alto...». Dopo aver accettato l’anno scorso (a sorpresa) di entrare nella giunta regionale siciliana di centrosinistra, guidata da Rosario Crocetta, in qualità di assessore al turismo e allo spettacolo, in una visita al parlamento europeo, a Bruxelles, a marzo, ha detto: «Queste troie che si trovano in parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile, sarebbe meglio che aprissero un casino...». Polemiche, indignazione bipartisan, richieste di dimissioni, revoca dell’incarico. Sipario.

domenica 21 luglio 2013

film SPRINGSTEEN & I domani in 230 sale, anche TS e FVG

Contemporanea mondiale in cinquanta paesi. Italia al primo posto in Europa e al secondo nel mondo dietro gli Stati Uniti con 230 sale collegate (nel Fvg: The Space alle Torri e Ambasciatori a Trieste, Kinemax a Monfalcone, Cine Città Fiera a Torreano di Martignacco, Udine). Un’attesa paragonabile a quella delle tournèe, pochi giorni dopo la conclusione, con la data romana, di quella italiana 2013. Stiamo parlando di “Springsteen & I”, il film documentario diretto da Baillie Walsh e prodotto da Ridley Scott, che ripercorre la carriera di Bruce Springsteen, a quarant’anni dal debutto di “Greetings from Asbury Park, N.J.”. «Questo film fornisce una visione unica e straordinaria dell'immenso feeling tra un artista e tutti coloro che sono così profondamente affezionati alla sua musica» dice Ridley Scott. Nel docu-film, la carriera del Boss - 500 milioni di album venduti in tutto il mondo, venti Grammy, tour in tutto il mondo - è raccontata e rievocata dai suoi fan e attraverso i suoi brani più famosi e alcune performance inedite. Da segnalare che, in occasione della serata springsteeniana al cinema, domani alle Torri (circuito The Space), a partire dalle 19, il giornalista e scrittore Daniele Benvenuti conduce la serata “Aspettando Springsteen & I...”. «È un piccolo regalo - dice Benvenuti, autore del libro “All the way home, Bruce Springsteen in the Italian Land” e fra i consulenti italiani per la realizzazione della pellicola - per i fan del Boss, con un’introduzione guidata alla visione e una performance acustica di Frank Get, leader dei Tex Mex. Ci saranno anche testimonianze dirette di alcuni componenti dell’associazione Trieste is rock, fra cui le ragazze che sono salite sul palco del Boss quest’anno a Milano e l’anno scorso a Trieste. E ulteriori sorprese, con l’estrazione di gadget promozionali a tiratura limitata». In autunno il film andrà in onda, in prima tv assoluta, su Sky Arte HD (canali 130 e 400 di Sky). Info su www.springsteenalcinema.it Un’ultima cosa. Springsteen, l’altra sera durante il concerto a Limerick, in Irlanda, ha dedicato la sua “American skin (41 shots)” a Trayvon Martin, il diciassettenne nero inoffensivo e disarmato ucciso l’anno scorso da un vigilante bianco negli Stati Uniti, che nei giorni scorsi è stato assolto da una giuria di soli bianchi per aver agito “per legittima difesa”. Springsteen scrisse quel brano ispirandosi alla morte di Amadou Diallo, studente liberiano che nel ’99 fu ucciso da quattro poliziotti nel Bronx. «Puoi essere ucciso anche solo perché vivi nella tua pelle americana», canta il Boss.

sabato 20 luglio 2013

CROSBY STILLS NASH stasera a Padova

Hanno scritto la storia della musica americana degli ultimi quaranta e più anni. Con i rispettivi e originari gruppi, singolarmente, in trio, e con l’aggiunta del “cugino” Neil Young. Loro sono David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash. Stasera alle 21.30 fanno rivivere la magia della West Coast anni Settanta all’Hydrogen Festival, Piazzola sul Brenta, Padova. Gli anni Sessanta significano per loro rispettivamente Byrds, Buffalo Springfield e Hollies. Nel ’69 le loro strade si uniscono ed esce il primo album omonimo (inserito poi da Rolling Stone nei 500 migliori album di tutti i tempi). Con Neil Young arrivano due capolavori come “Déjà vu” e il doppio live “Four way street”. Poi il geniaccio canadese molla la compagnia, che prosegue perlopiù in trio - fra separazioni e reunion - fino ai giorni nostri. Crosby, passato alla storia anche per l’album solista “If I could only remember my name”, passa i suoi guai per problemi di dipendenze da alcol e droga che lo portano anche in galera, oltre che sotto i ferri del chirurgo. Da anni pare che sia “pulito”, e la musica sua e del gruppo ne hanno tratto gran beneficio. Nel 2004 firma anche un buon album in duo con Nash, a dimostrazione della struttura aperta della loro formazione e collaborazione. I vecchi sodali della West Coast non si fanno mancare nemmeno una “reunion a quattro”, con Neil Young disponibile ad affiancare nuovamente gli amici. Avviene nel 2008, con il tour, il film (diretto dallo stesso Neil) e il disco “Déjà vu live”. Quella di oggi a Padova è l’ultima delle tre tappe italiane del tour, che ha già toccato mercoledì Brescia e ieri sera Roma. Info e biglietti su www.zedlive.com e www.fastickets.it

TRIESTE CITTÀ DI CULTURA O NO?

Franco Miracco non ci sta. L’assessore alla cultura del Comune di Trieste ha letto l’acuminato “j’accuse” di Paolo Rumiz, che prendendo spunto dallo spettacolo di Franco Però al Teatro Verdi ha sparato sul “lancinante nulla in cui la nostra cultura è sprofondata in un secolo”. E replica così. «Lo dico col sorriso sulle labbra, ma mi sembra tutto molto esagerato. Che poi tutto il Novecento è stato caratterizzato da glorie letterarie triestine, e il presente non mi sembra da meno. E penso anche alla psicanalisi e alla psichiatria, alle eccellenze nella scienza, ai tanti festival di cinema...». Insomma, la città pullula di iniziative. «Sì, e pur in un momento di crisi economica. Mentre andava in scena lo spettacolo di Però, s’inaugurava al Museo del mare la mostra sulla marineria austroungarica e austroveneta. A Palazzo Gopcevic è stata appena aperta la mostra sulle immagini dalla Fototeca. E poi le “Trame” all’ex Pescheria, dove ad agosto verrà ricordata la costruzione della stessa nel 1913». La verità? «È che questa città ha un patrimonio storico e culturale di assoluto rilievo, è una grande rigatteria storica che aspetta solo di essere messa in ordine e valorizzata. Qui c’è un enorme magazzino della memoria, ricco di storie, segnali, frammenti. E poi, storicamente, non si possono paragonare le città europee di oggi con quelle di un secolo fa. Che vivacità culturale ha oggi Vienna? Non certo quella di inizio Novecento...». Miracco non ha finito. «Segnalo poi che lo spettacolo da cui parte la riflessione è stato voluto e promosso da questa amministrazione comunale, in collaborazione con varie istituzioni, proprio per far conoscere ai triestini la storia e la grandezza di questa citta. Lungo un percorso, di cui in questi mesi ho parlato tante volte con lo stesso Rumiz, che porta al 1914». Forse manca una grande manifestazione. «Sì, questo è vero. Dobbiamo pensare a un progetto periodico che ridia il primato culturale al capoluogo regionale. Ci stiamo lavorando. Uno spunto potrebbe arrivare proprio dalle rievocazioni del 1914. Anche se il treno è già partito: altre città, con tradizioni e storie meno ricche, si sono mosse per tempo e oggi sono più avanti di noi». Finale. «La grande scommessa? Più che altro è una necessità: si chiama sistemazione dei musei e delle biblioteche. La città della letteratura non può non avere una grande biblioteca degna di questo nome. E non nascondo che il nostro obiettivo rimane Palazzo Carciotti. Il suo recupero e riuso è troppo importante per il futuro della città. Può e deve diventare una straordinaria attrazione museale...».

venerdì 19 luglio 2013

TRIESTE SUMMER ROCK FESTIVAL, sarà addio?

L’unico che non molla è il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini. Che non perde occasione per spronare l’organizzatore a fare comunque qualcosa, magari una sola bella serata, che poi magari l’anno prossimo ripartiamo alla grande... Anche se è lo stesso patron del Trieste Summer Rock Festival, Davide Casali, ad aver (quasi) perso le speranze di soffiare sulle dieci candeline. «Abbiamo aspettato fino all’ultimo - spiega Casali, anima del festival con la sua associazione Musica Libera -, nella speranza di fare comunque la manifestazione, che secondo il programma estivo del Comune doveva e dovrebbe ancora svolgersi il 10 e 11 agosto. Purtroppo dobbiamo fare i conti con la realtà...». Realtà che dice: un piccolo contributo dall’amministrazione comunale (tremila euro) ma rubinetti chiusi da parte della Fondazione Crt, che aveva garantito il maggior contributo economico alle nove edizioni precedenti. Dopo settimane di attesa e speranze, ieri la doccia fredda: quest’anno la fondazione non sgancia nemmeno un euro per la rassegna. Rilancia Cosolini: «Il Comune, che quest’anno fa tutta la stagione estiva con 300mila euro, a fronte dei 560mila dell’anno scorso, è disposto a fare un altro sforzo economico perchè il festival non si interrompa. Lunedì ho in programma una riunione con gli organizzatori. Faremo di tutto per organizzare almeno una serata, magari approfittando di qualche offerta “last minute”. In tempi di crisi ci sono artisti che adesso si propongono per la metà di quel che chiedevano a primavera...». Nato nel 2004, l’anno delle “vacche grasse” grazie alle celebrazioni per il cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia, il festival ha portato in questi anni in città artisti come Van der Graaf Generator, Alan Parson’s Project, Gong, Steve Hackett, Ian Paice, Pfm, Banco del mutuo soccorso, Orme, Osanna, New Trolls, Delirium. E ancora Creedence Clearwater Revived, Animals, Focus, Gleen Hugs, Caravan, Clive Bunker, Profondo Rosso Project, Metamorfosi, Blues Mobil Band... Concerti, in piazza Unità o a San Giusto, sempre e comunque a ingresso libero. «Questa è stata una scelta precisa - spiega Casali -, messa in pratica proprio grazie ai contributi pubblici. Venendo a mancare i quali, l’unica strada è quella di fissare un biglietto d’ingresso, e magari poter contare su uno o più sponsor privati, che noi al momento non abbiamo». Per quest’anno, quello del decennale, gli organizzatori avevano pensato a un programma particolare. Poi, passando i mesi e perdurando l’incertezza, avevano capito che non c’era spazio per volare alto, ma si erano indirizzati su un’offerta comunque di qualità. «Sì, un’idea - prosegue Casali - era quella di portare a Trieste Tony Levin, il bassista statunitense che ha suonato con Yes, King Crimson e tantissimi altri protagonisti del pop-rock internazionale. Con lui avevamo dei contatti che aspettavano solo di essere perfezionati. Un’altra idea era quella di re-ambientare un “Live at Pompei” nel nostro Teatro romano, con i Pinkover, reduci da una serata di successo al Rossetti. E poi c’era sempre la possibilità di riportare a Trieste le Orme, che qui possono contare su un buon numero di fan vecchi e nuovi...». A questo punto, forse gli organizzatori farebbero meglio a utilizzare i (pochi) soldi disponibili per organizzare una o due serate dedicate agli artisti e gruppi rock triestini, di ieri e di oggi. Quelli che ci stanno. Siamo convinti che molti di loro suonerebbero anche gratis. E sarebbe comunque un bel modo di festeggiare il decennale...

giovedì 18 luglio 2013

Domani ZUCCHERO apre a Tarvisio NO BORDERS MUSIC FESTIVAL, che chiude il 28 con BATTIATO

Apre Zucchero, chiude Battiato. Come dire: un bel cominciare e un altrettanto bel concludere. Stiamo parlando della diciottesima edizione del No Borders Music Festival, che come ogni estate anche quest’anno porta in piazza Unità, a Tarvisio, fra le montagne italiane, slovene e austriache, alcuni dei migliori artisti italiani e internazionali. Domani alle 21 apre le danze Zucchero Fornaciari, con la prima delle due tappe regionali (l’altra è prevista il giorno dopo, sabato, al “Concert for life” di Villa Manin: nobile beneficenza, ma è abbastanza strano che due tappe del tour di un artista di questo livello siano fissate a pochi chilometri di distanza, in due sere consecutive...) del suo “La Sesión Cubana World Tour”. Tour che segue l’album omonimo - registrato in uno studio dell’Havana con Don Was e vari musicisti cubani - e ha debuttato a fine aprile all’Arena di Verona, con un tris di serate tutte esaurite. Che hanno replicato in Italia i suoni e le atmosfere andate in scena nel dicembre scorso, all’Havana, in un grande concerto che ha richiamato nella capitale cubana oltre 70mila spettatori. In questo spettacolo - nel quale è accompagnato da una band formata da sedici musicisti di cui undici cubani - Sugar Fornaciari ripropone tutti i suoi più grandi successi: da “Per colpa di chi” a “Bacco Perbacco”, da “Diamante” a “Overdose d’amore”, da “Diavolo in me” a “Così Celeste” a tantissimi altri. Ci sono ovviamente anche i brani più recenti, quelli compresi nell’album “La Sesión Cubana”. Fra questi spicca “Nena”, rifacimento del classico del ’72 dai Malo di Jorge Santana. In questi mesi il tour ha toccato - udite udite... - Polinesia, Australia, Svizzera, Austria, Francia, Olanda, Irlanda, Inghilterra (alla Royal Albert Hall di Londra), Germania, Belgio, Lussemburgo, Polonia, Estonia, Lituania, Slovacchia... Ora è in Italia. Stasera a Brescia, e - dopo le due tappe regionali - il 22 a Chieti, il 24 a Roma, il 25 a Salerno, il 27 ad Agrigento, il 28 a Taormina, il 29 di nuovo all’Arena di Verona. Per il festival carnico sarà una bella apertura, dunque. Domenica 28, sempre in piazza Unità e sempre alle 21.30, altrettanto degna chiusura della rassegna con un altro grandissimo della musica italiana: al “No Borders Music Festival” c’è infatti Franco Battiato, che torna così in Friuli Venezia Giulia sei mesi dopo il trionfale concerto al “Nuovo” di Udine. Il musicista siciliano arriva con una tappa del suo “Apriti Sesamo Live”, il tour che ha preso il nome dal suo ultimo album: dieci canzoni alcune delle quali hanno i testi firmati dal filosofo e scrittore Manlio Sgalambro, che per l’occasione ha rinnovato la storica collaborazione con Battiato. Battiato che negli ultimi mesi è stato protagonista anche delle cronache politiche. Lui che un paio d’anni fa, alla domanda di Lilli Gruber se fosse di destra o di sinistra, diede una risposta già passata alla storia: «Io sto in alto...». Dopo aver accettato l’anno scorso (a sorpresa) di entrare nella giunta regionale siciliana di centrosinistra, guidata da Rosario Crocetta, in qualità di assessore al turismo e allo spettacolo, in una visita al parlamento europeo, a Bruxelles, a marzo, ha detto: «Queste troie che si trovano in parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile, sarebbe meglio che aprissero un casino...». Apriti cielo (più che Apriti Sesamo...). Polemiche, indignazione bipartisan, richieste di dimissioni, con un finale già scritto: Crocetta che gli revoca l’incarico. Poco male: l’artista - colpevole forse di aver solo detto davanti a un microfono quel che moltissimi pensano... - ha avuto la possibilità di tornare a occuparsi a tempo pieno di musica e cultura. Battiato sta completando il suo film su Händel e in questo tour, il 31 agosto a Firenze e il 2 settembre a Verona, dividerà anche il palco con Antony and the Johnsons. Info e biglietti su www.nobordersmusicfestival.com, www.azalea.it, nei punti vendita autorizzati Azalea Promotion, su www.ticketone.it, sull’austriaco www.oeticket.com e sullo sloveno www.eventim.si. Pacchetti promozionali, grazie alla promozione “Music&Live” organizzata dall’Agenzia TurismoFvg, su www.musicandlive.it Nelle passate edizioni il festival - che martedì prevede il concerto dei Sigur Rós, di cui scriviamo in questa stessa pagina - ha avuto come ospiti artisti del calibro di Jovanotti e Ben Harper, Negramaro e Lenny Kravitz, Paolo Conte e Kasabian, Elisa e Paolo Nutini e tantissimi altri.

domenica 14 luglio 2013

domani BILL EVANS a TRIESTE LOVES JAZZ

Per “TriesteLovesJazz” è tempo di calare i pezzi da novanta. Domani alle 21, in quello splendido teatro all’aperto che da qualche anno ogni estate diventa piazza Verdi (quasi a far da contraltare “popular” al Comunale, lì a fianco...), arriva infatti il nuovo progetto musicale del sassofonista Bill Evans: il Soulgrass Quintet. Omonimo del celebre pianista scomparso nell’80, Evans è nato nell’Illinois nel ’58. Il caso vuole che anche lui abbia cominciato giovanissimo con il piano, per passare poi al clarinetto e al sax. Soffiando nel quale si dimostra subito un fuoriclasse, tanto da essere chiamato - grazie alla presentazione del suo maestro Dave Liebman e appena ventiduenne - alla corte di sua maestà Miles Davis. Assieme a lui incide sei dischi e gira il mondo per quattro anni. Successivamente lavora con il chitarrista John McLaughlin (e la sua Mahavishnu Orchestra: altri tre anni e altri tre album), con Herbie Hancock, Lee Ritenour, Dave Grusin, Randy Brecker, Mike Maineri, il gruppo Steps Ahead e molti altri. Il jazz, certo, ma anche una certa passione e curiosità per la fusion, che poi porta al rock, ai suoni contemporanei. Arrivano le collaborazioni con Mick Jagger, ma anche con artisti come Willie Nelson, Bruce Hornsby, John Scofield, Hiram Bullock... Contaminazioni che fanno capolino nell’album “Soul Insider”, pubblicato nel 2001, di cui è stato ospite Les McCann e che ha ricevuto una nomination ai Grammy per la categoria “Contemporary Jazz” nel 2005. “Soulgrass”, oltre a essere il nome dell’attuale band, è anche il titolo di un album uscito nel 2005. Al quale sono seguiti nel 2007 “The other side of something”, nel 2009 “Vans Joint”, nel 2011 “Dragonfly”. Nel concerto che porta domani sera a Trieste, Bill Evans mischia funk e bluegrass. Con lui, sul palco di piazza Verdi, Josh Dion alla batteria, Mitch Stein alla chitarra, Ryan Cavanaugh al banjo elettrico e Etienne Mbappé al basso. “TriesteLovesJazz” - giunta alla settima edizione, sempre a cura di Gabriele Centis - prosegue questa settimana con Toro Blues Band feat. Manlio Milazzi (martedì), Roberto Magris 4et (mercoledì), Stochausen Comisso Thomè Trio (sabato). E poi avanti, fino all’11 agosto.

sabato 13 luglio 2013

CLAUDIO ROCCHI, un mese dopo - mio ricordo su forum Corriere della Sera Fegiz Files

da http://forum.corriere.it/fegiz_files/ Ho detto a Mario che la morte di Claudio Rocchi, un mese fa, mi ha colpito molto. Lui ci aveva fatto "Per voi giovani" assieme, alla radio, oltre quarant'anni fa. Ma ho capito che fra i due non era scattato - o si era interrotto - il feeling per una banale questione di ragazze. Peccato. Perchè per me Rocchi è stato una figura importante della musica italiana. Posso anche dire che all'alba degli anni Settanta, attraverso i suoi spazi radiofonici, ho scoperto per la prima volta gli artisti della West Coast americana, e poi Carole King, James Taylor, tanti altri... Ho amato le sue canzoni in bilico fra Oriente e underground, ribellismo e impegno politico. Ricordo una sera del marzo '75, l'anno della mia maturità. Gita scolastica a Roma, leggo su Ciao 2001 che Claudio quella sera avrebbe suonato in un posto alla periferia della capitale. Coinvolgo alcune compagne e un paio di compagni di scuola. Due autobus per arrivare a questo fantomatico "Albergo intergalattico spaziale", poco più di un sottoscala, un'ottantina di ragazzi. Fra the e castagnaccio, lui canta "La rana" e "La tua prima luna", "La realtà non esiste" e "Tempi di guerra"... Avevo diciotto anni, la musica era la mia grande e unica passione, scriverne sui giornali o parlarne alla radio e in televisione non era ancora nell'orizzonte delle cose nemmeno immaginabili. Rimasi affascinato. Due mesi dopo lo rividi a Trieste, con gli Aktuala, in un teatro, e dunque in un'atmosfera più formale. E non fu la stessa cosa. Ma che storia, la sua. «8 gennaio 1951, Capricorno sono nato e qualcosa già finiva, devo aver pianto come un matto forse mancavi tu...». La sua data di nascita era scritta in una delle sue prime, bellissime canzoni. Di quelle che all’epoca hanno fatto sognare una generazione di ragazzi appassionati di musica e politica, fra sogni e impegno sociale. Nel ’69, a soli diciotto anni, debutta come bassista degli Stormy Six. Nel ’70 esce il primo album solista, “Viaggio”. L’anno dopo “Volo magico n. 1”, nel ’72 “La norma del cielo (Volo magico n. 2)”. È la sua trilogia psichedelica e visionaria, che rimarrà insuperata. Canzoni come “La tua prima luna” (“sei finito in un prato mangiando una mela comprata passando dal centro, dove i tuoi amici parlavano ancora di donne e di moto e tu ti fumavi la gioia di essere riuscito a fuggire di casa, portandoti dietro soltanto la voglia di non ritornare...») diventano manifesti generazionali per adolescenti inquieti. Dopo l’underground arrivano il periodo mistico, gli anni in India, gli arancioni, Hare Krishna, l’abbandono della forma canzone per approdare all’elettronica e alla sperimentazione. Che sono la cifra stilistica della sua produzione musicale “adulta”. Nel ’94 pubblica l’album “Claudio Rocchi (Lo scopo della luna)”, con i vecchi amici milanesi, duettando con Alice nella canzone “L’umana nostalgia”. Altre cose, produzioni, film, idee varie. Due anni fa “In alto”, suo diciannovesimo album solista. Nonostante la malattia che ce l'ha portato via, stava lavorando a un nuovo progetto. Ciao Claudio, rivederti e riascoltarti su Youtube è ancora un'esperienza emozionante... Carlo Muscatello giornalista e critico musicale del "Piccolo" di Trieste

venerdì 12 luglio 2013

ANNALISA stasera a nova gorica, slovenia

All’ultimo Sanremo ha fatto... “Scintille”, titolo della canzone con cui ha ben figurato. E in questo tour estivo - che stasera alle 22.30 fa tappa al Perla di Nova Gorica - Annalisa si sta confermando una delle cantanti italiane più amate dal pubblico dei ragazzi. La tournèe, partita a metà giugno da Napoli, dopo le anteprime di Milano e Roma, prende il titolo dall’album “Non so ballare”, uscito a febbraio per la Warner. Tra i brani in scaletta stasera, da segnalare l’ultimo singolo “A modo mio amo”, “Alice e il blu” e le due canzoni presentante al Festival (appunto “Non so ballare” e la finalista “Scintille”). “A modo mio amo” nasce da un gioco di sillabe, più che di parole, che ribadisce un concetto sull’amore già espresso dalla cantante nei dischi precedenti: «Quando si parla di amore - dice -, spesso si commette l'errore di limitare il discorso alla coppia. Io amo ogni aspetto della mia quotidianità...». Stasera Annalisa proporrà anche brani tratti dai precedenti album “Nali” del 2010 e “Mentre tutto cambia” del 2011. Con lei, sul palco, Andrea Lombardini al basso, Philipp Mer alla batteria, Valerio De Paola alla chitarra, Giuseppe Calamosca (tastiere, trombone e fisarmonica) e dal tastierista Daniel Bestonzo. Annalisa Scarrone, nata a Savona nell’85, è un prodotto della scuderia di Maria De Filippi: all’edizione di “Amici” del 2011 si è infatti piazzata seconda, vincendo il Premio della critica. Da lì ha spiccato il volo.

NUOVO ALBUM ELISA a ottobre, tutto in italiano

Il regalo per Sebastian, il secondogenito nato a maggio, è il suo primo album completamente in italiano. A quattro anni da “Heart”, la monfalconese Elisa torna sul mercato discografico con “L’anima vola”. Uscirà a ottobre, anticipato dall’omonimo singolo in arrivo nelle radio e sul web alla fine dell’estate. Sempre e ovviamente su etichetta Sugar, sarà l’ottavo album in studio dell’artista trentaquattrenne. Divisa fra gli impegni di mamma (della famiglia formata con il suo compagno e chitarrista Andrea “Ringo” Rigonat, fa parte anche la piccola Emma Cecile, che a ottobre compirà cinque anni) e quelli legati al completamento del disco, Elisa quest’estate non sarà in tour. Ma sarà l’ospite speciale dei Negramaro nei concerti di sabato 13 luglio a San Siro, Milano, e di martedì 16 luglio allo Stadio Olimpico, Roma. Per una tournèe tutta sua, i fan della nostra popstar dovranno attendere fino all’inverno. Negli ultimi mesi, oltre a lavorare all’album, Elisa ha anche realizzato le musiche della colonna sonora del nuovo film di Giovanni Veronesi, intitolato “L’ultima ruota del carro”, con Elio Germano e Sergio Rubini, in uscita 14 novembre e presentato alle Giornate Estive del Cinema di Riccione. Il regista ha twittato pochi giorni fa alla cantante: “Il nostro film è stato accolto benissimo dagli esercenti a Riccione e la tua musica di più, grazie”. E poi ancora: “La tua canzone e la tua colonna sonora sono potentissime. Lo hanno detto tutti”. Non è la prima volta che Elisa lavora per il cinema. Il top: il brano “Ancora qui”, scritto con Ennio Morricone per il film di Quentin Tarantino “Django Unchained”.