mercoledì 31 gennaio 2018

27-5 VASCO A LIGNANO

(ANSA) - LIGNANO SADDIADORO (UDINE), 30 GEN - Parte da Lignano Sabbiadoro il tour 2018 di Vasco Rossi negli stadi. La data zero sarà ospitata allo stadio Teghil domenica 27 maggio. L'ufficializzazione dell'evento e i particolari rispetto all'attività musicale in Friuli Venezia Giulia della stagione primaverile ed estiva - tra gli altri nomi in arrivo ci sono i Negramaro, Cesare Cremonini e i Kasabian - saranno illustrati in una conferenza stampa in programma domani mattina a Pordenone. Il calendario sarà diffuso a cura del sindaco di Lignano, Luca Fanotto, del vice presidente Fvg, Sergio Bolzonello, e del presidente di Live Nation Italia, Roberto De Luca. Nelle scorse settimane erano state rese note le altre date del "Vasco non stop live tour": 1 e 2 giugno il Blasco si esibirà allo stadio Olimpico di Torino; 6 e 7 allo stadio Euganeo di Padova; 11 e 12 all'Olimpico di Roma; 16 e 17 al San Nicola di Bari e 21 al San Filippo di Messina.

lunedì 29 gennaio 2018

BAUSTELLE FRA I FINALISTI REFERENDUM MIGLIOR DISCO 2017

Sono i Baustelle con “L'amore e la violenza”, Paolo Benvegnu con “H3+”, Brunori Sas con “”A casa tutto bene”, Caparezza con “Prisoner 709” ed Ermal Meta con “Vietato morire” i cinque finalisti nel referendum promosso dal Forum del giornalismo musicale sui migliori album dell'anno 2017. Gli aderenti al Forum (giornalisti e critici di testate di vario tipo, dai quotidiani alle webzine alle radio) sceglieranno ora nella rosa dei finalisti il vincitore assoluto del “Top 2017”. Il Forum del giornalismo musicale, un format unico in Italia ideato da Giordano Sangiorgi e diretto da Enrico Deregibus, ha visto sino ad ora due edizioni, nel 2016 e 2017, a Faenza ed una speciale a Roma nello scorso mese di dicembre. Ha ospitato nei suoi primi due anni numerose iniziative: tavoli di lavoro, assemblee, lezioni, corsi di aggiornamento, incontri con figure professionali. Sono stati coinvolti sino ad oggi oltre 200 giornalisti, da quelli delle grandi testate a quelli delle webzine, sino alle radio e tv. Si tratta di una occasione unica per affrontare da molti punti di vista i temi centrali del giornalismo musicale di oggi: il rischio di estinzione, il nuovo ruolo, la carenza di spazi, l'interazione fra media diversi e molto altro. All'interno del Forum sta nascendo il progetto di una associazione di giornalisti e critici musicali, esigenza maturata durante le due edizioni di Faenza

venerdì 26 gennaio 2018

OGGI PRESENTO A TRIESTE LIBRO DI CARLO MICCIO

LA TRAPPOLA DEL FUORIGIOCO di Carlo Miccio L'associazione “Leggere per vivere” e l'Edizioni alphabeta Verlag di Merano promuovono la presentazione de La trappola del fuorigioco (2017, pp310, € 15, Edizioni alphabeta Verlag). La trappola del fuorigioco, il romanzo di Carlo Miccio narra la storia di una famiglia che deve fare i conti con il disagio mentale che irrompe inaspettato. Un figlio cerca di tenere, di non perdersi nel rapporto sempre affettuoso col padre al quale è stato diagnosticato un severo disturbo mentale. Un racconto lucido, doloroso, emozionante, che, attraverso la metafora del calcio, trasmette al lettore l'ovvia e imprescindibile constatazione che nessuno si salva da solo. La passione per il calcio e per la politica è l'espediente narrativo che permette all'autore di collocare negli accadimenti di quegli anni la sua storia amorosa e dolorosa. Sullo sfondo Berlinguer, l'avanzata del partito Comunista, i drammatici turbamenti che vive il Paese, le inimmaginabili riforme che toccano proprio la delicata condizione della malattia mentale e i successi della nazionale olandese di calcio e del suo capitano Johan Cruijff. Il libro sarà presentato a Trieste oggi venerdì 26 gennaio alle 18, alla libreria Ubik (Galleria Tergesteo). Ad accompagnare l'autore Carlo Miccio, ci saranno il giornalista Carlo Muscatello, Anna Piccioni per l'associazione “Leggere per Vivere” e Novella Comuzzi per l'associazione “Articolo 32”. Letture di Mariella Terragni. ***** L’AUTORE Carlo Miccio, 51 anni, vive a Latina dove lavora come mediatore culturale con profughi e richiedenti asilo politico. Ha pubblicato racconti per la collana Toilet, della 80144edizioni, di cui è stato uno dei fondatori. Appassionato di creatività digitale, ha al suo attivo mostre personali e collettive (Roma, Torino, Londra, Latina, Paola) e nel 2014 è stato incluso in un’antologia della Taschen tra i 150 più interessanti illustratori al mondo. Il suo sito è microcolica.it

mercoledì 24 gennaio 2018

STING E JAMES TAYLOR A SANREMO

Comincia a delinearsi la griglia dei grandi artisti internazionali che calcheranno il Teatro Ariston durante le cinque serate del Festival di Sanremo 2018 (dal 6 al 10 febbraio, su Rai 1), scelti e invitati dal Direttore Artistico e "Capitano" Claudio Baglioni. I primi ad essere annunciati sono l'inglese Sting e il cantautore americano James Taylor, e la vera novità sarà la loro esibizione: entrambi, infatti, renderanno omaggio alla Canzone Italiana - cosi come Baglioni aveva anticipato nella sua prima conferenza stampa su Sanremo, in cui dichiarò che tutti gli ospiti musicali del festival avrebbero realizzato un tributo alla nostra musica. La performance di Sting prevede anche un brano con Shaggy per presentare l'album (di prossima uscita) scritto a quattro mani.

martedì 23 gennaio 2018

RED CANZIAN 7-5 A UDINE

RED CANZIAN sarà in gara al 68° Festival di Sanremo con “OGNUNO HA IL SUO RACCONTO”, brano che conferma la collaborazione artistica tra Miki Porru e Red Canzian e che sarà contenuto nel nuovo album di inediti dell’artista, “TESTIMONE DEL TEMPO”, in uscita per BMG (distribuzione Warner Music Italy) il 16 febbraio e disponibile da oggi in pre-order su Amazon (http://amzn.eu/8bKJIG5) e da venerdì 26 gennaio in pre-order su iTunes. “TESTIMONE DEL TEMPO” conterrà 13 brani che riassumono il viaggio della carriera di Red Canzian, con chiari riferimenti ai suoi inizi all’insegna del rock, e vanta testi firmati da Renato Zero, Ivano Fossati, Enrico Ruggeri, Ermal Meta, Fabio Ilacqua, Vincenzo Incenzo, Gabriele Cannarozzo e Miki Porru. Questa la tracklist di “TESTIMONE DEL TEMPO”: “Ognuno ha il suo racconto”, “Cosa abbiamo fatto mai”, “La notte è un’alba”, “Reviens moi”, “Meravigliami ancora”, “Da sempre”, “L’impossibile”, “Quello che sai di me”, “Per cercare di capir le donne”, “Presto, tardi, forse, mai”, “Eterni per un attimo”, “Tutto si illumina”, “Cantico”. «Alla fine del viaggio ci vuole coraggio... – racconta Red Canzian in merito al suo nuovo progetto solista – per ripartire e guardare verso un orizzonte diverso... e le forze e le certezze le riconosci nelle passioni dell’inizio, in quella musica che, da ragazzino, ti ha fatto sognare di diventare, un giorno, una rock star». Il 9 febbraio uscirà inoltre il primo 45 giri della carriera solista di Red Canzian, contenente una speciale ed esclusiva versione con orchestra, disponibile solo su vinile, del brano sanremese “Ognuno ha il suo racconto” e, sul lato B, “Presto, tardi, forse, mai”. Un’edizione limitata e numerata a 1000 copie contenente un originale vinile di colore azzurro, un assoluto must per tutti i fan! Su Amazon è già possibile acquistare in pre-order il 45 giri di “Ognuno ha il suo racconto”, al seguente link: http://amzn.eu/bSfmdtj Il 4 maggio da PADOVA partirà il tour nei teatri di “Testimone del tempo”, uno spettacolo che racconterà il percorso musicale e la carriera di Red, dai suoi inizi fino ai giorni nostri, arricchito dalle immagini di personaggi e avvenimenti che hanno segnato la storia. Insieme a lui sul palco ci saranno: Chiara Canzian (vocalist, armonica e percussioni), Phil Mer (batteria, percussioni, piano e direzione musicale), Daniel Bestonzo (pianoforte, tastiere, fisarmonica), Alberto Milani (chitarre elettriche) e Ivan Geronazzo (chitarra elettrica, chitarra acustica e mandola). «Sarò, in musica, parole e immagini, il testimone del tempo che ho vissuto – così RED CANZIAN presenta il tour – e in oltre due ore di concerto, attraverserò tutta la musica che ha accompagnato la mia vita, e non solo la mia. Un viaggio che inizia negli anni ’50 con il rock ‘n roll, per passare poi al beat, al prog, alla grande canzone d’autore, ai Pooh, alle mie canzoni». È possibile acquistare i biglietti in prevendita a partire dalle ore 16.00 di giovedì 25 gennaio online su TicketOne.it. Per informazioni: www.fepgroup.it Queste tutte le date del tour, prodotto e organizzato da F&P Group: 4 maggio – Gran Teatro Geox di PADOVA 5 maggio – Gran Teatro Morato di BRESCIA 7 maggio – Teatro Nuovo Giovanni da Udine di UDINE 9 maggio – Teatro Creberg di BERGAMO 12 maggio – Teatro Colosseo di TORINO 13 maggio – Teatro Openjobmetis di VARESE 16 maggio – Teatro Augusteo di NAPOLI 18 maggio – Teatro Verdi di FIRENZE 19 maggio – Teatro Lyrick di ASSISI 20 maggio – Auditorium Parco della Musica di ROMA 22 maggio – Teatro Metropolitan di CATANIA 23 maggio – Teatro Golden di PALERMO 25 maggio – Teatro Team di BARI 27 maggio – Teatro degli Arcimboldi di MILANO Red Canzian inizia la sua carriera musicale con la band rock prog Capsicum Red, in cui milita per tre anni, fino a quando, nel 1973, non si unisce ai Pooh come bassista. Insieme a loro percorre e segna 50 anni di storia della musica italiana, vincendo inoltre nel 1990 il Festival di Sanremo con il brano “Uomini Soli”. Con i Pooh, firma alcuni dei più grandi successi che hanno segnato intere generazioni e nel 2016 è tra i protagonisti della reunion per celebrare i 50 anni di storia della band. Nel 2018 torna con un grande e importante progetto solista che lo vede riabbracciare le sue origini rock...

giovedì 18 gennaio 2018

DIRITTI D’AUTORE: DAVIDE BATTE GOLIA? / su Fegiz Files

DIRITTI D’AUTORE: DAVIDE BATTE GOLIA? E ora che succederà? Le novità introdotte dal decreto fiscale collegato alla legge di stabilità 2018 rompono di fatto il regime di monopolio nel quale la Siae operava da oltre un secolo. La gestione del diritto d’autore viene liberalizzata e una società come Soundreef (startup che in Inghilterra opera da anni nel settore) ora può agire anche da noi nella legalità. I primi artisti italiani che vi avevano aderito, in un quadro normativo ancora incerto, erano stati Fedez (l’apripista, nel 2016), Fabio Rovazzi, 99 Posse, Gigi D’Alessio, recentemente Enrico Ruggeri e J-Ax. Un’avanguardia che aveva osato sfidare il colosso apparentemente inattaccabile. Davide contro Golia. Ma ora il rischio - per la Siae, ovviamente - è che venga giù la slavina, con conseguenze difficilmente prevedibili nell’intero mondo della musica. Lei che ne pensa, Mr. MLF...? Carlo Muscatello

mercoledì 17 gennaio 2018

RON A SANREMO CON UN INEDITO DI LUCIO DALLA

RON sarà in gara al 68° Festival di Sanremo con “ALMENO PENSAMI”, brano inedito del grande LUCIO DALLA, che gli è stato assegnato personalmente dal Direttore Artistico Claudio Baglioni attraverso gli eredi che lo hanno custodito in questi anni e ne hanno autorizzato la pubblicazione al Festival. Quando Baglioni, tramite Marcello Balestra, ci ha contattato per avere Lucio al Festival con un suo brano inedito – racconta Daniele Caracchi di PressingLine storica etichetta di Lucio Dalla - il nostro primo pensiero positivo è stato quello di poter festeggiare il suo 75° compleanno a Sanremo, tutti assieme, noi e i suoi amici di sempre. Quindi pensate quando ci è stato proposto Ron quale sia stata la nostra gioia, perché nessuno meglio di Lui può interpretare una delle ultime opere scritte da Lucio. Sicuramente questo brano non poteva essere in mani migliori. “ALMENO PENSAMI” è una canzone d’amore ricca di suggestioni che farà rivivere sul palco dell’Ariston la poetica e l’anima musicale del cantautore bolognese attraverso l’interpretazione del suo storico collega e amico. Da “Il gigante e la bambina” ad “Attenti al lupo” passando per “Piazza Grande”, questi sono solo alcuni dei più grandi successi della musica italiana che testimoniano l’importante sodalizio artistico tra Ron e Lucio. «L’invito da parte di Claudio Baglioni a cantare un brano inedito di Lucio Dalla a Sanremo mi ha profondamente colpito… non sapevo dell’esistenza di questa canzone – racconta Ron in merito alla sua partecipazione a Sanremo – È strano, nuovo e bello poter cantare un brano di un grande amico che non è più con noi, anche se per me Lucio non se n’è mai andato veramente. E mi affascina l’idea di poter interpretare qualcosa di suo, rimasto nascosto fino ad oggi, e di essere il portavoce di questo meraviglioso ricordo e omaggio. Ringrazio Claudio per questa opportunità unica e gli eredi di Lucio, grazie ai quali possiamo godere ancora tutti di nuove parole e musica di Lucio. Sarò a Sanremo dunque, con emozione, con la leggerezza e l’intensità che questo brano mi ha comunicato appena ho avuto la fortuna di ascoltarlo. E sono onorato di poter nuovamente condividere questa esperienza sul palco dell’Ariston con Lucio, come 46 anni fa… con “Piazza Grande”». Questa sarà l’ottava volta in gara al Festival di Sanremo per RON che ha fatto il suo esordio sul palco dell’Ariston a soli 16 anni in coppia con Nada e ha vinto il Festival nel 1996 in coppia con Tosca con il brano “Vorrei incontrarti fra cent’anni”. La sua carriera come autore comincia nel 1972, quando scrive insieme a Dalla la musica di “Piazza Grande”, presentata poi a Sanremo da Lucio. Restano indimenticabili alcune sue canzoni tra le quali “Non abbiam bisogno di parole”, “Anima”, “Joe Temerario”, “Una città per cantare”, “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, “Attenti al Lupo”.

giovedì 11 gennaio 2018

I MIGLIORI DISCHI DEL 2017 SECONDO ROLLING STONE

La musica italiana è rinata, non tanto per gli album che sono usciti, quanto per la nuova percezione che le persone hanno dello scenario nazionale: il 2017 è stato un anno fondamentale per la musica del nostra Paese. Oggi, a partire dai giovanissimi per arrivare ai quarantenni, si ascolta per lo più musica di casa nostra, dei generi più svariati. Il 2017 è stato l'anno dell'esplosione del fenomeno trap, con in testa Ghali, Rkomi e Carl Brave x Franco126, ma anche di tanti nomi nuovi nell'indie. Quasi tutti hanno in comune una dimensione indipendente, pur con storie diverse. C'è chi ha cominciato da solo e poi è entrato in una major, ma con l'autonomia di chi si è costruito il successo, chi è cresciuto con una etichetta indipendente, chi era con una major e ne è uscito, e chi si autoproduce al 100%. La redazione di Rolling Stone ha selezionato le migliori produzioni made in Italy dello scorso anno, ecco le classifiche dei 20 album e singoli che hanno lasciato un segno nel 2017, raccontate nel nuovo numero del mensile in edicola l’11 gennaio e commentate da 4 firme speciali: Alberto Piccinini (giornalista e autore tv), Francesco Lettieri (regista), Veronica Raimo (scrittrice e giornalista) e Carlo Pastore (conduttore radio e dj). I MIGLIORI ALBUM DEL 2017 1 CARL BRAVE X FRANCO 126 Polaroid 2 GUE’ PEQUENO, Gentleman 3 GHALI, Album 4 CESARE CREMONINI, Possibili scenari 5 RKOMI, Io in terra 6 JOVANOTTI, Oh, vita! 7 FABRI FIBRA, Fenomeno 8 EDDA, Graziosa utopia 9 GIORGIO POI, Fa niente 10 CAPAREZZA, Prisoner 709 11 BRUNORI SAS, A casa tutto bene 12 COLAPESCE, Colapesce 13 COEZ, Faccio un casino 14 IZI, Pizzicato 15 SAMUEL, Il codice della bellezza 16 SELTON, Manifesto tropicale 17 COLOMBRE, Pulviscolo 18 LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA, Terra 19 GHEMON, Mezzanotte 20 NINOS DU BRASIL, Vida eterna I MIGLIORI SINGOLI DEL 2017 1 LIBERATO, Tu t’e scurdat’ è me 2 COEZ, La musica non c’è 3 FABRI FIBRA, Pamplona/Stavo pensando a te 4 CESARE CREMONINI, Poetica 5 GUE’ PEQUENO, Lamborghini RMX 6 CARL BRAVE X FRANCO 126, Pellaria 7 CALCUTTA, Orgasmo 8 GHALI, Habibi 9 FEDEZ & J-AX, Senza pagare 10 GHEMON, Temporale 11 THEGIORNALISTI, Riccione 12 SFERA EBBASTA, Tran Tran 13 SALMO, Estate dimmerda 14 FRANCESCA MICHIELIN, Vulcano 15 CAPAREZZA, Ti fa star bene 16 NIGHT SKYNNY, Pezzi 17 ENZO DONG, Italia 1 18 CANOVA, Manzarek 19 LEVANTE, Pezzo di me 20 FRAH QUINTALE, Cratere

mercoledì 10 gennaio 2018

IN ARRIVO FICTION SU DE ANDRÈ/ su Fegiz Files

L’anno prossimo saranno vent’anni senza Fabrizio De Andrè (Genova, 18 febbraio 1940 - Milano, 11 gennaio 1999). Sembra ieri, e stavolta non è retorica. Anche perchè la sua opera è qui, è viva, rimane a darci conforto, a indicarci una via, non perde di forza e di attualità. Faber era - rimane - il nostro amico fragile, il cantore degli oppressi e degli emarginati, il fustigatore sottile e lucido dei potenti, l’anticipatore della miglior musica etnica. Disse una volta: «Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per la giustizia sociale e l’illusione di poter partecipare a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane...». Ecco, ci mancano le parole con cui Fabrizio lo avrebbe raccontato, questo cambiamento del mondo. Intanto, il 23 e 24 gennaio arriva in anteprima delle sale il “biopic” che poi, a febbraio, verrà trasmesso su Raiuno. L’attore Luca Marinelli darà volto e voce all’artista. Chissà con che risultati... Carlo Muscatello

martedì 9 gennaio 2018

90 ANNI FA NASCEVA DOMENICO MODUGNO

Novant’anni fa, il 9 gennaio 1928, Domenico Modugno nasceva a Polignano a Mare, in Puglia. Nell’occasione Carosello Records insieme alle Edizioni Curci danno il via ad una serie di progetti e iniziative che si svolgeranno durante tutto il corso del 2018, volte ad omaggiare uno dei più grandi artisti della storia della musica italiana. In occasione dei 60 anni di “Nel blu dipinto di blu” Carosello pubblicherà un esclusivo 45 giri dell’unico brano italiano ad aver raggiunto nella storia il primo posto nella classifica Billboard USA, nonché vincitore di tre Grammy Awards (disco dell’anno, canzone dell’anno e interprete dell’anno). Il vinile sarà pubblicato in una tiratura limitata di 1958 copie per celebrare l’anno della pubblicazione del brano, del primo posto al Festival di Sanremo e del successo internazionale. Non solo: sarà pubblicata un’ambiziosa raccolta definitiva e completa delle registrazioni di Modugno, ma anche un album nel quale i nuovi protagonisti del panorama musicale italiano celebreranno Mr. Volare reinterpretando i suoi brani più significativi. La serie di progetti dedicati a Domenico Modugno coinvolgerà attivamente il catalogo Curci, primo editore a scoprire il talento di Modugno e che detiene la quasi totalità del prezioso patrimonio editoriale dell’artista.

sabato 6 gennaio 2018

SE CELENTANO NE FA 80, PAOLO CONTE 81... / su Fegiz Files

di Carlo Muscatello Certo, auguri a Celentano, che oggi ne fa ottanta. Ma, se permettete, tanti cari auguri anche a Paolo Conte, che ne fa ottantuno. Recentemente, parlando del suo album "Amazing game", disco solo strumentale, ha detto così: «Ci sono tre categorie di persone che un pochino si somigliano: l'intellettuale, lo snob e il dandy, a cui mi illudo di appartenere. Il dandy è uno che cerca la bellezza in profondità senza assolutamente tirarsela, come si dice oggi: cosa che fa piuttosto lo snob, che è un parvenu, mentre il dandy è proprio sostanza, è vero...». E vero Conte lo è sempre stato. L'avvocato-chansonnier astigiano, cantore di quella provincia che si somiglia un po' ovunque, malato di jazz, autore di capolavori intrisi di esotismo, interprete con quella sua voce rauca, quasi sporca, che è un suo tratto distintivo. Negli anni Sessanta le sue canzoni le affidava proprio a Celentano ("Azzurro"), a Caterina Caselli, a Patty Pravo... Poi, in età adulta, ha cominciato a cantarsele da solo. E ha costruito una carriera coi fiocchi. Non solo in Italia. Sì, perchè all'Olympia di Parigi o al Barbican Theatre di Londra, ma anche a New York e Berlino, a Montreal e Amsterdam, a Madrid e Atene, da tempo il nostro miete consensi unanimi. Presentato come un mix fra Tom Waits e George Brassens, come "maestro di un'eleganza perduta". Lui ripaga tutti con show in bilico fra Cotton Club e vecchia Europa, New Orleans e Langhe, Duke Ellington e Guido Gozzano, afrori esotici e lampi di passione. E capolavori intitolati "Sotto le stelle del jazz", "Come dì", "Lo zio", "Dancing", "Impermeabili", "Bartali", "Via con me", "Un gelato al limon"... Potremmo continuare a lungo. Speriamo che continui lui. Buon compleanno, maestro

venerdì 5 gennaio 2018

SAN GIUSTO D’ORO 2017 / da newsletter Fondazione Luchetta

Esiste anche la Trieste del disagio e della sofferenza, dell’aiuto e della solidarietà. Lo sanno bene i giornalisti triestini dell’Assostampa Fvg, che nel 2015 hanno assegnato il San Giusto d'oro a don Mario Vatta, “prete di strada” sempre al fianco degli ultimi, e lo scorso anno alla Psichiatria Triestina, “nel ricordo di Franco Basaglia”, l’uomo che chiuse i manicomi e restituì dignità e cittadinanza ai “matti”. Quest’anno la statuetta del cinquantenario - il premio è nato infatti nel 1967 - va alla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, mentre la targa speciale festeggia sessant’anni di giornalismo e impegno sindacale di Luciano Ceschia. Con il premio alla Fondazione abbiamo voluto dare il giusto riconoscimento a un gruppo di donne e uomini che hanno saputo trasformare due tragedie, quelle di Mostar e di Mogadiscio nel 1994, in una preziosa iniziativa di aiuto, solidarietà e speranza: da oltre vent’anni lavorano infatti a sostegno dei minori vittime di guerre e violenze. Esistono vari modi di reagire alle tragedie e ai lutti, ognuno dei quali è ovviamente e assolutamente degno di rispetto. Ma siamo convinti che il modo scelto oltre vent’anni fa dai familiari, dagli amici e dai colleghi delle vittime triestine di Mostar e Mogadiscio vada ascritto fra le pagine migliori della nostra storia, la storia delle nostre terre. Per questo il San Giusto d’oro 2017 va a loro, che da qualche anno organizzano anche il Premio giornalistico Marco Luchetta e il Festival di buon giornalismo Link. Ma come si diceva, c’è anche la targa speciale a Ceschia. Lo festeggiamo perché, pur avendo salito tutti i gradini della carriera professionale fino a diventare direttore di giornali, non ha mai dimenticato l’altra sua anima, quella sindacale, che lo ha portato fra l’altro a essere per dieci anni segretario generale della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, di cui la nostra Assostampa è articolazione regionale. Oggi nei giornali troppo spesso chi fa carriera - non serve diventare direttore, basta molto meno… - dimentica subito quel sindacato che è l’unico difensore dei più deboli. Allora Ceschia, presidente onorario dell’Assostampa Fvg, che ancora porta il suo contributo alle riunioni del nostro Direttivo regionale e del Consiglio nazionale Fnsi, in un momento di forte crisi dei corpi intermedi e di disaffezione delle giovani generazioni dal sindacato ci sembra un esempio per tutti. Per questo lo festeggiamo. Carlo Muscatello presidente Assostampa Fvg e componente giunta esecutiva Fnsi

giovedì 4 gennaio 2018

2018, IL SINDACATO GIORNALISTI RIPARTE DA QUI

di Carlo Muscatello* Care colleghe, cari colleghi, sempre meno posti di lavoro contrattualizzati e sempre più lavoratori precari, il governo assente, o meglio, presente solo a parole sui grandi temi dell’informazione, la tentazione del bavaglio che ritorna puntuale nella normativa sulle intercettazioni, la piaga dei cronisti minacciati e delle querele temerarie, tanto altro... Comincia così il 2018 per i giornalisti italiani. La tanto attesa riforma dell’editoria ha portato altri 45 milioni di denaro pubblico. Peccato sia stato permesso alle aziende di usarli solo per portare a compimento i propri processi di ristrutturazione, per rottamare giornalisti attorno ai sessant’anni senza sostituirli. Zero euro per nuovi posti di lavoro. I prepensionamenti sono il nuovo grande ammortizzatore sociale, ha detto Marina Macelloni, presidente di quell’Inpgi in grande difficoltà per la continua emorragia di posti di lavoro. “L’informazione - ha scritto Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi - deve essere libera, ma non troppo. Questa amara considerazione descrive bene l’atteggiamento della politica nei confronti di un settore vitale per la vita democratica del Paese. Un’informazione veramente libera può infatti rappresentare un problema. Perché racconta i fatti, illumina le periferie della società, della politica e dell’economia. In una parola, dà fastidio ai poteri. A parole quasi nessuno dirà mai di non volere una stampa libera. Nei fatti, però, quella dei giornalisti e del mondo dell’informazione è una quotidiana corsa ad ostacoli”. Il Friuli Venezia Giulia purtroppo non è da meno. Le stesse criticità nazionali si scontano in proporzione anche da noi. Rai regionale, Piccolo e Messaggero Veneto (entrambi soggetti alle grandi sinergie dell’operazione Stampubblica), Gazzettino, Primorski Dnevnik, agenzie di stampa, emittenza privata, uffici stampa della pubblica amministrazione, l’universo del web e delle testate più piccole... All’orizzonte forse due sole speranze. L’annunciata ripresa nelle prossime settimane della trattativa sul nuovo contratto di lavoro, ferme da un anno, a fronte delle irricevibili richieste degli editori, tese a ulteriori riduzioni del costo del lavoro (l’Fnsi ha chiesto e chiede solo posti di lavoro). A livello regionale, la tanto attesa legge sull’editoria: c’era stato un preciso impegno a inizio legislatura, vediamo che cosa riusciamo a portare a casa in extremis, ora che sta per concludersi. In questa situazione di grande difficoltà, l’Assostampa Fvg continua a fare la sua parte all’interno della Fnsi, sindacato unitario dei giornalisti italiani. Il lavoro, il contratto, la tutela dei colleghi più deboli e dei cronisti minacciati rimangono le nostre priorità. E l’appello conclusivo è quello di sempre: iscrivetevi al sindacato, a quel sindacato di cui spesso ci si ricorda solo nel momento del bisogno. L’Assostampa Fvg anche quest’anno ha le quote d’iscrizione immutate, fra l’altro le più basse d’Italia. E c’è sempre la possibilità di chiedere l’iscrizione gratuita per i colleghi in difficoltà economica. * presidente Assostampa Fvg componente giunta esecutiva Fnsi

martedì 2 gennaio 2018

QUEI MALEDETTI RITMI DISPARI / su FEGIZ FILES

Un caffè di Lubiana. Un’osteria di Belgrado. Un bazar di Sarajevo. Viaggi verso Est, nei paesi dell’ex Jugoslavia, e cambiano anche i suoni. Cambiano i ritmi. Maledetti ritmi dispari. Il nostro pigro orecchio occidentale era abituato bene, con i comodi ritmi pari: i classici quattro quarti nella musica leggera, nel rock, persino nel jazz. Più rari i due quarti o i sei ottavi, spesso nella musica popolare. Per non parlare dei classicissimi tempi ternari, i tre quarti del valzer (zum-pa-pà, che poi sarebbe come dire: ùn-due-tre...). Poi un giorno l’assuefatto orecchio occidentale inciampò nei ritmi dispari, detti anche composti. E nulla fu più come prima. Risalivano fino a noi dall’area balcanica e mediorientale. Per forza di cose geografiche, nel Nord-est li scoprimmo prima dei musicofili di altre zone. E allora via con un’ubriacatura di sette ottavi, undici ottavi, tredici ottavi... Roba apparentemente complicatissima. Ma era solo un’impressione. Per la verità, negli anni Settanta il “progressive” italiano (Area, Banco, Pfm, persino New Trolls...) osava spesso i cinque quarti, i sette quarti, i citati sette ottavi e tredici ottavi. Ispirati dal “progressive” britannico (King Crimson, Emerson Lake & Palmer, Gentle Giant, Genesis...), che al solito aveva indicato la strada. Ma era per lo più l’eccezione alla regola, quasi una sfida alle scansioni canoniche. E comunque poco dopo arrivò il punk, con i suoi quattro quarti serrati, a chiudere sperimentazioni rockettare. Campo libero allora alla musica popolare, alla cosiddetta “world music”: arie indiane, nenie arabe, melodie persiane, danze popolari balcaniche, greche, ottomane. Moni Ovadia, massimo divulgatore della musica yiddish nel nostro Paese, ammette di essere stato svezzato su questo fronte da un triestino, il compianto Alfredo Lacosegliaz, giusto una quarantina d’anni fa. Ne fece tesoro prima nel Gruppo Folk Internazionale, poi con l’Ensemble Havadià, infine nella carriera solista fra musica e teatro. Passati doverosamente agli archivi i repertori da night del socialismo reale, ecco allora sgorgare i suoni dell’Est, miscele della frontiera balcanica, dove si incrociano musiche e culture e religioni cattoliche, ortodosse, musulmane. Goran Bregovic, da Sarajevo, fu il primo a portare in Occidente (anche grazie alle colonne sonore per il concittadino Emir Kusturica) un bagaglio fascinoso e ricchissimo. Poi vennero tutti gli altri: fanfare serbe, brass band ottomane, cori bulgari. Portatori di sonorità selvagge, atmosfere meticce (e alticce), suggestioni slave. Con ritmi rigorosamente cosmopoliti. E dispari.