«Ho perso le mie origini e non voglio ritrovarle, preferisco navigare nelle leggi della natura e farmi afferrare dalle zampe dell’oceano...». Sono versi di «Wanderlust», uno dei brani più emblematici - e migliori - di «Volta» (Universal), il nuovo album di Björk, il cui tour quest’estate fa tappa anche nella nostra regione, il 21 luglio a Villa Manin.
Dopo «Vespertine» (2001) e «Medulla» (2004), l’artista islandese sembra voler tornare con i piedi per terra, mischiando elettronica e suoni tribali. Non a caso nel disco suonano musicisti di varie nazionalità: Toumani Diabete, dal Mali, suonatore di kora; il gruppo Konono No1 dal Congo; Min Xiao-Fen, suonatore di pipa cinese; un gruppo di fiati femminile islandese; i batteristi Chris Corsano e Brian Chippendale, americani...
Ancora una volta pop sperimentale di qualità, con la personalissima voce del genietto islandese a cercare il punto di incontro fra avanguardia e musica popolare, persino ballabile. Con l’aggiunta qua e là di sonorità giapponesi, ricordi di carillon e ninnenanne, suoni della natura e rumori del mondo contemporaneo. Lei ha detto che voleva «muovere il corpo, tutti i muscoli, il sangue e le ossa. Con quest'album volevo semplicemente divertirmi...». Dopo quasi quindici anni di carriera solista, Björk sembra comunque pronta a una ripartenza, a una nuova svolta, peraltro lasciata trasparire già dal titolo dell’album. Che nasce - rivela l’ex cantante dei Sugarcubes, che quando aveva quattordici anni formò la sua prima punk band tutta al femminile, nella quale suonava la batteria - «dal fascino subito per i termini ”voltage” e ”voodoo” e dal nome del noto inventore delle batterie, lo scienziato italiano Alessandro Volta». I brani del disco: «Earth intruders» (singolo che ha anticipato l’album), «Wanderlust», «Dull flame of desire», «Innocence», «I see who you are», «Vertebrae by vertebrae», «Pneumonia», «Hope», «Declare independence», «My Juvenile» e le bonus track «I see who you are» e «Mark Bell Mix». Due parole anche sull’originale copertina, nella quale la ragazza s’infila in un costume che la fa sembrare un gigantesco pollo. Spiritosa e autoironica...
Nuovo disco anche per il californiani Linkin Park, campioni del «nu-metal». Il titolo, «Minutes to midnight» (Warner), è ispirato al Doomsday Clock, l'orologio dell’apocalisse creato all'università di Chicago all'indomani della bomba atomica lanciata dagli Usa a Hiroshima: «Si tratta di un orologio - ha spiegato il cantante Chester Bennington - che mostra soltanto l'ultimo quarto d'ora, dalla linea che segna il minuto 45 fino a quella della mezzanotte. Al minuto 45 significa che il mondo è relativamente stabile ma dal momento che, come razza umana abbiamo creato il potere nucleare, ci troviamo sempre a quindici minuti dalla fine del mondo...». L’album - già ai vertici delle classifiche di vendita - arriva a quattro anni dal precedente lavoro in studio, «Meteora», e ha richiesto due anni di lavoro. Nelle dichiarazioni della vigilia, doveva rappresentare un’apertura del suono della celebratissima band verso nuovi orizzonti, ma la sensazione è che il solco nel quale Bennington e compagni si muovono sia sempre lo stesso: rock duro, rabbioso, solo a tratti malinconico, ma tutto sommato abbastanza classico. I brani più riusciti: «No more sorrow» e «Hands held high».
Due anni dopo «Convivendo» (primo progetto discografico in due puntate, totale un milione e duecentomila copie: «Best Male Selling Italian Artist» ai World Music Awards 2005...), Biagio Antonacci torna alla carica con un nuovo album di inediti. «Vicky Love» (Universal) propone undici canzoni («È soffocamento», «Lascia stare», «C'è silenzio», «Sognami», «L'impossibile», «Coccinella»...) che si muovono nell’universo sentimentale e artistico proprio del cantautore lombardo. Lo stile intimista non viene abbandonato, insomma, ma la costruzione musicale dei brani, molto «suonati», denota un’attenzione verso suoni e atmosfere dei decenni passati. Spiega Antonacci: «Dopo "Convivendo", che è un lavoro molto pop, volevo tornare a sentire la batteria, quella suonata, non campionata. Sì, questo è un disco più crudo, scarno; ci sono canzoni spesso non ”tecnicamente” radiofoniche, come negli anni '70, tipo "Coccinella" che dura sei minuti, con una coda molto lunga, di sola musica, ma ben venga... aiuta a pensare».
Dopo un’assenza maggiore ritorna anche Miguel Bosè. «Papito» contiene diciassette brani: quindici suoi successi riarrangiati e ricantati in duetto con star internazionali (Shakira, Ricky Martin, Michael Stipe, Laura Pausini, Paulina Rubio, Julieta Venegas...) e due successi altrui ricantati da Bosé in duetto con Mina («Agua y sal») e con Noa («La vida es bella»). Il disco, già ai vertici delle classifiche di vendita in Spagna e America Latina e ora anche in Italia, ha avuto una preparazione lunga e meticolosa: registrato tra New York, Miami, Panama e Madrid, è il risultato di una grande produzione che ha impegnato l’artista italo-spagnolo senza sosta per mesi. Spiccano i brani «Morena mia» con Julieta Venegas, «Si tu no vuelves» con Shakira, «Bambu» con Ricky Martin e «Te amare» con Laura Pausini. Lui conosce il mestiere. Ed è sempre fascinoso quanto basta.
Per presentare questa doppia raccolta l’artista toscana è andata su Second Life, la celebrata realtà virtuale dove ognuno può inventarsi il suo doppio e qualcuno fa già anche affari. Le sue canzoni, invece e per fortuna, sono reali. Accompagnata dal singolo inedito «Bruci la città», la raccolta propone la novità de «La finestra» e le riletture di «Sono come tu mi vuoi» di Mina e la mitica «Estate» di Bruno Martino. Nel primo cd sono concentrati i successi incisi fino al 2001, dalla prima canzone «Un motivo maledetto» del '93 fino a «Per fare l'amore». Nel secondo cd l'ascoltatore può invece trovare brani particolari come il duetto «Se mi vuoi» con Pino Daniele ed «È solo un sogno» con Stefano Bollani al pianoforte.
Un’altra toscana, cresciuta però a soul e jazz. Diana Winter ha ventidue anni, è cantautrice, canta in inglese, e prima di tornare a Firenze ha vissuto in Austria (madre austriaca, padre italiano) e a Londra. Questo suo album di debutto la sta imponendo all’attenzione di pubblico e critica. Mischia suoni colti e raffinati, inventa atmosfere eleganti adatte a un pubblico internazionale. Il singolo «Just a little» sta funzionando egregiamente da apripista, per un disco che brilla anche di ospiti prestigiosi: dall’ex batterista dei Level 42, Phil Gould, al percussionista Miles Bould (già con Sting e Morcheeba), dall’armonicista Toots Thielemans alla bassista Yolanda Miles...