domenica 31 maggio 2009

GLI AFFARI DEL VATICANO


Fate in modo che i seguaci del Poverello di Assisi non leggano mai questo libro. Potrebbero restarne turbati, feriti, scossi nella loro genuina fede. <CF102>”Vaticano S.p.A.” di Gianluigi Nuzzi (ChiareLettere, pagg. 280, euro 15), sottotitolo ”Da un archivio segreto la verità sugli scandali finanziari e politici della chiesa”, da questo punto di vista è una vera bomba. Parla di soldi (tanti soldi: miliardi di lire, milioni di euro), trame, documenti cifrati, tangenti, denaro sporco, conti intestati al solito Andreotti... Autentici schiaffi alle tante donne e ai tanti uomini di chiesa che vivono con poco e portano carità e conforto a chi ne ha bisogno.

Nuzzi, com’è nato questo libro?

«Nell'inverno 2007/08 sono stato contattato da alcune persone vicine a monsignor Renato Dardozzi, che mi hanno mostrato l'archivio del prelato. Dardozzi, oltre a cancelliere dell'Accademia Pontificia delle Scienze, consigliere dei diversi Segretari di Stato degli anni '90, era uno dei pochissimi italiani ammesso, tra diversi stretti collaboratori polacchi di Wojtyla, al pranzo del giovedì».

Che ruolo aveva?

«Seguiva e cercava di "aggiustare" le vicende finanziarie e giudiziarie che coinvolgevano la Chiesa, a partire dall'Ambrosiano, raccordandosi con avvocati, il presidente dello Ior, la banca del Papa, la superiore gerarchia».

Il suo archivio?

«Mi sono trovato di fronte a un’enorme quantità, oltre 4 mila documenti tutti inediti che arrivavano dalle segrete stanze dei Palazzi Apostolici e dello Ior, l'Istituto per le opere di religione, la banca del Papa. Dieci anni di storia delle finanze porpora che non potevano essere racchiuse in un'inchiesta per Panorama, il settimanale per il quale lavoro. Così è nata l'idea del libro».

Come è entrato in possesso dei documenti?

«Non è stato semplice. La fiducia non si conquista in pochi incontri. Ma ha prevalso la volontà di rendere pubblico l’archivio espressa da Dardozzi prima di morire nel 2003. Così i documenti sono stati scannerizzati e trasferiti in diverse casseforti in Italia. Per il trasferimento e per la mia sicurezza ho preferito farmi seguire da una guardia del corpo. Nel libro, evitando inutili toni anticlericali, si affrontano infatti questioni oscure come la tangente Enimont, che segnò Mani pulite, e i soldi che sarebbero finiti a Bernardo Provenzano e Totò Riina secondo il <CF101>j'accuse</CF> di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito».

Perchè Dardozzi ha voluto che l’archivio diventasse pubblico?

«Dalle lettere e dai documenti emerge la sua profonda amarezza quando nel ’99 non gli viene riconosciuta l'intermediazione sulla vendita di Villa Schifonia a Firenze. Dardozzi contava di costituire un vitalizio a una ragazza che aveva adottata e che, portatrice di handicap, viveva attaccata alle macchine in ospedale. È questo rifiuto che lo libera da qualsiasi remora e lo porta a rendere pubblico ogni segreto: dal movimento Lumen Christi che nel ’95 ottenne 8,2 milioni di dollari dallo Ior per organizzare una fantomatica lotteria nazionale in Sudamerica, fino allo Ior parallelo, una ragnatela di conti correnti occulti gestiti dall'ex segretario di monsignor Marcinkus, Donato de Bonis».

Si parla di tanti soldi.

"Tra il 1989 e il ’93 sui 17 conti dello Ior parallelo transitano oltre 310 miliardi di lire, ovvero circa 275 milioni di euro di oggi. Un terzo delle somme vengono movimentati in contanti. Abbiamo quindi accrediti e depositi per oltre 110 miliardi. A questi conteggi bisogna aggiungere le movimentazioni in titoli di Stato per altri 135-200 miliardi. Insomma una quantità di denaro impressionante che veniva smistato in Italia e all'estero con un'attività frenetica bancaria. Angelo Caloia, il presidente dello Ior, quando inizia a emergere la portata dello Ior parallelo istituisce una commissione segreta per scoprire le dimensioni del fenomeno. E scrive persino a don Stanislao Dziwisz per informare il Santo Padre...».

Tangenti, denaro sporco: come si conciliano con l'immagine del Vaticano?

«Non si conciliano con la stragrande maggioranza di chi, impegnato nella Chiesa in ogni angolo del mondo, fa opere di bene e di carità. E infatti il libro racconta della guerra fatta di congiure e trappole, di scontro aperto tra le anime diverse della Santa Sede tra chi voleva chiarezza e trasparenza e chi manovrava nell'ombra».

Andreotti, ancora una volta, non ci fa una bella figura.

«Il conto sul quale aveva potere di firma era intestato a "Fondazione Cardinale Francis Spellman", quello dei Ferruzzi si chiamava "San Serafino", poi c'era quello delle Ancelle della Divina Provvidenza di Bisceglie, che curavano i malati di mente e in banca avevano 55 miliardi. Insomma, lo Ior parallelo proteggeva conti di ogni tipo: o riferiti a leader politici o a congregazioni insolitamente benestanti. Sul conto Spellman con firma Andreotti, De Bonis accredita in pochi anni 26,4 milioni di euro di oggi. In contanti».

Da dove arrivavano tutti quei soldi?

«È un mistero. Di certo dal conto escono i soldi per pagare il difensore del senatore, le spese per suoi convegni, persino contributi a prelati dei Paesi dell'est Europa e diplomatici. Il libro ricostruisce tutta la movimentazione del conto sino a quando esplode lo scandalo Enimont e dalla Santa Sede vengono date risposte fuorvianti ai magistrati di Milano per evitare che il Pool scoprisse che parte di quei soldi, di quelle tangenti erano passate proprio sul conto dell'allora candidato al Quirinale».

Il ruolo di Marcinkus?

«Nel libro affronto il dopo Marcinkus, racconto i misfatti dei suoi eredi legittimi e naturali che hanno raccolto il testimone dall'arcivescovo americano per creare una "banca nella banca" per ogni esigenza».

La vita politica italiana com'è stata condizionata da questa situazione?

«Nel libro si racconta anche dell'inchiesta Sofia sul progetto portato avanti da settori del Vaticano di costituire il "Grande Centro", ovvero un partito politico che doveva raccogliere l'eredità della Balena Bianca e mettere nell'angolo le nuove forze politiche della Seconda Repubblica».

L'Italia si libererà mai dall'influenza del Vaticano?

«Conoscere permette a ciascuno di noi di meglio analizzare e comprendere ciò che accade».

Ha avuto delle reazioni?

«Il silenzio del Vaticano, i "non ricordo" di Andreotti, l'indifferenza di qualche collega ma, soprattutto, la voglia di sapere della gente. Dopo pochi giorni in libreria siamo già in ristampa».

Come mai il libro non esce per Mondadori? Eppure ”Panorama” ha fatto un'ampia anticipazione...

«C'era l'accordo per dare l'esclusiva a ”Panorama”. Il mio agente ha contattato le case editrici e individuato in Chiarelettere quella "tagliata su misura" per un saggio di questo tipo».

Pensa che l'editore di ”Panorama” sarà imbarazzato?

«La ringrazio di questa malizia. Ma ”Panorama” ha dedicato sei pagine a una notizia, altri fanno finta che questo archivio non esista».

mercoledì 27 maggio 2009

EROS RAMAZZOTTI A LUBIANA E ZAGABRIA


Il 20 ottobre all’Arena di Belgrado, il 24 ottobre all’Arena di Zagabria, il 19 novembre all’Hala Tivoli di Lubiana. Ben tre date in altrettante capitali dell’ex Jugoslavia nel primo mese del prossimo tour mondiale di Eros Ramazzotti, il cui nuovo album ”Ali e radici” (Rca/Sony Music) non ha fatto in tempo ad arrivare nei negozi che è già schizzato ai vertici delle classifiche di vendita (210 mila copie prenotate prima ancora dell'uscita), non soltanto italiane.

Il disco - che giunge a quattro anni di distanza dal precedente ”Calma apparente” - cela una vena di malinconia ed è a tratti amaro. ”Parla con me”, il singolo apripista che ha anticipato la pubblicazione dell’album, è un vero e proprio atto d’accusa contro l’incomunicabilità che oggi regna nei rapporti interpersonali, a volte proprio per colpa delle nuove tecnologie.

L’uso eccessivo di telefonini, computer e altri ritrovati della tecnica - denuncia il quarantacinquenne cantante romano - allontana le persone con l’illusione di avvicinarle, di tenerle sempre in contatto.

«L'idea - spiega Eros, che in copertina e nel libretto allegato di 62 pagine è fotografato dal grande Bruce Weber - è che computer e telefonino vanno usati e che non dobbiamo farci usare da questi oggetti. Dobbiamo fare in modo che la tecnologia avvicini le persone e non che le allontani».

Ancora Ramazzotti: «Un tempo avevamo ideali da raggiungere e sogni da realizzare, ora no. Ora è faticoso persino individuarli. Stiamo diventando più aridi, si consuma tutto molto più in fretta, tutto diventa gossip. Vivo questa vita e come artista devo raccontare quello che vedo. Vorrei riaprire un dialogo con la generazione più giovane che sembra aver smarrito l'orientamento e si sente sempre più a disagio in una realtà che appare senza futuro».

La ”terra promessa” (cantata a Sanremo nell’84: trampolino di lancio per un successo mondiale da cinquanta milioni di dischi venduti in un quarto di secolo) sembra dunque smarrita assieme all’idealizzazione dell’amore come rifugio e soluzione di tutti i problemi. Nei testi la speranza cede spesso il posto al disincanto. E c’è invece spazio per temi sociali come l’emergenza ecologica, la violenza contro le donne e i bambini, l’indifferenza sociale. Ma anche lo smarrimento degli ideali, il richiamo alle responsabilità collettive. Fra gli undici brani (più la bonus track ”Linda e il mare”, disponibile solo su iTunes): ”Il cammino”, ”Bucaneve”, ”L’orizzonte”, ”Come gioielli”, ”Nessuno escluso”, ”Affetti personali”, ”Non possiamo chiudere gli occhi”...

Spiega Ramazzotti: «Non possiamo più restare indifferenti davanti ai diversi aspetti di una violenza dilagante. La situazione è grave e la soluzione molto complicata, ma non possiamo chiudere gli occhi. Non è mai troppo tardi per reagire».

Fin qui il disco, undicesimo di inediti e quindicesimo complessivo - compresi live e raccolte - in venticinque anni di carriera. Dopo l’estate parte il tour mondiale: debutto il 17 ottobre a Rimini, subito dopo Belgrado, Budapest, Zagabria, Rotterdam, Bruxelles... Dopo aver girato mezza Europa, la tournèe rientra in Italia il 21 novembre per quattro concerto al Palalottomatica di Roma. Poi Pesaro, Milano (1, 2, 4 e 5 dicembre al Mediolanum Forum), Bologna, Zurigo, Torino, Firenze, Brescia e il 19 dicembre alla Fiera di Padova, per ora unica tappa triveneta assieme a quella del 23 febbraio a Bolzano (ma i fan del Friuli Venezia Giulia hanno Lubiana a due passi...).

Marzo e aprile di nuovo nel segno delle grandi città europee: da Marsiglia a Berlino, da Francoforte ad Amburgo, da Monaco di Baviera a Parigi, da San Pietroburgo a Mosca... E poi il tour 2010 di Eros Ramazzotti, star italiana di fama planetaria, prosegue fuori dal continente europeo.

venerdì 15 maggio 2009

MARCO CARTA AI TRL AWARDS


Marco Carta è forse la star più attesa dai giovanissimi che stasera affolleranno piazza Unità. Cagliaritano, ventiquattro anni fra pochi giorni (li compie giovedì), il vincitore dell’ultimo Sanremo è passato in pochi mesi dal quasi anonimato alle folle che invocano il suo nome. L’altra sera, a Roma, un suo concerto è stato interrotto per motivi di ordine pubblico...

«È successo - spiega Marco Carta, che stasera parte con quattro nomination per i ”Trl Awards” - che dovevo cantare al Palalottomatica, poi per motivi organizzativi il concerto è stato spostato alla Sala Atlantico, che ha duemila posti. Ma si sono presentati in diecimila con regolare biglietto. C’erano molti bambini, e dunque le forze dell’ordine dopo tre canzoni hanno detto stop».

Dal palco ha avvertito una situazione di pericolo?

«Per la verità no. C’era un ambiente incandescente, questo sì. Ed ero convinto di fare il più bel concerto della mia vita. Peccato, ma a Roma torneremo presto».

Perchè i giovanissimi la amano?

«Credo che abbiano colto la mia sincerità, la schiettezza, la voglia di mettermi in gioco. E poi amano le mie canzoni, spero il mio modo di cantare, forse anche il mio essere un po’ emotivo».

Quando ha capito di avercela fatta?

«Me ne sto accorgendo ora, in questi mesi, dopo la vittoria a Sanremo, che davvero non mi aspettavo assolutamente. Per me era già un sogno essere sul palco dell’Ariston fra i big. E un sogno ancor più grande trovarmi fra i tre finalisti: ero convinto che avrebbe vinto Povia, speravo al massimo di piazzarmi secondo, davanti a Sal Da Vinci».

Facciamo un passo indietro. Un anno fa lei vinceva ”Amici”.

«Ci avevo provato quattro volte, prima di essere ammesso. Ai concorsi regionali, in Sardegna, arrivavo sempre primo. Ma alle cose importanti non passavo. A diciassette anni ho provato Sanremo Giovani: niente. E niente nei precedenti tentativi ad ”Amici”...».

Fino all’anno scorso.

«Sì, ricordo ancora la data: era il 20 ottobre 2007. Quando hanno chiamato il mio nome, sulle prime non avevo capito che ero stato ammesso. Temevo un’altra bocciatura, un’altra delusione. E invece è andata, fino alla vittoria finale».

Cos’era cambiato, rispetto alle bocciature?

«Solo dopo ho capito che ai provini portavo i pezzi sbagliati. Io amo la musica nera, da bambino mi piacevano Lucio Battisti e Laura Pausini ma anche il gospel. L’anno scorso finalmente ho fatto il percorso giusto: Lionel Richie, Ricky Fantè, Alex Baroni...».

Le manca la Sardegna?

«Sono molto legato alle mie origini e alla mia famiglia. Da quando è cominciata l’avventura di ”Amici” vivo a Roma, ormai sono quasi due anni, ma quando posso torno a casa. Io ho perso i miei genitori da bambino, sono stato cresciuto dai nonni, che hanno fatto molti sacrifici per permettermi di coltivare il mio sogno. Non lo dimentico».

E oggi che il sogno è realtà?

«Ho il cuore gonfio di gioia. E la sera, prima di addormentarmi, non mi sembra vero che questa fortuna sia capitata proprio a me. Ricordo che quando compii sei anni promisi a me stesso che da grande avrei fatto il cantante. Oggi posso dire di esserci riuscito. Finalmente».

Il futuro?

«Mi sto godendo il successo di questo tour e dell’album ”La forza mia”, che è già doppio disco di platino. Proprio come il precedente ”Ti rincontrerò”, mio album d’esordio, uscito lo scorso anno. Ma ora con la Warner stiamo preparando lo sbarco in Spagna e in Messico: un mercato per il quale farò le versioni spagnole delle mie canzoni».

Come Ramazzotti?

«Sì, lo so che mi hanno accomunato a Eros. E la cosa mi fa piacere. Ma lui è un colosso, io ho ancora tanta strada da fare...».

TRL AWARDS A TRIESTE


Mtv ritorna oggi a Trieste, in piazza dell’Unità. Nel luglio del 2005 il fantasmagorico mondo che ruota attorno alla più famosa emittente musicale dell’era globalizzata aveva già messo le tende quassù con ”Isle of Mtv”. Attirando chi dice 50, chi addirittura 100 mila giovani (valutazioni sempre difficili da fare, nei grandi spazi all’aperto, quando l’ingresso gratuito non concede l’evidenza del numero di biglietti venduti...). Stasera, a partire dalle 21, in diretta su Mtv, sono di scena i Trl Awards 2009, manifestazione giunta in Italia alla quarta edizione (ma la versione Usa è nata sette anni fa, e i premi sono ormai molto ambiti), dopo le prime due svoltesi a Milano, in piazza Duomo, e quella dello scorso anno a Napoli, in piazza del Plebiscito. Sempre con folle nell’ordine di quella triestina di quattro anni fa.

Dunque, condizioni climatiche permettendo, che la nuova grande festa triestina cominci. Alle 20.30 si parte con ”Trl Awards Warm Up”, che poi altro non è se non la parata delle star che partecipano all’evento. Alle 21 comincia lo show vero e proprio, con l’esibizione dal vivo degli artisti, le premiazioni dei vincitori e - promettono gli organizzatori - ”gradite sorprese”.

Presentano Carlo Pastore (vj veterano di Mtv) ed Elisabetta Canalis, al debutto sul canale musicale, che prende il posto di Elena Santarelli, all’ottavo mese di gravidanza. E la prima chicca sarà già la sigla di apertura, cantata dal backstage da J-Ax. Poi sotto con Marco Carta, Arisa, Cesare Cremonini (cui andrà il ”Trl History Award”, sorta di premio alla carriera), Max Pezzali, Dari, Alesha Dixon, Dolcenera, Finley, Gemelli Diversi, Giusy Ferreri, Lost, Nek, Lene Marlin, Sonohra, Zero Assoluto, lo stesso J-Ax.

Insomma, una bella rappresentanza degli artisti più amati da giovani e giovanissimi, con l’aggiunta di qualche ospitata dallo show-biz cinetelevisivo (Martina Stella, Melita Toniolo, alcuni protagonisti dei ”Cesaroni” e dei ”Liceali”...).

Ieri pomeriggio, intanto, mentre i lavori attorno al megapalco continuavano nonostante la pioggia, presentazione ufficiale della manifestazione nel Salotto Azzurro del Municipio. Dove di lì a poco era atteso il ministro Frattini: arrivo che mette un po’ di fretta al sindaco Dipiazza, ma non gli impedisce di allestire uno dei suoi siparietti abituali quando arrivano ospiti di una certa fama.

La star, nell’occasione, è ovviamente la fascinosa Elisabetta Canalis, magrissima, tacco dodici, jeans, maglietta col faccione di David Bowie modello Ziggy Stardust. Mentre gli assessori Lippi e Bandelli se la contendono, il sindaco sibila ridendo al secondo: «Ti stai giocando la delega...». Risposta: «Ma come, fino a ieri ero il migliore...».

Si prosegue con frizzi, lazzi e un regalino del sindaco piacione all’ex Velina: una targhetta ricordo della città, con dietro incisa la scritta ”il sindaco di Trieste” («e c’è anche il numero di telefono...», rivelerà lei più tardi). La bella Elisabetta dice anche: «Sono contenta di vedere Trieste per la prima volta. Ringrazio Mtv che mi permette di entrare dalla porta principale in un programma musicale già rodato. Dopo tanti anni finalmente mi occupo di musica, che è la mia passione...».

Dipiazza omaggia Carlo Pastore di una spillina con l’alabarda e poi, quando qualcuno minaccia «Ora abbiamo un video...», lui se la mocca alla grande con la scusa di Frattini che sta per arrivare. Poco male, la presentazione prosegue appunto con il video della manifestazione e altri dati tecnici sulla stessa.

Stasera, dalle 19 Dj Set («con dei ragazzi goriziani...», rivela Carlo Pastore). Poi spazio alle star. La serata non sarà ripresa solo da Mtv ”in chiaro”: le telecamere di Mtv Pulse (Sky, canale 707) seguiranno la serata dal backstage, con la conduzione dei Gemelli Diversi e di Valentina Correani.

Dopo la vernice triestina, ”Trl on Tour” prosegue per tutta l’estate, portando lo show di Mtv in giro per l’Italia.

martedì 12 maggio 2009

WOODSTOCK, 40 ANNI FA


VEN 22-5 A GORIZIA per "èStoria"


http://www.youtube.com/watch?v=nMmG9rpcDh8


GORIZIA – È dedicata a “Patrie. Cittadinanza e appartenenze dalla polis greca al mondo globale” la V edizione di èStoria, Festival internazionale della storia di Gorizia, in cartellone da venerdì 22 a domenica 24 maggio 2009: una “tre giorni” di incontri, approfondimenti, dibattiti a più voci, dialoghi e lezioni magistrali, arricchito da percorsi espositivi, eventi spettacolari, presentazioni di libri, interviste agli studiosi e ai testimoni della storia e, da quest’anno, anche dal percorso “La storia in tavola” con ospiti, chef ed esperti di enogastronomia (per il quale sono aperte le prenotazioni: e-mail eventi@leg.it, tel. 0481.539210).

Sono due gli eventi che, in occasione di èStoria 2009, intrecceranno la riflessione storica a una dimensione più propriamente spettacolare: venerdì 22 maggio, alle 20.30 all’Auditorium della cultura friulana, (via Roma 23), è di scena lo spettacolo-concerto “Woodstock 1969-2009. Quarant’anni di pace, amore e musica”, per ripercorrere una storica “patria della musica”, seguendo il filo sonoro delle canzoni di Ezio Guaitamacchi, voce e chitarre, Brunella Boschetti, voce, TAO, voce, e Carlo Montana, light designer. Lo spettacolo sarà introdotto da una conversazione con due critici ed esperti musicali, Mario Luzzatto Fegiz e Carlo Muscatello, e con il giornalista Ranieri Polese, insieme allo stesso Guaitamacchi. La serata avrà ingresso libero e gratuito.

Estate del 1969. A due mesi dalla morte di Brian Jones, a uno dallo sbarco sulla Luna e soltanto una settimana dopo gli efferati omicidi della Manson Family, mezzo milione di giovani si ritrova (in nome del rock) in una fattoria, 150 chilometri a nord di New York, per dare vita al più grande raduno della storia del rock. Secondo gli organizzatori doveva essere una celebrazione in musica dell'era dell'Acquario. Diventa la Madre di tutti i Festival. Il nome Woodstock, a 40 anni di distanza, continua ad evocare immagini bucoliche, a trasmetterci musica bellissima, a ricordarci giovani spensierati alla ricerca di una nuova filosofia di vita, a rivendicare l'impegno pacifista contro la guerra in Vietnam. Tutti ideali, più che mai di attualità, che fanno venire voglia di ripercorrere una storia fantastica che ha portato due giovani hippie, quasi inconsapevolmente, a organizzare la più fenomenale kermesse musicale del secolo. Ezio Guaitamacchi e gli artisti che lo affiancano trasportano il pubblico in un'immaginifica (Rockin') Time Machine aprendo i suoi "files woodstockiani" per scoprire aneddoti curiosi, storie divertenti, retroscena poco conosciuti su un evento che ha cambiato il mondo. Con lui, rievocano la musica di quei giorni Brunella Boschetti e TAO mentre il Maestro Carlo Montana disegna giochi di luce sulle scene del film/documentario diretto da Michael Wadleigh.



Sabato 23 maggio, alle 18, a Palazzo de Bassa, (Passaggio Edling 2), con ingresso libero ma su prenotazione all’indirizzo e-mail eventi@leg.it o al recapito telefonico 0481.539210, sarà di scena il secondo spettacolo-concerto di èStoria 2009, intitolato “Il laboratorio delle trame. Genealogia del terrore”, parole e musica su piazza Fontana, affidato in scena allo scrittore Mimmo Franzinelli, voce narrante, accompagnato da Mauro Slaviero al sax e da Federico Bianchi agli strumenti orientali. Regia di Flora Zanetti. Musica, immagini e letture sceniche accompagnano lo spettatore in un itinerario nell’eversione nera, dentro l’Italia degli anni Sessanta. I riferimenti a personaggi, documenti, azioni e complicità si basano su una rigorosa ricostruzione storica, che dà vita a una pièce dall’impatto drammatico. Al centro della scena, la progettualità dei gruppi neonazisti di Franco Freda e Guido Giannettini, in un rapporto contraddittorio – di sinergia e reciproca strumentalizzazione – con i servizi segreti. La sensazione di impunità, originata da impensabili connivenze, si coniuga con la volontà di esasperare, attraverso il terrore e la morte indiscriminata, la richiesta di un ordine nuovo. La strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, gli attentati ai treni, la bomba di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 s’inquadrano nel progetto di una società gerarchica dominata dalla casta dei guerrieri.

Il laboratorio delle trame focalizza retroscena e meccanismi della complessa strategia imperniata sulle tecniche dell’infiltrazione nei gruppi della sinistra estrema, anzitutto anarchici, per accrescere la confusione e rigettare le responsabilità degli eccidi su obiettivi di comodo. La proiezione di rare immagini d’epoca s’intreccia alla narrazione e alla lettura di documenti, in un percorso musicale di grande suggestione, composto ed eseguito da un sassofonista di spicco nel panorama del jazz italiano, accompagnato da un artista che ha fatto della creatività la ragione di vita.

MIMMO FRANZINELLI – Storico del fascismo e dell’Italia repubblicana, è autore di numerosi volumi, tra cui I tentacoli dell’Ovra (Bollati Boringhieri, Premio Viareggio 2000), Squadristi (Mondadori, Premio Benedetto Croce 2003), L’amnistia Togliatti (Mondadori, Premio Basilicata 2006). Nel 2002 è stato insignito del Premio internazionale Ignazio Silone. www.mimmofranzinelli.it

MAURO SLAVIERO – Liutaio in quel di Cremona, diplomato in clarinetto e virtuoso del sassofono tenore, è un musicista eclettico e ispirato, che dal 1983 si alterna in gruppi stabili e come sideman, nella collaborazione con artisti il cui repertorio spazia dal jazz al blues sino al funky. Ha fatto parte dell’Orchestra P. Belli (RAI 1) e ha suonato con James Brown, Luciano Ligabue, Arthur Miles, Jeff Siegel...

FEDERICO BIANCHI – Artista multimediale, diplomato in pianoforte al Conservatorio di Piacenza, dopo un decennio impegnato in esecuzioni di repertorio classico subisce l’incanto della filosofia e della musicalità orientali, che ne modificano radicalmente la visione esistenziale e l’approccio artistico. Costruisce e suona molteplici strumenti in legno: shakuhachi, djdjeridoo, bastoni della pioggia.

FLORA ZANETTI – Autrice di pièces ispirate a figure e momenti della cultura letteraria e artistica in genere, con immagini e musica dal vivo, tra cui Prima che il gallo canti su Pavese e la pittura italiana coeva, Baudelaire. Invito al viaggio nella poesia di Baudelaire, La Chanson Française da Brassens a Brel, Le clessidre dell’ignoto su alcune figure femminili del ‘900 e del concerto-racconto Ricordando Fabrizio de André.

èStoria 2009 - V Festival internazionale della storia è curato da Adriano Ossola e Federico Ossola, ed è ideato e organizzato dall’Associazione culturale èStoria, in collaborazione con la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, il Comune di Gorizia, la Camera di Commercio di Gorizia, la Provincia di Gorizia e la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, e con Banca Popolare Friuladria – Crédit Agricole, APT S.p.a., KB Center, Associazione dei commercianti di Gorizia e Unione degli industriali. Alla manifestazione collabora quest’anno anche il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, che promuove un percorso espositivo contestuale e collegato al festival. Il Comitato Scientifico di èStoria, presieduto da Chiara Frugoni, è composto da Richard Bosworth, James H. Burgwyn, Giorgio Camassa, Marina Cattaruzza, Marco Cimmino, Mimmo Franzinelli, Ernesto Galli Della Loggia, Jean-Claude Maire Vigueur, Branko Marušič, Richard Overy, Giorgio Petracchi, Quirino Principe, Sergio Romano, Erwin Schmidl, Roberto Spazzali e Giuseppe Trebbi.

Come sempre, numerosissimi saranno i protagonisti d’eccezione che si avvicenderanno al festival: studiosi, autori ed esperti come – fra gli altri – Luciano Canfora, Jean-Michel David, Ernesto Galli Della Loggia, Christopher Duggan, Lucio Caracciolo, Giulio Giorello, Mario Calabresi, Franco Cardini, Gian Enrico Rusconi, Giorgio Galli, Anna Maria Sigmund, Manuela Dviri, Benny Morris, Ruba Salih, Nemer Hammad, Marco Travaglio, Massimo Fini, Mirella Serri, Allan Bay, Massimo Teodori, Francesco Sisci, Lance Henson, Giordano Bruno Guerri, Alessandro Barbero, Mimmo Franzinelli, Manlio Milani, Giulio Mellinato, Margherita Hack, Yves Ternon, Alberto Rosselli, Marco Cimmino, Boris Pahor, Tamara Griesser-Pečar, Mario Luzzato Fegiz, Hans van Wees



èStoria 2008: INFORMAZIONI

www.estoria.it, news@estoria.it, tel. 0481.539210.



domenica 10 maggio 2009

BOB DYLAN


Nostalgia, rimpianto, forse solo la banale e umanissima invidia per chi possiede quei doni fugaci che sono la gioventù, la bellezza, l’amore. Più passano gli anni, più Bob Dylan somiglia a un imperscrutabile ma affascinante mistero. Nel 2001 deluse molti con ”Love and theft”, nel 2006 mise tutti a tacere con il capolavoro ”Modern times”, meno di un anno fa se ne venne fuori con le registrazioni inedite e le curiosità di ”Tell tales signs - The bootleg series vol.8”. Aggiungiamo che un paio d’anni fa era stata messa sul mercato anche un’antologia tripla. E che nel frattempo il suo ”never ending tour” ha fatto quasi più tappe in giro per il mondo (le ultime italiane sono di pochi giorni fa), che periodi di pausa. Quasi avesse paura a fermarsi, a rompere l’incantesimo.

Ebbene, nonostante questo iper-attivismo, pochi si sarebbero attesi l’uscita di un nuovo album. E invece ecco “Together through life” (Columbia Sony), trentatreesimo capitolo di una discografia che ha segnato la storia culturale degli ultimi cinque decenni, a spiazzare ancora una volta fan vecchi e nuovi del menestrello di Duluth.

Li spiazza perchè il nostro - sessantotto anni il 24 maggio - sforna un disco romantico, una decina di canzoni d’amore ricche di sfumature, di chiaroscuri, di accenti gentili che nel rapido volgere di un riff diventano ruvidi. Grazie alla chitarra di Mike Campbell degli Heartbreakers, grazie agli aromi tex mex della fisarmonica di David Hidalgo dei Los Lobos, grazie ai guizzi improvvisi di fiati e di violino.

Come nei versi di Whitman citati nel titolo, il vecchio Bob dà a tratti l’impressione di inseguire - forse persino con una punta d’invidia e comprensibile rimpianto - l’amore e la giovinezza e la bellezza perduti. Nelle canzoni ma persino nelle foto di copertina: quella davanti, firmata Bruce Davidson, con una coppia di ragazzi scomodamente ma appassionatamente avvinghiati sul sedile posteriore di un’automobile; quella dietro, con il gruppo di suonatori gitani, volti scavati, sguardi intensi, dita che sfiorano i tasti di una tromba o impugnano una fisarmonica.

Dicono che il disco sia nato quasi di getto, dopo aver scritto per il nuovo film del francese Olivier Dahan il brano ”Life is Hard”, ballata punteggiata dal suono gentile del mandolino. Le altre canzoni (molte a quattro mani con il paroliere dei Grateful Dead, Robert Hunter: e anche questa è quasi una novità...) sarebbero arrivate sulla scia. Ciò almeno secondo i ben informati, che peraltro qualche volta tanto ben informati non sono.

L’album - arrivato la scorsa settimana in vetta alla hit inglese: e non era mai successo a un artista di sessantotto anni... - ha un suo fascino ma non è un capolavoro come ”Modern times”. Fra i brani, convincono maggiormente “This dream of you” (firmata dal solo Bob), ma anche ”It’s all good” e ”Beyond here lies nothing”. Certi suoni anni Cinquanta - che permeano il solito mix di rock, blues, swing e country - e l’abituale voce nasale, consumata, a tratti gracchiante e pur graffiante di Mister Zimmerman sono la cifra stilistica del lavoro. Gradevole, ma non un capolavoro.


MORGAN / X FACTOR A livello di popolarità, due anni come caposquadra e giurato di ”X Factor” (fra l’altro: vincono sempre i suoi, quest’anno Matteo, l’anno scorso gli Aram Quartet...) sono valsi a Morgan ben più di una lunga e dignitosa carriera musicale, con i Bluvertigo e da solista. Colui che all’anagrafe di Milano risponde al nome di Marco Castoldi approfitta dunque del momento pubblicando questo ”Italian Songbook vol.1” (Sony), nel quale si dedica a un’operazione meritoria: riarrangiare e rileggere una manciata di canzoni italiane di tanti anni fa, accomunate dal fatto di essere state cantate anche da artisti stranieri e di aver avuto successo anche all’estero. Operazione di recupero, dunque, quasi pedagogica, che pesca fra Modugno e Paoli, Endrigo e Bindi... Rischiando solo di mettere fra parentesi (quel ”vol.1” promette o minaccia un seguito...) le doti compositive oltre che interpretative del nostro. Il suo ”Canzoni dell’appartamento”, del 2003, era in fondo un gran bel disco.

E visto che parliamo di ”X Factor”, segnaliamo anche i dischi di debutto dei tre finalisti: il vincitore a sorpresa Matteo Becucci, i vincitori morali The bastard sons of Dioniso e l’outsider Jury. Tre mini-cd, ognuno con sei brani: ”Impossibile” per il trentottenne cantante livornese, ”L’amor carnale” per i giovani rockettari trentini Bastard, ”Mi fai spaccare il mondo” per il giovanissimo bresciano Jury (tutti su etichetta Sony).

Matteo si conferma interprete tradizionale dalle doti canori importanti, che in prospettiva può cantare qualsiasi cosa. Le sue ”The power of love” (duetto con Elisa Rossi, altra voce del talent show) e ”I’ll fly for you” sono da antologia.

I ”Bastardi” hanno una carica e un’energia notevolissime. La loro ”Ragazzo di strada” (pezzo dei Corvi, del ’66) tiene testa persino - absit iniuria verbis - alla versione che ne ha dato Vasco Rossi l’altro giorno al Concertone del primo maggio. Ma i due inediti sono deboli.

Jury, dei tre, è forse il più moderno, il più contemporaneo. Convince con ”Chariot” e ”Life on Mars”. Ha ancora margini di miglioramento notevoli. Sarà una star?


LOLLI Dal ’72 di ”Aspettando Godot”, Claudio Lolli (bolognese, classe 1950) ha sempre cantato il sociale, l’impegno, la protesta. Dalla parte del torto, come ha sempre detto lui. Ma fra una ”Ho visto anche degli zingari felici” e una ”Disoccupate le strade dai sogni”, il nostro ha infilato anche qualche canzone d’amore. Oggi, assieme al chitarrista Paolo Capodacqua e al sassofonista Nicola Alesini, riordina e mette assieme quelle sporadiche concessioni ai sentimenti. Ne vien fuori un album inaspettato, che racconta un amore diverso, originario, privo di risvolti pop e melensi, per certi versi ribellistico. Sì, un amore anche lui ”impegnato”, perché Lolli lo pone come antidoto all’odio cieco, oggi imperante nel mondo politico nei confronti di diversi, stranieri o semplicemente non allineati (leggere al proposito le note di copertina ”Frequenze”...). Vestiti di suoni in bilico fra jazz e sperimentazione, riscopriamo “Quello che mi resta”, ”La giacca”, ”Donna di fiume” (dei primi anni Settanta), fino alle più recenti ”La pioggia prima o poi”, ”Aspirine”, ”Dita”...


LOCASCIULLI Tre anni dopo ”Sglobal”, il medico e cantautore Mimmo Locasciulli arriva con ”Idra” al diciassettesimo album di una carriera ormai lunga. Registrato quasi interamente a New York, con musicisti come Greg Cohen al contrabbasso, Marc Ribot alle chitarre e Joey Baron alla batteria - cui si sono aggiunti nelle session italiane fra gli altri Gabriele Mirabassi al clarinetto e Stefano Di Battista al sax soprano -, il disco prende il nome dall’isola greca dove, negli anni sessanta, artisti come Henry Miller e Leonard Cohen cercarono rifugio spirituale, scrivendo alcune delle loro opere. Ma Idra è anche il mostro con nove teste sconfitto da Ercole nelle sue mitologiche fatiche: nove teste che sono il simbolo di alcuni "vizi capitali" dell'uomo, mentre Ercole rappresenta quell'amore che è il valore che porta l'uomo alla salvezza. Di questi e altri argomenti canta Locasciulli, con l’eleganza e la grazia sottile che i suoi fan conoscono. E che sfociano nelle classiche ballad (”Scuro”, ”Senza un addio”, ”L’attesa”, ”Lucy”...) contaminate dai sapori jazz garantiti dai suoi compagni d’avventura.