giovedì 19 agosto 2010

intervento contro legge bavaglio di Carlo Muscatello (Assostampa Fvg) a comizio finale sciopero generale e corteo Cgil, Trieste, piazza Unità
25 giugno 2010

http://videos.onepakistan.com/pktube/video/9WGmfj1kfBw/Sciopero-CGIL-manifestazione-Regionale-a-Trieste-1°-Parte.html

mercoledì 11 agosto 2010

MORCHEEBA / ROY PACI
Ci sono anche due botti musicali niente male, nel ferragosto triestino. Dopo il concertone di Elisa, e ormai archiviate con successo la quarta edizione di TriesteLovesJazz e la settima di Trieste Summer Rock Festival, l’estate musicale cittadina si appresta a ospitare, a distanza di sole ventiquattr’ore l’uno dall’altro, un gruppo protagonista della scena europea e un artista italiano di buon livello. Stiamo parlando dei Morcheeba, che suoneranno domani sera, e di Roy Paci, atteso per sabato (entrambi i concerti in piazza Unità alle 21, entrambi a ingresso libero).
Vediamo allora di conoscere meglio i protagonisti di questa doppietta ferragostana. I Morcheeba nascono nel ’95 dall’incontro fra i fratelli Paul e Ross Godfrey con Skye Edwards, eclettica stilista con la passione per il canto. L’etimo del nome forse metterebbe in imbarazzo la maggioranza di centrodestra comunale, che organizza la rassegna Serestate: pare infatti essere una contrazione di "more cheeba", che in slang londinese significa letteralmente "più marijuana".
Droghette e imbarazzi a parte, la band spazia nei primi dischi fra trip hop, pop, soul ed elettronica, con una spruzzata di atmosfere esotiche. Ricetta che funziona, in Europa ma anche negli Stati Uniti. Il loro brano più famoso è probabilmente ”Rome wasn't built in a day”, che stava nell'album ”Fragments of freedom”, uscito nel 2000.
Dopo cinque anni e cinque album, nel 2005 Skye lascia la band e prova la carriera solista. I fratelli Godfrey la sostituiscono con ben due cantanti: Daisy Martey in sala d’incisione, Jody Sternberg dal vivo. Come spesso accade, la separazione non porta fortuna né agli uni né all’altra. Risultato: proprio quest’anno Skye (protagonista lo scorso autunno di un tour solista che ha toccato anche l’Italia) ritorna nel gruppo. E la reunion è festeggiata con l'album ”Blood like lemonade”, pubblicato due mesi fa e anticipato dal singolo “Even though”, e il tour europeo che ora arriva a Trieste.
Passiamo al sicilianissimo Roy Paci, che sabato porta a Trieste il suo ”Latinista Mundo Tour 2010”, che sta accompagnando la recente uscita dell’album ”Latinista”.
Cantante e trombettista, Paci è nato ad Augusta nel ’69. Comincia con la musica tradizionale siciliana e con il jazz. Negli anni Novanta, i lunghi periodi vissuti in Argentina, Brasile e Senegal arricchiscono le sue influenze musicali. Tornato in Italia sviluppa progetti che si chiamano Rosariosa Acme Project, Qbeta, Hajjaj, Taranta (originale miscela di jazz, musica klezmer e balcanica), ma collabora a lungo anche con i Mau Mau, assieme ai quali partecipa ai più importanti festival etnici europei.
Dimostra il suo eclettismo spaziando fra i reggae degli Africa Unite, lo ska dei Fratelli di Soledad, il rock-folk del Parto delle nuvole pesanti, la musica etnica di Lou Dalfin, persino il jazz-core con gli Zu e la dance dei Radio Trance, che poi altro non è se non l’ennesima idea assieme ai vecchi amici Mau Mau. Con i quali realizza il progetto forse più particolare: la Banda Ionica, che riprende le marce funebri del nostro Meridione. E il disco ”Matri mia” entra persino nella classifica europea dei dischi di world music.
Dopo aver collaborato, in sala e dal vivo, con Manu Chao, da una decina d’anni il nome di Roy Paci si affianca a quello degli Aretuska, gruppo di giovani talenti siciliani. ”Baciamo le mani” esce nel 2001, poi arrivano ”Tuttapposto”, ”Parola d’onore”, ”Suonoglobal”... Fino al recente ”Latinista”, che non tradisce la ricetta originaria: rock, ska, soul, funk e tanta melodia mediterranea. Ma si avvale anche di ospiti del calibro di Jovanotti (”Bonjour Bahia”), Caparezza (”No stress”), Eugene Hutz dei Gogol Bordello (”Il segreto”). Il suo concerto si annuncia come una grande festa di suoni.

martedì 3 agosto 2010

MULTATI U2
Rock contro quiete pubblica. Ci risiamo. Gli U2 sono stati multati a Torino dalla polizia municipale per il volume troppo alto emesso dagli amplificatori nelle prove del concerto che venerdì, allo Stadio Olimpico nel capoluogo piemontese, aprirà il tour mondiale di Bono e compagni.
La sanzione per la verità non è ancora stata formalizzata agli organizzatori, ma è praticamente certa dopo che l’altra sera una pattuglia di vigili urbani, muniti di fonometro, ha rilevato valori superiori a quelli consentiti nella fascia oraria successiva alle 22.
Si tratta di un altro capitolo di una questione aperta da anni, che contrappone la possibilità di svolgere grandi spettacoli rock all’aperto e le esigenze della quiete pubblica. Appena un mese fa è stato assolto il promoter italiano di Bruce Springsteen, Claudio Trotta della Barley Arts, accusato di disturbo della quiete pubblica, perché non fermò il concerto del Boss a San Siro il 25 giugno 2008. Quella volta, in ballo c’erano lo sforamento di ventidue minuti (il concerto finì alle 23.52 anzichè alle 23.30, ”a causa” dei bis) rispetto all’orario previsto e il superamento del limite di 78 decibel fissato dai regolamenti.
Il pm aveva chiesto per il promoter la condanna a un mese di reclusione. Il giudice lo ha assolto perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, trasmettendo gli atti all'ufficio Inquinamento acustico del Comune di Milano per eventuali illeciti amministrativi. Con l'assoluzione è caduta anche la richiesta di una quarantina di residenti della zona San Siro che si erano costituiti parte civile chiedendo tremila euro ciascuno di risarcimento.
Dopo quell'avviso di garanzia a Trotta, arrivato a dicembre 2008, nel 2009 lo stadio milanese fu cancellato dalle successive tournèe di diverse rockstar: lo stesso Springsteen, i Coldplay, Madonna, quest’anno gli Ac/Dc, tutti fra l’altro ”dirottati” sullo Stadio Friuli di Udine. Che evidentemente, sorgendo in periferia, crea meno problemi degli impianti milanesi e torinesi.
Il problema comunque rimane aperto, come dimostra ora la multa agli U2. Per quanto riguarda il loro concerto torinese, apre il tour mondiale denominato ”360 gradi 2010”, dopo l'interruzione dovuta a un'ernia del disco che nei mesi scorsi aveva messo Bono fuori combattimento. Molti fan della band irlandese in questi giorni stanno ascoltando le prove fuori dallo stadio, approfittando per l’appunto dell’alto volume del suono.
Secondo il sito Rolling Stone online, gli U2 stanno provando almeno una canzone nuova, della quale ovviamente non si conosce ancora il titolo, ma il cui testo comprende frasi come «some things you can't control» (cose che non puoi controllare) e «some things you have to let go» (cose che puoi lasciar perdere). Sempre basandosi su quanto ”orecchiato” alle prove, nella scaletta del concerto dovrebbero essere comprese ”Hold me, thrill me, kiss me, kill me” (dal film ”Batman forever”), che la band non interpretava più in pubblico dal ’98, e ”Miss Sarajevo”.

lunedì 2 agosto 2010

STEVE HACKETT LIVE
Da Bach al rock progressive. Passando per blues, jazz, persino world. Potrebbe essere sintetizzato così il concerto che Steve Hackett, ex chitarrista dei Genesis, ha tenuto ieri sera in una piazza Unità affollata come si deve nelle grandi occasioni (l’ingresso gratuito aiuta sempre...), a conclusione del suo tour italiano ma anche della settima edizione del Trieste Summer Rock Festival, organizzato dall’Associazione Musica Libera di Davide Casali.
Ci sono certi artisti, certi gruppi che hanno ”il marchio di fabbrica”. Non sono tanti. Ma sono quelli che quando li ascolti, li riconosci dopo pochi secondi. Stephen Richard Hackett (questo il suo vero nome), sessantenne virtuoso inglese della chitarra classica ed elettrica, è uno di questi signori. Il suono della sua chitarra, i suoi fraseggi, persino gli armonici che certe volte trae dalla tastiera della classica, hanno infatti ”segnato” la musica di uno dei gruppi più importanti della storia del pop/rock inglese, i Genesis. E continuano a essere preziosi. Come il suo stile elegante e sofisticato.
In questo tour Hackett è accompagnato dalla sua nuova Electric Band. Ovvero Roger King alle tastiere, Gary O'Toole alla batteria e alle percussioni, Rob Townsend al sax e al flauto, Nick Beggs (ex Kajagoogoo, ieri sera in sobrio look femminile, con tanto di gonnellino nero e treccine bionde) al basso, Amanda Lehmann alla chitarra e ai cori.
Preceduto dai Cichla Temensis (tre giapponesi assai carini, soprattutto la flautista, che propongono un progressive che sembra arrivato giusto dai Settanta...), Hackett parte con ”Every day”, che stava nel suo terzo album solista, "Spectral mornings", uscito nel ’79, due anni dopo aver abbandonato la gabbia dorata dei Genesis. Dove pare che Tony Banks e Phil Collins lo tenessero un po’ troppo in disparte, dopo aver messo le mani sulla ditta, con l’addio del leader originario, Peter Gabriel.
Dal nuovo disco ”Out of the tunnel’s mouth” pesca ”Fire on the moon” e ”Emerald and ash”. Ma anche ”Sleepers” e ”Still waters”. Dal passato solista più antico arrivano ”Ace of wands” (tratto da “Voyage of the Acolyte“, suo primo disco da solo, uscito nel ’75, quando ancora stava coi Genesis) e ”Spectral mornings”, che dava il titolo al citato album del ’79.
Ma per il popolo del rock, Hackett è - e rimane - il chitarrista degli anni d’oro dei Genesis, anche se ormai sono trascorsi più di trent’anni da quel ’77 in cui il nostro salutò la compagnia.
Lui lo sa, e non si fa pregare. Arriva allora ”Blood on the rooftops” (da ”Wind & Wuthering”), e ancora ”Fly on a windshield” (da ”The lamb lies down on Broadway”), e persino ”Los endos” (da ”A trick of the tail”, con medley finale). Fra i bis spunta pure ”Firth of fifth”, che stava nel disco capolavoro ”Selling England by the pound”.
Tornano alla memoria i concerti con i Genesis, quando c’era ancora Peter Gabriel, che in scena era uno spettacolo nello spettacolo con i suoi mille travestimenti, oltre che per la maestria vocale e strumentale. Hackett era quello che si notava meno: spesso seduto e chino sulla chitarra, occhialuto, forse faceva da contraltare alla teatralità dei soci.
Sono passati tanti anni. Il nostro ha affinato la tecnica e non ha smarrito il gusto di suonare. Pare che dietro questa sua ”seconda vita”, ci sia una disavventura economico-familiare. Innamoratissimo della moglie, la bionda brasiliana Kim Poor, oltre a dedicarle molti suoi dischi solisti, anni fa le avrebbe intestato casa discografica, villa con sala di incisione e persino la sua parte di diritti sul catalogo dei Genesis. Il divorzio lo ha letteralmente massacrato. E a sessant’anni suonati ha dovuto ricominciare tutto daccapo. Tanto da dover registrato l’ultimo album nel piccolo appartamento di Londra dove è andato a vivere.
Prima di riprendere a suonare in giro per il mondo. Come ai vecchi tempi. Mischiando reminiscenze classiche e pulsioni rock. Ma sempre con la classe e l’eleganza che il pubblico triestino ieri sera ha potuto apprezzare. Buona fortuna, mister Hackett...