mercoledì 27 giugno 2018

TORNA TUTTA LA MUSICA DI PRINCE

Sony Music Entertainment-divisione Legacy Recordings e gli eredi di Prince Rogers Nelson hanno firmato un accordo di distribuzione in esclusiva per 35 titoli di catalogo pubblicati dal 1978 al 2015. Il catalogo sarà distribuito da Legacy Recordings con diritti mondiali: 19 album precedentemente pubblicati tra il 1995 e il 2010 saranno subito disponibili. L'elenco dei titoli comprende The Gold Experience (1995), Emancipation (1996), Rave Un2 The Joy Fantastic (1999), The Rainbow Children (2001) e 3121 (2006), oltre a titoli originariamente distribuiti da Sony, tra cui Musicology (2004) e Planet Earth (2007). Inoltre, l'accordo include anche i diritti su materiali precedentemente pubblicati e registrati dopo il 1995, tra cui singoli, b-sides, remix, brani non inseriti negli album, registrazioni dal vivo e video musicali. A partire dal 2021, i diritti di distribuzione solo per gli USA verranno ampliati ad altri 12 album del catalogo di Prince, ossia gli album iconici registrati dall'artista negli anni 1978-1996. Verranno quindi ripubblicati i grandi successi Prince (1979), Dirty Mind (1980), Controversy (1981), 1999 (1982), Around The World In A Day (1985), Sign 'O' The Times (1987), Lovesexy (1988), Diamonds and Pearls (1991) e [Love Symbol] (1992), nonché i singoli "1999", "Little Red Corvette", "I Wanna Be Your Lover", "Raspberry Beret" e altro ancora. "Un grande artista e visionario, Prince ha cambiato il mondo con la sua musica portando amore, gioia ed ispirando milioni di persone" ha detto Richard Story, President, SME Commercial Music Group. "Sony Music è onorata di avere un ruolo fondamentale nel mantener viva la musica di Prince rendendola disponibile sia alle vecchie generazioni che ai futuri fan". "L'entusiasmo del team Sony e la profonda conoscenza della musica di Prince ne fanno il nostro partner ideale per la distribuzione di questi iconici album" ha dichiarato il consulente della Prince Estate, Troy Carter. "Non vediamo l'ora di lavorare con gli eredi e la Sony per dare ai fan quello che stavano aspettando ? ossia la più grande musica di Prince".

mercoledì 20 giugno 2018

ECCO I FINALISTI DELLE TARGHE TENCO 2018

Svelati oggi i finalisti delle Targhe Tenco 2018, il maggior riconoscimento assegnato dal 1984 ai migliori dischi italiani di canzone d’autore usciti nel corso dell’anno trascorso. Artisti e progetti discografici trasversali nei generi e votati dalla più ampia giuria in Italia composta da giornalisti musicali ed esperti di musica. Le sezioni quest’anno sono sei: 4 riservate ai cantautori (canzone singola, disco in assoluto, disco in dialetto, opera prima), 1 riservata a interpreti di canzoni non proprie e 1 riservata agli album collettivi a progetto, ovvero compilation di vari interpreti costruite su un tema esplicito e dichiarato in grado di unire tutte le canzoni. In questa prima fase la giuria ha votato i finalisti delle sei sezioni, di cui il dettaglio di seguito in ordine alfabetico. Le sezioni Disco in assoluto e Canzone singola contengono più nomination in conseguenza agli ex aequo, contro le tradizionali cinque delle altre categorie. I primi giorni di luglio, dopo una seconda votazione, verrà proclamato il vincitore di ogni sezione. Non esistono candidature in quanto i giurati votano liberamente secondo quanto ascoltato nel corso dell’anno. DISCO IN ASSOLUTO: Filippo Andreani (Il secondo tempo); Alessio Bonomo (La musica non esiste); Mauro Ermanno Giovanardi (La mia generazione); Ermal Meta (Non abbiamo armi); Mirkoeilcane (Secondo me); Motta (Vivere o morire); The Zen Circus (Il fuoco in una stanza). ALBUM IN DIALETTO: Francesca Incudine (Tarakè); La Maschera (ParcoSofia); Peppe Lanzetta (Non canto, non vedo, non sento); Elena Ledda (Làntias); Otello Profazio (La storia). OPERA PRIMA: Giuseppe Anastasi (Canzoni ravvicinate del vecchio tipo); Francesco Anselmo (Il gioco della sorte); Dunk (Dunk); Andrea Poggio (Controluce); Paola Rossato (Facile). INTERPRETE DI CANZONI: Fabio Cinti (La voce del padrone - un adattamento gentile); Patrizia Cirulli (Sanremo d'Autore); Corsi / Alloisio (Luigi); Grazia Di Michele (Folli Voli); Marco Rovelli (Bella una serpe con le spoglie d'oro). CANZONE SINGOLA: Ginevra Di Marco (Ninna nanna in fondo al mare); Alessio Lega (Ambaradan); Mirkoeilcane (Stiamo tutti bene); Motta (Mi parli di te); Motta (Vivere o morire); The Zen Circus (Catene); The Zen Circus (Il fuoco in una stanza); Agnese Valle / Pino Marino (Come la punta del mio dito). ALBUM COLLETTIVO A PROGETTO: Ama chi ti ama; Cantautori per Amatrice; Ko computer; La bellezza riunita; Voci per la Libertà “Una canzone per Amnesty”. Tutte le informazioni sulle Targhe Tenco si possono trovare all’indirizzo: www.clubtenco.it Le Targhe verranno consegnate durante l’edizione della Rassegna della Canzone d’autore (Premio Tenco 2018), in programma al Teatro Ariston di Sanremo dal 18 al 20 ottobre.

martedì 19 giugno 2018

PRESENTATO TRIESTE LOVES JAZZ n.12

Presentata oggi a Trieste la dodicesima edizione di TriesteLovesJazz alla presenza dell'Assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Giorgio Rossi e di Gabriele Centis, direttore artistico della manifestazione. L'Assessore ha elogiato il carattere internazionale del Festival e l'importanza delle collaborazioni con istituzioni estere e non solo; ha voluto apprezzare anche le collaborazioni con il Conservatorio Tartini e l'attenzione dedicata ai giovani da parte del Festival, oltre che citare il tanto atteso appuntamento con l'omaggio a Lelio Luttazzi. L'Assessore ha concluso enfatizzando la centralità che il Porto Vecchio andrà ad assumere per la città nei prossimi anni, nei quali diverrà fulcro e centro di gravità permanente degli eventi culturali. Gabriele Centis, direttore artistico della manifestazione e coordinatore di Casa della Musica/Scuola di Musica 55 che organizza l'evento insieme al Comune di Trieste, ha raccontato il programma del festival, eterogeneo ed estremamente aperto alle più diverse espressioni musicali che il "jazz" accoglie in sè. Si è detto molto soddisfatto anch'egli della centralità di Trieste in Europa grazie ai circuiti europei dei concerti nei quali il Festival è inserito. Ha ringraziato in primis il Comune e poi tutti gli altri attori che permettono lo svolgersi del festival, citando nuovamente il Tartini, ma anche la Rai (che seguirà alcuni concerti a livello anche nazionale) e le tante istituzioni internazionali con le quali si rapporta con proficui scambi ogni anno.

FLAVIO GIURATO A TRIESTE, EX OPP, sett2009

MUSICA Nel teatrino dell'ex manicomio A TRIESTE I VECCHI BRANI E QUELLI DEL PROSSIMO DISCO Flavio Giurato, belle e originali canzoni sospese fra genialità e follia visionaria di CARLO MUSCATELLO TRIESTE Nella genialità c'è sempre una vena di lucida follia. E nella follia abitano spesso sprazzi di combattuta genialità. Prendete Flavio Giurato, che l'altra sera ha tenuto il primo concerto triestino della sua lunga e particolarissima carriera nel restaurato teatrino dell'ex manicomio di San Giovanni, davanti a un centinaio di estimatori vecchi e nuovi. Quando aveva trent'anni, il cantautore romano - classe '49, fratello minore di Luca, giornalista e gaffeur ben noto all'Italia televisiva - diceva che voleva "essere un tuffatore, per rinascere ogni volta dall'acqua all'aria". Uno dei suoi versi cult, dal brano "Il tuffatore", che dava il titolo al suo album capolavoro uscito nell'82. Con "Per futili motivi" ('78) e "Marco Polo" ('84), formava una trilogia da togliere il fiato. Sconosciuta ai più ma capace di farlo diventare artista di culto per una ristretta ma fedelissima schiera di appassionati. Dopo oltre vent'anni di silenzio, interrotti da concerti quasi clandestini e nuove canzoni diffuse in maniera autarchica, ma impiegati soprattutto a occuparsi d'altro (regia televisiva, musicoterapia e chissà cosa), il nostro è riapparso un paio d'anni fa con l'album "Il manuale del cantautore" - già titolo di un mini-cd uscito precedentemente - e un libro a lui dedicato. A Trieste, l'altra sera, si è presentato da solo, voce e chitarra: una classica e un'acustica che ha presentato con orgoglio ("opera di liuteria") come fossero delle persone. Parte con una sorta di medley con alcune cose tratte dalla mitica trilogia: "Simone", "Mauro", "Valterchiari", "Storia di un'osteria"... Poi offre «la prima esecuzione in pubblico» delle canzoni che formeranno il prossimo album («ma devo ancora trovare chi me lo pubblica...», confessa prima del concerto): "Italia Italia" («voglio sapere perchè questo paese somiglia a un villaggio di donne indifese...») e "I cavalieri del re", "Gatton gattoni" e "La banda dei topini" («la nuova canzone dei bambini...»), "La grande distribuzione" e "La scomparsa di Majorana", che racconta il mistero del fisico italiano sparito misteriosamente nel 1938 e darà il titolo al disco. Alla fine, fra i bis, in un'atmosfera ormai da serata fra amici, altre perle del passato: "Marco e Monica", "Centocelle" e - "a grande richiesta" - finalmente "Il tuffatore". L'impressione? Sicuramente Flavio Giurato è una delle penne più originali e creative che abbiano mai abitato la nostra canzone d'autore. Le canzoni di quei suoi tre vecchi album sopravvivono agli anni, alle mode e ai capelli bianchi. Tuttora scrive testi intelligenti e originali, assolutamente non commerciali. Per questo la discografia, che gli ha concesso spazio a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, quand'era ancora possibile sperimentare, da tempo lo tiene ai margini. Forse, nella società dei numeri e del profitto (se vendi ok, altrimenti ciao...), la cosa ha una sua cinica logica. Perchè Giurato - "antidivo e antimercato", come scriveva Carlo Massarini nella prefazione del libro - è oggi un ragazzone di sessant'anni un po' borderline che continua a muoversi con abilità sul crinale insidioso che divide genialità creativa e follia visionaria. Scrive canzoni belle e struggenti, permeate d'ironia e drammaticità, non riconducibili a nessun filone, a nessuna scuola musicale né cantautorale. Forse proprio per questo capaci di mantenere tuttora intatta una loro sofferta attualità.

A FLAVIO GIURATO IL PREMIO LOCASCIO 2018

È Flavio Giurato il vincitore del "Premio Giorgio Lo Cascio" 2018, il riconoscimento nato nel 2005 a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio (Catanzaro), assegnato a cantautori di valore fuori dai circuiti mainstream e diretto da Enrico Deregibus. La premiazione si terrà in estate a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio in occasione di un concerto di Giurato. La data verrà annunciata prossimamente. La manifestazione intende ricordare Giorgio Lo Cascio, storico cantautore romano scomparso nel 2001. Con lui Francesco De Gregori all'inizio della carriera aveva formato il duo “Francesco e Giorgio” e successivamente, anche con Antonello Venditti e Ernesto Bassignano, “I giovani del Folk” (i “quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulle spalle” di “Notte prima degli esami” di Venditti). Flavio Giurato è, come recita la sua scheda biografica, “il segreto meglio custodito della musica italiana”. Artista di culto per addetti ai lavori e appassionati, è autore di tre album meravigliosi tra il 1978 e il 1984: Per futili motivi, Il tuffatore e Marco Polo. In particolare “Il tuffatore” lo fa conoscere al pubblico più attento di quegli anni. I videoclip estratti dall’album saranno parte fondante del programma Mr. Fantasy condotto da Carlo Massarini. Dopo un lungo periodo di pausa nel nuovo secolo è tornato all’attività. Nel 2004 la casa editrice No Reply, decide di pubblicare “Il tuffatore. Racconti e opinioni su Flavio Giurato” un libro di racconti ispirati alle canzoni dei primi tre dischi del cantautore. Con l’occasione, a vent’anni di distanza da “Marco Polo” e in allegato al libro, esce un disco live, il primo e l’unico della sua carriera. Nel 2007 arriva un nuovo disco di inediti, “Il manuale del cantautore”. Negli ultimi anni la sua attività si intensifica, sia per quanto riguarda i concerti che i dischi: nel 2015 esce “La scomparsa di Majorana”, nel 2017 “Le promesse del mondo”, dischi assai considerati dalla critica. Il Premio Lo Cascio è organizzato dall'Associazione Primavera Andreolese con il patrocinio della Regione Calabria e dell'amministrazione comunale di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio. La direzione artistica è di Enrico Deregibus, autore fra l'altro della biografia di Francesco De Gregori “Mi puoi leggere fino a tardi”. Negli anni precedenti il riconoscimento era andato a Max Manfredi (2005), Pino Marino (2006), Rudy Marra (2007), Sulutumana (2008), Carlo Fava (2009), Susanna Parigi (2010), Marco Ongaro (2011), Luca Gemma (2017). Il Premio è stato assegnato da una ampia e prestigiosa giuria coordinata da Deregibus e comprendente: Roberta Balzotti (Tgr Rai), Marcello Barillà (Obiettivo Calabria), Stefano Bartolotta (Indie-roccia.it), Alberto Bazzurro (Musica jazz), Maurizio Becker (Classic rock), Mario Bonanno (Mescalina), Andrea Caponeri (Radio Orvieto web), Roberto Caselli (Jam-TV), Massimiliano Castellani (Avvenire), Stefano Crippa (Manifesto), Enrico de Angelis (storico della canzone), Paola De Simone (Radio in Blu), Salvatore Esposito (Blogfoolk), Claudio Fabretti (Ondarock), Leonardo Follieri (Jam-TV), Ambrosia J. S. Imbornone (Rockerilla), Annino La Posta (saggista), Elisabetta Malantrucco (Rai), Michele Neri (Vinile), Bruno Palermo (CrotoneNews.com), Francesco Paracchini (L’isola che non c’era), Fausto Pellegrini (Rainews), Andrea Podestà (Nuova scuola genovese), Giordano Sangiorgi (Mei), Paolo Talanca (Fatto quotidiano), Gianluca Veltri (Mucchio selvaggio), Gianni Zuretti (Buscadero). IL PREMIO E GIORGIO LO CASCIO Dagli anni Settanta S. Andrea Ionio ha ospitato spesso cantautori italiani che, pur non avendo un grande successo commerciale, hanno fatto la storia della musica di qualità. L’istituzione, nel 2005, di un premio dedicato alla canzone d’autore rappresenta un’ulteriore tappa di questo percorso e l’idea di intitolare il riconoscimento a Giorgio Lo Cascio nasce dal fatto che nel 1977 proprio S. Andrea ospitò un concerto dell’artista romano scomparso nel 2001. Gli organizzatori di quello spettacolo conservano un bellissimo ricordo di quell’evento e per questo hanno voluto ricordare un artista sottovalutato. Giorgio Lo Cascio, prematuramente scomparso a soli 48 anni nel 2001, nei primi anni '70 fu tra i promotori della cosiddetta “scuola romana”, che si riconosceva nel Folkstudio di Trastevere. Lui, Antonello Venditti, Francesco De Gregori ed Ernesto Bassignano danno vita ad un quartetto, “I giovani del Folk”. Erano legati, i quattro (“quattro ragazzi con la chitarra ed un pianoforte sulle spalle” come canta Venditti in “Notte prima degli esami”) dallo stesso amore per il folk, la canzone d’autore, la poesie e la politica. Giorgio artisticamente era il figlio di Cohen, Francesco di Dylan, Antonello di Elton ed Ernesto di Tenco. Le loro prime canzoni erano piene di rabbia, vino, donne, funerali immaginari, aquiloni, soldati, treni e sogni di libertà. Dopo le prime apparizioni al Folkstudio, Lo Cascio insieme a De Gregori (di cui era fraterno amico) diede vita ad un duo, Francesco e Giorgio, assimilabile per alcuni versi a quello di Simon & Garfunkel. Lo Cascio è però stato un'artista dotato di una personalità autonoma. I suoi testi ci mostrano una vena intimista, quieta, fatta di piccoli sentimenti che proprio dalla semplicità traggono la loro profondità; il tutto espresso attraverso una musica acustica, arpeggiata, che non disdegna però di arricchirsi tramite gli apporti del moog, del flauto, del pianoforte, delle percussioni. Durante gli anni '70 ha avuto una produzione da cantautore politico, meritevole di essere riscoperta. Insieme a Venditti e De Gregori, firmò un contratto discografico per la IT. Mentre Venditti e De Gregori prepararono “Theorius Campus”, il loro esordio discografico, lui incise “La mia donna”, disco un po’ acerbo, molto acustico, poco competitivo rispetto ai brani dei vari cantautori che stavano venendo a galla e di scarsissimo successo. Riemerse nel 1976, grazie all’etichetta Divergo. Il disco prodotto, “Il poeta urbano”, album politico molto bello, assai personale, faticò però a farsi strada. Limitati furono anche i concerti tenuti da Lo Cascio, che l’anno dopo incise (sempre con la Divergo) un nuovo album, “Cento anni ancora”. Anche questo disco non ebbe fortuna, nonostante i brani fossero assai validi. Dopo un nuovo singolo, “Cosa c'è che non va”, sigla del programma tv "Tra scuola e lavoro", sparì dalle scene. Molti anni dopo, partecipò ad un gruppo estemporaneo, denominato U.A.F.F., messo in piedi da vari cantautori allo scopo di fornire un supporto economico al "Folkstudio" in difficoltà. Uscì poi un suo nuovo disco, “Il vaso di Pandora”, con Stefano Iannucci. Lo Cascio è stato ospite del Premio Tenco nel 1975, 1978 e 1983.