sabato 24 ottobre 2015

GEOFF TATE 2-12 a Trieste

Un altro grande del rock metal in arrivo a Trieste. Geoff Tate, già cantante dei Queensrÿche, sarà infatti mercoledì 2 dicembre al Teatro Miela con il suo vecchio/nuovo progetto “Operation: Mindcrime”, stesso titolo dell’album uscito nell’88. Con lui in questo tour Simon Wright (Ac/Dc, Dio) alla batteria, John Moyer (Disturbed) al basso, Kelly Gray (Queensrÿche) alla chitarra, Randy Gane (Queensrÿche, Rage for order) alle tastiere, Scott Mounghton (Geoff Tate Solo Band) alla chitarra. Jeffrey Wayne “Geoff” Tate (Stoccarda, classe ’59) è un tedesco naturalizzato statunitense. Dopo gli esordi progressive, nell’81 entra nei Queensrÿche (all’epoca si chiamavano The Mob), cui mancava il cantante. Rimane nella band fino al 2012, realizzando album come “Operation: Mindcrime”, “Empire” (’90) e “Promised Land” (’94) ma anche lavori solisti. Grande frontman e autentico animale da palcoscenico, con le sue quattro ottave di estensione vocale è tuttora un punto di riferimento nel suo genere. Il concerto è organizzato dall’associazione “Trieste is rock

TEATRO DEGLI ORRORI oggi a PN, 4-12 Trieste

Stasera a Pordenone, il 4 dicembre a Trieste. Fa infatti tappa oggi alle 21.30, al “Deposito”, il tour appena partito del Teatro degli Orrori, che segue la pubblicazione del quarto album in studio della band del veneziano Pierpaolo Capovilla (ma alla batteria c’è anche il batterista triestino Franz Valente). Band che sarà venerdì 4 dicembre al Teatro Miela. A tre anni di distanza dal precedente “Il mondo nuovo”, questo disco - intitolato semplicemente “Il Teatro degli Orrori”, nome che è un omaggio ad Antonin Artaud - è forse il lavoro più politico del gruppo. Racconta e al tempo stesso distrugge il mito del benessere, analizza i pericoli insiti nell’esclusione e nelle disuguaglianze sociali, spara a zero su una politica sempre più autoreferenziale, parla del lavoro che si porta via la vita delle persone. «Il disco - spiega il quarantaseienne Capovilla - ha lo stesso nome della band perchè vuole essere un ritorno alle origini: è come fosse un nuovo debutto, in questi anni in cui tutto è cambiato abbiamo pensato che fosse giusto ritornare all’essenza. C’è molta rabbia, addirittura risentimento per questo paese che non cambia mai e in questo senso è un disco molto più scuro dei precedenti». Album musicalmente molto duro, dai suoni potenti, tornando a certe atmosfere dei primi lavori della band, che risalgono a meno di dieci anni fa. Dodici storie che sono altrettanti episodi di un affresco musicale che ambisce a essere unico, una sorta di ritratto del nostro scassato Paese. Fra smarrimento e rabbia, sarcasmo e voglia di reagire, sfruttati e sfruttatori. I brani: “Disinteressati e indifferenti”, “La paura”, “Lavorare stanca”, “Bellissima”, “Il lungo sonno (lettera aperta al Partito Democratico)”, “Una donna”, “Benzodiazepina”, “Genova”, “Cazzotti e suppliche”, “Slint”, “Sentimenti inconfessabili” e “Una giornata al sole”. In occasione del nuovo disco e di questo tour, il gruppo ha cambiato pelle: sono infatti entrati Marcello Batelli alla chitarra elettrica e Kole Laca alle tastiere, che ora affiancano stabilmente (dopo averli supportati dal vivo da tre anni a questa parte) il cantante e leader Capovilla, il citato Valente, Gionata Mirai alla chitarra e Giulio Ragno Favero al basso. Il tour, dopo la data di ieri sera a Torino e quella di stasera a Pordenone, fa tappa il 29 ottobre a Roma, il 30 a Napoli, il 31 a Catania, l’1 novembre a Lamezia Terme, il 6 a Parma, il 7 a Segrate (Milano), il 13 ad Arezzo, il 14 a Livorno, il 20 a Brescia, il 21 a Cesena, il 27 a Bari, il 28 a Perugia, il 4 dicembre - come detto - a Trieste, il 5 a Marghera, il 7 ad Ascoli Piceno, l’11 a Bologna, il 12 a Firenze e il 18 a Verona.

giovedì 22 ottobre 2015

CIAO, nuovo libro VELTRONI

Ognuno di noi cerca per tutta la vita il proprio padre. Capita a chi lo ha visto diventare vecchio. Capita ancor più a chi non lo ha conosciuto. «Mio padre mi è sempre mancato, non l’ho mai nascosto. Non l’ho conosciuto, è morto che avevo un anno. Non ho neppure una foto con lui, un biglietto in cui mi dicesse qualcosa, magari per il futuro. Non so quanto mi ha tenuto in braccio, se mai mi ha dato un bacio e se gli sembravo carino ed era orgoglioso di me...». Così scrive Walter Veltroni nel suo nuovo libro “Ciao” (Rizzoli, pagg. 250, euro 18,50), dedicato al padre Vittorio, radiocronista di razza e primo conduttore del telegiornale, morto nel ’56, a soli trentasette anni, per una leucemia. L’autore immagina di incontrarlo sul pianerottolo di casa, in un deserto Ferragosto romano. Lo ha aspettato tutta la vita. E quando finalmente lo incontra, il padre gli dice che questo gli era sembrato il momento giusto per palesarsi «perchè per la prima volta mi sembri fragile, mi sembra tu abbia bisogno di me. Hai sempre saputo cosa fare e hai seguito la tua strada. Ora mi pare che tu sia incerto, come se la vita che hai sempre pensato di controllare ti stia sfuggendo di mano...». E il figlio conferma che «sono cambiate tante cose. Nel mio lavoro, nella casa che si è fatta silenziosa ora che le figlie sono lontane per lavorare. E anche, sono sincero, nella considerazione che posso fare del mio futuro». Parla un uomo di sessant’anni, che ha fatto di tutto: parlamentare e vicepremier, sindaco di Roma e ministro della Cultura, giornalista e critico cinematografico, fondatore e primo segretario del Pd, direttore dell’Unità e candidato premier, regista e scrittore. «Ho sempre progettato, costruito nel tempo, mi sono dato obiettivi a lungo termine. Ora è diverso...». E in quelle parole sembra di cogliere lo smarrimento di questi tempi, di una generazione che ha creduto di poter cambiare il mondo, di un Paese dove a volte sembrano essere saltati tutti gli equilibri. Belle, nel libro, le pagine dedicate al ricordo della madre, Ivanka Kotnik, figlia dello sloveno Ciril Kotnik, l’ex ambasciatore del Regno di Jugoslavia presso la Santa Sede che aiutò numerosi antifascisti ed ebrei romani a sfuggire alla persecuzione nazista dopo l'armistizio dell’8 settembre 1943. E all’incontro fra i genitori, complice una torta al cioccolato. Libro dedicato al fratello maggiore, Valerio, «per tutti questi giorni». E «a Ettore», «per tutte le sue storie. Fu proprio Scola, un giorno, a chiedergli «perchè muovesse le gambe in quel modo». Non lo so, fu l’ovvia risposta. «Lui mi sorrise e mi disse: il tuo papà faceva così...».

martedì 20 ottobre 2015

Zeppieri presenta album CAPO VERDE a Expo

Il produttore discografico friulano Alberto Zeppieri ha presentato all’Expo, a Milano, il sesto volume della collana discografica “Capo Verde, terra d’amore”. «La collana - ricorda Zeppieri - è dedicata sin dalla prima uscita al Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, dunque la presentazione del nuovo capitolo non poteva che tenersi nel luogo dove il pianeta si è riunito per parlare di cibo e alimentazione, in occasione proprio della Giornata mondiale dell’alimentazione». L’album registra un piccolo record: il maggior numero di artisti di origine o nazionalità straniera che cantano in italiano nello stesso disco. La portoghese Nancy Vieira, capoverdiana di origine, apre la raccolta con “Triste allegria”, di Amandio Cabral. Mariana Ramos ha duettato con Bobby Solo nel brano di Gerard Mendes “Sei la vita”. Il cantautore di origine serba Goran Kuzminac interpreta “Se fossi una mosca”. La senegalese Kinè Fall canta con i Milk and Coffee “Onarinà”, popolare cantilena capoverdiana. Yalda, da Teheran, duetta con Niccolò Agliardi in “Ripensamenti”. Ormai italiane d’adozione le interpreti di “Marilena”: la capoverdiana di Palermo Jerusa Barros e l’africana Karin Mensah. I tedeschi Pupkulies e la cantante Rebecca duettano con il capoverdiano Tibau Tavares ne “La taranta va”. Jacqueline Fortes, da Rotterdam, canta “Tra le tue braccia” in italiano e in due lingue minoritarie: il creolo e il friulano. Un altro capoverdiano, Teofilo Chantre, è la voce di “Fiore della speranza”. Fra gli italiani del disco, da segnalare Cristiano Malgioglio, Maria Nazionale, Niccolò Agliardi, Patrizia Laquidara, Aisha Cerami e Gigliola Cinquetti. Ma per Zeppieri si tratta di un periodo di grande attività. Sono infatti appena usciti altri due album nei quali ha messo lo zampino. Il primo è il nuovo lavoro di Fiordaliso, “Frikandò”, nel quale firma ben sette canzoni sulle dieci presenti nel disco, anticipato nelle radio da “Male”, adattamento creativo di “Malo”, successo spagnolo di qualche anno fa, dedicato all’eterno tema delle violenze domestiche. Una curiosità: nel video compare Rita Dalla Chiesa, con appello alle vittime di soprusi a chiamare il numero 1522 del ministero delle Pari Opportunità. L’altro lavoro è la colonna sonora del film “Rosso Mille Miglia”, con Martina Stella, Fabio Troiano e Remo Girone. Zeppieri ha scritto tutti i testi e ha curato il coordinamento artistico di un lavoro firmato da un altro musicista regionale: il compositore Riccardo Rossini. Il brano di punta è “Amami, prendimi, guidami”, un electro-swing interpretato da Simona Molinari con le Voci di Corridoio.

venerdì 16 ottobre 2015

ALBUM MADH

MADH “Madhitation” (Newtopia/Sony) Che fine fanno quelli di “X Factor” quando il talent più alla moda si conclude? C’è chi va a Sanremo (e si brucia), chi vivacchia nel sottobosco dello show business, chi scompare. Il sardo Madh sembra avere idee diverse per il suo futuro. Dopo il successo del singolo d’esordio “Sayonara” e del tour, ora se ne viene fuori con un album di inediti che ne mette in luce l’originalità. Seguito da Fedez, che era anche il suo giudice, il ragazzo (classe ’93, originario di Carbonia, patito della lacca...) spazia fra stili e generi diversi: fra pop e hip hop, reggae ed elettronica, atmosfere acustiche e cori arabeggianti, tentazioni classiche e contaminazioni varie. “Vai” è l’unico brano in italiano. Il resto è internazionale, non solo nell’idioma. In un disco coraggioso, che sprizza idee da ogni poro. twitter@carlomuscatello ©RIPRODUZIONE RISERVATA

HIT n RUN, NUOVO ALBUM PRINCE

La musica migliore degli anni Ottanta l’ha scritta e suonata Prince Roger Nelson, in arte soltanto Prince. L’allora genietto di Minneapolis proponeva all’epoca e soprattutto dal vivo (ricordiamo al proposito un concerto da antologia a Milano, nell’88...) un entusiasmante mix sonoro nel quale la musica nera attingeva, oltre che nel rock e nel pop, nel funk, nel rap, nella dance, persino nella classica e nella sinfonica. Se c’era un artista crossover, questo era lui. A volte squassato da devastanti furori psichedelici. Sono passati tanti anni. Il nostro si è perso e ritrovato, fra crisi personali e baruffe con le multinazionali del disco, ma ha sempre mantenuto un tocco musicale di primissimo livello. Un’originalità e una freschezza di ispirazione difficili da trovare in tanti ragazzetti di primo pelo. “Hit n Run” è il trentacinquesimo album di una carriera discografica cominciata nel ’78 con “For you” e che ha conosciuto perle assolute come “Purple rain” (’84) e “Lovesexy” (’88). Il termine del titolo (qualcosa del tipo “colpisci e scappa”...) sta a indicare uno show a sorpresa, di quelli annunciati con pochi giorni o addirittura poche ore di anticipo. Abitudine che l’artista statunitense coltiva da anni. Undici brani per quaranta minuti scarsi nei quali il nostro spazia fra le sue varie passioni e “specialità” musicali. Andiamo allora dalle ballate di “This could b us” (che per la verità stava già in un disco precedente) all’elettronica di “X’s face”, fino alla dance di “Fallinlove2nite” e “Ain’t about to stop” (con Rita Ora), con citazioni più o meno esplicite di sue cose del passato. E ampio uso di campionamenti. Se poi vogliamo dirla tutta, da molti anni e molti dischi la grandezza di Prince - che dal vivo non teme paragoni, un suo concerto rimane un’esperienza da non perdere - stenta a emergere anche in sala di registrazione. Chissà, forse ne è consapevole lui stesso, considerato il riferimento del titolo... Con lui nel disco le “3rdeyegirl”, ovvero Donna Grantis, Ida Nielsen e Hannah Ford Welton, che hanno detto: «È fenomenale, ci sono moltissime hit in questo album. È bizzarro, c’è un suono molto sperimentale. Sono un sacco di hit una dietro l'altra e conquisteranno i fan che amano ascoltare quello che Prince ha da dire, invece di volere sempre e solo il classico suono “alla Purple Rain”...». Si diceva delle baruffe con le major. Sembrava fosse tutto passato, a giudicare almeno dai due album pubblicati lo scorso anno dalla Warner. Ma questo nuovo lavoro esce solo su Tidal, il servizio di streaming di Jay-Z, l’unico luogo virtuale dove è attualmente presente il catalogo di Prince in streaming.

4-12 COFANETTO SPRINGSTEEN

Il 4 dicembre 2015 Columbia Records pubblicherà The Ties That Bind: The River Collection di Bruce Springsteen. Il cofanetto, che offre una retrospettiva completa sul periodo di The River, contiene 52 brani con tantissimo materiale inedito (4 CD), e 4 ore di immagini inedite (3 DVD). Il box set comprende: il doppio album The River originale; la prima release ufficiale di The River: Single Album; un CD di outtake 1979/80; un doppio DVD con immagini mai viste prima, con nuovo montaggio e riprese multicamera, tratte dal famoso show di Springsteen del 1980 a Tempe, in Arizona (definito da tutti un concerto imperdibile e mai pubblicato); un nuovo documentario su The River intitolato The Ties That Bind e un libro illustrato contenente 200 foto rare o inedite e cimeli più un nuovo saggio di Mikal Gilmore. The River, quinto album di Springsteen, uscì il 17 ottobre 1980 come doppio album e raggiunse la posizione n. 1 della classifica Top 200 di Billboard. Nelle sue note, il giornalista Mikal Gilmore definisce The River di Springsteen “l’album cardine: la cerniera tra le ambiziose agitazioni che l’avevano preceduto e i tumulti musicali più stringati, e talvolta lo storytelling da brivido, che seguirono”. (Due CD, recentemente rimasterizzati) The River: Single Album è l’album di dieci brani che Springsteen incise nel 1979 come seguito di Darkness On The Edge Of Town del 1978 senza mai pubblicarlo. “Alle canzoni mancava quella sorta di coesione e intensità concettuale che mi piace avere nella mia musica. Così sono tornato in studio di registrazione”, scrisse nel libro di testi e immagini Songs. Le prime sessioni segnarono l’inizio di un lungo e prolifico viaggio durato 18 mesi. Sette dei dieci brani di The River: Single Album finirono su The River, alcuni dei quali con testi e arrangiamenti diversi, mentre outtake come “Cindy” e una versione rockabilly di “You Can Look (But You Better Not Touch)” non trovarono spazio sul disco. Ora, per la prima volta, The River: Single Album è finalmente disponibile. Il quarto CD contenuto nel cofanetto è The River: Outtakes, che abbraccia le intere sessioni di registrazione di The River tra il 1979 e il 1980 e mostra tutta la profondità e la varietà della musica di Springsteen di quel periodo. Gli undici brani in tracklist sono rarità mai pubblicate finora, e in buona parte sono anche totalmente sconosciuti persino ai fan, abituati ormai a considerare le outtake di Springsteen come dei veri e propri segreti. Le undici outtake del “Record One” sono state mixate da Bob Clearmountain e masterizzate da Bob Ludwig. Altre undici outtake, quelle del “Record Two”, sono tratte dal cofanetto Tracks e da Essentials, e sono finalmente raccolte in un unico disco. The Ties That Bind è un nuovo documentario di 60 minuti diretto da Thom Zimny contenente un’intima intervista a Springsteen, nel corso della quale l’artista riflette sul lungo e tumultuoso periodo in cui The River fu scritto e registrato. Il film alterna il racconto del retroscena delle canzoni – con Springsteen che le illustra eseguendole da solo con la chitarra acustica – a immagini dei concerti dell’epoca e rare foto di Bruce e la sua band, dentro e fuori dallo studio di registrazione. L’ultima chicca video, Bruce Springsteen & The E Street Band: The River Tour, Tempe 1980, è un nuovo film realizzato con il materiale ripreso professionalmente nel 1980 utilizzando quattro telecamere e registrato in audio multitraccia. Il film contiene 24 canzoni (2 ore e 40 minuti) su 2 DVD tratte dal concerto che Springsteen tenne il 5 novembre 1980 alla Arizona State University di Tempe. Ampiamente riconosciuta come una delle migliori performance di Bruce, questo show intenso contiene le prime versioni live di più della metà dei brani che compongono The River. Il film include anche 20 minuti di immagini tratte dalle prove del River Tour, svoltesi a fine settembre 1980 a Lititz, in Pennsylvania, che mostrano Springsteen e la E Street Band lavorare agli arrangiamenti live di quello che allora era materiale inedito tratto dall’album che di lì a breve sarebbe stato pubblicato. Il film è stato recentemente montato dal regista Thom Zimny, collaboratore abituale di Bruce e vincitore di Grammy ed Emmy; l’audio è stato mixato in stereo e surround 5.1 da Bob Clearmountain partendo dalle registrazioni multitraccia originali, e infine masterizzato da Bob Ludwig. The Ties That Bind: The River Collection è racchiuso in un cofanetto 10’’ x 12’’ (25,40 cm x 30,48 cm) che contiene un libro con copertina rigida e 148 pagine illustrate da 200 foto in studio e dal vivo (buona parte delle quali mai pubblicate finora), oltre a pagine degli appunti di Springsteen, copertine dei singoli, immagini e outtake tratte dal packaging originale dell’album, più altri cimeli. Le note di copertina includono un nuovo saggio dil Gilmore, la recensione originale dell’album pubblicata da Rolling Stone nel 1980, e i commenti aggiornati di Springsteen su The River tratti dal libro Songs del 1998. The Ties That Bind: The River Collection è disponibile per il pre-order su Amazon 4 CD / 3 DVD oppure 4 CD / 2 Blu-ray e iTunes . Per ulteriori informazioni su Bruce Springsteen e la E Street Band: http://www.brucespringsteen.net/ http://www.facebook.com/brucespringsteen http://www.twitter.com/springsteen CD 1 The River - Record One 1 The Ties That Bind 2 Sherry Darling 3 Jackson Cage 4 Two Hearts 5 Independence Day 6 Hungry Heart 7 Out In The Street 8 Crush On You 9 You Can Look (But You Better Not Touch) 10 I Wanna Marry You 11 The River CD 2 The River - Record Two 1 Point Blank 2 Cadillac Ranch 3 I'm A Rocker 4 Fade Away 5 Stolen Car 6 Ramrod 7 The Price You Pay 8 Drive All Night 9 Wreck On The Highway CD 3 The River: Single Album 1 The Ties That Bind 2 Cindy 3 Hungry Heart 4 Stolen Car (Vs. 1) 5 Be True 6 The River 7 You Can Look (But You Better Not Touch) (Vs. 1) 8 The Price You Pay 9 I Wanna Marry You 10 Loose End CD 4 The River: Outtakes Record One 1 Meet Me In The City 2 The Man Who Got Away 3 Little White Lies 4 The Time That Never Was 5 Night Fire 6 Whitetown 7 Chain Lightning 8 Party Lights 9 Paradise By The “C” 10 Stray Bullet 11 Mr. Outside Record Two 12 Roulette 13 Restless Nights 14 Where The Bands Are 15 Dollhouse 16 Living On The Edge Of The World 17 Take 'em As They Come 18 Ricky Wants A Man Of Her Own 19 I Wanna Be With You 20 Mary Lou 21 Held Up Without A Gun 22 From Small Things (Big Things One Day Come) DVD 1 The Ties That Bind (Documentary) DVD 2 The River Tour, Tempe 1980 Concert – Part 1 1 Born To Run 2 Prove It All Night 3 Tenth Avenue Freeze-Out 4 Jackson Cage 5 Two Hearts 6 The Promised Land 7 Out In The Street 8 The River 9 Badlands 10 Thunder Road 11 No Money Down 12 Cadillac Ranch 13 Hungry Heart 14 Fire 15 Sherry Darling 16 I Wanna Marry You 17 Crush on You 18 Ramrod 19 You Can Look (But You Better Not Touch) DVD 3 The River Tour, Tempe 1980 Concert – Part 2 1 Drive All Night 2 Rosalita (Come Out Tonight) 3 I'm A Rocker 4 Jungleland 5 Detroit Medley 6 Where The Bands Are (Credits) BONUS: The River Tour Rehearsals - Ramrod - Cadillac Ranch - Fire - Crush On You - Sherry Darling

mercoledì 14 ottobre 2015

ARCADE FIRE, The Reflektor Tapes oggi e domani al cinema

Arriva oggi e domani nelle sale italiane (a Trieste a “The Space” delle Torri) il film degli Arcade Fire “The reflektor tapes”. Presentata in anteprima al festival di Toronto, la pellicola è un’opera a metà strada fra un “making of” dell’album “Reflektor” e un filmato dal vivo dell’ultimo tour della band canadese, con l’aggiunta di interviste, immagini private nel backstage e fuori dalle scene. «Ci sono immagini del tour - dicono i fratelli Win e Will Butler, fondatori del gruppo - in cui siamo stati molto vicini a mettere in scena esattamente quello che immaginavamo nelle nostre teste. Siamo stati fortunati perchè sin dall’inizio avevamo accanto a noi Kahlil Joseph (regista del film, vincitore nel 2013 del premio Grand Jury al Sundance Film Festival per il miglior cortometraggio - ndr), pronto a documentare tutto questo». Per la band canadese non si tratta della prima incursione nel cinema. Nel 2011 avevano scritto con Spike Jonze un film (poi diventato quasi un “cult”) ispirato al disco “The suburbs”. E nel 2013 il video della loro “Reflektor” era stato firmato dal celebre fotografo e regista Anton Corbijn. Ora arriva - secondo le note di produzione - questa «esperienza cinematografica unica, un paesaggio sonoro e visivo caleidoscopico, un incrocio tra documentario, arte, musica e storia personale per narrare la creazione dell'ultimo album della band». Con la presentazione in anteprima assoluta per il cinema di un nuovo brano inedito. “The Reflektor Tapes” racconta la nascita di un album, la vita degli artisti mentre stanno lavorando alla nuova opera, e tanto altro. Il film ripercorre l’esperienza dell’album, tracciando passo dopo passo il percorso creativo della realizzazione del disco, dalle prime fasi della scrittura in Giamaica alle sessioni di registrazione a Montreal, dal concerto improvvisato in un hotel haitiano a Carnevale, fino ai concerti a Los Angeles e Londra. Gli Arcade Fire hanno debuttato nel 2004 con l’album “Funeral”, apprezzato da critica e pubblico. Il successivo “Neon Bible”, pubblicato nel 2007, ha scalato le classifiche inglesi e americane.

martedì 13 ottobre 2015

13-11 esce Roma Live! dei BAUSTELLE

Esce venerdì 13 novembre ROMA LIVE!, il primo album dal vivo dei Baustelle in quindici anni di carriera arricchito da uno speciale artwork ad opera di Malleus, studio artistico e grafico di grande fama nel mondo dell’art-rock. Registrato nel corso del loro tour più recente, intrapreso tra il 2013 e il 2014 per presentare le canzoni dell’album “Fantasma”, l’album è un disco live e al tempo stesso una raccolta di grandi successi: la scaletta prevede 14 brani tra cui spiccano le due cover inedite “Signora ricca di una certa età”, versione in italiano di “Lady of a certain age” dei Divine Comedy e “Col tempo” di Leo Ferrè. Registrato a Roma nel corso di tre concerti in tre diverse location – la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, l’ex-Mattatoio di Testaccio e l’Auditorium della Conciliazione – con tre diverse formazioni (con orchestra sinfonica, con sezione fiati e con quartetto d’archi), l'album offre una scaletta di grande varietà dal punto di vista sonoro, con tutti i classici del gruppo completamente riarrangiati. “Il tour di "Fantasma" è stato molto importante per i Baustelle, e un'occasione per mostrare al pubblico le varie facce di un disco abbastanza complesso. – racconta Francesco Bianconi - Un disco che abbiamo portato in giro in versione sinfonica, in versione rock e anche in una acustica, da camera. Abbiamo registrato tutti i concerti, sapendo che si trattava di eventi speciali e per noi molto emozionanti. Riascoltando, a freddo, ci siam detti: perché non fissarle per sempre, queste emozioni? Lo facciamo, un disco dal vivo? Lo abbiamo fatto: un disco live fatto di tre diversi concerti romani. Chiamatela pure celebrazione, o mancanza di nuove idee, ma dopo tanti anni di strada assieme, ce lo meritiamo, noi e il nostro pubblico”. Dell’album, disponibile su cd singolo, verrà anche realizzata una versione in LP doppio vinile 180 grammi a tiratura limitata e numerata

The Hunting Dogs premiati a festival rock Zagabria

La fiumana Alba Nacinovich e il goriziano Marco Germini hanno vinto. The Hunting Dogs - questo il nome che hanno scelto per il loro duo - si sono infatti aggiudicati a Zagabria il “Premio per l'innovazione musicale” del Karlovacko RockOff Festival, conferito dall’Associazione croata dei compositori attraverso una giuria composta da musicisti, produttori e giornalisti musicali della vicina repubblica. Già a settembre i due musicisti avevano entusiasmato pubblico e critica presenti alla prima fase del festival. Qualcuno aveva infatti scritto: «L’electro duo The Hunting Dogs ha dominato il palco in sintonia perfetta, con una moltitudine di strumenti diversi ha creato una situazione che nessuno abbia mai visto in Croazia prima d’ora». Ora è arrivato il premio, a conclusione di un percorso che aveva visto all’inizio ben 192 band e artisti partecipanti alle selezioni, che avevano portato The Hunting Dogs nella “top five” del festival croato. Oltre al premio vinto (cento ore di registrazione in studio con un produttore e la realizzazione di un video), Alba e Marco ora suoneranno nel tour promozionale del Festival Karlovacko e sono già stati inseriti nel cd della competizione, una compilation che raccoglie i singoli delle migliori 17 band. Il loro disco “Out to hunt” - che loro definiscono “un album di electro-shocked pop”, ben accolto dalla critica e premiato al contest “Sing Happy”, ad Arezzo Wave - è disponibile sia in vinile che in digitale. Marco Germini è un esperto di musica elettronica e colonne sonore, Alba Nacinovich viene dal rock e dal cantautorato. Si sono incontrati a Trieste, dove entrambi frequentavano il corso di jazz del Conservatorio Tartini. Lì è scoccata la scintilla artistica e i due hanno deciso di proseguire assieme la strada della ricerca e della sperimentazione, formando un duo. «Lavoriamo assieme dal 2012 - dicono -, il nome lo abbiamo scelto mutuando il titolo di uno dei primi brani composti insieme: incarnava alla perfezione quel desiderio feroce (prendendo in prestito una definizione di Keith Jarrett) che a parer nostro è la musica, in cui tecnica e conoscenza sono sì necessari, ma a guidarli resta sempre l’istinto e la sua imprevedibilità».

venerdì 9 ottobre 2015

ADDIO A SERGIO CONTI, batterista triestino, suonò con Mina, Luttazzi, Morricone...

Aveva suonato con Mina, Ennio Morricone, Lelio Luttazzi. Ma anche con musicisti e direttori d’orchestra come Armando Trovajoli, Bruno Canfora, Gianni Ferrio. Il batterista Sergio Conti è morto a Roma, a 84 anni. Era nato a Trieste, dove tornava sempre volentieri, anche se viveva nella capitale ormai da più di mezzo secolo. Faceva parte di quella generazione dei giovani triestini del dopoguerra come Lelio Luttazzi, Teddy Reno, Franco Vallisneri, Gianni Safred, Franco Russo, Gino Cancelli, Danilo Ferrara e tanti altri, che erano cresciuti a contatto con i musicisti americani residenti o di passaggio a Trieste. A cavallo fra la fine degli anni Quaranta e l’alba dei Cinquanta in città si era infatti creata una particolare atmosfera, un fertile mix che, tra club, locali e produzioni radiofoniche, offriva moltissime occasioni innanzitutto di formazione musicale, ma poi anche di lavoro ed esperienze professionali di alto livello. Trasferitosi a Roma alla fine degli anni Cinquanta, la sua solida preparazione musicale unita a una naturale musicalità gli permette di trovare lavoro subito e senza difficoltà. Stavano per arrivare gli anni del boom, l’Italia viveva un periodo di rinascita e c’erano occasioni per tutti quelli che erano in grado di coglierle. Il giovane Sergio comincia allora a suonare con l’allora grande orchestra della Rai diretta da direttori come Trovajoli, Canfora, Ferrio, Luttazzi. Partecipa così a quella stagione della televisione, ma più in generale della musica e dello spettacolo in Italia, caratterizzata da una qualità e uno stile tuttora ineguagliati. Non si possono dimenticare programmi come Studio 1, Teatro 10, la grande tv in bianco e nero che ancora fa capolino nelle riproposizione delle Teche Rai. In quelle produzioni, dietro alla batteria, in un impeccabile smoking, c’è sempre Sergio Conti. A fianco di Mina, Luttazzi, Celentano e tanti altri personaggi che hanno scritto la storia della televisione, oltre che della musica, nel nostro Paese. «Era un grande amante del jazz e in generale della musica americana - ricorda il batterista triestino e direttore della Casa della musica Gabriele Centis -, prediligeva il suono delle big band e adorava la pulsazione dello swing, in cui era maestro: una passione che condivideva con Lelio Luttazzi. Lo considero un maestro, con il suo “suono americano” e uno “spazzolato” fenomenale. Ci mancherà...».

THE HUNTING DOGS stasera a festival rock zagabria

Lui si chiama Marco Germini, viene da Gorizia. Lei è Alba Nacinovich, originaria di Fiume. Assieme si chiamano The Hunting Dogs. Stasera partecipano alla fase finale del Karlovacko RockOff Festival di Zagabria, considerato il più importante festival per band emergenti della Croazia, in corso al Katran della capitale della vicina repubblica ex jugoslava. Marco e Alba sono entrati nella “top five” del festival croato (in palio: cento ore di registrazione in studio con un produttore, la realizzazione di un video e un tour promozionale), superando una dura selezione che partiva dalle 192 band iscritte alla rassegna. Il mese scorso, durante la prima fase del festival, la loro esibizione è stata così commentata: «L’electro duo The Hunting Dogs ha dominato il palco in sintonia perfetta, con una moltitudine di strumenti diversi ha creato una situazione che sono sicura nessuno abbia mai visto in Croazia prima d’ora». Il duo ha recentemente pubblicato il disco “Out to hunt”, che loro definiscono “un album di electro-shocked pop”, ben accolto dalla critica e premiato al contest “Sing Happy”, ad Arezzo Wave. Un loro brano è stato scelto come colonna sonora dello spot pubblicitario di un famoso marchio di scarpe sportive. Ma chi sono Marco Germini e Alba Nacinovich? Il primo è un esperto di musica elettronica e colonne sonore, la seconda viene dal rock e dal cantautorato. Si sono incontrati a Trieste, dove entrambi frequentavano il corso di jazz del Conservatorio Tartini. Lì è scoccata la scintilla artistica e i due hanno deciso di proseguire assieme la strada della ricerca e della sperimentazione, formando un duo. «Lavoriamo assieme dal 2012 - dicono -, il nome lo abbiamo scelto mutuando il titolo di uno dei primi brani composti insieme: incarnava alla perfezione quel desiderio feroce (prendendo in prestito una definizione di Keith Jarrett) che a parer nostro è la musica, in cui tecnica e conoscenza sono sì necessari, ma a guidarli resta sempre l’istinto e la sua imprevedibilità». Ancora Alba e Marco: «La necessità di cacciare risalta poi ancor di più quando si ha a che fare (o meglio, smanettare) con nuove tecnologie, in cui di sentieri battuti semplicemente non ce n’è. Scoprire infine che The Hunting Dogs è anche una costellazione, formata proprio da due cani da caccia, era un segno che non potevamo ignorare. Se ancora non bastasse, l’acronimo Thd significa anche Total Harmonic Distorsion».

martedì 6 ottobre 2015

MORRISSEY sabato a Lubiana

Il nuovo tour di Morrissey prevede soltanto due tappe in Italia: domani al Teatro Augusteo di Napoli, giovedì al palasport di Cesena. Ma per noi che viviamo nel profondo e teoricamente periferico Nord Est, c’è una possibilità in più, che arriva dalla vicina Slovenia. Il tour europeo dell’ex leader degli Smiths passa infatti anche da Lubiana, sabato alle 20.30 all’Hala Tivoli. Strano rapporto con la discografia, quello del cinquantaseienne artista di Manchester. Mesi fa aveva “minacciato” l’abbandono dell’attività live, con conseguente ritiro a vita privata. «Non c’è verso - aveva scritto su un sito - che possa suscitare alcun interesse presso qualsiasi casa discografica nel Regno Unito, quindi le prossime due date all'Hammersmith di Londra saranno probabilmente le ultime in assoluto in Inghilterra. Siamo ossessivamente grati al nostro pubblico per il supporto e la lealtà dimostrati in questi 28 anni, ma senza nuove pubblicazioni vengono a mancare i presupposti nel programmare ulteriori attività dal vivo. Ancora grazie per infinite volte: il piacere e il privilegio sono miei». Morrissey non ha più fornito aggiornamenti circa il suo nuovo album, ideale seguito di “World peace is none of your business”, a supporto del quale era venuto in tour in Italia esattamente un anno fa, e la cui lavorazione - stando a quanto dichiarato dall’artista lo scorso dicembre - sarebbe stata avviata nel febbraio scorso e, dicono, ormai ultimata. Quasi un ultimatum all’establishment discografico inglese, con il quale l’artista ha sempre avuto un rapporto piuttosto tormentato. Nel frattempo, in attesa del disco e assieme a questo tour, ecco il suo debutto letterario. È infatti uscito il suo primo romanzo, “List of the lost”, che parla di demoni, magia nera, sport e anni Settanta. La trama si sviluppa infatti attorno alle vicende di una squadra di maratonete, negli Stati Uniti. Il libro è stato finora pubblicato dall’editore Penguin Fiction in Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e India. Con il debutto da romanziere, il cerchio in qualche modo si chiude. Morrissey è infatti uno degli autori più letterari usciti dal mondo della musica pop. Con i suoi Smiths ma anche da solista. Steven Patrick Morrissey (questo il suo nome copmpleto) ha origini irlandesi. Come cantante degli Smiths ha raggiunto il successo negli anni Ottanta, nell’87 la band si è sciolta e il nostro ha proseguito da solista. Considerato tra i più importanti precursori e innovatori della musica “indie”, il quotidiano inglese Daily Telegraph nel 2007 l’ha inserito in una classifica dei cento geni viventi. L’anno dopo Rolling Stone l’ha invece celebrato, in un’altra classifica, fra i cento migliori cantanti di sempre.

lunedì 5 ottobre 2015

ADDIO MALTESE, BANCO MUTUO SOCCORSO

Un altro pezzo del Banco del Mutuo Soccorso - e di storia del pop progressive italiano - se n’è andato. È morto al Policlinico Umberto I di Roma il chitarrista Rodolfo Maltese, nato a Orvieto nel ’47: era malato da anni ma non aveva mai smesso di suonare, con il gruppo e nei suoi progetti solisti. All’alba degli anni Settanta, con Orme, Premiata Forneria Marconi, Osanna e altri gruppi, la band romana - formata nel ’69 dai fratelli Vittorio e Gianni Nocenzi - ha scritto le pagine più importanti dell’allora nascente pop/rock italiano. Con album come “Banco del Mutuo Soccorso” (’72, con la copertina ormai da collezione a forma di salvadanaio), “Darwin!” (’72, lavoro sull’evoluzione della specie, considerato in una classifica americana il miglior album progressive di sempre), “Io sono nato libero” nel ’73, “Banco” nel ’75, “Come in un'ultima cena” nel ’76, “Canto di primavera” nel ’79, “Urgentissimo” nell’80, “Buone notizie” nell’81... Ma quelli del Banco, attraverso vari cambi di formazione, sono rimasti sempre in pista. Due anni fa, erano al Deposito Giordani di Pordenone, nell’ambito dell’On the road tour 2013, che era il seguito della tournèe del quarantennale passata anche quella nella nostra regione. E continuavano a suonare in mezzo mondo: dall’Asia agli Stati Uniti, dal Sud America all’Australia. Di formazione classica e jazz, Maltese era entrato nel gruppo nel ’73, proveniente dagli Homo Sapiens, in sostituzione di Marcello Todaro. Oltre alla chitarra suonava la tromba. Nel febbraio 2014 era morto in un incidente stradale Francesco “Big” Di Giacomo, il cantante del Banco.

sabato 3 ottobre 2015

FANFARA TIRANA e TRANSGLOBAL UNDERGROUND 13-10 a Trieste, Teatro Miela

Metti assieme una delle migliori “brass band” balcaniche e un drappello di manipolatori di suoni londinesi, esperti nel mescolare stili e ritmi musicali. L’esplosivo risultato di questo incontro andrà in scena martedì 13 ottobre alle 21.30, al Teatro Miela di Trieste, in apertura della rassegna “Miela Music Live”. Stiamo parlando della Fanfara Tirana che “incontra” Transglobal Underground, per dar vita al “Kabatronics Live Project”. Due anni fa l’ensemble balcanico, dopo aver girato i migliori festival europei (Sziget, Roskilde, Womad...), ha consegnato il suo album ai ragazzacci inglesi, forse anche “per vedere l’effetto che fa”. E l’effetto è stato qualcosa di nuovo e realmente originale, tanto che i suonatori di ottoni sono rientrati in studio con gli astuti manipolatori per immortalare il frutto di questo incontro. Ecco allora che le musiche tradizionali del Sud dell’Albania (il “kaba”, per esempio) s’incontrano con il reggae, gli ottoni flirtano con l’elettronica, il sitar con le ardite polivocalità tipiche dei Balcani, la leggendaria voce folk albanese di Hysni “Niko” Zela si mescola con quella nera di Tuup... Sono passati due anni e questo originale gruppo di musicisti multietnici è ancora in giro per il mondo. Di ritorno da un tour in Cina, ora arrivano a Trieste, per poi andare a suonare a Zurigo e in Puglia. Da segnalare ancora che la Fanfara Tirana, nata nel 2002 dalla Fanfara dell’esercito albanese, ha fatto rifiorire la tradizione di questi gruppi musicali, che risale al 1878. Primo album nel 2008, per l’etichetta tedesca Piranha. In Italia hanno già suonato alcune volte, anche al nostro Folkest e al Medimex di Bari. Per quanto riguarda i Transglobal Underground, sono da anni fra i massimi contaminatori e mescolatori di suoni world, musica ambient, suggestioni folk di ogni parte del mondo. Il loro primo album, “Dream of 100 nations”, anni fa scalò le classifiche “indie” e ottenne recensioni entusiastiche dalla critica specializzata. E il secondo album, “International times”, completò l’opera lanciando il gruppo in tutta Europa. Ora il fertile incontro con gli ottoni albanesi, che il 12 vedremo anche a Trieste. Organizzazione Bonawentura. Informazioni e prevendite su www.miela.it