giovedì 23 dicembre 2021

CARLO MUSCATELLO… / da IES

 Carlo Muscatello si occupa da sempre di musica e cultura giovanile. È stato redattore e critico musicale del quotidiano “Il Piccolo” di Trieste, ha collaborato con vari giornali e con le iniziative editoriali del Corriere della sera. Ha condotto programmi radiofonici e televisivi. I suoi articoli sono anche sul blog Ramble Tamble.

Presidente dell’Associazione della stampa del Friuli Venezia Giulia, attualmente collabora a Radio Rai Fvg e al sito di Articolo 21. Fa parte della giuria del Premio Tenco e del Premio Giornalistico Marco Luchetta. Nel 2021 ha coordinato la giuria del Miela Music Contest.



TRIESTE, CITTÀ DELLA MUSICA / da IES

 E poi c’è il rock. Con il pop, la leggera, il folk, il jazz… Sì, perché oltre a classica e lirica, prosa e teatri dialettali, cinema e arti varie, a Trieste c’è anche tanta sonorità, tanta musica. IES si fa aiutare in questo viaggio dentro la “città della musica” da un giornalista, Carlo Muscatello, attento testimone di quanto prodotto negli anni a Trieste. Cominciamo da qui allora: come la chiamiamo la musica prodotta negli anni a Trieste, semplicemente popolare?

“Negli anni Settanta il cantautore triestino Gino D’Eliso aveva coniato l’azzeccato neologismo Mitteleurock. Diciamo che la nostra è una musica popolare che pesca nella storia, nella posizione geografica, nelle peculiarità della città”.

La Trieste multiculturale, multietnica, multi-tutto, quanto è stata influenzata e contaminata dalle culture che l’hanno attraversata?

“Nel dopoguerra gli americani hanno portato una ventata di suoni che nel resto del Paese ancora non erano abituali. Forse solo a Napoli, altro grande porto, si viveva qualcosa di analogo. L’antico legame con l’Austria ha poi lasciato come eredità la grande passione per l’operetta. E infine c’è lo sguardo curioso verso Est, verso i Balcani. Il compianto Alfredo Lacosegliaz è stato fra i primi a indagare quel meraviglioso e ricchissimo serbatoio di ritmi e suoni, mentre i suoi coetanei guardavano solo a quanto arrivava da Inghilterra e Stati Uniti”.

Una carrellata di nomi che hanno fatto la storia musicale della città…

“Pericoloso: si rischia sempre di dimenticare qualcuno. E comunque per trovare artisti di prima grandezza dobbiamo tornare agli anni Sessanta e ai “soliti” Lelio Luttazzi, Teddy Reno, Lorenzo Pilat. Con l’aggiunta di Sergio Endrigo che però era nato a Pola, del “triestino” Bobby Solo (all’anagrafe Roberto Satti, romano di nascita), di Flavio Paulin, il celebre falsetto dei Cugini di campagna, nato a Trieste e poi volato nella capitale”. 

Più recentemente?

“C’è stata e per fortuna c’è ancora la monfalconese Elisa, nata nel capoluogo regionale. Senza dimenticare un drappello di validi strumentisti, da Claudio Pascoli a Toni Soranno a tanti altri rimasti dietro le quinte. Quelli insomma che suonano nei dischi e nei concerti, rimanendo sempre un passo dietro le star”.

E il futuro? Che futuro c’è per la nostra musica?

“Il lavoro svolto in questi anni da un’istituzione meritoria come la Casa della musica, assieme alle altre scuole che hanno via via affiancato il Conservatorio, sta producendo nuove generazioni di cantanti, musicisti, autori che possono dire la loro anche fuori dai confini locali. Alcuni già lo stanno facendo”.

“E poi - conclude Carlo Muscatello - c’è il web, moltiplicatore di opportunità per qualsiasi ragazza o ragazzo che prenda in mano uno strumento e si avvicini all’universo meraviglioso delle sette note. Le moderne tecnologie permettono oggi a chiunque sia dotato di talento di affacciarsi sulla scena musicale, senza sottostare alle antiche trafile, senza dover sempre bussare alle porte a Roma e Milano…”.


 

ALTRE AGGRESSIONI A TRIESTE / da art21

 Un’altra aggressione a un giornalista di Telequattro e altre minacce a un fotografo del quotidiano Il Piccolo, ancora a Trieste. Stavano entrambi documentando il “Caffè anti green pass”, andato tristemente in scena in quella piazza Unità dove dovrebbero essere vietate manifestazioni di ogni tipo, dopo i disordini, i cortei, le manifestazioni, i sit in di ottobre e novembre. E invece una quarantina di persone, senza bandiere e striscioni, ha messo in scena l’ormai stanco rituale a base di slogan contro il vaccino, il green pass, contro Draghi, contro il governo e ovviamente contro i “giornalisti terroristi”. Ne hanno fatto le spese – per fortuna senza gravi conseguenze – i colleghi dell’emittente televisiva regionale del Friuli Venezia Giulia e del quotidiano triestino, aggrediti e minacciati dai più esagitati del gruppetto. E anche stavolta, purtroppo, come già successo in passato, a Trieste e in tante altre città, nessuna reazione da parte delle forze dell’ordine e degli uomini della Digos che pure erano presenti in piazza.

Siamo alle solite, dunque. Speravamo che il momento di follia antiscientifica fosse alle spalle, speravamo che i giornalisti e gli operatori dell’informazione potessero riprendere a svolgere il proprio lavoro senza il timore di essere aggrediti, minacciati, insultati. E invece sono scesi drasticamente i numeri dei manifestanti, ma quel clima di odio e intolleranza è ancora drammaticamente e pericolosamente presente.

Come si ricorderà, Assostampa Fvg e Ordine regionale dei giornalisti hanno nelle scorse settimane deciso di affiancare i colleghi aggrediti, chiedendo la costituzione di parte civile a sostegno di quanti hanno avviato o avvieranno azioni legali a propria tutela. Analoga decisione è stata poi adottata dalla Fnsi, come ha spiegato recentemente il presidente Beppe Giulietti: “La Federazione nazionale della stampa italiana raccoglie l’appello di Articolo21 – nato dopo l’analoga iniziativa di Assostampa Fvg e Ordine giornalisti Fvg – a tutela del diritto di cronaca e dei giornalisti minacciati, insultati, aggrediti da squadristi e negazionisti di qualsiasi natura e colore durante lo svolgimento del proprio lavoro e continuerà, come fatto fino ad oggi, a costituirsi parte civile nei processi contro chi è accusato di aggressioni e minacce nei confronti dei colleghi”.

Siamo ancora in attesa del primo rinvio a giudizio e del primo processo. C’è un collega del Piccolo, aggredito un mese fa durante un corteo a Trieste, che ha presentato regolare denuncia contro il suo aggressore, identificato con nome e cognome, ma che ancora aspetta – assieme a noi – che venga fatta giustizia

domenica 5 dicembre 2021

ADDIO A DEMETRIO VOLCIC / da Art21

 di Carlo Muscatello

Lubianese di nascita, triestino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione intellettuale, Demetrio Volcic ha raccontato agli italiani per anni, meglio di chiunque altro, forse proprio grazie all’inprinting delle sue origini, Mosca e l’allora Unione Sovietica e l’Europa oltrecortina. Da autentico uomo di confine, ha scelto di vivere i suoi ultimi anni nella mitteleuropea Gorizia, città fino a pochi anni fa tagliata da un muro che divideva la parte italiana e quella slovena. Città dov’era nata sua madre, il padre era invece triestino. La sua famiglia si era trasferita a Lubiana durante il fascismo. 

Entra in Rai nel 1956 a Trieste, nel ‘64 è inviato speciale, nel ‘68 corrispondente dall’estero: Praga, Vienna, Bonn, Varsavia, Mosca. Non c’è evento, fra quelli che portano alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, che Volcic non abbia raccontato da giornalista di razza agli italiani. Nel ‘93, dopo un quarto di secolo all’estero, torna in Italia, nominato direttore del Tg1. Nel ‘97, nelle elezioni suppletive seguite alla scomparsa di Darko Bratina, altro grande uomo di confine, è eletto senatore per il Pds. Successivamente europarlamentare, ha lavorato all’ingresso della Slovenia e di altri paesi dell’est nell’Unione europea.

Conosceva sei lingue ed era un buon giocatore di scacchi. Lascia numerosi libri di successo, l'ultimo dei quali uscito quest’anno, una sorta di summa di quanto aveva scritto in precedenza, primo e unico libro in lingua slovena. Lascia soprattutto un figlio che vive a Mosca e una figlia che vive in Gran Bretagna. 

Disse una volta: “Sono sopravvissuto da spettatore a quei teatri dell’assurdo che il comunismo dell’Est ha rappresentato. Un tempo la pensavo come Joseph Roth, al quale bastò un viaggio in Russia per conoscere se stesso. Mi sarei ricreduto: la sofferenza altrui non aiuta a capire la propria, produce soltanto sensi di colpa e a volte ilarità…”.

Pochi giorni fa, il 22 novembre, aveva compiuto novant’anni.

lunedì 22 novembre 2021

ADDIO A PAOLO PIETRANGELI / da Art21

 di Carlo Muscatello


“Contessa”, ma non solo. “Valle Giulia”, ma non solo. Altri inni del Sessantotto, ma non solo. Paolo Pietrangeli, morto ieri a settantasei anni, è stato molto altro. Per semplificare: uno dei maggiori protagonisti della cultura italiana della seconda metà del Novecento. 

Da molti anni, per vivere, faceva il regista televisivo. Anche di un certo successo. Dal “Costanzo Show” a “C’è posta per te”, da “Amici” ad altri programmi soprattutto della galassia Mediaset (il che gli aveva anche procurato qualche critica “dura e pura”…).

Da parte nostra, lo ricordiamo con le parole del Club Tenco, che lo ha premiato - purtroppo in assenza: era già malato - due mesi fa: “L’esuberanza e il fervore giovanile che all’età di vent’anni gli hanno ispirato ‘Contessa’ hanno creato di lui l’immagine di un autore esclusivamente orientato a inni roboanti. Nulla di più lontano dalla sua vera vena poetica, costruita casomai sulla bonaria ironia e sul dubbio continuo in grado di rimettere in discussione ogni verità che si ritiene assoluta. Maestro del linguaggio dai virtuosismi verbali, inventore di immagini esotiche, eretiche ed erotiche, dispensa aneddoti e riflessioni danzando su sintassi musicali sapienti e, al contempo, di immediata presa, come si addice ai veri creatori di canzoni popolari".

Sì, perché Paolo Pietrangeli è stato tante cose: cantautore, regista, scrittore, sceneggiatore, persino candidato in parlamento nel ‘96 e nel 2001 per Rifondazione Comunista, da ultimo nel 2018 per Potere al popolo. Non venne mai eletto, ma le candidature facevano parte di un suo coerente impegno politico e di testimonianza cominciato da ragazzo.

Assieme a tanto altro. Aiuto regista per Mauro Bolognini, per Luchino Visconti (“Morte a Venezia”), per Federico Fellini. Regista nel ‘74 del documentario “Bianco e nero”, nel ‘77 del film “Porci con le ali”, nell’80 de “I giorni cantati”, fra gli altri con Francesco Guccini. Del 2001 è “Genova. Per noi”, documentario dedicato alle drammatiche giornate del G8 di Genova segnate dagli scontri tra forze di polizia e manifestanti e dalla morte di Carlo Giuliani.

E poi i dischi, i concerti, le manifestazioni… lui c’è sempre stato. Il suo album più recente è del 2015, registrato assieme alla pianista jazz Rita Marcotulli, s’intitola “Paolo e Rita”.

E poi, e poi… Ma poi si torna sempre lì, a quei versi che non moriranno mai. “Che roba contessa, all'industria di Aldo, han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti, volevano avere i salari aumentati, gridavano pensi di esser sfruttati. E quando è arrivata la polizia, quei pazzi straccioni han gridato più forte. Di sangue han sporcato il cortile e le porte. Chissa quanto tempo ci vorrà per pulire…”.

Gran finale: “Compagni, dai campi e dalle officine, prendete la falce, portate il martello. Scendete giù in piazza, picchiate con quello. Scendete giù in piazza, affossate il sistema”.

Ma erano altri tempi. Anzi, era un altro mondo.

venerdì 19 novembre 2021

A CHI GRIDA “GIORNALISTI TERRORISTI”… / da newsletter Ordine Fvg


di Carlo Muscatello*

 

Non era mai successo, in tanti anni e decenni, che il lavoro del giornalista e più in generale dell’operatore dell’informazione diventasse oggetto di aggressioni, minacce e insulti generalizzati. Eppure la professione ha passato e superato momenti difficili e drammatici, pensiamo soltanto alla stagione del terrorismo, durante la quale sono stati colpiti anche molti colleghi, alcuni dei quali hanno pagato il loro impegno professionale anche con il sacrificio della vita.
Ma dovevamo aspettare questa triste stagione della follia antiscientifica dei no vax e dei no green pass, per assistere alle aggressioni nei confronti di chi sta solo facendo il proprio lavoro e ascoltare nei cortei - prima a Trieste, poi purtroppo ovunque - l’irricevibile slogan “giornalisti terroristi “.
Ebbene, noi siamo convinti che chi grida queste parole dovrebbe innanzitutto vergognarsi. Primo: perché non conosce la storia del nostro Paese, che il terrorismo - come si diceva - lo ha conosciuto, affrontato e sconfitto anche con il lavoro e il sacrificio dei giornalisti che in quella tragica stagione sono stati colpiti. Secondo: perché non conosce nemmeno la nostra Costituzione, che nell’articolo 21 riconosce l’importanza dell’informazione in una democrazia che voglia effettivamente essere tale.
Andate a studiare, verrebbe dunque da dire a questa minoranza molto aggressiva e rumorosa che - oltre a ostacolare l’uscita dall’incubo pandemia - ha messo anche i giornalisti e gli operatori dell’informazione nel mirino, in un clima generale di odio e intolleranza.
Come Assostampa Fvg, assieme al nostro Ordine regionale, saremo sempre al fianco dei colleghi aggrediti, minacciati e insultati. Per questo abbiamo deciso di fare richiesta di costituzione di parte civile a fianco dei giornalisti che hanno presentato o presenteranno denuncia dopo le violenze e le minacce subite durante le manifestazioni no green pass. Abbiamo fatto inoltre segnalazione alla Polizia postale delle continue minacce ricevute sui social network da giornalisti e media che seguono le manifestazioni di protesta. E abbiamo anche fatto segnalazione a Facebook delle minacce e violenze verbali che attraverso la piattaforma vengono veicolate, non rispettando quanto indicato nella policy di utilizzo della piattaforma per non alimentare l’odio e la violenza.
Speriamo possa servire per uscire da una situazione che non avremmo mai pensato di dover affrontare. Una situazione nella quale fare il proprio lavoro, per giornalisti e operatori dell’informazione, è diventato pericoloso.
*presidente Assostampa Fvg

lunedì 8 novembre 2021

MANESKIN CON GLI STONES, NULLA È IMPOSSIBILE / da Art21

 di Carlo Muscatello

Nulla è impossibile, verrebbe da dire dinanzi a quanto sta accadendo ai Maneskin. Pochi anni fa suonavano per strada, in via del Corso, a Roma. Poi il debutto, con tanto di secondo posto a X Factor 2017. E lo scorso anno l’incredibile doppietta: vittoria prima al Festival di Sanremo e poi all’Eurofestival (dove l’Italia aveva vinto solo nel 1964 con Gigliola Cinquetti e nel 1990 con Toto Cutugno).

Ma quello che sta succedendo ai quattro ragazzi romani, nati fra il ‘99 e il 2001, in questi giorni negli Stati Uniti è al di là dei sogni più folli e lisergici. Prima la pubblicità a Times Square, poi l'apparizione in tv nel popolarissimo Tonight Show di Jimmy Fallon, ora l’apertura del concerto dei Rolling Stones a Las Vegas, all’Allegiant Stadium. Con Mick Jagger che, salito sul palco, li congeda con un affettuoso e quasi cameratesco “Grazie mille ragazzi” (rigorosamente in italiano).

I Maneskin insomma sembrano proprio aver conquistato l'America. E lo stanno facendo con suoni, approccio e atteggiamenti rock. Sì, perché una vita fa (1958) già Domenico Modugno era arrivato ai vertici delle classifiche a stelle e strisce, ma con “Volare”, dunque con la melodia italiana. Idem, in anni più recenti, con Luciano Pavarotti prima e Andrea Bocelli dopo. E anche gli italiani che qualche successo oltreoceano lo hanno colto (Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Zucchero, pochissimi altri…), pur senza mai arrivare ai vertici, proponevano e propongono un genere che, con coloriture diverse, affonda comunque le radici nella musica di casa nostra.

I Maneskin no. Loro picchiano duro, duro e vibrante come il rock dalle influenze anni Settanta che ti buttano addosso, persino con una sorta di sfacciata spavalderia. A Las Vegas hanno proposto, narrano le cronache, uno spettacolo “convincente e potente, una performance spavalda, senza alcun timore reverenziale e acclamata dalle migliaia di spettatori in attesa degli Stones”.

 "Hello Las Vegas! È un onore essere qui e avere la possibilità di suonare sul palco della band più grande di sempre", le prime parole del frontman Damiano. Poi quaranta minuti di sano e solido rock. Siamo fuori di testa, ma diversi da loro… Signori, giù il cappello dinanzi ai Maneskin. Con loro davvero nulla è impossibile.


sabato 6 novembre 2021

PENNACCHI A PROPAGANDA LIVE CON LA STORIA DI SUO PADRE DEPORTATO / da ART21

 di Carlo Muscatello


“Quelli che ne avrebbero dovuto parlare hanno taciuto, chi non avrebbe dovuto, invece, l'ha fatto…”.
Andrea Pennacchi ha raccontato a “Propaganda Live”, su La7, la storia di suo padre che a diciassette anni, nel 1944, fu deportato in un campo di concentramento in Austria perché faceva parte di un gruppo di partigiani. Parole pronunciate con il sorriso sulle labbra, con lo sguardo furbo e malandrino del “Pojana”. Parole tenere e dure, un monologo mirabile, esemplare, che andrebbe fatto vedere e sentire a scuola. Magari a cominciare dalle scuole di Novara, la città dove alcuni non vax e no green pass hanno sfilato, la scorsa settimana, tristemente camuffati come prigionieri dei lager nazisti. Quei lager dove hanno trovato tragica fine ebrei, ma anche zingari, omosessuali, comunisti, socialisti e oppositori politici.
Pennacchi racconta con amara leggerezza quei luoghi dove il secolo breve ha dato la peggior rappresentazione di un’epoca nella quale si moriva così, mentre chi non moriva sopravviveva tra stenti e privazioni. Paradossalmente con il senso di colpa per non essere morto, a differenza di tanti altri compagni di sventura. E senza nessuna voglia di raccontare l’orrore a cui aveva assistito, a cui era scampato. “Quelli che ne avrebbero dovuto parlare hanno taciuto…”. Appunto.
Andrea Pennacchi, oltre ad aver portato il monologo a “Propaganda Live”, sta portando a teatro lo spettacolo “Mio padre, appunti sulla guerra civile”. Uno spettacolo di cui c’è sempre più bisogno, ha spiegato l’attore padovano: “C’è un lieto fine anche se la storia evidentemente è dura. Però è una storia che in questo momento è meglio ricordare. Certe storie servono a ribadire alcuni concetti fondamentali, come ad esempio il non discriminare. Perché quando si innesca questo meccanismo poi c’è il rischio che arrivi qualcuno che propone qualcosa di ancora più aberrante, come il passato dovrebbe insegnarci. È un attimo passare dal rinchiudere le persone a renderle schiave, per non dire di peggio…”.
Dopo i fatti di Novara, dopo le periodiche rievocazioni di Predappio o dei vari anniversari legati all’obbrobrio del nazifascismo, dopo le minacce sul web e non solo sul web, forse è davvero arrivato il momento di alzare la testa e la voce. E fare i conti con un passato che evidentemente a molti non ha insegnato nulla. Ma intanto… grazie “Pojana”. Grazie di cuore.

giovedì 4 novembre 2021

SAN GIUSTO D’ORO 2021 A BARBARA FRANCHIN, TARGA A SARA GAMA

 Il San Giusto d'oro 2021 va a Barbara Franchin, la targa speciale a Sara Gama. Lo ha deciso l’Assostampa Fvg, articolazione territoriale della Fnsi, sindacato unitario dei giornalisti italiani, che organizza il premio - nato nel 1967 su iniziativa del Gruppo Giuliano Cronisti e giunto alla 55.a edizione - con la collaborazione del Comune di Trieste e il sostegno della Fondazione CrTrieste.

"Quello a Barbara Franchin - spiega Carlo Muscatello, presidente dell'Assostampa Fvg -, fondatrice e presidente di Its Arcademy, è un premio alla passione, al talento e all’imprenditorialità femminile. Da oltre vent’anni Trieste è conosciuta nel mondo della moda internazionale grazie all’intuizione di creare una piattaforma e un premio per giovani creativi. Da apprezzare poi la sua determinazione nel non lasciare la città dove l’idea è nata. Una realtà di successo, in continua crescita”.

“La targa a Sara Gama - aggiunge il presidente Assostampa - premia invece una giovane donna (madre triestina, padre congolese) che ha saputo unire il talento sportivo all’impegno contro le disuguaglianze e per l’affermazione dei diritti, non solo delle donne. Non abbiamo dimenticato la sua lettura dell’articolo 3 della Costituzione e le sue parole sui diritti, quando è stata premiata dal presidente Mattarella con le sue compagne della nazionale dopo i mondiali di Francia. Un esempio per i giovani e per tutti”.

In un momento storico segnato dalla pandemia, che ha colpito tutti ma forse soprattutto le donne, ulteriormente gravate di lavoro domestico, questo doppio riconoscimento al femminile - conclude Muscatello - ha ancor più valore: è infatti un omaggio alla creatività e alla lungimirante determinazione, nonché alla capacità di abitare con dignità e successo territori tradizionalmente maschili come il calcio. Ma è anche un contributo per restituire visibilità alle donne, maggioranza della popolazione ma sottorappresentate in ogni settore. Non ci può essere ripresa, è stato detto al recente G20 di Roma, se ci dimentichiamo della metà del mondo”.

La cerimonia di consegna del premio e della targa si terrà nelle prossime settimane, come da tradizione, nell’aula del Municipio triestino.

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Barbara Franchin è nata e cresciuta a Trieste, punto di osservazione privilegiato perché eccentrico e periferico: prospettiva ideale per uno sguardo non filtrato, puro, lontano dalle grandi capitali del design e libero da visioni conservatrici sul mondo. Nel 2001 fonda Eve, agenzia atipica che ha come punto di forza un team eclettico, dedicato e passionale. L’anno successivo lancia la prima edizione di Its, piattaforma creativa che basandosi su una approfondita ed estesa ricerca del talento dà supporto, visibilità e opportunità a giovani designer provenienti da tutto il mondo. Vengono selezionati attraverso un processo lungo e rigoroso e ospitati a Trieste per un grande evento finale, a cui partecipano oltre quattrocento ospiti internazionali fra giornalisti, opinion leader e esponenti dei brand del fashion system. L’amore e la volontà di scoprire, raccogliere, preservare e catalogare - dando senso compiuto a questo viaggio di ricerca - hanno portato alla creazione dell’ Its Creative Archive, che traccia la storia dell’evoluzione della moda contemporanea, in fluido e continuo divenire.  La Collezione, unica nel suo genere, custodisce 18.000 portfolio, 327 abiti, 152 accessori, 103 gioielli ed oltre 700 progetti fotografici. È partendo da questo patrimonio che Its ora si evolve per diventare Its Arcademy: Arca, Archivio, Academy. Uno spazio espositivo e al tempo stesso di formazione, con percorsi educativi aperti a tutti, coinvolgendo i finalisti di Its in veste di insegnanti. Per liberare la creatività di tutti gli sperimentatori curiosi, di ogni età e di ogni nazionalità, oltre ai professionisti di settore. Gettando radici ancor più profonde e solide sul territorio. 

Premi e Riconoscimenti

Forbes Italia 100 donne di successo (2020)

Business of Fashion BoF 500 (2016) - Lista dei 500 soggetti più influenti nel mondo della moda

Premio Barcola 2015

Premio di Vetro 2013

100 donne più importanti - Elle Magazine Italia (2010)

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Sara Gama, nata a Trieste, è una calciatrice e dirigente sportiva italiana, difensore e capitana della Juventus e della nazionale. Ha cominciato a giocare a pallone nello Zaule, ha poi giocato nel Tavagnacco, nel Brescia, nel Paris Saint Germain, nella Juventus, vincendo vari scudetti e trofei. È consigliere federale della FIGC dal 2018, vicepresidente AIC dal 2020 e membro della Commissione Nazionale Atleti del Coni dal 2021. È laureata in lingue e letterature straniere. L’atleta triestina sostiene da tempo il professionismo calcistico femminile, chiedendo tutele sociali e previdenziali per le calciatrici. La sua è una battaglia contro la diseguaglianza di genere, riconosciuta dalla Nike che l’ha fatta diventare sua testimonial e dalla Mattel, che nell’ambito del progetto Role Models (l’obiettivo è quello di convincere ogni bambina a credere nei propri sogni), le ha dedicato una Barbie. Un impegno, quello di Sara Gama, che è diventato fonte di ispirazione per le future generazioni.

 

 

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Albo d’oro

1967 Pietro Valdoni, chirurgo

1968 Doro Levi, archeologo

1969 Leonor Fini, pittrice

1970 Trio di Trieste

1971 Giorgio Strehler, regista

1972 Brenno Babudieri, medico ricercatore

1973 Raffaello de Banfield, compositore

1974 Paolo Budinich, fisico

1975 Giorgio Pilleri, scienziato

1976 Pier Paolo Luzzatto Fegiz, economista

1977 Luigi Spacal, pittore

1978 Giorgio Bugliarello, bioingegnere

1979 Piero Cappuccilli, cantante lirico

1980 Marcello Mascherini, scultore

1981 Diego de Castro, storico

1982 Franco Gulli, violinista

1983 Ottavio Missoni, stilista

1984 Claudio Magris, germanista

1985 Livio Paladin, giurista

1986 Fulvio Camerini, cardiologo

1987 Leo Castelli, gallerista

1988 Assicurazioni Generali

1989 Gillo Dorfles, critico d’arte

1990 Mila Schön, stilista

1991 Lelio Luttazzi, musicista

1992 Giorgio Voghera, scrittore

1993 Luciano Fonda, fisico

1994 Cesare Rubini, campione sportivo

1995 Claudio Erbsen, vicepresidente Associated Press

1996 Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico

1997 Boris Podrecca, architetto

1998 Tommaso Padoa Schioppa, eurobanchiere

1999 Gianfranco Gutty, Assicurazioni Generali

2000 Fedora Barbieri, cantante lirica

2001 Barcolana, regata

2002 Amos Luzzatto, presidente Comunità Ebraiche

2003 Boris Pahor, scrittore

2004 Manlio Cecovini, scrittore

2005 Raffaella Curiel, stilista

2006 Marzio Babille, medico Unicef

2007 Daniela Barcellona, cantante lirica

2008 Eugenio Ravignani, vescovo

2009 Bruno Chersicla, pittore

2010 Illycaffè

2011 Mauro Giacca, scienziato

2012 Coro “Antonio Illersberg”

2013 Susanna Tamaro, scrittrice

2014 Ariella Reggio, attrice

2015 Don Mario Vatta, sacerdote

2016 Psichiatria Triestina, nel ricordo di Basaglia

2017 Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin

2018 Comunità ebraica triestina a 80 anni dalle leggi razziali

2019 Zeno D’Agostino, presidente Autorità portuale

2020 Andrea Segrè, fondatore Last Minute Market 

 

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San Giusto d’oro straordinario

Giuliani d’Australia

Associazioni Triestini e Goriziani in Roma

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Riconoscimenti e targhe speciali

Mario Nordio

Massimo Della Pergola

Demetrio Volcic

Carpinteri e Faraguna

Mario Magajna

Tullio Kezich

Danilo Soli

Ugo Borsatti

Biancamaria Piccinino

Mario Suban

Mario Luzzatto Fegiz

Luciano Ceschia

Studenti del Petrarca per la mostra “Razzismo in cattedra”

Associazione Giuliani nel mondo

Giovanna Botteri

 

lunedì 1 novembre 2021

APPELLO A TRIESTE / da Art21

 di Carlo Muscatello

Per motivi tutto sommato misteriosi, ma che probabilmente affondano le radici nelle vicende storiche e politiche della città, Trieste è diventata nelle ultime settimane la capitale dei no vax e dei no green pass. Un fenomeno che ha generato cortei, manifestazioni, minacce e aggressioni a giornalisti, estendendosi poi velocemente e con analoghe, inquietanti caratteristiche al resto del Paese.
Ora dal capoluogo giuliano parte anche la risposta della maggioranza, di chi accetta il vaccino e il green pass come unico modo indicato dalla scienza (e dal governo) per combattere la pandemia e tornare a una quanto mai agognata normalità. Un “Appello a Trieste”, partito fra sms e whatsapp, e poi decollato su Change.org, ha raccolto in poche ore migliaia di firme. Attualmente (pomeriggio del primo novembre) è a quota 28.500 ma il numero continua a crescere. Ma ecco il testo dell’appello:
“Nelle settimane scorse la nostra città è stata teatro di manifestazioni contro il green pass: da qui è nata l’idea che Trieste sia la capitale italiana dei no vax, dei no green pass e della cultura antiscientifica.
Trieste non è questo. E vuole dirlo a gran voce.
Trieste è la capitale italiana della scienza e della scienza si fida. È una città che ha sofferto a causa di una pandemia che ha stroncato troppe vite, ha fatto soffrire tante persone e ha depresso l’economia.
Trieste è una comunità di persone razionali, responsabili e consapevoli che possono uscire dalla tempesta soltanto tutte assieme. Ciascuna con un’assunzione di responsabilità verso le altre.
Il vaccino ci restituisce la libertà. La libertà di essere curati. La libertà di lavorare e di fare impresa. La libertà di studiare in classe e nelle università. La libertà di coltivare i propri interessi e di riprendere una vita sociale. La libertà di fare sport e di viaggiare.
Chi combatte contro i vaccini e contro il green pass non deve mettere in pericolo queste libertà e la salute dei cittadini; non può danneggiare l’economia.
Nello spazio pubblico facciamo sentire anche la voce della grande maggioranza dei cittadini che si sono vaccinati, mettendo in sicurezza sé stessi e adempiendo un dovere di solidarietà sociale, scolpito nell’art. 2 della Costituzione e richiamato dalle massime autorità civili e religiose.
È venuta l’ora della responsabilità. Di tutti”.
L’appello è stato lanciato dal docente universitario nonché presidente della “Barcolana” Mitja Gialuz e dall’avvocato Tiziana Benussi. Si può ancora aderire su https://chng.it/vSJnhdzP4J , oppure scrivendo alla email appelloatrieste@gmail.com

giovedì 30 settembre 2021

VINTAGE n.13 CON MORANDI E FLAVIO PAULIN



Si conclude il “viaggio nella memoria” di Vintage, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, giovedì 30-9 ore 11.20 su Radio Uno Rai Fvg.

Interviste a Gianni Morandi e Flavio Paulin, cantante triestino dei primi Cugini di campagna. I classici sono “Sabato pomeriggio” di Claudio Baglioni, “Quanno chiove” di Pino Daniele e “Woman” di John Lennon. Ascoltiamo finalmente per intero “Don’t get me wrong”, dei Pretenders, per tre mesi sigla del programma. La musica prosegue con Nirvana, a trent’anni dall’uscita di “Nevermind” e dallo storico concerto di Muggia, e Art of noise.

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Vintage è bello! Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita che ci riporta ad un periodo importante, una situazione, una persona... una specie di colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. E oltre alle canzoni ci sono i luoghi, i ritrovi, gli oggetti usati che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani e tutte le altre cose che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, in particolare dagli anni ’70 del secolo scorso al 2000, nella nostra regione e non solo. Raccontarlo può essere catartico per chi l’ha vissuto ma anche per i più giovani, che forse non sanno di quanto quella stagione di creatività e libertà sia stata fondamentale per più di una generazione, ma che tuttavia amano e cantano Battisti, De Gregori, Dalla, De André, Venditti, e studiano i mostri sacri del Rock per trarre ispirazione e rinnovare la musica contemporanea.

In questa nuova rubrica sentiremo i protagonisti di quell’epoca d’oro: i conduttori radiofonici delle “radio pirata”, i cantanti, le Miss, i giornalisti che, partiti da raffazzonati studi radiofonici hanno poi costruito una carriera nei maggiori network, rievocheremo il mondo delle discoteche con barman e DJ, i ritrovi, le sale da ballo con la musica dal vivo delle più amate orchestre, i dischi in vinile inghiottiti dai colorati mangiadischi e i negozi di dischi che la rivoluzione digitale ha spazzato via.

Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del quotidiano “Il Piccolo” e collaboratore di radio, tv e iniziative editoriali del Corriere della sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.


sabato 25 settembre 2021

VINTAGE n.12 con LA BIONDA E SORANNO

 I Fratelli La Bionda e il chitarrista triestino Toni Soranno sono fra i protagonisti della penultima puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, Daniela Picoi in regia, domani giovedì 23 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it). Il tormentone d’annata è “Maracaibo”, di Lou Colombo, estate 1981. La musica prosegue con Aretha Franklyn, Mia Martini, Neil Young, Abba. Anticipazioni sui concerti autunnali. Gran finale con la musica di Stevie Wonder.

Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia. Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.

mercoledì 15 settembre 2021

da Rtv Slo/ Radio Capodistria

 Difendere l’informazione libera è difendere la democrazia

La necessità di difendere la libera informazione e tutelare i giornalisti, sempre più a rischio negli ultimi anni, è stata sottolineata anche dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.


Muscatello (Assostampa FVG): "La questione ormai è molto grave e preoccupante, perché la campagna no vax ha alzato pericolosamente il tiro e i toni, e ha messo nel mirino chi esercita il diritto dovere d’informare".



“Giornaliste e giornalisti attaccati semplicemente perché svolgono questo lavoro, minacciati o addirittura assassinati” perché “hanno lottato per il diritto all'informazione, che è un bene pubblico”.

Uno dei passaggi del discorso della presidente Ursula Von Del Leyen al Parlamento Europeo è stato dedicato a quella che ormai anche in Europa viene definita “emergenza informazione”. Giornalisti sempre più spesso minacciati, sottoposti a pressione, a volte anche attaccati fisicamente, come capitato in Italia in occasione di alcune manifestazioni di no vax e a Lubiana con l’attacco alla sede di RTV Slovenia, o addirittura uccisi perché stavano svolgendo con coraggio il proprio lavoro, indagando su corruzione e criminalità, come avvenuto ad esempio a Malta per la collega Daphne Caruana Galizia.

Von del Leyen ha sottolineato come la Commissione sia intenzionata a “sostenere il lavoro dei giornalisti e a contrastare chi mette a repentaglio la libertà dei media. C'è bisogno di una legge – ha aggiunto - che garantisca l'indipendenza dei media, perché difendendo la libertà dei media, difendiamo anche la nostra democrazia".

Quella della libertà d’informazione, elemento vitale perché ogni democrazia possa definirsi tale, è stato sollevato più volte negli ultimi anni con crescente preoccupazione dalle organizzazioni dei giornalisti in Europa, come ci conferma Carlo Muscatello, Presidente dell’Associazione della stampa del Friuli Venezia Giulia. “La situazione peggiora di giorno in giorno, di settimana in settimana: qui non si tratta più solo dell’inquietante episodio di Lubiana, non è soltanto la delirante lettera di minacce fatta pervenire alcune settimane fa al Messaggero Veneto, non sono soltanto le grida “giornalisti terroristi” urlate sotto la sede del Piccolo di Trieste pochi giorni fa a margine di un corteo di no vax, e non sono nemmeno solo le purtroppo sempre più frequenti aggressioni, anche fisiche, di queste settimane, a giornalisti e operatori dell'informazione, “colpevoli”, è il caso di sottolinearlo, di fare soltanto il proprio lavoro e di esercitare il diritto -dovere costituzionale d’informare. La questione ormai è molto più complessa, a mio avviso più grave e più preoccupante, perché la campagna no vax ha alzato il tiro, ha alzato pericolosamente i toni e ha messo nel mirino chi esercita soltanto lavoro d’informare, che penso sia fondamento non soltanto dell'articolo 21 della Costituzione in Italia, ma di tutte le carte costituzionali”.

La cosa più preoccupante è proprio questa: una volta si parlava di giornalisti minacciati dalla mafia o dalla criminalità, adesso invece questo fenomeno si sta allargando e chiunque si sente in diritto di attaccare un giornalista, alle manifestazioni no vax ma non solo quelle…

“Le manifestazioni no vax sono forse l'esempio più lampante degli ultimi tempi, ma sembra che ogni scusa sia buona per attaccare chi fa il proprio lavoro, chi fa giornalista e opera nel campo dell'informazione. Cito i dati italiani: secondo la ministra dell'interno Luciana Lamorgese ci sono 123 casi censiti nei primi sette mesi dell'anno in Italia di giornalisti minacciati, un più 19 per cento rispetto all'anno precedente, un dato, visto che siamo a settembre, ormai inesatto per difetto. Secondo noi, come Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Assostampa FVG, che ne è l’articolazione territoriale, è necessario che il governo si faccia carico delle criticità di un settore vitale per la democrazia, quale quello dell'informazione, e che anche il presidente Draghi convochi più presto, prima della prossima e, speriamo di no, purtroppo probabile aggressione ai danni di un cronista, un tavolo con le parti sociali”.


Alessandro Martegani


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https://www.rtvslo.si/capodistria/radio-capodistria/notizie/europa/difendere-l-informazione-libera-e-difendere-la-democrazia/594118


RICCARDO FOGLI A VINTAGE n.11, domani su RADIO UNO RAI FVG

 Il cantante Riccardo Fogli e il giornalista Giorgio Bearz sono gli ospiti dell’undicesima puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 16 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it).

Il tormentone classico è “Acqua azzurra acqua chiara”, di Lucio Battisti, estate 1969. La musica “vintage” prosegue con Elvis Presley, Beach Boys, Vasco Rossi, Paolo Conte… Anteprima sul concerto di Raf e Umberto Tozzi (di cui riascoltiamo la classicissima “Gloria”), a Trieste. Gran finale con la musica dei Rockets.

Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia.

Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.

giovedì 9 settembre 2021

LAVEZZI E CIRRI A VINTAGE n.10

 Mario Lavezzi (Camaleonti, poi autore e solista) e Massimo Cirri (storica voce di Caterpillar, su Raidue) sono gli ospiti della decima puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 9 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it).

Il tormentone classico è “Figli delle stelle”, di Alan Sorrenti, estate 1977. La musica “vintage” prosegue con Supertramp, Fleetwood Mac, Rod Stewart, Elton John, Luigi Tenco. Attesa per il concerto di Manu Chao a Lignano Sabbiadoro. Gran finale con la musica dei Doors.

Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia.

Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.

sabato 4 settembre 2021

DOPO LE MINACCE E LE AGGRESSIONI AI GIORNALISTI/ newsletter Ordine Fvg

 di Carlo Muscatello*


Non è soltanto la delirante lettera di minacce fatta pervenire alla redazione del Messaggero Veneto. Non sono soltanto le varie e purtroppo sempre più frequenti aggressioni - anche fisiche - di queste settimane a giornalisti e operatori dell’informazione, colpevoli soltanto di fare il proprio lavoro, di esercitare il diritto dovere costituzionale di informare.
La questione è ormai più complessa, più grave e più preoccupante. La campagna no vax ha infatti alzato pericolosamente i toni e ha messo nel mirino anche chi esercita il lavoro che trae fondamento nell’articolo 21 della Costituzione.
Secondo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sono 123 i casi censiti nei primi sette mesi dell'anno (+19 per cento sul 2020), un dato a questo punto inesatto per difetto. Dati inquietanti, dinanzi ai quali il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso ha detto: «È necessario che il governo si faccia carico delle criticità di un settore vitale per la democrazia, qual è quello dell'informazione, e che il presidente Draghi convochi al più presto, prima della prossima aggressione ai danni di un cronista, un tavolo con le parti sociali».
Nel corso della riunione del Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, la ministra dell'Interno ha ribadito che «l'attenzione è massima» e ha notato che «la vicinanza non basta più, è necessario adottare qualche provvedimento». Anche in considerazione del fatto che quanto accaduto negli ultimi giorni dimostra che «si è alzata l'asticella, è come se ci fosse un senso di impunità, come se si fossero persi i freni inibitori, e questo non può e non deve essere tollerato».
Lo Stato c'è, ha garantito la ministra. E allo Stato - al governo, al parlamento- i giornalisti italiani a questo punto chiedono norme che tutelino il lavoro giornalistico. L'attività di denuncia e di analisi non basta più. La rete, da meraviglioso strumento di libertà, è diventata anche ricettacolo di gruppi di squadristi che cercano solo lo spunto per praticare la violenza. Non possiamo più accettarlo.

*presidente Assostampa Friuli Venezia Giulia


mercoledì 1 settembre 2021

RED CANZIAN A VINTAGE n. 9

 Red Canzian dei Pooh e il giornalista Furio Baldassi sono gli ospiti della nona puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 2 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it). Il tormentone classico è “E la chiamano estate”, di Bruno Martino, annata 1965. La musica “vintage” prosegue con Mina, Bee Gees, Dire Straits, Chicago… Attesa per i concerti in regione di The Leading Guy e Violoncelli Itineranti.

Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia. Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.

mercoledì 25 agosto 2021

VINTAGE n.8 CON MARCO FERRADINI E MASSIMO BELLI

 Marco Ferradini (“Teorema”, “Schiavo senza catene”, “Lupo solitario DJ”…) e il direttore d’orchestra triestino Massimo Belli sono gli ospiti dell’ottava puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 26 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it).

Il tormentone classico è “Abbronzatissima”, di Edoardo Vianello, estate 1963. La musica “vintage” prosegue con Lou Reed, Lucio Dalla, Harry Nilsson, New Trolls, Jethro Tull, Santana… Attesa per i concerti in regione di Fiorella Mannoia, Alex Britti, Alice, Subsonica.

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Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia.
Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.

mercoledì 18 agosto 2021

VINTAGE n.7 CON BOBBY SOLO

 Bobby Solo, di origini triestine e residente da anni ad Aviano, è l’ospite della settima puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 19 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it). Interviste anche al cantautore regionale Stefano Nardini e al triestino Luca Palma, conduttore di un programma tv di cucina in Germania. Il tormentone classico è “Un’estate al mare”, di Giuni Russo. La musica prosegue con Bruce Springsteen, Gilbert O’Sullivan, Francoise Hardy, Sylvester…

Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia. Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.



mercoledì 11 agosto 2021

VINTAGE n.6, CON FEGIZ E DANTONA

 I giornalisti Mario Luzzatto Fegiz e Enzo D’Antona sono gli ospiti della sesta puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 12 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it). Fegiz, triestino, storica firma del Corriere della Sera, è stato anche fra i pionieri di Per voi giovani. D’Antona, già direttore del Piccolo, è da poche settimane presidente del Teatro Miela. Il tormentone transgenerazionale questa settimana è “Come l’edera”, di Al Bano e i Sud Sound System. La musica prosegue con Michael Jackson, De Andrè, Eric Clapton, Toto… Attesa per il concerto in regione di Loredana Bertè.

Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia. Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.





lunedì 9 agosto 2021

OLIMPIADI, MEDAGLIE E IUS SOLI / da Art21

 di Carlo Muscatello


E ora che le Olimpiadi dei record sono finite, ora che il medagliere va in archivio assieme all’entusiasmo, da dove si ricomincia? Dai buu ai calciatori di colore, dalla feccia razzista, da frasi vergognose e ridicole come “non esistono italiani di colore”? Eppure il 38% delle atlete e degli atleti azzurri che hanno gareggiato a Tokyo sono italiani senza essere nati in Italia. Tanti altri sono nati qui da genitori provenienti da altre parti del pianeta. E molte delle nostre quaranta medaglie le hanno vinte loro. 

Il presidente del Coni Malagò ha rilanciato il tema dello “Ius soli sportivo”,  ma un paese che vuol essere civile non può certo limitarsi a questo. Non è possibile celebrare le atlete e gli atleti azzurri di colore quando vincono una medaglia, e poi dimenticarsi di tutti gli altri, le persone semplici che campioni non sono, ma sono nati nel nostro Paese, vanno a scuola con i nostri figli, lavorano qui, ma non hanno la cittadinanza italiana.

Eseosa Fausto Desalu, medaglia d’oro nei 4x100, nato in Italia da genitori nigeriani, ha potuto indossare la maglia azzurra solo dopo aver compiuto i diciotto anni. È solo un esempio, quello assurto alla dignità delle prime pagine, ma la lista è lunghissima.

La nuova legge sulla cittadinanza italiana attende da almeno vent'anni di essere approvata. Nella passata legislatura ottenne il via libera della Camera ma si arenò al Senato. Oggi le varie proposte di legge per riformare la cittadinanza sono ferme in commissione Affari costituzionali. Tutte prevedono la concessione della cittadinanza italiana tramite un percorso di studi: “Ius soli temperato” o “Ius culturae”.

Allora bisogna ripartire da un principio ineludibile: chi è nato in Italia, chi ha studiato e vive qui deve avere la cittadinanza. Ci fosse la volontà almeno di una parte della composita maggioranza che sostiene il governo Draghi, la legge potrebbe - e dovrebbe - essere portata in aula a settembre. Anche sulla scia delle multietniche medaglie azzurre di Tokyo.


giovedì 5 agosto 2021

VINTAGE, QUINTA PUNTATA CON PAOLO ROSSI

 L’attore Paolo Rossi è ospite della quinta puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 5 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it). Rossi, monfalconese di nascita e milanese d’adozione, da tempo fa sempre più base a Trieste. Intervista anche a Luisa Bindoni, conduttrice e doppiatrice. Il tormentone transgenerazionale questa settimana è “Toy boy”, di Ornella Vanoni con Colapesce Dimartino. La musica prosegue con Clash, Prince, Rokes, Equipe 84… Attesa per i concerti in regione di Willy Peyote, Orme, Area. 


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Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti. Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia.

Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, collaborazioni con altri giornali, radio, tv e le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.


venerdì 30 luglio 2021

VINTAGE, QUARTA PUNTATA

 L’attrice Ariella Reggio e il dj e conduttore Dario Diviacchi sono gli ospiti della quarta puntata di “Vintage - Canzoni, oggetti, sentimenti che non passano mai di moda”, con Carlo Muscatello e Graziano D’Andrea, regia di Daniela Picoi, domani giovedì 29 alle 11.20 su Radio Uno Rai Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it). In bilico fra passato e presente, ecco un altro tormentone transgenerazionale dell’estate: “La mia felicità”, di Eros Ramazzotti e Rovazzi. La musica prosegue con Bob Dylan, De Gregori, Venditti, Rino Gaetano. Attesa per i concerti in regione di Manu Chao, Gianna Nannini, Tre allegri ragazzi morti, Samuele Bersani. Finale con “Stairway to heaven”, dei Led Zeppelin.


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Vintage è bello. Perché è bello ricordare. Tutti abbiamo una canzone preferita, che magari ci riporta a un fatto, una situazione, una persona, un ricordo... Per questo le canzoni sono considerate la colonna sonora della nostra vita, che aggiorniamo continuamente. Ma oltre alle canzoni ci sono gli oggetti, i luoghi, le parole, che evocano emozioni e sentimenti.

Ecco allora una sorta di “greatest hits” della memoria, con i brani (ma anche tutte le altre cose) che hanno segnato maggiormente gli ultimi decenni, non solo nel Friuli Venezia Giulia.

Al timone di questo “viaggio nella memoria” Carlo Muscatello (per tanti anni redattore e critico musicale del “Piccolo”, molte collaborazioni fra cui quella con le iniziative editoriali del Corriere della Sera) e Graziano D’Andrea (voce storica della radiofonia del Nordest, con collaborazioni con radio private e Rai Fvg, animatore di serate nelle piazze e nelle discoteche). Regia di Daniela Picoi.