di Carlo Muscatello*
Non è soltanto la delirante lettera di minacce fatta pervenire alla redazione del Messaggero Veneto. Non sono soltanto le varie e purtroppo sempre più frequenti aggressioni - anche fisiche - di queste settimane a giornalisti e operatori dell’informazione, colpevoli soltanto di fare il proprio lavoro, di esercitare il diritto dovere costituzionale di informare.
La questione è ormai più complessa, più grave e più preoccupante. La campagna no vax ha infatti alzato pericolosamente i toni e ha messo nel mirino anche chi esercita il lavoro che trae fondamento nell’articolo 21 della Costituzione.
Secondo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sono 123 i casi censiti nei primi sette mesi dell'anno (+19 per cento sul 2020), un dato a questo punto inesatto per difetto. Dati inquietanti, dinanzi ai quali il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso ha detto: «È necessario che il governo si faccia carico delle criticità di un settore vitale per la democrazia, qual è quello dell'informazione, e che il presidente Draghi convochi al più presto, prima della prossima aggressione ai danni di un cronista, un tavolo con le parti sociali».
Nel corso della riunione del Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, la ministra dell'Interno ha ribadito che «l'attenzione è massima» e ha notato che «la vicinanza non basta più, è necessario adottare qualche provvedimento». Anche in considerazione del fatto che quanto accaduto negli ultimi giorni dimostra che «si è alzata l'asticella, è come se ci fosse un senso di impunità, come se si fossero persi i freni inibitori, e questo non può e non deve essere tollerato».
Lo Stato c'è, ha garantito la ministra. E allo Stato - al governo, al parlamento- i giornalisti italiani a questo punto chiedono norme che tutelino il lavoro giornalistico. L'attività di denuncia e di analisi non basta più. La rete, da meraviglioso strumento di libertà, è diventata anche ricettacolo di gruppi di squadristi che cercano solo lo spunto per praticare la violenza. Non possiamo più accettarlo.
*presidente Assostampa Friuli Venezia Giulia
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