giovedì 28 marzo 2013

NEGRITA ven a trieste

«Questo tour nei teatri ci sta facendo scoprire qualcosa che noi stessi ignoravamo. È la dimensione perfetta per come siamo in questo momento, ci permette di instaurare un rapporto diretto con il nostro pubblico, una cosa che nei palasport e negli spazi all’aperto non è possibile. Siamo talmente soddisfatti che nelle prossime settimane registreremo questo concerto in studio, “unplugged”. Il disco uscirà a settembre...». Parla Enrico Salvi, detto “Drigo”, chitarrista dei Negrita, il cui tour fa tappa venerdì a Trieste, al Politeama Rossetti. Toscani, nati all’alba degli anni Novanta, debutto “ufficiale” nel ’94 con l’album omonimo (il nome l’hanno preso da un brano dei Rolling Stones, “Hey! Negrita”: più di una dichiarazione di intenti...), sono dal 15 febbraio in tour nei teatri con la proposta “Negrita Unplugged 2013”. «Nel concerto - spiega - ci sono i classici di una carriera ormai decennale, i brani del nuovo album “Dannato vivere”, ma anche pezzi che da anni non presentavamo dal vivo. Li abbiamo in qualche modo riscoperti: riarrangiati e rivisitati in chiave teatrale, hanno sorpreso noi stessi per la loro freschezza, per la loro contemporaneità. E il nostro pubblico, abituato ai suoni elettrici, sta dimostrando di gradire la proposta». Ma i suoni acustici per voi non sono una vera novità. «È vero. All’inizio della carriera, oltre dieci anni fa, giravamo i club in trio, proponendo brani nostri e cover di artisti famosi. Diciamo che è stato ed è un ritorno alle origini». Perchè questa scelta? «Era da tempo che volevamo provare questa esperienza. Il fascino di atmosfere e suoni intimisti, minimali. Che fra l’altro esaltano il valore poetico di certe canzoni, a volte sommerso dai suoni elettrici». Cosa vi ha colpito di più dei teatri? «L’ottima acustica, la cornice perfetta, anche per noi che siamo nati nei club e siamo cresciuti nei palasport. Abbiamo atteso il momento giusto per fare questa esperienza. Lo zoccolo duro del nostro pubblico era pronto, aveva voglia di sentirci in questa dimensione». E come reagisce? «Esattamente come ci aspettavamo. All’inizio tutti educatamente seduti sulle poltroncine, quasi intimoriti dall’ambiente. In fondo i teatri sono nati per altre musiche, per altre forme di spettacolo. Poi, dopo metà concerto, il richiamo è troppo forte: si alzano e vengono tutti sotto il palco per prepararsi alla festa finale». Fra voi, sul palco, la “chimica” è la stessa? «Assolutamente. Anzi, per l’occasione portiamo con noi un sacco di strumenti, che nel corso dello show ci scambiamo. Alla fine è un vero happening, sul palco e in platea». Unplugged, senza spina: una storia lunga e gloriosa... «Certo, basti pensare alla serie di Mtv con Eric Clapton, Kurt Cobain, Paul McCartney, Pearl Jam... Concerti che hanno regalato qualcosa in più agli artisti che ne sono stati protagonisti». Con Drigo (chitarra, voce, armonica, basso), in un set di due ore, in scena ci sono Paolo “Pau” Bruni (voce, armonica, chitarra), Cesare “Mac” Petricich (chitarra, voce), Cristiano “Cris” Dalla Pellegrina (percussioni, batteria, basso) e Guglielmo Ridolfo Gagliano “Ghando” (pianoforte, tastiere, violoncello, basso).

sabato 23 marzo 2013

NOMADI merc a Udine

«Secondo Wikipedia siamo il gruppo più longevo al mondo dopo i Rolling Stones. E scusate se è poco...». Un attimo di legittimo e giustificato orgoglio, poi Beppe Carletti ritorna la persona semplice di sempre. Mezzo secolo fa era un ragazzo che con altri ragazzi, nella primavera del ’63, mise assieme un gruppo (allora si diceva “complesso”...) chiamato Nomadi. Oggi Carletti ha 66 anni, due figli e tre nipotini («il più grande ha cinque anni, l’altro giorno mi ha detto che vuole venire a un mio concerto, ma poi si preoccupava di chi lo avrebbe riportato a casa...»), ed è l’unico superstite, in mezzo a tanti musicisti più giovani e altrettanti cambi di formazione, di quella incredibile avventura. Mercoledì sera il tour del cinquantennale fa tappa al “Nuovo” di Udine. «Non sembra vero - dice -, sono passati cinquant’anni tondi, fra momenti felici e altri tristi. Avevo sedici anni, non sapevo nulla del mondo, avevo solo tanto entusiasmo e amore per la musica». Era un’altra Italia. «Certo, nel bene e nel male. Non posso dire che fosse un’Italia migliore. Non dimentichiamo che la contestazione doveva ancora nascere, con il Sessantotto e tutto il resto. La famiglia, la scuola, la società erano molto diverse da quelle nelle quali vivono i ragazzi di oggi». Nel vostro pubblico sono passate almeno tre generazioni. «E una delle soddisfazioni maggiori è vedere oggi ai nostri concerti tanti ragazzi giovani e giovanissimi. Ci sono anche tanti capelli bianchi, ma è bello assistere a questo miracolo: il nostro pubblico è una grande famiglia senza età, anagraficamente trasversale». Due parole su ogni “vostro” decennio. Gli anni Sessanta? «Spensieratezza ed entusiamo». I Settanta? «L’impegno». Gli Ottanta? «Anni di passaggio, dei quali resta poco. Pensiamo solo al fenomeno della disco...». I Novanta? «La rinascita della musica italiana. E per noi il grande dolore, nel ’92, della morte di Augusto Daolio». Gli anni Duemila? «Grandi soddisfazioni, la consapevolezza di far parte ormai della storia della nostra musica». Quanto le manca Augusto? «Lui è l’anima dei Nomadi ancor oggi, a vent’anni dalla sua morte. Lui è dentro di me, dentro il nostro pubblico. Dopo la sua morte nessuno avrebbe scommesso una lira sulla nostra sopravvivenza come gruppo. Invece siamo ancora qua...». Un altro lutto, più recente: Lucio Dalla. «Ci conoscevamo dai primi anni Sessanta, faceva parte della nostra grande famiglia. Non avevamo mai collaborato assieme, ma era uno di noi, delle nostre terre. Un grandissimo artista, ha lasciato cose bellissime, verrà ricordato a lungo». Come festeggiate questi cinquant’anni? «Con questo tour, con un libro che è già uscito (“Io vagabondo”, edizioni Arcana - ndr), con una tre giorni che faremo a Cesenatico il 14, 15 e 16 giugno. Ogni sera un nostro concerto diverso, tante nostre “cover band”, mille iniziative che stiamo preparando, anche all’insegna di quella solidarietà che ci ha sempre ispirato...».

venerdì 22 marzo 2013

disco LELIO LUTTAZZI x 90 anni da nascita

Un regalo speciale per i novant’anni, che Lelio Luttazzi avrebbe compiuto il 27 aprile, se non ci avesse lasciato nell’estate del 2010. È il cd “Buon compleanno maestro!”, ventidue brani curati e assemblati con affetto in un ritratto del musicista (ma anche presentatore, attore, regista, showman...) triestino. Mina apre con “Chiedimi tutto”. E chi ha la fortuna di essere all’ascolto ritorna come per incanto agli anni Sessanta, alla televisione in bianco e nero, all’eleganza senza tempo di un’epoca già consegnata alla storia dello spettacolo italiano. Insomma, al grande Lelio. La raccolta unisce idealmente nel tributo artisti diversi fra loro per storia e anagrafe. Tutti in qualche modo legati all’artista. Ecco allora Sophia Loren, che canta “Perchè domani”. Ma anche Arisa, con quella “Sincerità” che ha regalato a lei la vittoria a Sanremo Giovani 2010 e a noi l’ultima occasione di vedere il musicista triestino in tivù, ad accompagnare al pianoforte la cantante sul palcoscenico del Teatro Ariston. Sempre da Sanremo, ma di quest’anno, arriva Simona Molinari per riproporre quel gioiellino di “Dr. Jekyll Mr. Hyde”: brano ovviamente penalizzato dalle giurie, ma di valore assoluto. E in questa versione, al posto del duetto della cantante con l’italoamericano Peter Cincotti, che l’ha affiancata al Festival, c’è il vocalizzo originale del maestro. Renzo Arbore, che ha sempre confessato la sua dedizione per Luttazzi, entra nella partita con una frizzante “Souvenir d’Italie”. Fiorello, al quale si deve il merito di aver riportato per la prima volta in televisione il musicista triestino dopo troppi anni di volontario esilio, gioca le sue carte nientemeno che con un medley, nel quale spiccano “Canto anche se sono stonato” (più avanti nel cd interpretata da par suo anche da Christian De Sica) e “El can de Trieste”. Nutrita la schiera dei jazzisti, dei colleghi: Stefano Bollani anche cantante in “Legata a uno scoglio”, Renato Sellani e Massimo Moriconi in “Vecchia America”, Rita Marcotulli e Danilo Rea in “Muleta mia”, Dado Moroni in “Messaggio”, Franco D’Andrea in “Mi piace”, Enrico Intra in “Per Lelio”... Lui, “el giovanoto mato”, duetta da par suo con le gemelle Kessler (“Uno come me”) e con Julia De Palma (“Mia vecchia Broadway”). Ma è magicamente presente in tutta la raccolta, che brilla per eleganza, brio, garbo e raffinato humour. Proprio l’eredità che ci ha lasciato il nostro. Sembra di risentirlo raccontare le lezioni di piano che il burbero don Krizman gli dava a Prosecco quand’era bambino, la scoperta del jazz attraverso i primi dischi di Louis Armstrong, le serate swing all’Hotel de la Ville sulle Rive triestine che dopo la guerra pullulavano di americani... Bel disco. Bel tributo. Bel pensiero. Una di quelle opere che donano immortalità a un artista.

mercoledì 13 marzo 2013

NELLY FURTADO oggi a Milano, domani a Lubiana

Stasera all’Alcatraz di Milano, unica data italiana del tour europeo. Domani alle 21 al Tivoli di Lubiana, notoriamente più facilmente raggiungibile per i fan che partono dalla nostra zona. Lei è Nelly Furtado, canadese di origini portoghesi, classe 1978, star di prima grandezza del panorama musicale internazionale almeno da una dozzina d’anni. Risale infatti al 2000 la pubblicazione di “I’m like a bird”, che a distanza di tanto tempo rimane uno dei suoi maggiori successi. Assieme ai brani dell’album “Loose”, uscito nel 2006, dieci milioni di copie vendute, che trasformò la ragazza acqua e sapone, un po’ stile west coast, nell’interprete sexy che il mondo conosce. Il recente “The spirit indestructible”, arrivato a tre anni di distanza dal precedente album spagnolo “Mi plan”, ha confermato le doti di questa artista, influenzata dall’amore per il rhythm’nblues, il fado delle sue origini, ma anche le raffinate sonorità giamaicane e brasiliane. «Ho esplorato vari generi musicali - afferma l’artista -, ho una visione globale della musica e sono sempre pronta a cercare nuovi indirizzi e a sfruttare nuove opportunità, quindi una classifica o l’altra per me non fa la differenza». Nelly Furtado è anche appena apparsa in un prestigioso duetto con Andrea Bocelli nel brano “Corcovado”, compreso nel recente album del cantante italiano intitolato “Passione”. Nel tour europeo che ora tocca Milano e Lubiana, l’interprete canadese propone al suo pubblico un set che brilla dei suoi maggiori successi, tratti dai suoi cinque album, fra i quali “Try”, “Maneater”, “All good things” e “Manos al aire”, oltre al già citato “I’m like a bird”. Non mancheranno i brani più recenti, dal nuovo album, fra cui “Big hoops (Bigger the better)” e “Parking lot”.

sabato 9 marzo 2013

REMO ANZOVINO domani RaitreFvg, 17-5 al T.Miela di TS

Domani alle 9.45 su Raitre Fvg, con il concerto registrato il 17 novembre al Teatro Verdi di Pordenone. E poi venerdì 17 maggio al Teatro Miela di Trieste, nell’ambito del suo “Viaggiatore Immobile Tour”. Remo Anzovino ce l’aveva quasi promesso, un concerto triestino, quando un mese e mezzo fa ha presentato per noi questo tour sintetizzato nello slogan “Pordenone a New York e ritorno”. Con ripartenza alla volta di Londra, e poi Shangai, Hong Kong, Macao. Insomma, per il pianista e compositore (nonchè avvocato penalista) pordenonese la carriera ha cominciato ad andare veloce. Una spinta considerevole in direzione positiva è arrivata dall’album “Viaggiatore immobile”, accolto più che bene da pubblico e critica (come e più dei precedenti “Dispari”, “Tabù”, “Igloo”), e certo non soltanto per quelle belle foto di copertina firmate nientemeno che da Oliviero Toscani. Dice Anzovino: «Quello che all’inizio sembrava essere un handicap, col passare del tempo è diventata la mia forza. La forza della trasversalità, dell’essere quasi inclassificabile, di non sapere dove sistemarmi. Io faccio musica narrativa, scrivo piccoli racconti che parlano della nostra realtà di tutti i giorni, disegno sulla tastiera del pianoforte i volti degli esseri umani che incontro per strada. Le mie sono pagine bianche scritte dalla fantasia di chi ascolta. Certo, uso più linguaggi, dal rock al jazz, dal genere popolare a quello colto, a cose più eleganti. In questo sono contemporaneo». Il suo tour sta approdando in queste settimane nei principali teatri italiani: 14 marzo a Genova, 15 a Padova, 17 a Firenze, 20 a Napoli. A maggio, prima del concerto del 17 a Trieste, un sogno che si realizza: concerto a New York, al club Iridium di Broadway (inizialmente previsto per i primi di marzo), attualmente uno dei locali di riferimento della scena musicale newyorkese. «Per me - dice Anzovino - è davvero un sogno che si è realizzato. Un sogno che coltivo sin da quand’ero un ragazzino. Sono felice anche del locale, assolutamente trasversale, fra jazz e rock». Come lui.

venerdì 8 marzo 2013

BRIAN MAY, ex Queen, 16 luglio a Grado

Tassello su tassello, comincia a prender forma il calendario della musica dal vivo per l’estate 2013. Alla provvisoria lista (Green Day il 25 maggio a Trieste, Kiss il 17 giugno e Rammstein l’11 luglio a Villa Manin, Deep Purple il 24 luglio a Majano...), si aggiunge ora un altro pezzo da novanta. Brian May suonerà il 16 luglio a Grado, sulla Diga Nazario Sauro. Classe 1947, londinese, l’ex chitarrista dei Queen - da lui fondati assieme a Freddie Mercury - è l’autore di diversi cavalli di battaglia della band inglese: da “Tie your mother down” a “Save me”, da “Flash” a “Hammer to fall”, da “Who wants to live forever” a “I want it all”, fino a “We will rock you” e “The show must go on”. Nei referendum specializzati è sempre ai primi posti nelle classifiche dei migliori chitarristi di sempre. Laureato in fisica, con dottorato in astronomia, May ha lasciato perdere le materie dei suoi studi per dedicarsi alla carriera musicale, salvo riprendere in mano i libri all’età di sessant’anni, conseguendo un dottorato in astrofisica con una tesi su “Un’analisi delle velocità radiali della nube zodiacale”. Ha anche scritto con Patrick Moore e Chris Lintott il libro “Bang! - The complete history of the Universe”. Un caso più unico che raro, nel mondo del rock... Dopo la scomparsa di Freddie Mercury, l’artista si è dedicato sempre più a progetti solisti, con album e tour in giro per il mondo, collaborando con chitarristi come Tony Iommi dei Black Sabbath e con cantanti come Zucchero e Luciano Pavarotti. Un anno fa è stato ospite al Festival di Sanremo. L’estate scorsa ha partecipato alla cerimonia di chiusura dei Giochi della XXX Olimpiade, a Londra. L’ex chitarrista dei Queen ora torna in Italia assieme alla cantante e attrice Kerry Ellis, famosa interprete di musical. Si esibiranno in un trio acustico, dopo il successo che hanno vissuto assieme in “We will rock you” e “Born free“: come dire, una delle più famose chitarre rock degli anni Settanta e Ottanta assieme ai luccichii e alle atmosfere leggere di Brodway. Un mix che promette di essere intrigante. Questo “Born free tour” ha già registrato nei mesi scorsi diversi tutto esaurito in Inghilterra, fra maggio e giugno toccherà altri paesi europei, per arrivare a luglio in Italia. La particolare formazione acustica e i luoghi scelti per il tour permetteranno al pubblico di scoprire il musicista inglese sotto una luce diversa.

la morte di ALVIN LEE, ex Ten Years After

È morto Alvin Lee, uno dei più importanti chitarristi della storia del rock. Aveva 68 anni. Non è riuscito a superare le complicazioni seguite a un recente intervento chirurgico. La notizia del lutto è stata data dalla compagna e dalle figlie, con poche righe pubblicate ieri sul suo sito. Nato a Nottingham nel dicembre del ’44, Alvin Lee era noto soprattutto per aver fondato ed esser stato una delle colonne dei Ten Years After. Con loro, nell’agosto del ’69, affrontò la marea umana di Woodstock. Il suo assolo nel brano “I’m going home” è rimasto uno dei momenti musicalmente più esaltanti della leggendaria “tre giorni di pace amore e musica”. Di quel brano i ragazzi offrirono per l’occasione una versione travolgente, nella quale fecero in tempo a citare due classici del rock’n’roll come “Blue suede shoes” e “Whole lotta shakin’ going on”. Nel ’73 il chitarrista lasciò una prima volta la band, per dedicarsi alla carriera solista. Ma poi riunì la sua strada con i vecchi compagni nell’89, pur senza abbandonare i lavori firmati con il suo nome e cognome. E da solista aveva realizzato in totale quattordici album, l’ultimo dei quali, «Still on the road to freedom», è uscito lo scorso anno. Alvin Lee aveva uno stile personalissimo, sempre in bilico fra rock e blues, e riconosceva come suoi maestri soltanto Chuck Berry e Scotty Moore, il chitarrista di Elvis Presley. Quasi mezzo secolo di carriera ne aveva fatto una sorta di “guitar hero” amato e rispettato anche dalle giovani generazioni che ai tempi di Woodstock non erano nemmeno nate.

mercoledì 6 marzo 2013

DISCHI / DAVID BOWIE / Dido

Qualcuno l’aveva dato per artisticamente morto. Ma David Bowie è più vivo che mai, come dimostra questo “The next day”, prima vera e grande e positiva sorpresa del 2013. Non solo: era da almeno vent’anni che il Duca bianco non sfornava un lavoro così convincente. “Reality”, pubblicato nel 2003, non è certo entrato nella parte migliore della sua lussuosa discografia. Due mesi fa l’anteprima con il singolo “Where are we now?”, pubblicato nel giorno del sessantaseiesimo compleanno, aveva già sollevato entusiasmi assolutamente giustificati. Una malinconica ballata, straniata e straniante, pregna di umane fragilità, profumata di ricordi e di Berlino, non solo per le immagini in bianco e nero della città, immortalata nel video prima della caduta del Muro. Quel richiamo forte anche nelle atmosfere e nei suoni torna ora nell’album - il trentesimo in carriera - e rimanda agli anni in cui Bowie visse nella capitale tedesca, realizzando fra il ’77 e il ’79 la famosa Trilogia berlinese (“Low”, “Heroes” e “Lodger”). Quasi una rinascita per l’artista inglese che nel 2004 fu costretto a interrompere un tour per seri problemi cardiaci e conseguente angioplastica coronarica. Quattordici brani assolutamente contemporanei, a tratti scarni ed essenziali, per un disco prodotto dal fido Tony Visconti. Si parte con il pezzo del titolo (che nel ritornello dice: “Here I am, not quite dying”, sono qui e non sono ancora morto...), e comincia anche un gioco di rimandi e citazioni: qui per esempio qualcuno ha ritrovato i sapori della vecchia “Fashion”. “Valentine’s day” odora invece di anni Sessanta, grazie anche agli “sha-la-la” dei cori. “If you can see me” ha un’impostazione più sperimentale. “Dirty boys” decolla con un sax e i fiati malati di soul. “The stars (are out tonight)” ha un che di melodico che richiama la classicissima “China girl”. Potremmo continuare, perchè quasi ogni brano (ma soprattutto “Boss of me” e “You will set the world on fire”) brilla di luce propria all’interno di un signor disco rock. E se l’apertura ideale era stata l’anteprima di “Were are we now?” (qui quinta in scaletta), anche la conclusione dell’album è quella ballata cupa e inquietante che risponde al titolo di “Heat”. Il gioco di rimandi e citazioni prosegue anche nella copertina, che richiama il leggendario e forse insuperabile “Heroes”. Oggi David Bowie vive una doppia condizione. Fa già da tempo parte della (parte migliore della) storia del rock. Un piccolo esempio: due film molto diversi attualmente nelle sale come “Noi siamo infinito” di Stephen Chbosky ed “Educazione siberiana” di Gabriele Salvatores ricorrono entrambi a un suo brano, per citare musicalmente gli anni attorno agli Ottanta. Nel contempo, e questo disco lo conferma, il Duca bianco è ancora il meglio su piazza. La grande piazza del rock. --- Torna Dido, una delle più belle voci degli ultimi anni, con il quarto album “Girl who got away”. Undici brani introspettivi, di cui lei stessa è autrice, all’insegna del miglior electro-pop. Alla base del lavoro c’è un’audace dichiarazione di intenti. Dallo slancio di euforia di “Go dreaming", passando per l’umorismo pungente di “End of night” e il folk di “Sitting on the roof of the world”, esce un disco caldo, evocativo e pregno dell’emozione dei piccoli dettagli della vita. «Il brano che dà il titolo al disco è una delle canzoni che preferisco tra quelle contenute nell’album - dice - ma credo che riassuma anche gli ultimi anni. L’essermi allontanata dalle scene per vivere la felice avventura di metter su famiglia e realizzare un album del quale sono davvero orgogliosa. E adesso non vedo l’ora di farvelo ascoltare». I primi due album di Dido, “No angel” e “Life for rent”, rimangono due dei dischi più venduti di tutti i tempi nel Regno Unito e il suo terzo disco, “Safe trip home”, acclamato dalla critica, ha consolidato il successo dell’artista, portando il totale dei dischi venduti a 29 milioni.

martedì 5 marzo 2013

BERLUSCONI INELEGGIBILE*

di Paolo Flores d’Arcais Cari amici di MicroMega, alle ore 18,14 di martedì 5 marzo abbiamo raggiunto la cifra incredibile di 120 mila firme. Ma dobbiamo continuare, perché mancano ancora dieci giorni all’apertura delle camere, e la tensione non deve venir meno, e solo il raddoppio delle firme potrà sfondare il muro di gomma del silenzio di disinformazione dei mass media (solo Repubblica e Il Fatto hanno parlato dell’appello, e solo durante una trasmissione di Sky sono riuscito oggi verso le 16 a parlarne, mentre ho avuto pochi secondi per farlo sulla radio di “Un giorno da pecora”). Se ciascuno di voi che ha già aderito si impegna per convince un cittadino che ancora non ha firmato, se ciascuno di voi scrive al “suo” giornale o trasmissione televisiva per protestare contro questo oscuramento, e magari al senatore del proprio collegio per esigere che rispetti la legge, se insomma ciascuno di voi in questa fase cruciale si fa cittadino attivo, possono cambiare molte cose. Perché è certo che con Berlusconi fuori dal parlamento il clima politico cambierebbe radicalmente, si rassegnerebbe incredibilmente, sarebbe liberato dai miasmi di un ventennio di illegalità e impunità. E anche le consultazioni del Presidente della Repubblica per il nuovo governo si svolgerebbero in questo orizzonte di incipiente tsunami democratico e legalitario. Non bisogna dimenticare che la costituzione della “Giunta delle elezioni” e il suo esame dei ricorsi contro l’elezione di Berlusconi potrebbe infatti iniziare, se c’è la volontà politica, prima delle consultazioni stesse del Quirinale. Questa volta la speranza è concreta, questa volta ciò che sembrava fantascienza o utopia, una politica senza l’ipoteca aberrante e antidemocratica del caimano e le sue aggressioni contro la Costituzione, è a portata di mano. PER FIRMARE L'APPELLO: http://bit.ly/fuoriberlusconi (*la legge 361 del 1957 dichiara ineleggibile chiunque goda di una concessione statale sia in proprio, proprietà effettiva, che come amministratore o manager)