martedì 23 marzo 2021

PREMIO AMNESTY, LE 10 CANZONI FINALISTE

 Sono rappresentate molte generazioni, molti generi musicali e molte tematiche nelle dieci canzoni che Amnesty International Italia e Voci per la Libertà hanno scelto come candidate quest’anno al Premio Amnesty International Italia nella sezione Big, lo storico riconoscimento che va a brani sui diritti umani pubblicati da nomi affermati della musica italiana nell'anno precedente.

Sono in lizza in questa edizione (in ordine alfabetico per artista):

Eugenio Bennato con “W chi non conta niente” (Bennato); 

Samuele Bersani con “Le Abbagnale” (Bersani); 

Coma_Cose feat. Stabber con “La rabbia” (Mesiano / Zanardelli / Tartaglini); 

Fulminacci con “Un fatto tuo personale” (Uttinacci / Dezi / Mungai / Uttinacci); 

J-Ax feat. Paola Turci con “Siamesi” (Aleotti / Anania / Del Pace / Turci / Bonomo / Chiaravalli / Garifo); 

Levante con “Tikibombom” (Lagona); 

Francesca Michielin e Måneskin con “Stato di natura” (Michielin / Levy / Michielin ); 

Negramaro “Dalle mie parti” (Sangiorgi); 

Chadia Rodriguez feat. Federica Carta con “Bella così” (Crdarnakh / Ettorre / Gianclaudio / Fracchiolla / Dagani); 

Yo Yo Mundi con “Il silenzio che si sente” (Archetti Maestri).

Il vincitore sarà premiato durante la prossima edizione, la ventiquattresima, di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, in programma dal 23 al 25 luglio a Rosolina Mare(Rovigo).

giovedì 18 marzo 2021

#AlpiHrovatin #noinonarchiviamo

 «Nessuno si illuda, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e tutti i giornalisti per cui non c'è stata verità e giustizia non saranno dimenticati. Continueremo a chiedere che si faccia piena luce sulle loro morti per restituire forza al loro lavoro. Oggi non è solo una giornata dedicata alla memoria, ma anche all'impegno, un impegno preciso che dovrà restituire a tutti noi la ricostruzione di cosa accadde quel 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Ringrazio l'amministrazione e il sindaco di Latina che oggi sono qui a dare forza ad un messaggio che per 27 anni è rimasto intatto ed è stato recepito e portato avanti da tantissimi ragazzi e ragazze delle scuole italiane a conferma che il compito di ricerca della verità non si archivierà mai». Con queste parole il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, ha aperto la cerimonia che si è svolta questa mattina nella piazza intitolata a Ilaria Alpi del capoluogo pontino e alla quale ha preso parte anche il sindaco Damiano Coletta, che ha sottolineato l'esigenza di «ricordare l'impegno di Ilaria Alpi e di tanti giornalisti che hanno sacrificato la loro vita alla ricerca della verità». 


Durante la cerimonia l'associazione Articolo 21 ha consegnato una lettera di ringraziamento all'amministrazione a firma di Mariangela Gritta Grainer, portavoce dei genitori di Ilaria Alpi. Alla deposizione dei fiori era presente l'avvocato Giulio Vasaturo, che rappresenta gli organismi di categoria quali parti offese nel procedimento penale. «Insisteremo sempre nella ricerca della verità e collaboriamo con la Procura di Roma in tal senso – ha detto Vasaturo –. Noi crediamo che anche e soprattutto grazie alle inchieste giornalistiche ci siano elementi per tentare di arrivare alla verità sull'agguato a Ilaria e Miran. La Fnsi e tanti giornalisti con il loro lavoro hanno aiutato e stanno tuttora aiutando gli investigatori. Non ci fermeremo finché non sarà fatta luce su movente, esecutori e mandanti».

Una seconda iniziativa in ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si è celebrata, sempre oggi, 18 marzo, a Trieste, nel giardino vicino al mare intitolato all'operatore. Il presidente dell'Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia, Carlo Muscatello, il presidente dell'Ordine regionale dei giornalisti, Cristiano Degano, la presidente della Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin, Daniela Luchetta, e la rappresentante del circolo regionale di Articolo21, Fabiana Martini, hanno depositato sulla stele che ricorda Miran Hrovatin un fiore, simbolo della caparbietà con cui il mondo del giornalismo, le associazioni e la città chiedono e continueranno a chiedere verità e giustizia.

«La storia del nostro Paese è tragicamente punteggiata da tante stragi e troppi omicidi rimasti ormai da decenni senza verità e giustizia. La morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, 27 anni fa a Mogadiscio, è fra i tanti buchi neri che non possono e non devono rimanere tali. Per questo, dinanzi alla possibile archiviazione dell'omicidio, la nostra parola d'ordine è ancora #noinonarchiviamo», ha detto Carlo Muscatello.

«Più passano gli anni e più è necessario e doveroso ricordare per non dimenticare e fare luce sulle inchieste che Ilaria e Miran stavano portando avanti, nella consapevolezza che nel buio la democrazia e i diritti umani muoiono», ha affermato Fabiana Martini.

Per Cristiano Degano, «fare delle inchieste giornalistiche a rischio della propria vita è un impegno non solo professionale ma civile». Secondo Daniela Schifani Corfini Luchetta, è «vergognoso» e «triste» che lo Stato non «faccia qualcosa per risolvere quello che è diventano uno dei misteri dell'Italia».   

ALPI HROVATIN, #NOINONARCHIVIAMO (1994-2021)

  

#NoiNonArchiviamo la vicenda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Sarà questo il filo conduttore delle iniziative promosse da Fnsi, Usigrai e Articolo 21 in occasione del 27° anniversario dell'assassinio della giornalista del Tg3 e dell'operatore triestino, avvenuto il 20 marzo 1994 a Mogadiscio.

“Non sarà solo un'occasione di commemorazione, ma anche per riaccendere i riflettori sulle inchieste ancora in atto e sugli elementi prodotti dall'avvocato Giulio Vasaturo, che rappresenta le associazioni dei giornalisti come 'parti offese' ”, anticipa il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.

Diverse le iniziative previste, nel pieno rispetto delle norme anti-Covid, fra cui una cerimonia a Latina, nel piazzale dedicato a Ilaria Alpi, oggi giovedì 18 marzo, alle 11.30

Sempre oggi, alle 12.15, a Trieste, i rappresentanti di Assostampa, Ordine dei giornalisti e Articolo 21 Fvg, con Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin e Ucsi Fvg, si ritroveranno alla pineta di Barcola, nel giardino vicino al mare intitolato a Miran Hrovatin. 

Domani venerdì 19 marzo, alle 15, infine, evento online organizzato da Articolo 21 per fare il punto sulla situazione delle indagini. E’ prevista la partecipazione, fra gli altri, di Mariangela Gritta Grainer, Elisa Marincola, Roberto Natale, Francesco Cavalli, Giulio Vasaturo, Vittorio Di Trapani, Giuseppe Giulietti, Monica Andolfatto, Fabiana Martini, Carlo Muscatello e Ottavia Piccolo, che leggerà un brano tratto da "Lo schifo: omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione", di Stefano Massini.

“Saremo tutti con la mascherina, ma senza bavagli nella ricerca della verità che aspettiamo da tempo. Gli organismi di rappresentanza dei giornalisti sono parti offese nel procedimento di indagine sull'attentato e intendiamo far valere questo nostro ruolo, nei modi consentiti, ma senza rinunciare a una battaglia per la giustizia e la verità che ci vede in prima linea nel nome di Ilaria e Miran”, conclude Giuseppe Giulietti.

giovedì 11 marzo 2021

UNA LEGGE PER PROTEGGERE IL DIRITTO DI CRONACA

 da Articolo 21 e “Il Piccolo”:


Giornalisti definiti “infami” sui social, accusati di far parte della “macchina del fango” solo per aver correttamente riportato le dichiarazioni di alcuni esponenti politici su una tal vicenda. Avviene a Trieste, bersaglio i colleghi del “Piccolo”, ma in realtà episodi simili si ripetono ormai in tutta Italia. Troupe televisive insultate e spesso aggredite mentre stanno semplicemente facendo il loro lavoro. Leader politici che annunciano immotivate querele a giornali colpevoli di aver pubblicato notizie che li riguardano e che avrebbero preferito non veder pubblicizzate.
Davvero non se ne può più. Complice lo sfinimento che è fra le conseguenze accessorie della drammatica situazione che tutti viviamo da un anno, la situazione sta toccando un punto di non ritorno. Dagli a giornali e giornalisti, è sempre colpa del giornalista, è sempre il giornalista che ha riportato male... Altro che diritto dovere di informare e di essere informati. Eppure l’articolo 21 della Costituzione sarebbe così chiaro, teoricamente non avrebbe certo bisogno di spiegazioni e ulteriori interventi legislativi.
Invece no, in questa situazione, peggiorata dallo strapotere assunto ormai da anni dai social, probabilmente ha ragione il presidente della Fnsi Beppe Giulietti quando dice che “invece di intimidire i cronisti sarà il caso di approvare la legge contro le molestie al diritto di cronaca e le querele bavaglio”.
Eppure una proposta di legge contro le querele temerarie giace nei cassetti del Senato dal maggio 2019. Afferma un principio molto semplice: quando qualcuno querela un giornalista per un articolo che poi, in sede giudiziale, si rivela veritiero e non diffamatorio, questo qualcuno (spesso un politico...) va condannato a pagare un risarcimento, oltre ovviamente alle spese di giudizio.
“Sulla questione delle querele temerarie, aspettiamo che il Parlamento batta un colpo. Non vorrei - dice Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi - che questo titubare da parte del Parlamento fosse anche dovuto al fatto che molto spesso a promuovere azioni temerarie sono proprio i politici nei confronti dei giornalisti".
Giornalisti che non devono essere esenti da critiche, non solo quando sbagliano. Ma che non possono diventare il bersaglio privilegiato di chi non sa più con chi prendersela. Perché se il politico mette mano alla pistola della querela temeraria appena legge qualcosa che “non gli garba”, poi chiunque si sente autorizzato ad attaccare senza motivo giornali e giornalisti colpevoli solo di fare il proprio lavoro: informare.

Carlo Muscatello, presidente Assostampa Fvg


venerdì 5 marzo 2021

GOVERNO DRAGHI, C’È ANCHE L’EMERGENZA INFORMAZIONE (newsletter ordine giornalisti fvg)

 GOVERNO DRAGHI, C’È ANCHE

L’EMERGENZA INFORMAZIONE



di Carlo Muscatello*

Innanzitutto l’emergenza sanitaria, certo. Ma fra le tante emergenze “minori” sul tavolo del nuovo governo c’è anche quella che riguarda l’informazione. Sì, perché i governi passano, e con loro cambiano i sottosegretari con delega all’informazione e all’editoria, ma il sindacato unitario dei giornalisti resta. E deve sempre confrontarsi con chi c’è dall’altra parte dei tavolo, governo ed editori.
Ecco perché ha fatto benissimo la Fnsi ad augurare subito buon lavoro al senatore Giuseppe Moles, appena è stato nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria. “L'auspicio - ha scritto Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi - è che possa avviare al più presto il confronto con le parti sociali sui numerosi dossier già aperti e che riguardano la tenuta e il rilancio di un settore vitale per la democrazia. La difesa dell'informazione di qualità richiede interventi urgenti sul mercato del lavoro, dove è necessario contrastare con forza il precariato dilagante e assicurare una retribuzione dignitosa a migliaia di giornalisti privi di diritti e di tutele, la messa in sicurezza dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani e, più in generale, il varo di una nuova legge sull'editoria, necessaria per accelerare la transizione al digitale e affrontare le sfide che comporta”.
Fin qui, come si conviene, la necessaria correttezza istituzionale. Il guardare sempre avanti. A margine, dall’osservatorio Friuli Venezia Giulia, non possiamo non rammaricarci della mancata conferma del sottosegretario Andrea Martella, con il quale nell’ultimo anno e mezzo era stata avviata una proficua interlocuzione. La sensazione, nei numerosi confronti avuti con il parlamentare veneto, era sempre quella di avere di fronte una persona competente nella materia affidatagli, cosa che - si sa - sovente non avviene quando i partiti distribuiscono poltrone di governo, regola purtroppo non smentita nemmeno sotto l’autorevolissimo professor Draghi. Insomma, con Martella si aveva la sensazione di parlare la stessa lingua. Con Moles si vedrà presto.
Perché bisogna andare avanti. Stante una situazione difficilissima. Lo ha ribadito il segretario Lorusso, intervenendo da remoto al recente Direttivo dell’Assostampa Fvg. Con il flagello della pandemia che non concede tregua, anche nel nostro settore la situazione si è fatta drammatica. Si accentua il forte calo dei fatturati, soprattutto pubblicitari, e delle vendite nella carta stampata. Nei mesi scorsi si è cercato di rispondere all'emergenza con una serie di misure che hanno consentito di attutire l'impatto della crisi, ma si è trattato di misure tampone, mentre occorrono misure strutturali. “Con il precedente governo – ha detto Lorusso – era stata avviata una interlocuzione sui temi più urgenti, partendo da una nuova legge per l'editoria e concentrandosi sulla necessità di introdurre correttivi nel mercato del lavoro, anche sulla scorta dei criteri più volte indicati dalla Commissione lavoro autonomo della Fnsi sull'equo compenso e del contrasto al precariato. L'auspicio è di riprendere quanto prima il confronto anche con il nuovo esecutivo, insieme con il tavolo sulla previdenza avviato con ministero del Lavoro, dipartimento per l'Editoria e ministero dell'Economia, con l'obiettivo di mettere in sicurezza l'Inpgi grazie a una serie di interventi, a partire dall'allargamento progressivo della platea degli iscritti”.
Un percorso che da una parte guardi al mercato del lavoro e dall'altro punti a creare ricadute positive sulla previdenza, cui va affiancata l'introduzione di una norma che obblighi i giganti della rete a remunerare i contenuti prodotti da giornalisti ed editori, come sta accadendo in altre parti del mondo.“Ci sono dossier – secondo Lorusso – che il nuovo sottosegretario dovrà approfondire e che riguardano una serie di temi su cui è necessario riprendere l'interlocuzione con le parti sociali. L'auspicio è che il confronto possa per prima cosa archiviare una volta per tutte ogni ipotesi di tagli al settore: la semplice idea che si possa mettere mano alle risorse, già esigue, che vengono destinate ai giornali in cooperativa, ai diocesani, alle testate espressione di comunità e territori o a emittenti come Radio Radicale, che svolgono di fatto un servizio pubblico, significa indebolire il pluralismo”.
La linea del sindacato è nota: mai come oggi abbiamo bisogno di più informazione, informazione di qualità. E la qualità richiede sostegno pubblico, interventi normativi che diano stabilità al settore, supporto al lavoro dei giornalisti. Non si tratta di elargire finanziamenti a pioggia, ma di sostenere l'informazione in maniera seria guardando al servizio che viene svolto e all'occupazione che viene creata.
Dunque vanno affrontati al più presto i nodi strutturali, a partire dal contrasto al precariato e dalla definizione dell'equo compenso. “Non si può fare informazione di qualità - conclude Lorusso - sfruttando migliaia di giornalisti che ogni giorno lavorano senza le tutele, i diritti e le garanzie assicurati dal contratto di lavoro. Il sottosegretario Moles ha affermato che nessuno deve essere lasciato indietro: ripartiamo da qui, mettiamo allora al centro la difesa del pluralismo e il contrasto al lavoro irregolare, con quel che ne consegue in termini di provvedimenti da adottare, fino alla riforma complessiva del settore”. Una riforma non più rinviabile.

*presidente Assostampa Fvg