giovedì 30 gennaio 2020

MOSTAR, 26 ANNI FA / su Articolo21 e fnsi.it

Ventisei anni, il ricordo fa ancora terribilmente male. Innanzitutto per le famiglie, ma anche per gli amici, i colleghi, la Rai, la città di Trieste. 1994/2020: gli anni trascorsi sono quelli dalla tragedia di Mostar, dove il 28 gennaio del ’94 perdevano la vita Marco Luchetta, Alessandro “Sasa” Ota e Dario D’Angelo, inviati della Rai del Friuli Venezia Giulia in Bosnia per un servizio sui bambini della ex Jugoslavia. Poche settimane dopo, a Mogadiscio, il 20 marzo ’94, venivano assassinati la giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e l’operatore triestino Miran Hrovatin. Sembrava un incubo, da cui si doveva tentare di uscire reagendo, facendo qualcosa, creando un’iniziativa di pace e speranza per guardare al domani. E proprio all’indomani di quei drammatici fatti si è costituita a Trieste la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, che accoglie e sostiene i bambini affetti da malattie non curabili nei loro Paesi d’origine. Da allora la Fondazione ha ospitato tantissimi bambini e i loro familiari provenienti dall’Africa, dall’Asia, dal Sud America, dall’Europa orientale e dalla penisola balcanica. Paesi nei quali era impossibile garantire le cure adeguate per quei bimbi, che a Trieste hanno trovato assistenza e cure. Da una tragedia, anzi da due immani tragedie è nata una grande realtà di speranza e solidarietà. Che vivrà per sempre. Carlo Muscatello

martedì 28 gennaio 2020

TOP 2019, VINCONO CAPOSSELA E FULMINACCI

È “Ballata per uomini e bestie” di Vinicio Capossela il più bel disco dello scorso anno per i molti giornalisti che hanno votato per il “Top 2019”, il referendum sui migliori album italiani del 2019 promosso dal “Forum del giornalismo musicale” (che si svolge da quattro anni nell’ambito del Mei di Faenza). A prevalere nella sezione riservata ai dischi d’esordio è stato invece Fulminacci con “La vita veramente”. L’iniziativa, a cura di Enrico Deregibus, è stata realizzata in collaborazione con l’Agimp (la neonata Associazione dei Giornalisti e critici Italiani di Musica legata ai linguaggi Popolari) e sotto l’egida del Mei. Fra i dischi assoluti, dopo Capossela si è classificato Niccolò Fabi con “Tradizione e Tradimento”. Al terzo posto, a pari merito, Dimartino con “Afrodite” e Mina e Ivano Fossati con “Mina Fossati”. Al quinto, sempre ex aequo, Francesco Di Giacomo con “La parte mancante”, Umberto Maria Giardini con “Forma mentis”, Marracash con “Persona” e Willie Peyote con “Iodegradabile”. Nelle opere prime dopo Fulminacci troviamo Coma_Cose con “Hype Aura”, seguiti da Mahmood con “Gioventù bruciata”, da I Hate My Village con l’album omonimo e da Giulia Mei con “Diventeremo adulti”. Giulia Mei riceverà un premio speciale del Mei come prima donna classificata tra gli esordienti. Quest’anno, mentre il mondo musicale attende il Festival di Sanremo, il Forum ha voluto di nuovo andare alla ricerca delle migliori produzioni italiane dell’anno da poco trascorso, consultando giornalisti di ogni provenienza ed età, da quelli delle grandi testate cartacee alle webzine, dalle tv alle radio. Un così ampio e rappresentativo ventaglio di votanti ha permesso di avere un quadro attendibile delle preferenze del giornalismo e della critica musicale italiana più attenta. Per Articolo 21 ha partecipato al referendum il critico musicale Carlo Muscatello.

lunedì 27 gennaio 2020

GIORNATA DELLA MEMORIA, GIULIETTI ALLA RISIERA

Alla vigilia della Giornata della memoria - oggi, lunedì 27 gennaio - una delegazione del Sindacato dei giornalisti, composta dal presidente della Fnsi Beppe Giulietti, dal presidente e dal segretario dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia, Carlo Muscatello e Alessandro Martegani, e da Fabiana Martini e Antonella Napoli di Articolo 21, si è recata alla risiera di San Sabba di Trieste, unico campo di sterminio con forno crematorio in Italia, per rendere omaggio alle vittime di un lucido e spietato disegno di eliminazione del popolo ebreo e di ogni forma di diversità odiata dal nazifascismo. “Mai come in questo momento - ha dichiarato il presidente Giulietti - ci è sembrato giusto e doveroso ribadire l’impegno del giornalismo italiano a contrastare ogni forma di antisemitismo e di razzismo e a contrastare quelle parole di odio che ne sono la velenosa premessa”.

martedì 14 gennaio 2020

GIORNALISTI, ANNO DECISIVO / da newsletter Ordine Fvg

di Carlo Muscatello* Sarà un anno decisivo, questo appena cominciato, non solo per il nostro istituto di previdenza, per il nostro contratto di lavoro, per le nostre redazioni “allargate” (non dimentichiamo mai precari e collaboratori...), ma per la stessa professione giornalistica nel nostro paese. Tanto da giustificare l’interrogativo: si potrà ancora in futuro fare questo lavoro che mantiene il suo fascino, oltre che la sua importanza in ogni democrazia che si rispetti, si potrà ancora fare il giornalista potendo contare su un trattamento economico adeguato, su carichi di lavoro umani, su garanzie contrattuali, previdenziali e assistenziali in linea con quelle costruite in passato dalle generazioni precedenti? Oltre metà dei professionisti non ha un contratto articolo 1, le tante milionate di euro pubblici destinati al settore negli ultimi anni sono serviti solo alle aziende per ristrutturare e prepensionare, la recente manovra di bilancio non ha certo migliorato la situazione né indicato prospettive di miglioramento. Per questo, fra dicembre e gennaio, si è ricominciato dopo tanto tempo a sentir parlare di sciopero generale. È successo all’ultimo Consiglio nazionale Fnsi come alla Conferenza dei Cdr che ha aperto l’anno. Nessuno ama lo sciopero, arma sindacale forse desueta, che fa un danno alle aziende ma anche ai colleghi. Ma la situazione è ormai tale che non si può più far finta di nulla. Nella manovra citata c’è una norma che prevede altri prepensionamenti ma senza la contestuale messa in sicurezza del bilancio dell'Inpgi “attraverso l'allargamento della platea degli iscritti a professioni affini a quella giornalistica”. Che poi sarebbero i comunicatori, il cui eventuale passaggio dall’Inps all’Inpgi sarebbe una boccata d’ossigeno importante ma certo non risolutiva. La drammatica situazione dell'Inpgi, rilevano i consiglieri nazionali Fnsi, “è il risultato di oltre un decennio di espulsioni, non accompagnate da un numero adeguato di nuovi contratti, dal mondo del lavoro, volute dagli editori e sostenute dai governi che continuano a utilizzare soldi pubblici per demolire il mondo dell'informazione professionale, senza mai affrontare in modo organico i temi che riguardano la lotta al precariato per favorire invece il lavoro regolare, come dimostra la sistematica bocciatura dal Parlamento degli emendamenti diretti a rendere più difficile lo sfruttamento dei giornalisti giovani e meno giovani”. Ai Cdr il sindacato chiede di “verificare con attenzione e rigore che ogni richiesta di stato di crisi sia corredata dai corretti dati di bilancio, che non si ritorni al meccanismo delle liste di attesa che hanno provocato da parte degli editori la corsa ai prepensionamenti, e che al posto dei colleghi in uscita anticipata entrino nelle aziende solo ed esclusivamente giornalisti”. Già, perché nella citata manovra si prevede che per ogni due prepensionamenti (passo avanti: finora era ogni tre) debba essere fatta almeno un’assunzione, ma (clamoroso ed epocale passo indietro) non necessariamente di un giornalista: è sufficiente una figura di una qualche competenza e utilità per l’azienda. Di questi temi si parlerà nei tavoli sul lavoro, sulla riforma dell'editoria e sull’Inpgi chiesti dalla Fnsi e promessi dal governo. Stiamo aspettando. Da ultimo, visto il periodo dell’anno, il consueto appello all’iscrizione. C’è sempre più bisogno che i colleghi, professionali e collaboratori, contrattualizzati e non, precari e pensionati, si iscrivano al nostro sindacato unitario, unica difesa della professione. L’Assostampa Fvg ha da molti anni le quote d’iscrizione immutate, le più basse d’Italia. E c’è sempre la possibilità di chiedere l’iscrizione gratuita per i colleghi in difficoltà economica. Aiutateci a tutelare i più deboli, a difendere la professione, il lavoro, il contratto, le pensioni, i nostri enti di categoria, il diritto dei cittadini a essere informati e il dovere dei giornalisti di informare. Non ricordatevi del sindacato solo quando i guai toccano anche voi... Ancora buon anno. *presidente Assostampa Friuli Venezia Giulia

mercoledì 8 gennaio 2020

SUONI DELLE RADICI, RADIO RAI FVG: ULTIMA PUNTATA

Ultima puntata, domani mercoledì 8 gennaio 2020, alle 14.10, su Radio Uno Fvg (streaming e podcast su www.sedefvg.rai.it) de “I suoni delle radici, musiche e storie da paesi lontani”, il programma di Carlo Muscatello a cura di Mario Mirasola. Il viaggio attraverso le storie e le musiche dei paesi di origine di cittadini del Friuli Venezia Giulia nati in altre parti del mondo dunque si conclude, dopo aver virtualmente visitato una ventina di paesi di tutto il mondo, attraverso quattro continenti. Dopo la sigla “African marketplace” di Dollar Brand, gli ultimi ospiti sono la cubana Claudia Rodriguez e l’iraniana Banafsheh Rahmani. La prima è originaria di Santa Clara, città nell’interno dell’isola, famosa nella “storia rivoluzionaria” di Cuba, che ospita fra l’altro il Mausoleo di Che Guevara. Claudia vive nel Friuli Venezia Giulia da cinque anni, è arrivata in occasione di un viaggio in Italia e ha deciso di fermarsi. È appassionata di musica e di danze del suo paese. Banafsheh Rahmani è una pittrice nata in Iran e arrivata qui nel 2004 per seguire i suoi studi di storia dell’arte. Ha subito apprezzato Trieste e il Friuli Venezia Giulia, tanto da decidere di fermarsi. Con lei, e con l’antropologa Tiziana Ciavardini (che ha vissuto dieci anni in Iran) in collegamento telefonico da Roma, parliamo in particolare della situazione della donna nel paese tornato di stretta e drammatica attualità in questi giorni. La puntata è stata comunque registrata prima dei recenti fatti. In programma musiche cubane (fra cui brani di Compay Segundo, Opara Portuondo e Carlos Puebla) e iraniane. . Dalle antiche migrazioni a quelle contemporanee, il Friuli Venezia Giulia è sempre stato terra di incontri, di passaggi, di arrivi e partenze di genti diverse. Donne e uomini provenienti da “altri mondi” che a volte si sono fermati qui, altre hanno proseguito il loro viaggio sempre alla ricerca di un avvenire migliore. Per questo la nostra regione ha storicamente accolto al suo interno un’incredibile varietà etnica, culturale, religiosa: tante facce, tante anime, tanti colori destinati a mischiarsi all’interno di una grande contaminazione. Dall’antica rete viaria romana ai voli low cost, passando per strade grandi e piccole, per autostrade e sentieri di montagna, donne e uomini sono arrivati fra noi con le loro lingue, le usanze e le tradizioni retaggio di popoli lontani, che hanno contribuito e contribuiscono sempre al confronto, alla diffusione delle idee e del pensiero, alla crescita, a volte alla formazione di una coscienza comune. E poi c’è la musica, il vero esperanto, il ponte che unisce i popoli, l’idioma che permette di comunicare e comprendere anche a chi parla lingue diverse. Il nostro viaggio radiofonico parla di questo. Dando la parola a chi arriva da paesi lontani e si trova a vivere, da tanti anni o magari soltanto da pochi mesi, nel nostro Friuli Venezia Giulia. Ascolteremo le loro storie, le musiche dei loro paesi d’origine, ma anche le canzoni italiane che li hanno accolti al loro arrivo qui. E magari li hanno fatti sentire un po’ a casa propria.