martedì 30 ottobre 2018

PRESENTAZIONE ALBUM GINO D’ELISO

Sabato 27 ottobre 2018 alle ore 18 alla Casa del Popolo di Via Ponziana 14 a Trieste il cantautore triestino Gino D'Eliso presenterà il nuovo cd “Valvole e vinile". Il nuovo album di inediti esce in occasione del cinquantenario di attività dell'artista che, nell’occasione ripercorrerà 5 decadi di musica attraverso parole, ricordi, aneddoti e musica, eseguendo dal vivo con l'accompagnamento di Edy Meola al sax alcuni estratti del nuovo album e alcuni dei suoi maggiori successi. Modererà il critico musicale e Presidente di Assostampa FVG Carlo Muscatello. Interverrà il giornalista Furio Baldassi. Ingresso libero. Per informazioni: tel. 040774382, www.facebook.com/casadelpopolotrieste/ Gino D'Eliso è nato a Trieste - da genitori pugliesi - il 19 giugno 1951. Dopo il liceo classico, si è laureato in filosofia, con tesi di laurea in psicologia applicata, presso l'Università di Trieste ed ha poi seguito un biennio di specializzazione presso l'Università di Urbino. Ha lavorato come programmista/regista presso RTV Capodistria (1972>1976), presso la sede RAI di Trieste (1979>1986) e presso la RTV di Lugano (1984).Ha realizzato numerose sigle e colonne sonore - oltre che per committenti privati - per la RAI Regionale FVG e Nazionale, RTV Capodistria, RTV Lubiana, RTV Zagreb, RTV Beograd, RTV Sarajevo, RTV Berlin, RTV Koln, RTV ORF, RTV Lugano, S4C Wales, Channel Four (segnalazione sia come co-regista che come autore delle musiche originali al Premio Italia 1985). Ha lavorato per circa 30 anni presso l'ufficio Relazioni Esterne della Sincrotrone Trieste, occupandosi principalmente di grafica e della divulgazione scientifica tra gli studenti delle scuole superiori. Continua il suo lavoro di musicista, sia continuando a scrivere musica che divulgando e cercando di far conoscere la stessa ai giovani.

mercoledì 24 ottobre 2018

DOMANI FORCELLA STRIT AL TRIANON, NAPOLI

È l’antico motto del quartiere Forcella – «Siamo nati per fare il bene» – ad aver ispirato Abel Ferrara per la regia di «Forcella strit», lo spettacolo che domani, giovedì 25 ottobre, alle 21, inaugurerà il cartellone del teatro del popolo Trianon Viviani. Ferrara, newyorkese del Bronx, ma con il sangue campano e la passione per questa terra trasmessa dalla sua famiglia, ritorna così a lavorare sul tema Napoli dopo nove anni di assenza e dopo un suo percorso esistenziale che lo ha portato a guardare con occhi nuovi e rinnovata sensibilità questa città, esprimendo con questa produzione teatrale internazionale il suo atto d’amore verso Napoli e Forcella. Lo spettacolo nasce dall’incontro del regista americano con il suo amico Nino D’Angelo, che l’ha spinto a mettere in scena la sua idea di questa parte di città. Aiutato nella scrittura da Maurizio Braucci, scrittore tra i più apprezzati e autore di teatro e di molte sceneggiature per cinema e tv, supportato da Raffaele Di Florio, Abel Ferrara dà vita a uno spettacolo nello spettacolo in tre movimenti, dentro uno dei quartieri più emblematici di Napoli, ambientato tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo. Liberamente ispirato a Our Town di Thornton Wilder, Forcella strit racconta di una compagnia di giovani attori che mette in scena una bizzarra commedia musicale seguendo le indicazioni di un misterioso direttore. Tra un quadro e l’altro, mentre i personaggi vivono o perdono i loro amori, gli attori cercano di interloquire con il pubblico e ragionare con lui sulla messa in scena, all’insegna del motto «Ad bene agendum nati sumus», «Noi siamo nati per fare il bene», inciso sullo stemma del quartiere Forcella. Ecco quindi in scena una storia d’amore lunga vent’anni, dal 1987 al 2007. Venti anni d’amore ma anche venti anni di eventi, accadimenti, fatti di cronaca e fatti privati che hanno come palcoscenico Forcella, ovvero la sua minuscola strada che costituisce tutto il quartiere, in uno scenario segnato dalla forza delle relazioni – a volte soffocanti, a volte avvolgenti –, racchiuso dalla parola napoletana «strit» («stretto») del titolo. Tutto inizia quella notte del maggio del 1987, la magica notte dello scudetto, quando l’intero quartiere si riversa in strada per una delle più trascinanti e coinvolgenti feste: un grande originale Carnevale dedicato a Maradona. E venti sono anche gli attori in scena, tutti napoletani, la maggior parte proprio di Forcella e del centro storico e molti dei quali non professionisti, scelti attraverso i laboratori formativi organizzati dal teatro in collaborazione con la Scabec, con il supporto di Davide Iodice e Fabrizio Varriale, che hanno curato il progetto pedagogico, e selezionati uno a uno dallo stesso Ferrara. A fare da colonna sonora a questo racconto sono le canzoni, tra le più conosciute e le meno note, di Nino D’Angelo, come Ciucculatina d’ ‘a Ferrovia, Cafè cafè, Tengo ‘o sole, ‘A storia ‘e nisciuno e Mamma Preta. «Torniamo al teatro Trianon Viviani a Forcella con un dramma originale del mio collaboratore e sceneggiatore, Maurizio Braucci, insieme al nostro amico geniale Nino D’Angelo, il direttore artistico del teatro, l’uomo responsabile di aver fatto confluire tutto e tutti», spiega Abel Ferrara. «Il dramma si concentra sulle persone semplici del quartiere e non su quelle che cercano di comparire in prima pagina – prosegue il regista –: voglio guardare la vita quotidiana, dalla nascita fino a oltre la morte, di quelle persone che hanno accettato il loro quartiere e non hanno alcun desiderio di lasciarlo o di elevarsi al di sopra di esso, desiderando invece di essere il tessuto della città: con una veduta della “napoletanità”, moderna e cinica ma anche toccante, con Maurizio ho guardato nello specifico la classe operaia del centro città e il modo in cui ci si inventa il lavoro qui». «Per interpretare e aiutare a creare il dramma qui al Trianon a Forcella abbiamo creato una compagnia composta da attori giovani di tutta Napoli – conclude Ferrara –: la musica è puro Nino D’Angelo, eseguita dal vivo dal suo musicista Massimo Gargiulo e rielaborata e resa parte integrante dello spettacolo da Nino stesso: ho fatto la regia insieme a Raffaele Di Florio, con l'aiuto del mio assistente di lunga data Jacopo Gonzales». «Questa volta Nino D’Angelo ce l’ha fatta – sottolinea il presidente della Scabec Antonio Bottiglieri –. Aveva promesso al presidente Vincenzo De Luca che il Trianon Viviani avrebbe stretto un forte legame con i giovani di Forcella e oggi quella promessa è mantenuta: loro sono i protagonisti di questo nuovo progetto culturale e sociale». «De Luca per questo aveva voluto D’Angelo al Trianon e ha fatto bene – continua Bottiglieri –. D’Angelo a sua volta ha voluto per questo progetto, curato da Scabec e Databenc, Abel Ferrara e sicuramente anche lui ha fatto bene». Oltre alla parte di produzione teatrale, Forcella strit prevede anche un progetto del fotoreporter Luciano Ferrara. In scena Diletta Acanfora, Bruno Barone, Livia Bertè, Gennaro Cuomo, Daniela De Vita, Giovanni Esposito, Greta Domenica Esposito, Maria Esposito, Pierpaolo Ferruzzi, Piergiuseppe Francione, Giusy Freccia, Angela Garofalo, Vincenzo Iaquinangelo, Emanuele Iovino, Giuseppe Madonna, Vittorio Menzione, Monica Palomby, Giorgio Pinto, Federica Raimo, Daniele Vicorito ed Emanuele Vicorito. Dopo la “prima” del 25 ottobre, Forcella strit sarà replicata venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 ottobre; quindi venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 novembre. Tutte le recite sono alle 21, tranne quelle domenicali, programmate alle 18. Per informazioni 081 2258285, www.teatrotrianon.org.

DOMANI ESCE LIBRO BORROMETI, A TRIESTE A NOV.

​​ «Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!» Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud-orientale. Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio. Il primo libro di Paolo Borrometi è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta. _____________ PAOLO BORROMETI, nato a Ragusa nel 1983, laureato in Giurisprudenza, ha iniziato a lavorare al «Giornale di Sicilia» e ha poi fondato il sito di informazione e inchiesta «La Spia». Oggi è un giornalista di Tv2000, collabora con l’agenzia AGI e con varie altre testate giornalistiche. Per il suo impegno di denuncia, ha ricevuto l’onorificenza motu proprio dal presidente della Repubblica. È presidente di «Articolo 21», collabora con Libera, la Fondazione Caponnetto e con la Cgil.

mercoledì 10 ottobre 2018

DIRETTE FACEBOOK AL POSTO DELLE CONFERENZE STAMPA

Da mesi è in atto nel nostro Paese un attacco all’informazione, al dovere dei giornalisti di informare che è poi anche il diritto dei cittadini a essere informati. Segnali in questo senso arrivano purtroppo anche nel Friuli Venezia Giulia. Ieri, nelle redazioni delle testate regionali, è arrivato per esempio l'annuncio di una diretta Facebook del governatore Massimiliano Fedriga e del suo vice con delega alla Salute Riccardo Riccardi, sul tema della riforma del sistema sanitario regionale, in programma oggi alle 12.30. Annuncio accompagnato dall'invito agli operatori dell'informazione a seguire la trasmissione . Ciò conferma purtroppo l'atteggiamento sempre più frequente di alcuni rappresentanti politici. Le conferenze stampa, nelle quali i giornalisti hanno la possibilità di fare delle domande, sono sostituite da "dichiarazioni alla stampa", dove non c'è alcuna possibilità di rivolgere domande, talvolta anche scomode. O, ancora meglio, da "dirette Facebook" dove non c'è neppure il contatto diretto con gli "operatori dell'informazione", invitati a seguire la trasmissione e a riportare semplicemente quanto preconfezionato dai protagonisti della diretta. Si chiama disintermediazione. Si vuole così, come denunciato proprio ieri in una conferenza stampa a Roma da Ordine dei giornalisti, Fnsi e Usigrai, sterilizzare il ruolo del giornalista ed evitare le sue domande, magari imbarazzanti, affidandosi piuttosto a dichiarazioni via web studiate a tavolino da efficienti staff della comunicazione, in grado di raggiungere direttamente anche i cittadini, in primis i propri sostenitori. E in questo schema i giornalisti sembrano essere solo d'intralcio. Da qui i recenti attacchi alla categoria e la minaccia di sopprimere lo stesso Ordine dei giornalisti. Non vogliamo con questo certo contrastare le nuove tecnologie o negare l'importante ruolo che hanno oggi i social nella comunicazione. Ben vengano allora anche le dirette Facebook, ma delle conferenze stampa. Dirette nelle quali tutti possano seguire non solo le dichiarazioni degli esponenti politici ma anche le domande dei colleghi con le relative risposte. Non è una questione di difesa corporativa ma di democrazia. . Cristiano Degano, presidente Ordine dei giornalisti Fvg . Carlo Muscatello, presidente Assostampa Fvg

martedì 2 ottobre 2018

IL COMUNE DI MONFALCONE CENSURA AVVENIRE E MANIFESTO / da Articolo 21

di Carlo Muscatello Il Comune di Monfalcone censura Avvenire e Manifesto. Prima cancellando gli abbonamenti ai due quotidiani per la propria biblioteca comunale, adducendo risibili “ragioni economiche” (“un costo troppo oneroso - si era detto - rispetto al ristretto numero dei lettori"). Poi, dinanzi a una colletta fra i cittadini della città dei cantieri per il rinnovo degli abbonamenti, rifiutando comunque l’inserimento dei due quotidiani fra quelli a disposizione della cittadinanza, perché “non acquistati dall’amministrazione”. Ci sarebbe da sorridere, se la questione non fosse seria e grave. Un amministratore pubblico, in questo caso un’amministratrice, la sindaca leghista Cisint, dovrebbe avere come primo riferimento la Costituzione della Repubblica e il bene dei cittadini. Sulla libertà d’informazione e la libera circolazione delle idee la nostra Carta è chiarissima, basta andare a rileggersi l’articolo 21. E il bene dei cittadini non può mai prescindere dal pluralismo di idee, opinioni e dunque giornali. Bisogna potersi informare liberamente, ascoltando e leggendo tutti, prima di fare le proprie libere scelte politiche. In democrazia funziona così. A Monfalcone si vanno fra l’altro a colpire due giornali molto diversi, uno cattolico e l’altro comunista, accomunati però dal fatto di essere entrambi voci fuori dal coro, in netta e radicale opposizione alla politica del Comune in provincia di Gorizia nei confronti degli immigrati. Si ricordi che Monfalcone conta seimila stranieri su ventottomila residenti, il 22% del totale. Ma Cisint già in passato aveva dimostrato di non voler essere la sindaca di tutti, richiamandosi più alle politiche del partito che la esprime e al suo leader Salvini, che non ai principi e agli articoli di una Costituzione che, fino a prova del contrario, è ancora in vigore. Il caso è diventato nazionale. La Monfalcone democratica e gli enti di categoria dei giornalisti, assieme a tutte le donne e gli uomini di buon senso, stanno rispondendo a questo grave episodio di censura. Tutti consapevoli che, quando un’amministrazione pubblica pretende di decidere che cosa il cittadino può o non può leggere, si è in presenza di un altro inquietante segnale della brutta stagione che stiamo vivendo. Si comincia con i giornali, non si sa mai dove si va a finire.