Un’altra aggressione a un giornalista di Telequattro e altre minacce a un fotografo del quotidiano Il Piccolo, ancora a Trieste. Stavano entrambi documentando il “Caffè anti green pass”, andato tristemente in scena in quella piazza Unità dove dovrebbero essere vietate manifestazioni di ogni tipo, dopo i disordini, i cortei, le manifestazioni, i sit in di ottobre e novembre. E invece una quarantina di persone, senza bandiere e striscioni, ha messo in scena l’ormai stanco rituale a base di slogan contro il vaccino, il green pass, contro Draghi, contro il governo e ovviamente contro i “giornalisti terroristi”. Ne hanno fatto le spese – per fortuna senza gravi conseguenze – i colleghi dell’emittente televisiva regionale del Friuli Venezia Giulia e del quotidiano triestino, aggrediti e minacciati dai più esagitati del gruppetto. E anche stavolta, purtroppo, come già successo in passato, a Trieste e in tante altre città, nessuna reazione da parte delle forze dell’ordine e degli uomini della Digos che pure erano presenti in piazza.
Siamo alle solite, dunque. Speravamo che il momento di follia antiscientifica fosse alle spalle, speravamo che i giornalisti e gli operatori dell’informazione potessero riprendere a svolgere il proprio lavoro senza il timore di essere aggrediti, minacciati, insultati. E invece sono scesi drasticamente i numeri dei manifestanti, ma quel clima di odio e intolleranza è ancora drammaticamente e pericolosamente presente.
Come si ricorderà, Assostampa Fvg e Ordine regionale dei giornalisti hanno nelle scorse settimane deciso di affiancare i colleghi aggrediti, chiedendo la costituzione di parte civile a sostegno di quanti hanno avviato o avvieranno azioni legali a propria tutela. Analoga decisione è stata poi adottata dalla Fnsi, come ha spiegato recentemente il presidente Beppe Giulietti: “La Federazione nazionale della stampa italiana raccoglie l’appello di Articolo21 – nato dopo l’analoga iniziativa di Assostampa Fvg e Ordine giornalisti Fvg – a tutela del diritto di cronaca e dei giornalisti minacciati, insultati, aggrediti da squadristi e negazionisti di qualsiasi natura e colore durante lo svolgimento del proprio lavoro e continuerà, come fatto fino ad oggi, a costituirsi parte civile nei processi contro chi è accusato di aggressioni e minacce nei confronti dei colleghi”.
Siamo ancora in attesa del primo rinvio a giudizio e del primo processo. C’è un collega del Piccolo, aggredito un mese fa durante un corteo a Trieste, che ha presentato regolare denuncia contro il suo aggressore, identificato con nome e cognome, ma che ancora aspetta – assieme a noi – che venga fatta giustizia
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