lunedì 6 marzo 2006

Da molti anni a Sanremo, proprio come nella politica, non si può sperare né pretendere che vinca il migliore. E allora bisogna accontentarsi del meno peggio. Primo: perchè i migliori, le famose eccellenze di cui tanto ha parlato Panariello, di solito non vanno al Festival (alla stessa maniera in cui non scendono in politica...). Secondo: perchè quando uno bravo, con una canzone decente, decide di fare il gran passo e partecipare, quasi sempre viene eliminato (continuando con la similitudine: viene bocciato alle elezioni...).


Viva allora Giovanni Povia, che l’altra notte ha vinto a sorpresa il 56.o Festival di Sanremo con la gradevole filastrocca «Vorrei avere il becco». Il rischio, da come si erano messe le cose, era che alla fine il voto popolare premiasse Anna Tatangelo, con quel testo imbarazzante firmato peraltro da Mogol. Visto che era tramontata la speranza che ce la facessero i Nomadi, con il loro grido contro tutte le guerre, nobilitato dalle immagini di drammi contemporanei che scorrevano alle loro spalle, oltre che dal duetto di venerdì con il professor Vecchioni.
Povia, trentatreenne milanese di nascita e fiorentino d’adozione, un passato di cameriere, era stato voluto l’anno scorso da Bonolis. Fuori gara, perchè la sua «I bambini fanno oh» era già stata cantata al Premio Recanati, ma comunque forte abbastanza per diventare il vincitore morale del Sanremo 2005. Quest’anno è tornato sul luogo del delitto, con una canzone con la stessa freschezza un po’ naif anche se meno riuscita, e alla fine si è portato a casa una vittoria tutto sommato meritata.
Una spinta verso il podio gliel’ha data venerdì il duetto con Francesco Baccini. Che quindi ha consumato la sua piccola rivincita nei confronti - oltre che del Festival che non aveva accettato la sua canzone in gara - anche di quella Dolcenera, favorita della vigilia e poi battuta nella categoria Donne dalla Tatangelo, con cui aveva condiviso l’anno scorso l’esperienza del reality «Music Farm», con annessa mezza infatuazione a uso della stampa scandalistica e non.
Ribadito che le canzoni di Sanremo 2006 non passeranno di certo alla storia, va riconosciuto che quella vincitrice fa comunque parte di un ristrettissimo drappello di brani qualitativamente nei dintorni della sufficienza. Un gruppo capitanato da Mario Venuti, da Noa con Carlo Fava (cui è andato il Premio della critica intitolato a Mia Martini), con dentro i citati Nomadi, ma anche Ron, Nicky Nicolai, Alex Britti, in fondo la stessa Dolcenera...
Fra i Giovani, dove il rock disincantato di Riccardo Maffoni ha avuto la meglio sulla fresca originalità di Simone Cristicchi, diverse note positive con Helena Hellwig, Ivan Segreto, L’Aura, la giovanissima Monia Russo... Da alcuni di loro, di cui sentiremo ancora parlare, qualità superiore che fra i sedicenti big.
La serata finale non ha modificato il quadro nero degli ascolti. Gli spettatori sono rimasti attorno ai nove milioni e mezzo, con uno share del 48,2 per cento. I dati più bassi da molti anni a questa parte. Picchi positivi: dodici milioni e mezzo per il duetto Ramazzotti-Anastacia e 66,6 per cento di share per l’annuncio della vittoria di Povia all’una e un quarto di notte.
Per tutta la settimana la Rai, con collegamenti imbarazzanti nei tg e nei vari programmi, ha negato il flop di ascolti. E a Panariello che ieri ha detto che dell’Auditel se ne frega, Del Noce ha ricordato che «solo attraverso l'Auditel si possono garantire e ricevere investimenti pubblicitari». E che parlare di «flop di ascolti è un falso ideologico». Che tristezza...

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