venerdì 19 aprile 2013

Libro SAVIANO su cocaina

Dice Roberto Saviano che la coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno: l’ha presa per svegliarsi stamattina. Idem l’autista al volante dell’autobus che ti porta a casa, perché vuole fare gli straordinari senza sentire i crampi alla cervicale. Sostiene Saviano che fa uso di coca chi ti è più vicino. Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio. Altrimenti è il tuo capoufficio, o la sua segretaria che tira solo il sabato sera per divertirsi. O sua moglie che lo fa “per lasciarsi andare”. O la sua amante, a cui la regala lui al posto degli orecchini e meglio dei diamanti. L’attacco di “ZeroZeroZero” (Narratori Feltrinelli, pagg. 445, euro 18), il nuovo libro di Saviano, è un pugno alla stomaco capace di toglierti molte certezze. La sfilza dei potenziali consumatori di neve (gli “addicted”) è lunga, si insinua nei meandri della tua quotidianità, fa traballare certezze perbeniste. Camionisti che non riuscirebbero a reggere tutte quelle ore di autostrada, infermiere impegnate nel turno di notte, imbianchini e poliziotti, chirurghi e avvocati, cassiere e giudici, elettricisti e cantautori, professoresse e giornalisti... E prima di calarsi nella sua perlustrazione, sferra al lettore questo diretto: «Ma se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, semplicemente, la persona che ne fai uso sei tu». Il libro, dedicato ai carabinieri della sua scorta («Alle 38mila ore trascorse insieme. E a quelle ancora da trascorrere. Ovunque»), riprende la formula del celebre “Gomorra”. Stralci di cronaca che ripercorrono la storia dei cartelli mafiosi colombiani e messicani, stile in bilico fra verbale di polizia e reportage giornalistico. Pagine e pagine che ricostruiscono le guerre che hanno portato al controllo della polvere in America Latina, negli Stati Uniti, in Russia, in Calabria. Dice lo scrittore napoletano: «Dopo “Gomorra” mi sono detto: devo uscire da questa ossessione malata di raccontare queste storie, di rotolarmi nelle fogne. Ma per me è impossibile allontanarmi da questo. Il lettore voglio che ad ogni pagina dica: no, ma non è possibile, e che vada a cercare se queste cose sono vere». Ancora Saviano: «Il problema è che sono ossessionato dalle merci. E la merce se decidi di raccontarla ti rimanda a una serie di storie infinite. In questo caso a una droga drammatica, performativa: sei connesso a tutti, non sei mai stanco, non hai limiti. È la merce sibillina che permette un turbo capitalismo senza precedenti. In Italia abbiamo la cultura anti-mafiosa più forte del mondo e abbiamo organizzazioni potentissime». Perchè la cocaina, spiega ancora Saviano, è l’investimento più remunerativo del mondo contemporaneo. Mille euro “investiti” in polvere bianca dopo un anno diventano la bellezza di 186mila euro. «Ecco il perché della ferocia nell’eliminare i rivali di fronte a un arricchimento così gigantesco. Sono 70mila i morti soltanto in Messico dal 2006 a oggi» rivela lo scrittore. Che vive sotto scorta dall’ottobre 2006, in seguito alle minacce dei clan che ha denunciato in “Gomorra”, bestseller internazionale tradotto in più di cinquanta lingue. Questa sua vita da braccato si avverte anche nelle pagine del nuovo libro, che è stato pubblicato in diciotto paesi. La denuncia civile e giornalistica dei traffici e del business che sta dietro alla polvere bianca - denuncia precisa, puntuale e documentatissima - a volte sembrano lasciar posto all’angoscia di un uomo solo, cui stata rubata la libertà, che probabilmente sogna uno straccio di vita privata. Da sei anni e mezzo. «Scrivere di cocaina - dice Saviano - è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Sei addicted. Anche quando sono riconducibili a uno schema generale che hai già capito, queste storie affascinano per i loro particolari. E ti si ficcano in testa, finché un’altra – incredibile, ma vera – prende il posto della precedente. Davanti vedi l’asticella dell’assuefazione che non fa che abbassarsi e preghi di non andare mai in crisi di astinenza. Per questo continuo a raccoglierne fino alla nausea, più di quanto sarebbe necessario, senza riuscire a fermarmi. Sono botte di adrenalina che mi sparo direttamente in vena. Fiammate che divampano accecanti. Assordanti pugni nello stomaco. Ma perché questo rumore lo sento solo io?». “ZeroZeroZero” è un romanzo reportage di un uomo solo. In fuga. Braccato dalla criminalità. Forse disperato.

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