Era il 4 febbraio 1979. Una domenica. Al Politeama Rossetti arriva il tour che avrebbe cambiato la storia della canzone e del pop/rock italiano. Fabrizio De Andrè assieme alla Premiata Forneria Marconi. Il capostipite - secondo molti il più grande - dei nostri cantautori e la band milanese che era stata capace di uscire dai confini: prima in Inghilterra, poi negli Stati Uniti, poi ancora in mezzo mondo. Fino a quel momento il cantautore era perloppiù voce e chitarra. Stop. Aggiungerci il basso, la batteria, la chitarra elettrica, le tastiere e tutto il resto sembrava un azzardo. Sappiamo che non andò così. Anzi, mezzo secolo dopo possiamo dire che da quel tour - che poi produsse un album, poi un “Volume 2”, nel 2020 persino un docufilm grazie a Walter Veltroni - cominciò tutta un’altra storia.
“L'idea di un tour con un gruppo rock sulle prime mi spaventò - disse anni dopo Faber -, ma il rischio ha sempre il suo fascino: forse in una vita precedente ero un pirata, e così una parte di me mi diceva di accettare. In più ero tormentato da interrogativi sul mio ruolo, sul mio lavoro, sull'assenza di nuove motivazioni. E la Pfm mi risolse il problema, dandomi una formidabile spinta verso il futuro. La tournée con loro è stata un'esperienza irripetibile perché si trattava di un gruppo affiatato con una storia importante, che ha modificato il corso della musica italiana. Ecco, un giorno hanno preso tutto questo e l'hanno messo al mio servizio”.
Perché ne parliamo? Perché andiamo a rovistare nei cassetti nella memoria? Semplice. Perché sabato 4 novembre, in quello stesso Rossetti, arriva la “celebrazione” di quello storico evento. “Pfm canta De Andrè - Anniversary” è infatti la tappa triestina del tour che vede sul palco Franz Di Ciccio e Patrick Djivas, ancora in servizio permanente effettivo nel gruppo, Lucio Fabbri, che entrò nella band proprio in occasione di quel tour, Flavio Premoli, che faceva parte della mitica formazione originaria, e Michele Ascolese, storico chitarrista di Fabre.
In arrivo un’ora e mezzo di concerto, con i classici che facevano parte della scaletta dell'epoca: da “Bocca di rosa” a “La guerra di Piero”, da “Andrea” a “Rimini”, da “Il pescatore” a “La canzone di Marinella” (con la voce meravigliosa di Fabrizio), fino ad alcuni brani tratti da “La buona novella”. E nel finale non mancherà un medley con alcuni dei maggiori successi della Pfm. Il tour proseguirà fino a primavera inoltrata.
Ma per quanto riguarda l’autunno/inverno musicale 2023 del Rossetti, questo sarà solo un prelibato antipasto. Lunedì 13 novembre Max Gazzè, lunedì 20 novembre Elio e le Storie Tese, mercoledì 27 dicembre l’omaggio a Lucio Battisti “Canto libero”, martedì 13 febbraionientemeno che i Jethro Tull, mercoledì 21 febbraio Massimo Ranieri, mercoledì 3 aprile Loredana Bertè, giovedì 16 maggio l’epopea beatlesiana di “Magical Mistery Story” con i Beatbox e Carlo Massarini. E chissà che qualcosa non si aggiunga strada facendo…
Ma già questo menù, tutto in una volta, in pochi mesi, è qualcosa che non si vedeva da decenni. Roba che ci fa tornare indietro agli anni Settanta. Quando, oltre all’evento De Andrè e Pfm, vedemmo e ascoltammo nel grande teatro dedito alla prosa e ultimamente ai musical, gente del calibro di Soft Machine, Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni, Banco del Mutuo Soccorso, Orme, Lucio Dalla, Francesco Guccini, Edoardo Bennato… E ovviamente Giorgio Gaber, che nel decennio precedente aveva diviso lo stesso palcoscenico nientemeno che con Mina. Ci fermiamo qui, ma di sicuro stiamo dimenticando qualcuno.
Eravamo ragazzi. Loro erano già grandissimi.
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