TRIESTE È un grande della musica europea, An<IP9>dreas Vollenweider, che arriva questa sera a Trieste, per un concerto, l’unico in Italia, in programma alle 21 al Politeama Rossetti. Un ritorno in regione, per il musicista svizzero, che ha partecipato l’estate scorsa al cartellone itinerante di «Folkest» e nel 2005 a «Vocalia».
Il suo nome è accomunato spesso alla New Age, etichetta da lui rifiutata perchè «è ormai tanto vasta da racchiudere in sè tutto e il contrario di tutto: molto più appropriato infilarmi in quella che io chiamo Contemporary Cosmopolitic Instrumental Music...».
Nato nel ’53 a Zurigo, Andreas è figlio d’arte: suo padre è infatti Hans Vollenweider, considerato uno dei più grandi musicisti della scena europea contemporanea. Da autodidatta impara a suonare vari strumenti, scopre l'arpa già grandicello, creando un nuovo tipo di strumento: l'arpa elettro-acustica, con cui riprende le intuizioni del francese Alan Stivell e dell'americana Georgia Kelly.
Ha detto una volta: «Ho cominciato con il piano, poi con gli strumenti a fiato e vari strumenti a corda. Cercavo quello ideale e ne collezionavo anche parecchi. Uno di questi era una piccola arpa celtica. Non pensavo che proprio l'arpa sarebbe stata importante per il mio futuro. Ma poi ho scoperto la dimensione del ritmo sull'arpa e per me è stata come una rivelazione improvvisa. Attraverso questo strumento ho scoperto che la musica è qualcosa di molto più profondo di una semplice decorazione acustica, ha una dimensione che va al di là della nostra comprensione razionale...».
Nel ’79 Vollenweider firma il suo debutto in Svizzera con l'album «Eine Art Suite in XIII Teilen», sorta di dichiarazione d'intenti. Nell’81 Vollenweider & Friends si esibiscono per la prima volta al Montreux Jazz Festival, mentre esce l'album «Behind the gardens, behind the wall, under the tree?», trionfo sia di critica che di pubblico, seguito dai suoni mistici di «Caverna magica».
Siamo nell’83, quando arriva anche il successo negli Stati Uniti con l'album «White winds», a cui segue due anni dopo un tour punteggiato da tanti «sold out». Nell’87 l'album «Down to the moon» è premiato con un Grammy Award. Riparte una nuova stagione di tournée fra Canada, Stati Uniti, Europa, Giappone e Australia.
Nell’89 esce l'album «Dancing with the lions», nel ’90 è la volta di «Trilogy», selezione con il meglio dei primi tre album. «Book of roses», pubblicato nel ’91, è il disco nel quale Vollenweider include per la prima volta elementi sinfonici orchestrali.
A «Eolian ministrels» (’92) contribuiscono i cantanti americani Carly Simon e Eliza Gilkyson (ed è la prima volta, per Vollenweider, di un disco non completamente strumentale). Segue un tour mondiale di grande successo, praticamente una consacrazione. Che si completa nel ’94, quando al «Pavarotti & Friends», a Modena, il musicista svizzero duetta con lo stesso Pavarotti e con Bryan Adams.
Il ’95 è l’anno del debutto in America Latina. Nel ’97 esce «Kryptos», nel ’99 Vollenweider ritorna alla libera improvvisazione e a dialoghi musicali con l’album «Cosmopoly»: con lui collaborano Bobby McFerrin, Milton Nascimento, Abdullah Ibrahim (già noto come Dollar Brand), Carlos Nuñez, l’armeno Djivan Gasparyan, il cinese Xiaojing Wang, ancora Carly Simon... Un altro album uscito di recente è «Vox», che lo vede nella doppia veste di musicista e cantante.
Siamo al presente, a questo tour che arriva a Trieste. Lo spettacolo si intitola «Caverna Magica continuum», che riprende il titolo di un disco uscito venticinque anni prima, e viene descritto come «un viaggio sensoriale a più dimensioni, un'esperienza mistica che trasformerà le sale da concerto italiane in una vera e propria "Caverna Magica"...».
La musica di Vollenweider sarà accompagnata da effetti speciali in tre dimensioni, in uno show vario ed eclettico. Oltre all’arpa, un ruolo fondamentale è occupato dalle percussioni: dalle tubular bells (rese famose tanti anni fa da Mike Oldfield...) a strumenti etnici, passando per semplici pietre, ossa, vetro, legno ed altri elementi provenienti dal mondo della natura. Un altro elemento caratteristico dello spettacolo è la presenza di strumenti a fiato di varie origini, capaci di ricreare la magia dei suoni prodotti dal vento.
In venticinque anni di carriera Andreas Vollenweider ha venduto oltre quindici milioni di album in tutto il mondo, ha ricevuto un Grammy Award e due nomination, vanta collaborazioni con nomi del calibro di Zucchero, Pavarotti, Brian Adams, Bobby Mc Ferrin, Carly Simon...
Il suono della sua arpa è abbastanza inconfondibile perchè è più squillante dell'arpa classica, a metà strada fra un violino pizzicato e una chitarra acustica. In una fusion ricca di pulsioni etniche, che spazia dalle danze dei gitani agli stili africani, dal flamenco alle musiche caraibiche.
Il tour italiano che fa tappa stasera al Rossetti è cominciato il 16 aprile a Milano e si concluderà il 22 a Firenze.
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