martedì 19 febbraio 2013

Rai, a marzo torna CAROSELLO

A metà marzo torna Carosello. Dev’essere vero, perchè l’hanno detto i vertici della Sipra, concessionaria della pubblicità della Rai. Che hanno annunciato anche il ritorno dell’antico Intervallo, in versione “Intervallo 2.0”. Il servizio pubblico guarda insomma al futuro, rispolverando i gioielli di famiglia. Perchè il vecchio Carosello, al pari di pochi altri programmi, è sicuramente fra questi. Debuttò il 3 febbraio 1957, su quello che era il primo - all’epoca unico - canale della Rai tv. Una decina di minuti, sketch comici o filmati da teatro leggero, che erano la scusa per veicolare un messaggio pubblicitario. Si finiva ogni sera alle 21. Tanto che nelle famiglie italiane - altri tempi, altra disciplina - per i bambini degli anni Sessanta vigeva la regola “A letto dopo Carosello...”. Alla realizzazione di quello che non era solo un contenitore pubblicitario (quelli che anni dopo sarebbero stati chiamati i “consigli per gli acquisti” arrivavano solo alla fine del filmato), parteciparono fior di registi e di attori. Fra i primi: Luciano Emmer (che del Carosello era considerato l’ideatore), Age e Scarpelli, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi, Sergio Leone, Ugo Gregoretti, Pupi Avati. Persino Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini. Fra i secondi: Erminio Macario, Gilberto Govi, Vittorio Gassman, Dario Fo, Mina, Nino Manfredi, Virna Lisi, Raimondo Vianello, Gino Cervi. Persino Totò, Fernandel, Eduardo De Filippo, Jerry Lewis. Di “Carosello”, che andò in onda per l’ultima volta il primo gennaio 1977, furono trasmessi la bellezza di 7.261 episodi. E alla storia, e alla memoria collettiva, ne sono passati diversi. Tanti cartoni animati, innanzitutto. Topo Gigio con i biscotti Pavesini. Carmencita e Caballero per la Lavazza, firmato da Armando Testa. L’omino coi baffi della caffettiera Bialetti. Calimero (“tu non sei nero, sei solo sporco...”) per il sapone Mira Lanza. E poi il Cynar “contro il logorio della vita moderna”, con Ernesto Calindri comodamente seduto in mezzo al traffico (spot riletto recentemente da Elio e le storie tese). Il jazzista Franco Cerri, “uomo in ammollo” per il detersivo Biopresto (una volta ci confessò che in tutta la sua vita ha guadagnato più con quella pubblicità che con la musica...). Un altro jazzista, il cantante Nicola Arigliano, per il digestivo Antonetto (“si può prendere anche in tram...”). Il grassone Mimmo Craig per l’Olio Sasso. Paolo Ferrari per il detersivo Dixan. Gino Bramieri per il moplèn. E ancora l’infallibile ispettore Rock (l’attore Cesare Polacco) alle prese con brevi thriller che si concludevano tutti alla stessa maniera: l’ispettore che si toglieva il cappello, mostrava la pelata e diceva “anch’io ho fatto un errore: non ho mai usato la brillantina Linetti” (lasciando quasi intendere chee l’unguento allora in uso fra gli uomini avesse la possibilità di bloccare la caduta dei capelli...). Anche la sigla aveva una sua importanza. La più celebre rimane quella trasmessa a partire dal ’62: quattro panorami di città italiane (Venezia, Siena, Napoli e Roma), ognuna affiancata da un musicante. E la colonna sonora rimase immutata fino all’ultima puntata: si trattava di “Pagliaccio”, una tarantella napoletana risalente agli anni Venti, in versione solo strumentale. Stop, come si diceva, il primo gennaio del 1977. Anni bui, di terrorismo e di morti ammazzati per le strade. Anni nei quali la leggerezza, la naiveté del Carosello sembrarono quasi di colpo fuori posto. Anche la televisione stava cambiando rapidamente. La Rai stava perdendo il monopolio, nascevano le private, il futuro impero berlusconiano. Il servizio pubblico era costretto a inseguire la concorrenza - che prima non c’era - su un terreno che non era e non doveva essere il suo. La pubblicità, sempre più presente e invasiva, diventava la protagonista della televisione. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. All’alba del 2013 Rai e Sipra puntano a fermare la perdita di pubblicità, che quest’anno dovrebbe segnare un meno 5 per cento, ma è reduce da un’annata nella quale la raccolta si è fermata a 744 milioni di euro contro i 965 dell’anno precedente. Per l’impresa vanno in campo i migliori. Chissà se basterà Carosello.

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