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mercoledì 18 novembre 2015
NUOVO LIBRO BEATLES, AMBROSI
Dopo “B come Beatles”, ora il triestino Eugenio Ambrosi manda in libreria “Più famosi di Gesù”, sottotitolo “George, John, Paul e Ringo alla ricerca di se stessi, oltre sesso, droga e r’n’r” (Eut, pagg. 246, euro 17). Presentazione venerdì alle 17.30 a Palmanova, al Teatro Modena, e poi il 9 dicembre alle 17, a Trieste, alla Biblioteca del popolo in largo Papa Giovanni. Un testo che propone un’analisi del percorso personale e spirituale dei Fab Four.
«Liverpool - spiega l’autore - è un porto di mare, come Trieste, e ospitava etnie e religioni disparate. Come molti giovani, avviati dalla famiglia alla religione, anglicana o cattolica, i quattro si erano poi persi per strada: all'apice del successo, travolti dall'isteria della Beatlemania, quando avevano a disposizione qualsiasi cosa potessero desiderare, cominciarono a interrogarsi su cosa li aspettava al di là della vetta della hit parade».
«John va in depressione e scrive “Help!”, oggi riconosciuta come una sua personale richiesta di aiuto e poi, cinque anni dopo, con “God” nega l'esistenza di tutto, Dio compreso. Assieme agli altri comincia uso e abuso di marijuana prima e Lsd poi».
Paul? «Disse che proprio l’Lsd gli aveva aperto gli occhi sul fatto che Dio esiste e che è lì proprio davanti a lui. Mentre Ringo a più riprese sostenne che un’entità superiore da qualche parte esisteva, anche se non si riusciva a vederla. Non fu quindi solo George, come molti pensano, a interrogarsi concretamente sul significato dell'esistenza, a darsi da fare con il Maharishi, a studiare testi sacri orientali. Tutti e quattro erano pubblicamente alla ricerca di qualcosa».
Un percorso testimoniato dai testi delle canzoni. Con “Word” nel ’65 teorizzano che l’amore è la risposta a tutto («qualcuno - ricorda Ambrosi - vi ha letto un richiamo al detto evangelico "Dì una parola e sarai salvato"»). Due anni dopo con “All you need is love” lanciarono al mondo il loro messaggio d'amore.
«Anche Harrison - prosegue l’autore -, prima di “My sweet lord” del 1970, ha scritto diversi brani ispirati da testi e maestri induisti: “Love you to”, “Within you, without you”, “Long long long”. E in “Let it be”, la “Mother Mary” appare a McCartney quando è in difficoltà e gli sussurra parole di saggezza: secondo molti è la Vergine Maria, cosa che Paul non ha mai negato. Ecco, il mio libro descrive questo processo».
Ma il Vaticano ci ha messo quasi mezzo secolo per sdoganarli... «Erano altri tempi - conclude Ambrosi -, la condanna della frase di Lennon sui Beatles più famosi di Gesù, nel ’66, scattò immediata. Solo qualche anno fa, due articoli pubblicati dall'Osservatore Romano nel 2008 e nel 2010 hanno ammesso che sì, in fondo erano dei bravi ragazzi...».
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