RINNOVO DEL CONTRATTO
L'IMPEGNO DEL SINDACATO
PER L'OCCUPAZIONE
di Carlo Muscatello*
Il 30 settembre scade la proroga del contratto di lavoro dei giornalisti, a sua volta scaduto il 31 marzo 2016 dopo la disdetta dalla Fieg dell'ottobre 2015. Settimane decisive, dunque, per il rinnovo. L'impressione che abbiamo avuto nei mesi scorsi, come giunta esecutiva della Fnsi, è stata che la nostra controparte, più che rinnovare, vuole smantellare il contratto, dando l'assalto a tutti quegli istituti che ne sono parte fondante e sono il sofferto frutto di decenni di battaglie sindacali.La lista delle richieste della Fieg è lunghissima: tocca l'orario di lavoro e il numero degli scatti, il lavoro festivo e quello domenicale, il notturno e i giorni di permesso straordinario, i contratti a termine e i poteri del direttore, la settimana corta e il lavoro straordinario, le qualifiche e l'indennità di agenzia, il calcolo della tredicesima e i periodi di malattia, la tutela sindacale e i poteri del comitato di redazione...Potremmo continuare, entrando nello specifico delle richieste (tutte ovviamente al ribasso) degli editori. Ma quel che ci interessa sottolineare è la portata della piattaforma che ci è stata presentata. L'impressione è quasi che, dopo il "pareggio" dell'ultimo rinnovo, la nostra controparte sia animata da uno spirito di "redde rationem".Sappiamo che una parte della Fieg il contratto nazionale non lo vuole più. E lo dimostra il fatto che nell'ottobre scorso è arrivata la disdetta. Nella migliore delle ipotesi gli editori vogliono riscrivere tutto il contratto, per abbassare ulteriormente il costo del lavoro giornalistico. Come già si diceva, viene chiesta ai giornalisti una sorta di contratto di solidarietà nazionale, stante, a loro dire, il perdurare della crisi economica.La Fnsi continua responsabilmente a opporsi a questo piano scellerato, chiedendo nuovi posti di lavoro, allargamento della base contrattuale, riscrittura di quelle parti contrattuali che nelle redazioni (e fuori dalle redazioni) è ormai superata da tempo. Senza rilancio dell'occupazione non c'è futuro per il giornalismo in questo paese, senza investimento non c'è rilancio, non c'è ripresa del mercato del lavoro, e i prossimi anni rischiano di essere più neri del presente. Non abbiamo chiesto un euro in più, ma soltanto lavoro, soprattutto per tutti i colleghi che sono fuori dal perimetro contrattuale e, stante la situazione, rischiano di rimanervi a lungo.Da ultimo, una sottolineatura che vuole essere anche una rassicurazione per tutti quei colleghi che ci chiedono: ma dopo il 30 settembre, in assenza di un accordo e di un'eventuale seconda proroga, che cosa succede? Sia chiaro: disdetta del contratto non significa rescissione della contrattazione collettiva, la cui validità è confermata dall’intero ordinamento giuridico e dalla stessa Costituzione. Come già avvenuto in passato (l’ultima volta con il contratto disdettato nel 2005 e rinnovato soltanto nel 2009), le norme contrattuali scadute continuano a trovare applicazione. Gli editori non potrebbero dunque disapplicare il contratto in quanto scaduto, anche perché i giornalisti sono stati assunti con un contratto individuale di lavoro nel quale si richiama l’integrale applicazione del contratto. La legge non consente di venire meno agli accordi sottoscritti fra le parti e l’applicazione rientra nella tutela dei diritti individuali acquisiti.Rimane il problema dei nuovi assunti. Va ricordato al proposito che il contratto collettivo del 1959 ha acquisito validità erga omnes con legge dello Stato e, come ribadito in una recente sentenza della Corte di Cassazione, non può essere disatteso. Pertanto, qualora il contratto non fosse rinnovato, per i nuovi assunti si farebbe riferimento al contratto del 1959 e, per l’adeguamento economico, all’articolo 36 della Costituzione che garantisce a ogni lavoratore una retribuzione proporzionale alla qualità e quantità del suo lavoro. Fra l'altro, la parte normativa del contratto del 1959 prevede numerosi istituti, fra i quali gli aumenti biennali (e non triennali) di anzianità, le maggiorazioni per lavoro festivo e domenicale, l’indennità fissa in caso di risoluzione del rapporto (ex fissa), successivamente modificati.
Crisi e tagli negli ultimi cinque anni hanno comportato la perdita di più di tremila posti di lavoro giornalistico e consistenti riduzioni delle nostre retribuzioni, anche per effetto del ricorso massiccio alla cassa integrazione e ai contratti di solidarietà. I costi della crisi sono stati dunque già pesantemente pagati dall’intera categoria. Insomma, abbiamo già dato. E tanto.* presidente Assostampa Fvg e componente giunta Fnsi
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