Vecchia e sana abitudine: mettere un disco sotto l’albero. Quella che un tempo era una scelta riservata solo a giovani e giovanissimi, col passar degli anni è diventata una consuetudine buona per tutte le generazioni. Un po’ perchè ormai la frammentazione dei gusti musicali porta a una realtà in cui c’è un genere, un artista, un disco buono (quasi) per ogni destinatario del pacchetto natalizio con tanto di fiocco e bigliettino. C’è il cd per il bambino e quello per la nonna, per la ragazzina quasi adolescente e per il cinquantenne che ha visto tanto rock passare sotto i ponti, per i giovanissimi e per il trenta/quarantenne coi suoi gusti e i suoi ricordi. Ma c’è anche un altro motivo: il costo. Un prezzo che durante l’anno può sembrar alto per un cd, a Natale diventa quasi una soluzione economica...
E allora sotto con qualche proposta. <CF32>Madonna</CF>, con «Confessions on a dance floor» (Warner), dopo aver attraversato mezzo mondo delle sette note, è tornata alle origini e propone nuovamente musica buona anche per ballare. Dance elettronica che rimanda a un paio di decenni fa, ma con la maturità artistica e la lussuosa produzione del presente. «Hung up» è già un tormentone. In «Sorry», secondo singolo tratto dal disco, esprime il suo dispiacere in tante lingue, italiano compreso.
<CF32>Rod Stewart</CF> cambia mogli e fidanzate (giovanissime) che non si riesce a stargli dietro. Meglio rifarsi le orecchie con «Thanks for the memory... The great american songbook volume IV» (Sony Bmg), con cui il rocker scozzese chiude il lungo capitolo dedicato alla riscoperta dei classici della tradizione americana (da «My funny Valentine» a «Let’s fall in love»). Duetti prestigiosi: con Diana Ross, Elton John, Chaka Khan...
Rimpiangete l’atmosfera dei vecchi dischi dei <CF32>Dire Straits</CF>? Ecco «The best of Dire Straits & Mark Knopfler - Private Investigations» (Mercury Universal). C’è dentro il meglio del meglio, rigorosamente anni Ottanta: «Sultans of swing», «Love over gold», «Romeo & Juliet»...
Ventottesimo album in carriera per <CF32>Neil Young</CF>, che con «Prairie wind» (Reprise Warner) dimostra di aver vinto la sua battaglia per la vita, che a primavera gli aveva messo dinanzi un aneurisma al cervello. Un disco senza tempo, lontano da mode e business, che riporta a sogni e ideali della West Coast degli anni Sessanta/Settanta, filtrati attraverso la maturità e l’esperienza di un uomo di sessant’anni. Qualcuno ha detto che il disco completa la trilogia cominciata con «Harvest» nel ’72 e proseguita vent’anni dopo con «Harvest moon».
Altro amarcord. Venticinque anni dopo «Guilty» (dodici milioni di copie vendute), <CF32>Barbra Streisand e Barry Gibb</CF> tornano sul luogo del delitto con «Guilty Pleasures» (Sony Bmg). Gran musica leggera, pop di qualità, per due voci da leggenda. E «Stranger in a strange land» picchia duro contro la guerra in Iraq.
«Amarantine» (Warner) è il sesto album di <CF32>Enya</CF>, tornano la voce eterea e le melodie vellutate della cantante irlandese che ha trasformato la world music d’influenza celtica in un fenomeno da classifica.
Dopo Lee Ryan, anche un altro Blue debutta come solista. È <CF32>Simon Webbe</CF>, e il suo «Sanctuary» (Virgin Emi) propone ritmi urbani ed eleganza pop non solo per giovanissimi. Giovanissimi che amano molto i <CF32>Mattafix</CF>: «Signs of a struggle» (Virgin Emi) ha diversi brani che funzionano, oltre al tormentone «Big city life».
C’è anche un inedito, «Cuanta pasiòn», nel nuovo doppio dal vivo di <CF32>Paolo Conte</CF> intitolato «Arena di Verona» (Warner). Registrato a luglio, ripropone classici come «Sparring partner», «Sotto le stelle del jazz», «Via con me», «Bartali»... C’è anche un dvd, com’è ormai abitudine per buona parte delle uscite discografiche, italiane e straniere.
Altro doppio, stavolta antologico, quello dei <CF32>Pooh</CF>: «La grande festa» (Warner) apre i festeggiamenti (tour, libro, dvd...) per i quarant’anni di carriera dell’intramontabile quartetto. Per l’occasione ripropongono mezza storia della musica italiana: da «Piccola Katy» a «Uomini soli», passando per tutte le altre.
S’intitola «Il dono» (Sony Bmg) ed è il nuovo album di <CF32>Renato Zero</CF>, già salito ai vertici delle classifiche di vendita. Dodici inediti, compresa una canzone dedicata a Papa Wojtyla («La vita è un dono») e un’altra che attacca l’America («Stai bene lì»). A 55 anni «el sor Fiacchini» è sempre uno spirito libero, che si permette tutto: la sua trasgressione, oggi, è essere un grande cantante melodico.
E siamo a <CF32>Mango</CF>, che ha appena pubblicato «Ti amo così» (Sony Bmg). Le sonorità etno-elettroniche sono quasi un marchio di fabbrica, per il cantante e autore di Lagonegro, che qui indulge sul lirismo poetico tanto amato dai suoi fan. «Il dicembre degli aranci» è un duetto con la moglie, Laura Valente, ex Matia Bazar. Chiusura napoletana con «I te vurria vasà» e «Mille male penziere», quasi un tributo al Sud del mondo tanto caro all’artista.
Chiusura con la <CF32>Pfm</CF>, ovvero la vecchia e cara Premiata Forneria Marconi, che a trenta e passa anni dagli esordi («Storia di un minuto», do you remember...?) se ne vien fuori nientemeno che con un’opera rock. S’intitola «Dracula» (Sony Bmg), è un kolossal firmato David Zard, che debutterà a marzo a Roma. Nel frattempo ci gustiamo l’ottimo pop-rock che Mussida e compagni gli hanno cucito addosso.
Trent’anni da «Born to run», il disco che ha imposto Springsteen all’attenzione del mondo. Facendolo entrare nell’olimpo dei grandissimi del rock di tutti i tempi. Un cofanetto celebra la ricorrenza. C’è dentro la riedizione adeguatamente rimasterizzata del capolavoro, completo di libretto fotografico. Ma ci sono anche due dvd: nel primo il leggendario concerto londinese all’Hammersmith Odeon, il 18 novembre 1975, che fece scoprire il Boss agli inglesi. Il secondo, «Wings for wheels: The making of Born to run», propone interviste e filmati d’archivio inediti. Documenti emozionanti, per tutti quelli - come noi - che amano il grande rocker di Freehold, New Jersey.
Altre emozioni. Due dvd e un libro per ripercorrere la grande avventura umana e intellettuale del Teatro Canzone di Giorgio Gaber. Quattro ore di filmati per fare di nuovo i conti con i monologhi e le canzoni che Gaber, vero combattente del pensiero, scrisse con Sandro Luporini. Oltre quaranta tra le sue canzoni più importanti, tra cui «Lo shampoo», «Far finta di essere sani», «Madonnina dei dolori», «Un'idea», «La libertà», «È sabato», «Gildo», «L'odore», «L'America»... Con quei versi che ti scavano dentro, soprattutto ora che lui non c’è più, ora che vive solo attraverso la dimensione visiva del suo teatro: l’espressività, la mimica facciale, l’uso del corpo come formidabile elemento di comunicazione...
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