Il titolo originale, «Playing for pizza», giocare per la pizza, forse è più azzeccato. E rende meglio l’idea ma anche l’atmosfera che si respira fra le pagine del nuovo romanzo di John Grisham, intitolato in italiano «Il professionista» (Mondadori, pagg. 286, euro 18), titolo che invece fa pensare magari a un killer prezzolato e che rimanda ai tanti precedenti best seller dello scrittore dell’Arkansas («Il socio», «Il cliente», «Il partner»...).
Il re del legal thriller molla il genere che l’ha reso ricco e famoso (non è la prima volta: l’aveva già fatto in «L’allenatore» e in «Fuga dal Natale») e ambienta per la seconda volta una sua storia in Italia: era già successo con «Il broker», ambientato soprattutto a Bologna, ma nel quale era citata anche la friulana Aviano.
La storia. Rick Dockery è ormai un’ex promessa del football americano, con tre commozioni cerebrali per mille incidenti in campo. Un quarterback cui è sempre mancato quel tocco (anche di fortuna) in più per diventare un grande giocatore. Una sera fa di peggio: entra in campo con la propria squadra in vantaggio e riesce a rovinare la partita con quella che sarà descritta come la peggior performance nella storia del football professionistico. Esce in barella, si sveglia in un letto d'ospedale, e scopre che la sua squadra lo ha licenziato e che è diventato lo zimbello dei tifosi inferociti, oltre che di giornalisti carogna come tale Charles Cray, che sul «Post» ha suggerito di nominarlo «il più grande cane di tutti i tempi».
La tentazione di mollare tutto è assai forte. Ma giocare a football è l'unica cosa che Rick sa fare. Chiede allora al suo agente di trovargli un ingaggio qualsiasi, giusto per andare avanti, per aspettare che passi la nottata. E l’unico posto disponibile è in Italia, dove il football americano si svolge a livello dilettantistico, nella squadra dei Panthers Parma.
C’è che il ragazzo non sa nemmeno dove si trovi Parma. Tuttavia parte, accetta un ingaggio misero rispetto agli standard americani, con la speranza di tornare negli States il più presto possibile. Trova una squadra dopolavoristica, dove «si gioca per la pizza» (e per la birra...), e dove lui è l’unico giocatore che viene pagato.
Subito scopre una città a misura d’uomo, la buona tavola, il parmigiano, il buon vino, i tempi rilassati, le piazze, i vicoli... Impara la lingua ma anche a parcheggiare auto piccolissime in parcheggi sul filo dei centimetri, va all’opera, visita palazzi e chiese e castelli, prende una sbandata per una cantante lirica ma poi s’innamora di una studentessa americana in fuga dagli Stati Uniti e dalla famiglia. E nel frattempo conduce la sua squadra in un’impresa che all’inizio sembrava disperata...
L'ispirazione per il libro è venuta a Grisham mentre si trovava a Bologna a fare ricerche per «Il broker». Un giorno, durante la visita della città, pare abbia fatto amicizia con la guida, un ragazzo di un metro e novanta, che gli ha raccontato di essere un giocatore di football americano. La sua squadra era quella dei Panthers di Parma e il compenso per ogni partita disputata era una pizza a fine partita.
Per documentarsi, Grisham è stato a Parma nell’aprile del 2006. Ha parlato con l’allenatore e i giocatori dei Panthers (che esistono per davvero), ha mangiato nelle trattorie e nei ristoranti della città, è andato al Teatro Regio, ospite del sindaco, a vedere l’opera...
Nel romanzo non c’è suspense, il finale - che pur rimane in sospeso - è facilmente intuibile, ma Grisham mantiene quella rara capacità di tenere in pugno il lettore fino all’ultima pagina. Di questi tempi, non è da tutti.
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