TRIESTE È stato un anno davvero molto rock, almeno per Trieste e per tutto il nostro Friuli Venezia Giulia. Mai era avvenuto, infatti, che un anno solare, a queste latitudini e longitudini, fosse stato tanto ricco di nomi - italiani e stranieri, grandi e piccoli, belli e brutti, superstar ed emergenti - come lo è stato questo 2007 che ora va in archivio.
Fra capoluoghi e centri minori sono infatti arrivati signori più o meno arrabbiati come i Red Hot Chili Peppers (unica data italiana del tour) e i Placebo, grandi signore della musica come Bjork (anche qui unica data italiana) e Laurie Anderson, e poi in ordine più o meno sparso Robert Plant dei leggendari Led Zeppelin (che venti giorni fa si sono riuniti dopo tanti anni per un concerto col botto a Londra) e Steve Vai, Patti Smith e i Jethro Tull, i Fairport Convention e Noa, il duo Tuck & Patti e i Devo, Philip Glass e Richard Galliano, Robert Wyatt e Khaled, Gotan Project e Andreas Vollenweider, Goran Bregovic e tanti altri che sicuramente ora stiamo dimenticando ma non per questo sono risultati meno graditi e sono meno importanti.
Sul versante degli italiani, faremmo quasi prima a citare quelli che non sono venuti, in questo musicalissimo 2007, nel Friuli Venezia Giulia. Comunque ricordiamo Vasco Rossi (nel solito Stadio Friuli tutto esaurito, a settembre) e Laura Pausini, Zucchero (nemmeno un mese fa, in un gremito PalaTrieste) e Lucio Dalla, Claudio Baglioni e i Negramaro, Gianna Nannini e Tiziano Ferro, Luca Carboni e Ivano Fossati, la storica Pfm (in versione repertorio De Andrè) e Pino Daniele, Paolo Conte e Francesco De Gregori (che il 13 febbraio tornerà in regione, al Teatro Verdi di Pordenone, in esclusiva regionale, con il suo tour), Franco Battiato e la coppia Tozzi Masini, Enzo Jannacci e Milva.
E poi ancora Caparezza, Gianmaria Testa, gli Assalti Frontali, Gino Paoli, i Finley, gli Stadio, il vincitore dell’ultimo Sanremo Simone Cristicchi, i New Trolls (che a Trieste, in piazza Unità, l’estate scorsa hanno festeggiato una storica «reunion» e registrato un dvd che sta girando il mondo), Max Pezzali, i Negrita, Giovanni Allevi, Mario «Barry White» Biondi, gli Avion Travel, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Elio e le Storie Tese, gli Zero Assoluto, Giuliano Palma e i suoi Bluebeaters, gli Afterhours, l’Orchestra di Piazza Vittorio, ovviamente la nostra piccola grande Elisa...
Anche fra gli italiani dimentichiamo di certo qualcuno. Ma come si vede, la lista è comunque lunghissima. Ed è stata nel corso dei mesi ben distribuita fra Trieste e Udine, fra Grado e Lignano, fra Gorizia e Pordenone, fra Tarvisio e Villa Manin, fra Monfalcone e Spilimbergo... Riempiendo di volta in volta stadi, palasport, teatri, piazze, luoghi storici. Con una ricchezza e una varietà di nomi, ma anche una continuità di appuntamenti che davvero da queste parti non si erano mai registrate.
La cosa può forse sorprendere l’osservatore più distratto, quello che era abituato a una situazione da «periferia dell’impero», peraltro assai radicata in queste terre nei decenni scorsi.
Ma è una novità che non trova affatto impreparato chi da tempo ha notato l’inversione di tendenza, la svolta radicale, la felice congiuntura che è peraltro figlia di un nuovo clima di proficua collaborazione fra pubblico e privato (non possiamo non citare al proposito il fondamentale ruolo di Azalea Promotion), e che ha portato a trasformare il Friuli Venezia Giulia in una sorta di grande, ideale palcoscenico aperto quasi trecentosessantacinque giorni all’anno.
Insomma, possiamo dire che se ieri eravamo «periferia dell’impero», oggi siamo «al centro della musica».
E domani, con la storica e definitiva caduta del confine con la Slovenia ormai avvenuta e festeggiata, rischiamo di diventare una sorta di «euroregione della musica» ancora tutta da costruire ma di cui già si intravedono i contorni e le potenzialità.
Sì, perchè con Lubiana che adesso è anche psicologicamente più vicina a Trieste di Lignano o Pordenone, con Nova Gorica che diventa un’unica grande città con Gorizia (non dimentichiamo che il circuito nei casinò sloveno ospita spesso grandi nomi della musica), è chiaro che il 2008 diventa il primo anno in cui il pubblico di queste terre avrà a disposizione una scelta di spettacoli che può tranquillamente tener testa a zone in passato molto più frequentate della nostra dai circuiti della grande musica.
Il futuro è cominciato, allora. In tutti i settori. Anche quello degli spettacoli. Non rimane che contribuire a scriverlo. Si ricomincia il 5 gennaio al PalaTrieste con Nick and the Nightfly con la Montecarlo Orchestra e Sarah Jane Morris. Si prosegue il 15 gennaio al Rossetti con Dionne Warwick, il 14 febbraio al palasport di Udine con i Subsonica, il 22 febbraio al palasport di Pordenone con i Korn. E probabilmente è solo l’inizio di un’altra grande annata.
Fra capoluoghi e centri minori sono infatti arrivati signori più o meno arrabbiati come i Red Hot Chili Peppers (unica data italiana del tour) e i Placebo, grandi signore della musica come Bjork (anche qui unica data italiana) e Laurie Anderson, e poi in ordine più o meno sparso Robert Plant dei leggendari Led Zeppelin (che venti giorni fa si sono riuniti dopo tanti anni per un concerto col botto a Londra) e Steve Vai, Patti Smith e i Jethro Tull, i Fairport Convention e Noa, il duo Tuck & Patti e i Devo, Philip Glass e Richard Galliano, Robert Wyatt e Khaled, Gotan Project e Andreas Vollenweider, Goran Bregovic e tanti altri che sicuramente ora stiamo dimenticando ma non per questo sono risultati meno graditi e sono meno importanti.
Sul versante degli italiani, faremmo quasi prima a citare quelli che non sono venuti, in questo musicalissimo 2007, nel Friuli Venezia Giulia. Comunque ricordiamo Vasco Rossi (nel solito Stadio Friuli tutto esaurito, a settembre) e Laura Pausini, Zucchero (nemmeno un mese fa, in un gremito PalaTrieste) e Lucio Dalla, Claudio Baglioni e i Negramaro, Gianna Nannini e Tiziano Ferro, Luca Carboni e Ivano Fossati, la storica Pfm (in versione repertorio De Andrè) e Pino Daniele, Paolo Conte e Francesco De Gregori (che il 13 febbraio tornerà in regione, al Teatro Verdi di Pordenone, in esclusiva regionale, con il suo tour), Franco Battiato e la coppia Tozzi Masini, Enzo Jannacci e Milva.
E poi ancora Caparezza, Gianmaria Testa, gli Assalti Frontali, Gino Paoli, i Finley, gli Stadio, il vincitore dell’ultimo Sanremo Simone Cristicchi, i New Trolls (che a Trieste, in piazza Unità, l’estate scorsa hanno festeggiato una storica «reunion» e registrato un dvd che sta girando il mondo), Max Pezzali, i Negrita, Giovanni Allevi, Mario «Barry White» Biondi, gli Avion Travel, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni, Elio e le Storie Tese, gli Zero Assoluto, Giuliano Palma e i suoi Bluebeaters, gli Afterhours, l’Orchestra di Piazza Vittorio, ovviamente la nostra piccola grande Elisa...
Anche fra gli italiani dimentichiamo di certo qualcuno. Ma come si vede, la lista è comunque lunghissima. Ed è stata nel corso dei mesi ben distribuita fra Trieste e Udine, fra Grado e Lignano, fra Gorizia e Pordenone, fra Tarvisio e Villa Manin, fra Monfalcone e Spilimbergo... Riempiendo di volta in volta stadi, palasport, teatri, piazze, luoghi storici. Con una ricchezza e una varietà di nomi, ma anche una continuità di appuntamenti che davvero da queste parti non si erano mai registrate.
La cosa può forse sorprendere l’osservatore più distratto, quello che era abituato a una situazione da «periferia dell’impero», peraltro assai radicata in queste terre nei decenni scorsi.
Ma è una novità che non trova affatto impreparato chi da tempo ha notato l’inversione di tendenza, la svolta radicale, la felice congiuntura che è peraltro figlia di un nuovo clima di proficua collaborazione fra pubblico e privato (non possiamo non citare al proposito il fondamentale ruolo di Azalea Promotion), e che ha portato a trasformare il Friuli Venezia Giulia in una sorta di grande, ideale palcoscenico aperto quasi trecentosessantacinque giorni all’anno.
Insomma, possiamo dire che se ieri eravamo «periferia dell’impero», oggi siamo «al centro della musica».
E domani, con la storica e definitiva caduta del confine con la Slovenia ormai avvenuta e festeggiata, rischiamo di diventare una sorta di «euroregione della musica» ancora tutta da costruire ma di cui già si intravedono i contorni e le potenzialità.
Sì, perchè con Lubiana che adesso è anche psicologicamente più vicina a Trieste di Lignano o Pordenone, con Nova Gorica che diventa un’unica grande città con Gorizia (non dimentichiamo che il circuito nei casinò sloveno ospita spesso grandi nomi della musica), è chiaro che il 2008 diventa il primo anno in cui il pubblico di queste terre avrà a disposizione una scelta di spettacoli che può tranquillamente tener testa a zone in passato molto più frequentate della nostra dai circuiti della grande musica.
Il futuro è cominciato, allora. In tutti i settori. Anche quello degli spettacoli. Non rimane che contribuire a scriverlo. Si ricomincia il 5 gennaio al PalaTrieste con Nick and the Nightfly con la Montecarlo Orchestra e Sarah Jane Morris. Si prosegue il 15 gennaio al Rossetti con Dionne Warwick, il 14 febbraio al palasport di Udine con i Subsonica, il 22 febbraio al palasport di Pordenone con i Korn. E probabilmente è solo l’inizio di un’altra grande annata.
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