«Gli arrangiamenti di questo spettacolo sono nati in collegamento Skype fra Elisa e Andrea Rigonat che erano negli Stati Uniti, il tastierista Cristiano Norbedo da Trieste, e io che stavo a casa mia, a Ronciglione...».
Storie musicali ai tempi di internet, raccontate da Marco Mengoni, il cui tour doveva far tappa domani al palasport Carnera di Udine, ma è stato spostato al 21 maggio, al “Nuovo”, per non meglio identificati “problemi tecnici”.
Eravamo rimasti agli scambi di “file” audio da una parte all’altra del pianeta. Roba vecchia, superata. Ora il popolare “software” che permette di videotelefonarsi gratuitamente regala nuove suggestioni anche alle collaborazioni musicali.
«Ma tutto questo tour teatrale - prosegue il ventitreene cantante laziale, lanciato tre anni fa da “X Factor” -, partito il 19 aprile dagli Arcimboldi, a Milano, è in qualche modo legato al Friuli Venezia Giulia e a Elisa».
Come l’ha conosciuta?
«Mi aveva cercato lei quando vinsi “X Factor”. Ci eravamo parlati, persi di vista, le era appena nata la bambina... Poi ci siamo ritrovati, sono andato a trovare lei e il suo compagno Andrea Rigonat a casa loro, vicino Monfalcone. E parlando mi hanno spronato a tirar fuori le idee che avevo in testa. Mi hanno detto: fai quello che vuoi veramente».
Rigonat firma la direzione musicale.
«Sì, è lui che si è, per così dire, sporcato le mani sul campo. Mi ha fatto tornare alle mie origini musicali, al soul, persino a certe atmosfere western. E poi un giorno ci siamo ritrovati su Skype, a limare le ultime cose: loro negli States, Norbedo a Trieste, io a casa mia. Fra l’altro nella band che mi accompagna, oltre al tastierista triestino, ci sono i fiati udinedi di Federico Missio e Federico Mansutti».
Che show ne è scaturito?
«Uno spettacolo con i suoi movimenti scenici ma nel quale la cosa più importante è la musica. Io ho fatto l’istituto d’arte, dunque sono sensibile anche alla cornice, per me lo spettacolo è tutto l’insieme. Ma in questo caso abbiamo deciso di togliere il superfluo».
È tornato a vivere nel suo paese natale, in provincia di Viterbo?
«Sì, dopo un periodo passato a Roma. Preferisco fare il pendolare, sono più tranquillo. Dopo la vittoria a “X Factor” tutto è andato così velocemente che avevo bisogno di tornare alle cose che conosco da sempre».
Il successo stressa?
«Non è questo il punto. È chiaro che mi fa molto piacere poter fare la mia musica, essere apprezzato per questo. Ma mi sono subito reso conto che quello dello spettacolo è un mondo difficile, nel quale i rapporti umani sono complicati. Devi capire con chi lavori, che cosa vuole da te la gente che hai attorno».
In pochi mesi è passato dall’anonimato al palco di Sanremo, agli Mtv Music Awards.
«Non mi aspettavo di bruciare le tappe. Tutto è successo così in fretta, dal dicembre 2009 della vittoria a “X Factor”. Quello che posso dire è che sono rimasto assetato di conoscenza e di esperienze nuove».
Con Morgan si sente ancora?
«Gli sarò sempre grato per il supporto datomi nelle settimane del “talent”. Da parte mia c’è ancora un rapporto amichevole. Anche se ognuno fa le sue scelte, e a volte queste scelte allontanano le persone...».
Sù, tiri fuori il rospo.
«Va bene. Mi dispiace che lui abbia espresso dei giudizi poco lusinghieri su di me, quando è finita l’avventura di “X Factor”. Ma ripeto: io sono una persona riconoscente».
I “talent” hanno un futuro?
«Solo se si concentrano sulla musica. Devono pensare meno allo show e all’audience. E più alla sostanza».
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