...sogni e bisogni fra musica e spettacolo, cultura e politica, varie ed eventuali... (blog-archivio di articoli pubblicati + altre cose) (già su splinder da maggio 2003 a gennaio 2012, oltre 11mila visualizzazioni) (altre 86mila visualizzazioni a oggi su blogspot...) (twitter@carlomuscatello)
giovedì 24 ottobre 2013
SCOTT MATTHEW stasera ven al teatro miela, trieste
«Quand’ero ragazzo, in Australia, con la mia prima band suonavo un genere a metà strada fra pop e punk. Ci facevamo chiamare Nicotine. Mi è capitato di risentire recentemente, dopo tanti anni, quel primo disco che realizzammo. Lo ammetto: mi sono emozionato. Ma al tempo stesso ho avuto non poche difficoltà a riconoscermi in quella musica...».
Parla Scott Matthew, musicista e cantautore australiano di nascita (è originario del Queensland) e newyorkese d’adozione, che venerdì alle 21.30 suona al Teatro Miela. Di lui le note per la stampa dicono: «voce personalissima, atmosfere malinconiche e suadenti, torna costantemente sul luogo del suo perenne soffrire, dona voce a pene d’amore, lontananza, desideri disattesi, inappagati sensi di appartenenza».
Scott, New York fu una scelta obbligata?
«Sono partito per amore e semplicemente perchè dovevo andar via dall’Australia. Lì non ero felice. Mi sono sentito e tuttora mi sento a casa più a New York, un luogo che appartiene a tutti e a nessuno».
Anche se è sempre in giro per il mondo.
«Sì, a New York sto bene ma sono anche felice di partire spesso. Sono cresciuto in campagna, fra il verde. La natura mi manca. Qualche volta realizzo che questo è un modo di vivere assolutamente innaturale. Anche per questo vengo spesso in Europa: per prendermi delle salutari pause dalla follia...».
Elva Snow?
«È passato tanto tempo. Era il ’97. A Brooklyn conobbi Spencer Cobrin, l’ex batterista di Morrissey. Formammo questo gruppo, Elva Snow, e realizzammo un disco. Sue le musiche, miei i testi e il canto. Non durammo molto, poi ognuno prese la sua strada. Ma con Spencer siamo ancora molto amici. Ha collaborato ai miei successivi quattro album solisti. Eravamo giovani, erano altri tempi...».
Le sue musiche per il cinema?
«Nel 2005 ho scritto la colonna sonora per il film “Shortbus”, di John Cameron. E ciò mi ha aperto molte porte, mi ha portato un notevole successo internazionale. Prima avevo già partecipato al film giapponese “Anime”, interpretando dei brani, ma non ne avevo scritto le musiche. Ora ho invece delle mie canzoni nel film “Five dances”, del regista newyorkese Alan Brown».
In questo periodo lei che musica ascolta?
«Ho sempre ascoltato tutti i generi. Tuttora metto spesso su un disco degli Smiths, o di altri artisti di tanti anni fa. Benchè io faccia un genere musicale molto specifico, come ascoltatore sono molto eclettico: ascolto davvero di tutto. Anche la musica pop. Infatti ho recentemente fatto delle cover di brani di Rihanna e anche di Kylie Minogue...».
Scott Matthew, la cui fama internazionale nasce, oltre che dalla colonna sonora del citato film di John Cameron “Shortbus”, anche ai suoi album “Gallantry’s favorite son” e “There is an ocean that divides”, è attualmente in tour in Italia per presentare il nuovo lavoro “Unlearned”. Si tratta di una collezione di brani scritti da artisti come Neil Young (“Harvest moon”) e Radiohead (“No surprises”), Bee Gees (“To love somebody”) e John Denver (“Annie’s song”), Joy Division (“Love will tear us apart”) e Whitney Houston (“I wanna dance with somebody”), Jesus and Mary Chain (“Darklands”) e Kris Kristofferson (“Help me make it through the night”), persino Charlie Chaplin (“Smile”, originariamente interpretata da Nat King Cole). Nella “Deluxe edition” spiccano anche quattro bonus track, tra cui “Anarchy in the U.K.” dei Sex Pistols e “Territorial pissing” dei Nirvana. L’artista australiano rilegge questi brani, scelto ognuno per un significato particolare, con il suo stile malinconico e assolutamente originale.
«Ho interpretato queste canzoni - conclude Scott Matthew, che dopo Trieste sarà il 28 a Bologna, il 29 a Graz, il 31 a Linz e il primo novembre a Vienna - così come mi è venuto naturale. Ho sentito un forte bisogno di mostrare quello che questi brani hanno significato per me...».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento