...sogni e bisogni fra musica e spettacolo, cultura e politica, varie ed eventuali... (blog-archivio di articoli pubblicati + altre cose) (già su splinder da maggio 2003 a gennaio 2012, oltre 11mila visualizzazioni) (altre 86mila visualizzazioni a oggi su blogspot...) (twitter@carlomuscatello)
sabato 19 dicembre 2015
SAN GIUSTO D'ORO A DON MARIO VATTA (18-12-15)
Oggi alle 12, nella sala del consiglio comunale di Trieste, verranno consegnati i premi del San Giusto d'oro 2015. I giornalisti triestini dell’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia e del Gruppo Giuliano Cronisti hanno deciso quest'anno di premiare don Mario Vatta, il "prete degli ultimi". “Nell’anno dei profughi e dei morti in mare, di Papa Francesco e del suo monito a illuminare le periferie – ha detto Carlo Muscatello, presidente del sindacato regionale -, i giornalisti triestini hanno voluto premiare, con don Vatta, un uomo che ha speso tutta la sua vita per aiutare gli ultimi, i meno fortunati, le donne e gli uomini che la nostra città ha lasciato e lascia troppo spesso ai margini. Un premio insomma al “prete degli ultimi”, che meglio e più di tanti altri impersona il volto aperto, generoso e solidale di Trieste”.
Nato nel 1937, sacerdote dal 1963, don Mario Vatta è il fondatore della Comunità di San Martino al Campo, organizzazione che da 45 anni opera a Trieste in stretta collaborazione con le istituzioni e in rete con simili realtà italiane per garantire accoglienza a chi fa più fatica: persone vittime dell’alcol, della droga, reduci dal carcere, ostaggio della solitudine, che non ce la fanno a stare al passo e hanno bisogno di assistenza, di una casa, di cure, ma soprattutto di qualcuno che condivida le loro vite in salita. E la vita di questo “prete degli ultimi”, che un biografo potrebbe descrivere elencando premi, incarichi e inaugurazioni di nuovi centri d’accoglienza, è di fatto una galleria di volti, incontri, confronti, che hanno contribuito a costruire il volto solidale della nostra città. Ruolo riconosciutogli anche ufficialmente dal Comune di Trieste, che nel 2007 lo ha insignito della Civica Benemerenza, ma soprattutto dalla stima e dalla fiducia che i triestini hanno nei confronti di San Martino al Campo e del suo fondatore. Come ha scritto un lettore del Piccolo alla rubrica Segnalazioni qualche anno fa, ci sono tre cose che a Trieste non si possono toccare: le donne, l’esodo e don Mario Vatta.
Nel corso della cerimonia, alla quale parteciperà anche il sindaco Roberto Cosolini, verrà consegnata una targa speciale al ristoratore Mario Suban, l’uomo che ha servito generazioni di triestini, politici, presidenti, persino Papa Wojtyla, cui aveva dedicato un dolce che è poi rimasto nel menù. Quest’anno ha festeggiato gli 80 anni e i 150 anni del suo storico ristorante nel rione di San Giovanni. A Trieste Suban non è un ristoratore, è “IL ristoratore”, quello da cui andare quando si vuol fare bella figura con ospiti venuti da fuori, per mangiar bene, ritrovare i piatti della tradizione ed essere coccolati. Lui, che da giovane non voleva seguire la tradizione di famiglia (il nonno, nel 1865, aveva aperto l’osteria allora fuori porta grazie a una vincita alla Lotteria di Vienna), è diventato un simbolo della triestinità a tavola. Perché lui, il nome di Trieste lo ha portato ovunque nel mondo, dall’Australia ai Paesi Arabi al Giappone, in qualsiasi posto ci fosse bisogno della sua affabilità e professionalità. Affiancato adesso dalla figlia Federica, il patriarca della famiglia non ha mai smesso di lesinare consigli, con un garbo che non è da tutti, mettere i clienti a proprio agio, portare in alto il nome della città e della sua cucina unica, troppo spesso sottovalutata ma assolutamente di valore.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
da ufficio stampa Comune di Trieste:
Don Mario Vatta, fondatore della Comunità di San Martino al Campo, il prete degli ultimi, che impersona il volto aperto, generoso e solidale di Trieste, ha ricevuto oggi (venerdì 18 dicembre) - nel corso di una affollata e partecipata cerimonia, svoltasi nella sala del Consiglio comunale - il 49° San Giusto d'oro, tradizionale riconoscimento che giornalisti triestini assegnano a chi ha saputo distinguersi e portare con eccellenza alto il nome della città.
Promossa dal Comune di Trieste, dall'Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia e dal Gruppo Giuliano Cronisti con il contributo della Fondazione CRTrieste (che mette a disposizione ogni anno la statuetta opera dello scultore Tristano Alberti) la cerimonia ha visto gli interventi del presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic, del sindaco Roberto Cosolini, dei presidenti di Assostampa FVG Carlo Muscatello, e dell'Ordine dei Giornalisti del FVG Cristiano Degano, del vicepresidente del CdA della Fondazione CRTrieste Lucio Delcaro, della vicesindaco Fabiana Martini e del fiduciario del Gruppo Giuliano Cronisti Furio Baldassi.
Con don Vatta,i giornalisti triestini hanno voluto premiare un uomo che ha speso tutta la sua vita per aiutare gli ultimi, i meno fortunati, le donne e gli uomini che la nostra città ha lasciato e lascia troppo spesso ai margini. Nato nel 1937, sacerdote dal 1963, don Mario Vatta è il fondatore della Comunità di San Martino al Campo, organizzazione che da 45 anni opera a Trieste in stretta collaborazione con le istituzioni e in rete con simili realtà italiane per garantire accoglienza a chi fa più fatica: persone vittime dell’alcol, della droga, reduci dal carcere, ostaggio della solitudine, che non ce la fanno a stare al passo e hanno bisogno di assistenza, di una casa, di cure, ma soprattutto di qualcuno che condivida le loro vite in salita. E la vita di questo “prete degli ultimi”, che un biografo potrebbe descrivere elencando premi, incarichi e inaugurazioni di nuovi centri d’accoglienza, è di fatto una galleria di volti, incontri, confronti, che hanno contribuito a costruire il volto solidale della nostra città.
“Oggi gli ultimi sono diventati i primi con questo premio” ha detto aprendo la cerimonia il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic, mentre il sindaco Roberto Cosolini ha evidenziato come don Mario è “un simbolo dell'amore verso il prossimo”, oltre che “un'autorità morale di indiscutibile esempio”. Sempre il sindaco Cosolini ha sottolineato l'importanza della sua opera: “non solo nel dare aiuto, ma nel dare strumenti e opportunità per fare uscire le persone dal bisogno, ricercando l'integrazione e la coesione”. Il presidente Carlo Muscatello ha messo in luce il valore di “un uomo che della solidarietà ha fatto la ragione della sua vita con la Comunità di San Martino al Campo”, mentre la vicesindaco Fabiana Martini, ha brevemente ripercorso il significato dell'opera di don Mario e della Comunità di San Martino al Campo, che ha visto sempre “la persona al centro e prima di tutto ed è solo il noi che vince”. “Significativo anche il fatto -ha aggiunto Martini- che questo premio sia consegnato oggi, 18 dicembre, giornata internazionale dei migranti”.
Parole di gratitudine con commozione sono venute da don Mario Vatta. “Dalla strada -ha detto- ho imparato a leggere il Vangelo a vivere e a trasmettere alla mia gente il messaggio del Maestro”. Ricordando i tanti tipi di povertà, ha voluto ringraziare la Caritas Diocesana, espressione della Chiesa che gli è sempre stata accanto in questi 45 anni di attività, come pure quella rete infinita di solidarietà, fatta da tante persone, volontari e operatori, che rendono Trieste una città accogliente. “Questo San Giusto d'Oro fa un po' di luce sulle povertà, accende un faro più forte e ci rende ancora più attenti ai fratelli ed amici in difficoltà”.
Sempre nel corso della cerimonia è stata presentato anche suggestivo e apprezzato filmato Rai che, in tredici minuti ha ripercorso, a partire dal 1967 il quasi mezzo secolo del Premio e i suoi illustri vincitori. Una targa speciale del San Giusto d'Oro è stata conferita dal fiduciario dei Cronisti Giuliani Furio Baldassi al ristoratore Mario Suban, l'uomo che ha servito generazioni di triestini, politici, presidenti, che ha festeggiato gli 80 anni e i 150 anni del suo storico ristorante nel rione di San Giovanni (il nonno, nel 1865, aveva aperto l'osteria allora fuori porta grazie a una vincita alla Lotteria di Vienna), un simbolo della triestinità a tavola, che ha portato il nome della città mondo, dall'Australia ai Paesi Arabi al Giappone, in qualsiasi posto ci fosse bisogno di affabilità, gusto e professionalità.
Da ricordare infine che, prima della cerimonia in Consiglio, in salotto azzurro, don Vatta ha firmato, come da tradizione, il libro d'oro del Comune, lasciando questa significativa dedica: “Il San Giusto di oggi è per noi. Noi ci sentiamo premiati e ne proviamo una gran gioia. Noi continueremo sulla strada già battuta, con tutte le donne e gli uomini di questa magnifica città di Trieste”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento