martedì 5 agosto 2003

RINO GAETANO

È l’estate musicale delle sorprese, oltre che dell’afa. Non bastava il tormentone intelligente dei brasiliani Tribalistas, la cui gradevole e insinuante «Jà sei namorar» ha quasi oscurato i soliti insostenibili motivetti che comunque stanno funestando anche la caldissima stagione estiva 2003. Ora ci si mette anche l’insperato e inaspettato successo di «Sotto i cieli di Rino», compilation doppia dedicata ai grandi successi di Rino Gaetano, ormai da un paio di settimane ai vertici delle classifiche di vendita. A ridosso di un campione internazionale di vendite come Eros Ramazzotti, e davanti a mostri sacri come Claudio Baglioni, Nomadi, Simply Red...
La straordinarietà di questo evento, forse favorito ma non certo determinato dal prezzo contenuto del doppio cd, sta nel fatto che il cantautore calabrese è morto da oltre vent’anni e che i ventisei brani della raccolta sono tutti già editi: il meglio di una carriera lampo, durata discograficamente appena sei anni (e sei album), dal 1974 del primo ellepì «Ingresso libero» all’80 di «E io ci sto», ultimo lavoro prima di quel maledetto 2 giugno 1981, quando l’artista morì in un incidente stradale a Roma. La sua Volvo schiacciata contro un camion, all’alba. Più o meno come Fred Buscaglione, vent’anni prima...
Gaetano era nato a Crotone nel 1950. A dieci anni la famiglia si trasferisce a Roma, per il ragazzo studi in seminario, poi le incertezze fra un futuro da geometra e uno da ragioniere vengono risolte dalla passione per lo spettacolo. Prima qualche timida frequentazione teatrale, poi la canzone, ovviamente in quel Folkstudio che alla fine degli anni Sessanta è la culla di una generazione di giovani musicisti impazienti di raccontare. L’amicizia con Venditti e De Gregori, le prime esibizioni in pubblico, l’approdo alla Rca.
Il debutto discografico, nel ’74, fa intuire che quel ragazzo è diverso dalle decine e decine di cantautori che in quegli anni battagliano per un posto al sole (o almeno a una Festa dell’Unità...). In tempi di seriosità, di impegno vero o presunto, di pugni chiusi alzati sul palco, lui gioca sul paradosso, sul nonsense, sullo sberleffo, sulle zingarate, sul gusto di prendere in giro il prossimo. E infatti non a tutti piace.
Il 45 «Ma il cielo è sempre più blu», uscito nel ’75, e l’album «Mio fratello è figlio unico» (con «Berta filava», del ’76, fanno comunque dell’artista calabrese un nome e un volto noto nell’Italia musicale dell’epoca. Seguono, fra il ’77 e l’80, uno all’anno, i dischi «Aida», «Nuntereggaepiù», «Resta vile maschio, dove vai?» e «E io ci sto».
Prima di quell’ultima, maledetta notte, Rino Gaetano nel ’78 andò anche a Sanremo. Frac, cilindro (pare gliel’avesse regalato Renato Zero), maglietta a righe, jeans e scarpe di ginnastica: così bardato cantò «Gianna», quella che «aveva un coccodrillo e un dottore» e «difendeva il suo salario dall’inflazione», rimediando un più che dignitoso terzo posto, dietro i Matia Bazar e Anna Oxa. E il primo posto nella classifica dei 45 giri.
Sì, perchè i tempi stavano cambiando. E il pubblico cominciava a entrare in sintonia con l’ironia intelligente, con le provocazioni colte di quel ragazzo magro che non aveva mai dimenticato l’infanzia povera nella sua Calabria.
Oggi, venti e più anni dopo, fra musica di plastica e personaggi impresentabili, evidentemente - e per fortuna - c’è ancora spazio per le filastrocche surreali di quel ragazzo che aveva studiato Pitagora, e forse dai filosofi della sua Magna Grecia aveva imparato a non prendersi mai troppo sul serio.
I casi della vita. Questo 2003 del clamoroso ritorno in classifica di Rino Gaetano è anche quello dell’affermazione, dopo tanti anni di dignitosa gavetta, di suo cugino Sergio Cammariere. Che ieri ha detto al Corriere: «La notizia (di Rino Gaetano in classifica - ndr) non mi sorprende. Alla fine le belle canzoni di Rino, quasi di stampo battistiano, funzionano. Non solo perchè ci ricordano l’atmosfera di fine anni Settanta, ma anche perchè le ovvietà musicali proposte oggi le rendono ancor di più un modello...».

Nessun commento:

Posta un commento