giovedì 22 gennaio 2004

GRANDE FRATELLO

Guardoni di tutta Italia, unitevi. Barricatevi in casa, staccate i telefoni, impugnate il telecomando. E date libera soddisfazione alla vostra galoppante sindrome del buco della serratura. Una volta ve ne vergognavate. Spiare il vicino, origliare le telefonate, farvi in buona sostanza gli affari altrui. Che orrore. Roba da praticare in privato e condannare in pubblico, come nella miglior tradizione dell’essere umano. Poi è arrivato il Grande Fratello. E nulla è stato più come prima. Messi rapidamente a tacere i sensi di colpa nei confronti del povero George Orwell, titolare di copyright che da tempo si rigira vorticamente nella tomba, abbiamo assistito al progressivo sdoganamento della citata sindrome. Di più: nei tre anni e mezzo trascorsi dal settembre 2000 del debutto (l’edizione di Taricone, do you remember?) abbiamo assistito a una lenta ma inesorabile grandefratellizzazione - si può dire? - della tv italiana. Con l’alibi del reality show il duopolio Rai-Mediaset ha aperto le stalle. Non solo e non tanto per la rilettura in chiave vip (o aspirante, o sedicente vip...) del format elaborata con «L’isola dei famosi», al cui successo ha contribuito non poco il gusto di vedere il personaggio noto alle prese con problemi di sopravvivenza. E nemmeno per la versione geriatrica di «Super Senior» e per le mille candid camera, vere o finte che siano, ormai piazzate ovunque. Piuttosto perchè quel barlume di buona educazione e buone maniere che ancora sopravvivevano - a fatica - nei vari palinsesti è stato spazzato via dall’irrompere in video di questi manipoli di ragazzotti e ragazzotte nullafacenti, senz’arte né parte, chiusi per mesi in case zeppe di microfoni e telecamere, pronti per carriere a base di comparsate tivù, spiati golosamente da milionate di persone maltrattate da anni di dittatura televisiva.
Da stasera si ricomincia, dunque. Non ci sarà l’annunciato prete, l’arredamento sarà «stile classico Luigi XVI ma rivisitato in chiave moderna», invece della suite con la Jacuzzi hanno preparato un tugurio spartano assai («L’isola dei famosi» ha lasciato il segno...). Ma nella casa-bunker si allestiranno ancora amorazzi, si ordiranno trame, si farà baruffa per chi lava i piatti, si disquisirà di funzioni fisiologiche... Verrebbe da dire che squallore, ma forse non si può.

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