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giovedì 27 settembre 2012
SULLA STRADA, nuovo disco DE GREGORI
Poi si dice le coincidenze. Fra pochi giorni arriva nelle sale “Sulla strada”, il film di Walter Salles tratto dall’omonimo romanzo di Jack Keroauc. E lo stesso titolo è stato scelto da Francesco De Gregori per il suo nuovo album, che esce il 20 novembre, ma che oggi viene anticipato - su iTunes e nella programmazione dei maggiori network radiofonici - dal singolo che dà il titolo al disco.
Chissà, forse il sessantunenne cantautore romano ha scelto questo titolo per farsi perdonare di aver letto solo da pochissimo il romanzo di Kerouac, pubblicato nel lontano 1957, considerato il manifesto della Beat generation. O forse sono solo fili che si intrecciano casualmente.
Fatto è che queste dieci canzoni nuove arrivano a quattro anni dalla precedente raccolta di inediti “Per brevità chiamato artista”, che aveva lasciato uno strascico di perplessità anche fra i fan del “Principe”. Comprensibili dunque che ci sia attesa per questo lavoro, che arriva a quarant’anni esatti dall’ormai storico esordio discografico “Theorius Campus”, a quattro mani con l’allora socio Antonello Venditti.
«Ho aspettato quattro anni per fare un disco nuovo - ha detto De Gregori a “Repubblica” - perché scrivere canzoni è difficile. Nella tua testa scatta subito il già detto, il già visto. E poi forse sì, ora c’è anche la preoccupazione di mettere su carta cose che pensi possano stare al livello di quel che hai già scritto».
Su Kerouac: «Un’anomalia, lo so, averlo letto così tardi. Ma ho mancato molti appuntamenti canonici della mia generazione. Per esempio non ho mai letto “Siddharta”. È che non mi è mai piaciuto fare le cose obbligatorie. “On the road” mi è capitato fra le mani. Pensavo fosse per sentimenti giovanili, invece a 61 anni credo di averne tratto il senso autentico del viaggio, della ricerca».
Sull’album: «Ma tutto questo non c’entra poi molto col mio disco. L’ho titolato così perché non ho trovato titoli più convincenti. L'appartenere alla strada piuttosto che alla propria stanza penso sia il sentimento di molte delle cose che ho scritto nel disco. Che riverberano Kerouac, ma anche Fellini e Cormac McCarthy...».
Fra i brani, “Belle epoque” è la storia di un sergente che festeggia, fra vino e bordelli, il passaggio dall’Ottocento al Novecento. “Passo d’uomo” sta a indicare la lentezza, ma anche la misura con cui camminare nella vita: un passo da esseri umani.
Il 20 novembre, data della pubblicazione del disco, presentazione dal vivo all’Atlantico Live di Roma. Replica il 28 all’Alcatraz di Milano.
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