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martedì 9 ottobre 2012
CLUB DOGO ven a trieste
«Noi guardiamo i ragazzi che vengono ai nostri concerti e vediamo una generazione che sta pagando pesantemente una crisi che è responsabilità di altri. Qui c’è bisogno di un cambio al vertice. Bisogna eliminare questa classe dirigente sprecona, pappona e incapace, che non è stata in grado di gestire le risorse del Paese...».
Parla - e dimostra subito di essere uno che non le manda a dire - Francesco Vigorelli, in arte Jake La Furia, ovvero uno dei tre Club Dogo, nuovi campioni dell’hip hop italiano, che venerdì sera saranno per la prima volta a Trieste, al Barcolana Festival.
«Siamo sempre stati attenti alla componente sociale - prosegue il rapper milanese, 33 anni -, usiamo il linguaggio di chi ci ascolta, esprimiamo nei nostri testi le loro tematiche, i loro problemi».
Come se ne esce?
«Questo non lo so, non sono un economista. Ma credo che la gente dovrebbe cominciare a ribellarsi. Come sta accadendo in queste ore in Grecia e nelle settimane scorse in Spagna. Da noi invece sembra di essere anestetizzati da tutto. Dalla tivù, dal calcio, da un benessere che comincia a mostrare la corda ma evidentemente non ancora abbastanza per aprire gli occhi alle persone».
L’hip hop italiano come sta?
«Mi sembra benissimo. Con quindici o venti anni di ritardo rispetto agli Stati Uniti, e forse anche al resto del mondo, si è imposto come vero linguaggio musicale dei ragazzi. Assieme ai nostri colleghi credo che abbiamo preso il posto del linguaggio cantautorale, quello usato da artisti che un tempo parlavano alla gente ma ora parlano solo a se stessi. Abbiamo tanti artisti sulla scena, tutta gente che richiama folle ai concerti ed è in grado di scalare le classifiche. Siamo un grande fenomeno pop, ovviamente nel senso di popolare».
Avete fatto sei album in nove anni.
«Sì, siamo molto profilici. Sarà un’urgenza creativa, o il fatto che ci piace fare il nostro lavoro. Facciamo tanti dischi per non essere costretti a suonare sempre dal vivo. Anche se ormai si guadagna solo con i concerti».
“Noi siamo il club” è il disco nuovo.
«E anche quello che è andato meglio, che ha mosso numeri alti, che ci ha fatto vincere i dischi d’oro. È nato in realtà come i precedenti, dalla semplice esigenza di fare un disco nuovo. Ma stavolta abbiamo avuto più tempo per lavorarci, dunque ci abbiamo messo dentro più noi stessi, lo abbiamo realizzato con maggiore cura. Prima eravamo un po’ schiavi dei tempi, del “cotto e mangiato”. Penso sia venuto fuori un lavoro musicalmente piu maturo, anche perchè forse siamo maturati anche noi. E il pubblico se n’è accorto».
Lei è l’unico dei tre senza dischi solisti.
«Ancora per poco. Sì, sono un po’ pigro. I miei due soci sono più attivi, più veloci. Ma siamo diversi. C’è chi scrive in tre minuti e chi in tre mesi. Io finora non ritenevo di avere del materiale sufficiente e soprattutto soddisfacente. Ma ci sto lavorando, sono a buon punto. Possiamo dire che il mio primo disco solista uscirà quanto prima...».
La serata di venerdì in piazza Unità sarà interamente dedicata all’hip hop. Sul palco, prima dei Club Dogo, anche i friulani Carnicats e il dj Max Brigante.
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