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martedì 24 settembre 2013
PORDENONELEGGE a Trieste? Modello non esportabile...
Pordenonelegge mette in archivio un’altra edizione - la quattordicesima - di grande successo. Le oltre 120mila presenze dichiarate dagli organizzatori, assieme al livello degli ospiti e delle varie iniziative, pongono ormai il festival in una posizione di assoluto prestigio a livello nazionale.
Ma cosa farebbero il direttore artistico Gian Mario Villalta e il suo staff se dovessero organizzare qualcosa di analogo a Trieste, città letteraria per eccellenza ma ormai “parente povero” del capoluogo della Destra Tagliamento a livello di manifestazioni?
«Diciamo subito - risponde Villalta - che Trieste sarebbe perfetta. Ha tutto. Sarebbe una sede ottima, seppur decentrata e con i noti problemi di collegamenti. Ma la città è molto forte, molto presente nell’immaginario letterario europeo e non solo europeo».
Ancora il direttore: «Detto questo, va segnalato che non esiste un “modello Pordenone” facilmente esportabile, non c’è un prodotto finito già pronto e impacchettato da trapiantare altrove. Ogni pianta cresce su un certo tipo di terreno. Da noi è stato un lavoro lungo, un processo lento, siamo cresciuti con la volontà e la passione per cose che sono poi divenute l’anima del nostro festival. Dietro al quale ci sono anche molta fatica e altrettanto spirito di sacrificio».
«Dunque - prosegue Villalta -, per organizzare qualcosa di analogo a Trieste serve gente in grado di far lavorare assieme realtà che già esistono, tante vengono anche al nostro festival, in un’ottica di lavoro collettivo e unitario. E gente che a quest’impresa dedichi la vita, disposta a metterci la faccia anche se poi le cose vanno male, capace di scegliere e dunque di dire anche dei no. Per organizzare un festival come questo non bastano le chiacchiere che si fanno al caffè...».
Messaggio ricevuto, verrebbe da dire. Poi, a Trieste, superato questo primo ordine di problemi, bisognerebbe identificare una sede, un luogo. Anzi, come si dice adesso “una location”.
«La tentazione del porto vecchio - immagina Villalta - è sicuramente suggestiva, ma forse di difficile realizzazione e gestione. L’alternativa potrebbe essere un’area del centro, anche perchè credo che la forza di Pordenonelegge è che tutto si svolge in poche centinaia di metri. Dove succede tutto...».
Anche se ormai, dopo i numeri di quest’anno, qualche problema di spazio cominciate ad averlo anche voi. «Sì, ma è difficile inventarsi delle soluzioni altrove. I pordenonesi, che all’inizio non ci volevano perchè portavamo confusione, non si sposterebbero nemmeno se organizzassimo qualcosa nel comprensorio fieristico, poco più di un chilometro dal centro. Ho detto tutto...».
Per crescere ancora dunque non restano che internet, i social network. «Quello sicuramente - conclude Villalta -. Già quest’anno abbiamo registrato una crescita esponenziale di contatti sul web. Contiamo di fare di più. È l’obbiettivo del futuro, peraltro ancora tutto da costruire. Da Pordenone al mondo...».
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