sabato 13 dicembre 2003

GIORGIA AL PALATRIESTE

Soltanto una bella voce? Ieri, forse. Oggi no. Oggi lei è uno «spirito libero». Anzi, una «ladra di vento» che regala sentimenti, sogni, emozioni. Lei è ovviamente Giorgia, il cui tour ha fatto tappa ieri sera in un PalaTrieste affollato da circa duemila persone che hanno a lungo festeggiato la trentaduenne cantante romana.
Apre nientemeno che in duetto con Ray Charles, ma è solo registrato, ci pensa la parete di schermi sistemati a scacchiera a rilanciarlo. Poi lei arriva sul serio, minigonna a scacchi, golfino rosso, un curioso cappelluccio calato sugli occhi (nel corso della serata proporrà anche mise più eleganti). Per scaldare l’atmosfera piazza «Vivi davvero», «Senza ali», e poi dal nuovo album «Vetro sul cuore» e «Vento nel deserto»...
Poi canterà anche «Strano il mio destino». E il destino di Giorgia Todrani sembrava dovesse essere quello della ragazza della porta accanto, della bella voce, della brava, anzi, bravissima interprete che non chiede altro di occupare un posto al sole nella consolidata tradizione del belcanto melodico (magari moderno) all’italiana. Una piccola Mina, insomma, sempre alla ricerca di un repertorio in grado di valorizzarne le indubbie doti vocali.
E così in effetti è stato, ma solo fino a un certo punto. Poi è successo qualcosa, a livello musicale ma probabilmente anche umano. Qualcosa che probabilmente ha a che fare con la tragica scomparsa di Alex Baroni, suo ex compagno. E con la chiamata del regista Ferzan Ozpetek, con quella «Gocce di memoria» che lei ha scritto per il film «La finestra di fronte». Quel brano, ammette l’artista, «ha influenzato il mio modo di scrivere da quel momento in poi».
Ed eccola, la nuova Giorgia. Questo suo «Ladra di vento tour», partito da Foligno venti giorni fa, che si dovrebbe concludere la prossima settimana a Milano, rappresenta - assieme al disco da cui prende il nome - il segno di un’avvenuta mutazione, personale e artistica. Evasa dal teatrino sanremese e scampata dalle grinfie baudesche, oggi appare dotata di una nuova maturità e consapevolezza, di fiducia in se stessa, non ha paura di dire quel che pensa. Ed è interprete ma anche autrice delle canzoni di «Ladra di vento», su cui si basa gran parte dello spettacolo.
Spettacolo all’altezza delle nuove ambizioni. Palco su tre livelli, scalinata centrale, gli schermi di cui si diceva. E una band di livello internazionale: Sonny T al basso e Mike Scott alle chitarre, già con Prince (e del genietto di Minneapolis la band a un certo punto proporrà «Kiss»), Michael Baker alla batteria, già con Whitney Houston, Michael Bellar alle tastiere. E poi due coriste anche una coppia di ballerini, la cui presenza - contrariamente a quel che si potrebbe pensare - diventa accettabile completamento allo show.
Nelle due ore di musica, Giorgia spazia con eleganza e gusto fra le ballate sentimentali che rappresentano la sua cifra stilistica e sgroppate funk, episodi «quasi rock» e tentazioni jazz e persino momenti dance, senza dimenticare ovviamente il suo grande amore, quasi la sua naturale predisposizione nei confronti del soul, del rhythm’n’blues, della musica nera. Una moltitudine di stili nella quale lei si muove rilassata e assolutamente a suo agio.
Dopo il groviglio elettropop della citata «Vento nel deserto», con i ballerini avvolti nelle bandiere della pace, è il turno della classicissima «E poi» (Sanremo ’94), de «La gatta (sul tetto)», di «Viaggio della mente». Il tempo per cambiare la disposizione degli strumenti sul palco le serve a scambiare due chiacchiere col pubblico, a firmare qualche autografo, a farsi regalare da una ragazza delle prime file un piccolo striscione con una scritta a lei dedicata...
Set acustico. «Come saprei», «Strano il mio destino», l’omaggio a Bob Marley con «Turn your lights down low»... E ancora «Girasole», «L’eternità» giocata in bianco e nero, alla maniera di un Pierrot, «Di sole e d’azzurro». Il finale, prima dei bis e dei ringraziamenti di rito, è dedicato a «Gocce di memoria» (con le foto di Giorgia bambina sugli schermi) e «Spirito libero». Ovvero il manifesto programmatico della nuova Giorgia.

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