venerdì 5 dicembre 2003

FRANK ZAPPA MORIVA 10 ANNI FA

Oggi sembra normale mischiare rock, pop, jazz, musica classica e contemporanea e colta e chi più ne ha più ne mischi. Ma quando lo faceva Frank Zappa - morto dieci anni fa, il 4 dicembre del ’93, ucciso a cinquantatre anni da un cancro alla prostata - normale non lo era per nulla. Lui, il figlio di emigranti italiani (che, non lo sapevate? eravamo emigranti pure noi...) e greci, diventato grande virtuoso della chitarre e genio della composizione, non rendeva certo la cosa più commestibile aggiungendo, in tempi seriosi assai, anche nel campo del rock, dosi massicce di ironia e dissacrante sarcasmo.
Nato a Baltimora, nel Maryland, il 21 dicembre del 1940, da padre siciliano e madre greca, si narra che Francis Vincent Zappa ebbe un’autentica folgorazione quando, a tredici anni, ascoltò un album di Edgar Varèse. Giovanissimo, tentò allora di emulare i procedimenti compositivi «aleatori» del suo maestro con una penna a sfera e un foglio di carta da musica. Per i suoi quindici anni chiese alla madre come regalo i cinque dollari necessari per una telefonata interurbana allo stesso Varèse. Ma il maestro non era in casa...
La sua avventura musicale è comunque già cominciata, visto che da tempo il ragazzo, in casa, si esercita alle percussioni. Comincia a suonare batteria e chitarra quando frequenta la Antelope Valley High School, dove nel ’56 forma la sua prima band, The Blackouts, con Don Van Vliet (poi più noto come Captain Beefheart). Nel ’64 forma le Muthers, che poi diventano Mothers, e successivamente - nel ’66, alla firma del primo contratto discografico - The Mothers of Invention, che pare originato dalla citazione «la necessità è la madre dell’invenzione». «Freak Out» è il titolo del disco d’esordio: vero e proprio manifesto della sua creatività musicale, nonchè primo di una serie lunghissima di album.
Una discografia sterminata (un centinaio di album fra il ’66 e gli ultimi anni di vita), eredità di una personalità vulcanica e unica nel mondo del rock ma forse anche della cultura del Novecento. Una discografia che, come la sua carriera, può essere divisa in tre fasi. La prima, quella con le «Mothers», legata alla cultura alternativa della West Coast degli anni Sessanta: in bilico fra rock e aperture al jazz, caratterizzata da continui sberleffi e provocazioni contro l’establishment musicale e non solo musicale, si conclude nei primi anni Settanta con il leggendario concerto assieme all’Orchestra Filarmonica di Los Angeles diretta da Zubin Mehta.
Nella seconda fase, durata tutti gli anni Settanta, Zappa - che nel frattempo era diventato un’icona della cultura alternativa - sviluppa il discorso avviato con le «Mothers», proseguendo nella ricerca di tutti i possibili punti di contatto tra i vari generi musicali. Gli anni Ottanta sono quelli del primo, parziale ritiro dalle scene: anni in parte dedicati alla ricerca, alla composizione di lavori e opere lontane dalla tradizione del rock. Si pensi soltanto alle musiche eseguite sotto la direzione di Pierre Boulez. Non a caso la sua ultima apparizione in pubblico, nel ’91, fu quando diresse, già provato dalla malattia, un concerto dell’ensemble classico Yellow Shark.
Disse una volta: «Le prime canzoni che abbia mai ascoltato erano musica araba, non ho idea dove e come sia accaduto, perchè i miei genitori hanno comprato il primo giradischi quando avevo quindici anni. Il primo disco che ho avuto era un pezzo di rhythm and blues dei Robins. Poco dopo ho letto un articolo sul compositore Edgar Varèse così ho comprato un suo disco: avevo The Robins e Varèse: da subito non ho trovato alcuna differenza, per me faceva parte di un unico universo. Ciò che mi ha attratto di Varèse era la capacità della sua musica di essere così diretta».
Fra musica, ironia e nonsense Zappa mescolava rhythm’n’blues e rock, pop e jazz, musica barocca e rinascimentale, ma anche le avanguardie musicali americane. Il tutto con una straordinaria capacità creativa ma anche di sintesi. Né va dimenticato il ruolo politico di Zappa, punto di riferimento costante delle opposizioni statunitensi, sfociato anche in provocatorie candidature alle principali cariche politiche, compresa quella alla presidenza degli Stati Uniti nel '92.
Prima di morire disse: «Oggi tutte le decisioni che riguardino la musica sono prese dai pubblicitari e dai creatori di moda. Quel tipo di gente che, ai vecchi tempi, andava in giro con dei grossi sigari tra le labbra: l'unica novità è che oggi negli uffici non è più possibile fumare...».

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