sorelle piemontesi morte nel massacro di Taba, una loro amica ha letto i
versi di una sua canzone («I fiori sono fragili, muoiono in un soffio, quasi
come i giorni di una vita...»), Biagio Antonacci ha avvertito un brivido. E
ha capito ancor di più quanto siano assurde tutte le guerre e questa guerra
in particolare.
«Quelle due ragazze - ricorda il cantautore, il cui tour fa tappa domani
alle 21 al PalaTrieste - prima di partire per la vacanza in Egitto avevano
già comprato il biglietto per il mio concerto del 6 novembre a Cuneo. Vuol
dire che ci tenevano per davvero. Spero di trovare le parole, quella sera,
per spiegare quanto la loro morte mi ha sconvolto. Mi ha lasciato un senso
di impotenza e di ingiustizia».
E aggiunge: «Sono convinto che le guerre siano sempre sbagliate, ma questa
in particolare è assurda, non serve a risolvere i problemi, anzi, li aggrava
sempre più. È una tragedia di cui sconteremo le ripercussioni per tantissimo
tempo».
Lei come si difende dalle brutture del mondo?
«Andando avanti per la mia strada, con semplicità e coerenza, cantando i
miei sentimenti e accorgendomi che vengono condivisi da tanta gente. Non ho
mai seguito le mode, le tendenze più o meno effimere. Penso che il pubblico
se ne accorga».
Il suo «Convivendo parte I» è rientrato in classifica...
«Sì, e infatti abbiamo deciso di posticipare a febbraio la pubblicazione
della seconda parte, prevista originariamente in queste settimane. Dividere
un disco in due parti, e venderlo a prezzo ridotto, è stata una scommessa
vincente: i discografici erano dubbiosi...».
Come li ha convinti?
«Ero sicuro che bisognava inventarsi qualcosa, in questo momento di crisi
economica generale e della discografia in particolare. Avevo diciannove
canzoni, non volevo scartarne nessuna, dunque le ho divise in due parti,
imponendo un prezzo ridotto anche per venir incontro ai tanti ragazzi che
hanno pochi soldi in tasca».
Insomma, non ha dimenticato le sue origini...
«Certo che no. Vengo dalla periferia povera di Milano, avevo tanti sogni e
mi considero molto fortunato per quello che ho ottenuto con la musica. Ho
sempre avuto il senso della giustizia, il militare l’ho fatto fra i
carabinieri, e mi sarebbe piaciuto fare il magistrato: stare dalla parte del
giusto, per me, ha sempre significato aver rispetto per il prossimo...».
Sul palco con Antonacci, domani a Trieste, Saverio Lanza (chitarra e
pianoforte), Eugenio Mori (batteria), Alex Class (basso), Silvia Baraldi
(percussioni e tastiere) e un quartetto d'archi. In programma, vecchi
successi e le canzoni del nuovo disco.
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