occhi sognanti, cantano in coro le sue canzoni. E poi, quando l’oggetto del
desiderio arriva nelle vicinanze, le più fortunate si allungano per
toccargli la mano, per regalargli un fiore, un pacchetto, un bigliettino...
Il rituale di ogni concerto del quarantunenne cantautore milanese si è
ripetuto ieri sera al PalaTrieste, affollato per l’occasione da quasi
tremila giovani e giovanissimi a maggioranza femminile.
È un anno d’oro, per Biagio. Il grande successo di «Convivendo parte 1»,
premiato al Festivalbar come disco dell’anno. E ora anche il suggello dal
vivo, con questo «Convivendo Tour», partito a fine settembre dall’Arena di
Verona, che dopo la tappa triestina tornerà nel Triveneto il 12 novembre, al
Palaverde di Treviso, per un concerto che è già tutto esaurito in
prevendita.
La prima sorpresa dello show è il palco: una sorta di pedana trasparente,
che rappresenta una figura umana stilizzata, le cui braccia e le cui gambe
formano un asimmetrico camminamento che occupa buona parte della platea.
Su questo palco, quindici minuti dopo le ventuno, si materializzano uno alla
volta i musicisti che accompagnano l’artista (gruppo rock e piccola sezione
archi). Quando arriva il turno di Antonacci, c’è anche la seconda piccola
sorpresa: per aprire lo show con «Mio padre è un re», dall’ultimo album, il
nostro si presenta bardato da una mantella rosso vermiglio e con tanto di
corona in testa.
Giusto un paio di minuti, poi mantella e corona volano via, lasciando il
posto alla tenuta da combattimento: scarpe da ginnastica, jeans, camicia
scura (che poi, approfittando di un assolo del chitarrista, cambierà per una
bianca). Dopo «Quanto tempo e ancora», è il turno della terza sorpresa, tale
solo per chi pensava, andando a vedere un concerto di Antonacci, di venir
avvolto per due ore da zuccherose atmosfere cantautorali.
Eh no, perchè con «Angela» (stava nel disco di tre anni fa, quello
intitolato «9/nov/2001»), il lungagnone cresciuto nelle periferie povere
della metropoli lombarda, quello che studiava da geometra ma sognava la
musica, quello che ha fatto il militare fra i carabinieri e non avrebbe
disdegnato di fare il giudice «per stare dalla parte della giustizia», sì,
insomma, lui, il bell’Antonacci, dimostra di avere anche un’anima rock di
quelle che non lasciano nulla all’immaginazione.
La sua forza, la ragione del suo successo sta nella semplicità, nella
pulizia, nella coerenza. «Io vado avanti per la mia strada - dice Biagio -
con semplicità e coerenza, cantando i miei sentimenti e accorgendomi che
vengono condivisi da tanta gente. Non ho mai seguito le mode, le tendenze
più o meno effimere. Penso che il pubblico se ne accorga».
Sì, se ne accorge. E apprezza. Melodia e sgroppate rock, romanticherie e
vita vissuta, sentimento ma anche parole chiare e forti contro la guerra.
Come quando più avanti, nel corso della serata, l’artista ricorda Jessica e
Sabrina, «fiori fragili» spezzati da una guerra che porta solo morte e nuovo
terrorismo: le due sorelle piemontesi uccise a Taba, in Egitto, facevano
parte del popolo di Biagio, avevano già i biglietti per il concerto di Cuneo
del 6 novembre, e al loro funerale le amiche le hanno ricordate con un verso
di una sua canzone...
Ma la serata è innanzitutto una serata di festa. Che vive delle canzoni del
nuovo disco («Passo da te», «Dopo il viaggio», «Quell’uomo lì»...) ma
soprattutto di antichi - si fa per dire: è comunque roba degli anni Novanta
- cavalli di battaglia: «Se io se lei», «Se è vero che ci sei», «Le cose che
ho amato di più»...
Biagio non è uno di quelli che in un concerto dicono tre parole in croce.
Fra una canzone e l’altra parla, racconta, ammicca. Introduce «Non tentarmi»
invitando le coppie (dopo aver verificato con tanto di sbrigativo referendum
che sono in minoranza rispetto ai single) a ballare guancia a guancia come
si faceva nei locali di una volta. E una statuaria bellezza bruna sale sul
palco per ballare con lui e lasciargli un bigliettino (subito fatto sparire
nella tasca dei jeans...) prima di venir educatamente congedata.
Poi il nostro, forse emozionato perchè la serata promette di mettersi bene
assai, si lascia prendere la mano ed esagera - prima di cantare «Mai» -
invitando la gente a tirar fuori i telefonini e a usarli (...) come nei
concerti di una volta si faceva con gli accendini.
Ma ormai il concerto è in discesa. Gli ultimi successi «Non ci facciamo
compagnia» e «Convivendo», dal passato prossimo brillano «Iris» e
«Liberatemi»... E poi c’è spazio anche per i bis, aperti da «Ti ricordi
perchè». Le ragazze, quelle a cui piace Biagio, ricordano perfettamente.
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