domenica 23 gennaio 2005

 «E la Elmi? Com’è che hanno messo Maria Giovanna Elmi alla presidenza del Teatro Stabile...?».
Pensi di intervistare Beppe Grillo, in occasione del debutto del suo nuovo spettacolo (prima nazionale mercoledì a Pordenone, sabato a Trieste, poi a Udine). Pensi di intervistarlo ma ti ritrovi a tua volta... intervistato. Con il popolare comico (ma a volte sarebbe più giusto dire: fustigatore di costumi) genovese a chiederti le ultime novità su Trieste, Dipiazza, Illy, l’Expo, la ferriera che inquina, il pasticciaccio di Stream, la «fatina» Elmi che presiede lo Stabile...
Grillo domanda, tu rispondi e forse capisci anche come nascono i suoi spettacoli: una base, un canovaccio comune, sul quale il nostro inserisce ogni sera argomenti e tematiche di attualità che mutano giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, città dopo città... Grande lavoro di documentazione, indubbie doti di improvvisazione, istrioniche capacità affabulatorie. E il pubblico cerca a teatro - o sempre più spesso nei palasport, più idonei ad accogliere le moltitudini - quella voce di verità e buon senso che da tempo non trova nella politica.
Ma non divaghiamo. E dopo aver soddisfatto le «curiosità triestine» del nostro interlocutore, proviamo a ripartire da quello che era l’intento della nostra telefonata...
Grillo, l’avevamo lasciata alla fine dell’ultimo spettacolo che sfasciava con una mazza un computer, e la ritroviamo al debutto di uno spettacolo intitolato «Beppegrillo.it»...
«Le sembra strano, vero? È che di quel computer che massacravo sul palco io ho ricomposto i vari pezzi. E ho fatto una scoperta: il singolo computer lo puoi anche sfasciare, ma l’idea della rete, della connessione, del poter arrivare a chiunque in qualsiasi momento in qualsiasi parte del mondo, beh, quella è una ricchezza incredibile. E non la puoi né devi sfasciare...».
Insomma, si è fatto anche lei affascinare da Internet...
«È il nuovo linguaggio. Non possiamo far finta di nulla. Se non fossimo tutti così ignoranti saremmo già molto più avanti. Io stesso, con l’inglese ho ancora qualche difficoltà, ma mi sto attrezzando. Non puoi mica essere così deficiente: o lo sai o sei fuori, sei morto, e diventi come Calderoli...».
Nel nuovo spettacolo si parla dunque di queste cose...
«Sì, ho aperto un blog, uno di questi diari in rete che nascono a migliaia. Sarà la mia finestra sul mondo, dove la gente mi scriverà, mi segnalerà delle cose che io riporterò ogni sera nello spettacolo. A fine tournèe conto di avere una panoramica sulle cose che vanno e quelle che non vanno, sulle cose che di solito rimangono nascoste e noi faremo sapere a tutti».
Avrà materiale per tre o quattro tournèe...
«Oh sì, conto di andarci avanti fino a 95 anni. Sul palco metto uno schermo collegato a Internet, con una bella linea veloce, e faremo vedere un po’ di mondo. Spiegheremo l’economia, le banche, le imprese, la borsa, la globalizzazione, le multinazionali. In che mani siamo, insomma...».
Già, in che mani siamo?
«Nelle mani dei soliti noti, dei padroni del vapore, del grande potere economico. L’energia, l’energia è il centro di tutto. Io parlavo dell’idrogeno nel ’95, giravo con una macchinetta a idrogeno. Ora ho un’Ibrida della Toyota, ha un motore elettrico e uno a benzina. Fino a cinquanta all’ora va col motore elettrico, oltre i cinquanta attacca quello a benzina, che ricarica le batterie per l’elettrico: è una cosa straordinaria...».
Dei politici stavolta non parla?
«Vuole che non parli dei politici? Ma sì, ne parlerò. Parlerò di tutto e di tutti, anche delle salme, ops, volevo dire dei nostri politici. Ma solo quando avrò delle crisi di necrofilia. Allora sì, qualche battuta sui politici italiani potrà scapparci...».
Il centrosinistra sembra molto impegnato con le primarie...
«Sì, le primarie. Meglio la rete, che è il by-pass della politica. Con la rete tutta l’intermediazione scompare. Puoi sapere cosa interessa, cosa serve, di che politico si fida le gente... Puoi far decidere una cosa da un milione di persone in un istante».
La vera democrazia diretta. Scusi, ma non è che si sta entusiasmando un po’ troppo...?
«No, è che io sto cercando di capire. Abbiamo degli strumenti straordinari e non li sappiamo, forse non li vogliamo usare. Dentro c’è di tutto: dalla fecondazione alla politica, la destra e la sinistra, l’energia, l’informazione... Stiamo ancora parlando di digitale quando il digitale è già morto, va bene per le salme, gente ormai sepolta, come Gasparri. Con Internet puoi telefonare, puoi vedere un milione di canali, puoi avere informazioni da tutto il mondo...».
Con la tragedia nel Sud Est asiatico se ne è avuta una prova...
«Certo. Vedevi Fini con il suo tavolino all’unità di crisi, gli passavano dei foglietti, lui diceva ”abbiamo 245 scomparsi, no, forse sono 238...”. Ma bastava cliccare su Google, andavi a vedere ”ospedali Asia” e trovavi in un secondo tutti i numeri, tutti i nomi, tutte le foto... La gente era già andata avanti, aveva i numeri di telefono, era già in contatto, e questo qui faceva l’unità di crisi con il suo tavolinetto...».
Insomma, la sua risposta è la rete...
«In un certo senso. Io ho sempre bastonato tutto e tutti, ma stavolta, in questo spettacolo, che sarà pregno di ottimismo per il futuro, offrirò alla gente una via di fuga».
Grillo, non la riconosco più...
«Sì, è vero: a tratti esagero. Sarà l’entusiasmo del neofita. Ma mi rendo conto che bisogna sempre andare oltre, non bisogna fermarsi. Lo tsunami ci insegna che la prima grande tragedia sono i morti da disinformazione. Anche la tecnologia ha i suoi limiti. Nel Sud Est asiatico bastava avere un gatto, un gattaccio di quelli selvatici, per capire che cosa stava per succedere. Per prevedere con l’anticipo necessario per salvarsi quale immane tragedia stava per arrivare...».
Meglio gli animali dei sofisticati sistemi di allarme...
«Ma certo. Tutti gli animali sono scappati. Elefanti in testa, che certo non passano inosservati. Basta avere un gatto e tenerlo lì, guardando come reagisce. Un gatto ha dei sensori che i nostri bit sembrano roba del paleolitico...».
Poi Beppe Grillo si stufa di essere intervistato. Vuole lasciare un po’ di suspense sullo spettacolo. E riprende a... intervistare. «Ma scusi, com’è questa storia dell’Ansaldo che ha fatto causa al Comune di Trieste per Stream...? E le targhe alterne: le hanno adottate da voi, le targhe alterne...?»
Trieste ormai la conosce bene. Se non altro per avervi fatto tappa con tutti i suoi ultimi spettacoli: nel maggio del 2003 con «Facciamo luce», al Politeama Rossetti; nel giugno del 2002 con «Va tutto bene», al PalaTrieste... E ogni volta con quella sua capacità di innervare i propri spettacoli di riferimenti locali: dal vecchio sindaco caffeinomane al nuovo sindaco berluschino, dal Friuli Venezia Giuli «con o senza trattino» al vecchio tormentone «a voi vi ha fregato il fatto che l’Italia ha perso la guerra: ma se qui restava l’Austria, per voi era meglio...».
Lo spettacolo «Beppegrillo.it» debutta mercoledì alle 21 al palasport di Pordenone. Sabato sera fa tappa al PalaTrieste. Domenica è al palasport di Udine, dove l’accoglienza del pubblico nelle prevendite dei biglietti è stata tale da rendere necessaria una replica giovedì 3 febbraio.

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