(3-9-05)
Pare allora che Fats Domino sia sano e salvo. Sarebbe stato portato via
assieme alla moglie e a una figlia dalla sua casa di New Orleans. Chi dice
in elicottero, chi su un battello. Quel che è certo è che del
settantasettenne pianista - leggenda del blues e del rock’n’roll - non si
avevano notizie da domenica, quando aveva detto al manager, che lo chiamava
da Nashville, che «avrebbe affrontato la tempesta a casa». Katrina dunque
non se l’è portato via, nella sua folle corsa sterminatrice su New Orleans,
sulla Louisiana, sull’Alabama, sul Sud degli Stati Uniti. Delta del
Mississippi, schiavi neri che cantavano i primi blues, la madre di tutta la
musica moderna.
Classe 1928, vero nome Antoine Dominique Domino, l’artista deve il
soprannome di «Fats» (da «fat», grasso), oltre che alla corporatura
massiccia, a un pianista che lo influenzò da giovane, Fats Waller, e al
titolo di una delle sue prime canzoni, «The fat man», cioè «Il grassone».
Dal ’55 azzeccò un successo dietro l’altro, persino Beatles e Rolling Stones
incisero suoi brani, fu fra i primi a entrare nella Rock’n’roll Hall of
Fame.
Ma l’autore di «I’m walking (Yes indeed I’m talking)» e «Ain't that a
shame», di «Blue monday» e «Walking to New Orleans», di «Blueberry hill» e
tanti altri successi è solo una delle tante facce musicali della meticcia
New Orleans. In quella che è considerata «la capitale del jazz» era nato nel
1901 Louis Armstrong, cui è intitolato l’aeroporto: pare che i suoi spartiti
conservati nella sua casa natale siano finiti in queste ore nella melma. Di
New Orleans sono i fratelli Wynton e Brandon Marsalis, stelle del jazz
contemporaneo, e i Neville Brothers, il cui studio è andato distrutto. E fra
i dispersi ci sarebbero anche Allen Toussaint e la «regina del soul» Irma
Thomas.
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