Non ci fosse stato lui, probabilmente Robert Allen Zimmerman non sarebbe mai diventato Bob Dylan. E forse anche la storia di Bruce Springsteen sarebbe stata diversa. Basterebbe questa notazione, per comprendere la grandezza di Woody Guthrie. E pochi giorni dopo il centenario della sua nascita, il folksinger dell’Oklahoma (Okemah, 14 luglio 1912 – New York, 3 ottobre 1967) che ha influenzato tanti musicisti americani viene ricordato oggi a Pordenone nell’ambito di Folkest 2012. Al Convento di San Francesco, con inizio alle 21, in collaborazione con Cinemazero, verrà infatti proiettato il film “Questa terra è la mia terra”, di Hal Ashby, uscito nel ’76 e tratto dall’autobiografia “Bound for glory” del ’43.
Guthrie è stato un artista di grande importanza per la musica americana della seconda metà del secolo scorso. Le sue malinconiche ballate, le sue invettive politiche, i suoi “talkin’ blues” parlavano della vita della povera gente, dei lavoratori, delle loro lotte, della fatica quotidiana per la sopravvivenza. Diceva: «Scrivo le cose che vedo, le cose che ho visto, le cose che spero di vedere, da qualche parte, in un posto lontano». Anticipando di qualche anno quel genere musicale di protesta e di denuncia sociale che si sarebbe diffuso, negli anni Sessanta e Settanta, prima negli Stati Uniti e poi nella vecchia Europa.
A quel mondo, a quel modo di raccontare la vita della gente si ispirò innanzitutto Bob Dylan, il cui primo viaggio a New York, del ’61, avvenne proprio per far visita al suo idolo ricoverato al New Jersey Hospital per quella malattia genetica ereditaria che se lo sarebbe portato via nel ’67, a soli cinquantacinque anni.
Ma anche Springsteen, come si diceva, si è ispirato alla musica e ai testi del nostro. Tanto da dire una volta: «Woody Guthrie è il “ghost in the machine” di questa nazione. Per tutta la vita ho cercato di rispondere alla domanda fondamentale di Hank Williams: perchè c’è sempre un buco nel mio secchio?».
C’è da scommetterci: da ragazzi, fra vecchie copertine cartonate di 33 e 78 giri dei vari Pete Seeger, Odetta, Leadbelly, Almanac Singers, anche Dylan e Springsteen si saranno imbattuti nello sguardo intenso di Woody Guthrie, con la sua camicia sgualcita, il cappello e l’eterna sigaretta in bocca. E sopratutto quella chitarra malconcia con scritto sulla cassa “This machine kills fascists”, questa macchina uccide i fascisti.
E alcuni suoi versi fanno ormai parte dell’immaginario collettivo planetario, se è vero com’è vero che persino il segretario del Pd Bersani, l’altro giorno, all’assemblea nazionale del suo partito, ha parafrasato il celebre titolo di “This land is your land” (Questa terra è la tua terra, sorta di inno nazionale non ufficiale per molti americani), nello slogan “Questa Italia è la tua Italia”.
Stasera, a Pordenone, la proiezione del film sarà introdotta da un incontro con Maurizio Bettelli, considerato il massimo studioso italiano di Woody Guthrie. Fra i suoi libri, ricordiamo “Canzoni per crescere. Storie e canzoni di Woody Guthrie” (con Alessandro Portelli, 2001). Mentre segnaliamo che, in occasione del centenario della nascita del folksinger, la casa editrice Arcana ha appena pubblicato in Italia il volume “Woody Guthrie, americani radical”, di Will Kaufman.
La discografia ricorda l’artista innanzitutto con “Mermaid Avenue”, il cofanetto celebrativo, tre cd e un dvd, pubblicato dalla Warner Music: cinquanta brani inediti, che Woody scrisse tra il ’46 e il ’56, arrangiati e musicati dal cantautore inglese Billy Bragg e dalla band americana Wilco. Un incontro voluto dalla figlia dell’artista, Nora, che amministra la fondazione che ricorda l’opera di Guthrie.
Il titolo dell’opera ricorda la strada di Coney Island, dove al numero 3520, in un edificio a due piani, l’artista visse con moglie e figli, appunto dal ’46 al ’56. La zona è quella all’estremità sud di Brooklyn, fra traffico urbano e onde dell’oceano, con la spiaggia di Rockaway e lo storico luna park immortalati in “Radio days” da Woody Allen sull sfondo.
Per quanto riguarda invece Folkest, l’importante rassegna itinerante con trentatre anni di vita, per oggi vanno segnalati altri due appuntamenti. A Capodistria, in piazza Carpaccio, alle 21.15, concerto degli americani Klezmatics. A Tolmezzo, invece, in piazza Mzzini, e sempre alle 21.15, musica lusitana con la cantante Né Ladeiras, nome d’arte di Maria de Nazaré de Azevedo Sobral Ladeiras. Entrambi gli appuntamenti sono a ingresso libero.
Sempre a Capodistria, molta attesa per il concerto che Roberto Vecchioni terrà domani alle 21.15 in piazza Carpaccio.
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