mercoledì 12 novembre 2003

SANREMO

Sanremo, la montagna ha partorito ancora una volta il topolino. Come sempre più spesso accade. La Rai e Tony Renis (amico o non amico di mafiosi a ’sto punto poco importa: in questo contesto conta molto di più il particolare che è vecchio amico e compagno di merende di Berlusconi...) dicono di voler rilanciare il Festival ma si apprestano a fare le classiche nozze con i classicissimi fichi secchi.
Senza la Fimi, che raccoglie le case discografiche più importanti e di fatto gran parte dei cantanti più amati dal pubblico. Con la gara unica fra cosiddetti big e sedicenti giovani (come quella volta, nell’83, che finì per vincere Tiziana Rivale; seconda tale Donatella Milani...). E con il rischiosissimo voto telefonico, che si presta - organizzalo come vuoi, con tutti i paletti che vuoi - a evidenti manipolazioni da parte dei diretti interessati, con codazzo di case discografiche, agenzie, giù giù fino ad amici e parenti... Quasi a mo’ di ciliegina sulla torta, il Dopofestival trasformato nell’ennesimo «Porta a Porta» con l’onnipresente cardinal Bruno Vespa.
Mogol ha accettato di rappresentare la foglia di fico di un tal guazzabuglio, forse - dicono i maligni - per la sua storica vicinanza al centrodestra. Ma rischia di ritrovarsi con una macchia sulla sua onoratissima carriera di grande autore.
Il più astuto Bonolis, forte dei successi di ascolto del suo recente ritorno alla Rai, ha invece annusato per tempo l’aria e si è tirato indietro. Lasciando Rai e organizzatori con la gatta da pelare non da poco di trovarsi alla svelta un altro conduttore credibile.
Ora prepariamoci al solito, estenuante rito delle conferenze stampa di presentazione. Dei cantanti, del conduttore, delle vallette-che-non-si-possono-chiamare-vallette, degli ospiti... Tutto per tentare disperatamente di attirare interesse su un Festival che nasce morto, al di là dei proclami e delle altisonanti dichiarazioni d’intenti. L’inevitabile e ulteriore crollo degli ascolti, unito alla confermata incapacità di incidere sulle vendite dei dischi, ne saranno la desolante riprova.

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