sabato 22 novembre 2003

RENZO MAGGIORE AL CET DI MOGOL

Uno dei (tanti) dubbi che pesano sul prossimo Festival di Sanremo
riguarda il ruolo di Mogol e del suo Cet. Al Centro Europeo di Toscolano, in
Umbria, dovrebbero infatti essere scelti, dopo una prima scrematura, i
dodici o più cantanti, giovani e big assieme, che gareggeranno sul palco
dell’Ariston.
Ma che cos’è il Cet? Chi lo ha visitato riferisce che si tratta di un
confortevole complesso residenziale che Giulio Rapetti, in arte Mogol, ha
messo su una decina d’anni fa ad Avigliano Umbro, nelle campagne vicino
Terni. L’obbiettivo: farne un centro di lavoro sulla cultura e la musica
popolare, che in questi anni ha già diplomato un migliaio di allievi.
Il triestino Renzo Maggiore, in arte Joel, 31 anni, professionista nel campo
della comunicazione ma anche autore di canzoni, poesie (è in uscita la sua
prima raccolta, «Aurora spirituale») e fiabe, è da poco tornato dalla sua
seconda esperienza nello spazio di pochi mesi al Cet. «Ho scritto un
centinaio di testi - spiega Maggiore - ma mi rendevo conto che mi mancava
qualcosa. Allora sono andato alla scuola di Mogol. Lì si parte dalla musica
e dalla musica si traggono le parole, rispettando la metrica. Musica e
poesia in fondo sono sorelle gemelle: entrambe nascono dalla vibrazione
dell'anima, sono legate a un ritmo e, per essere veramente forme d'arte,
devono esplodere da un'emozione, dar voce e note a un sentimento sincero».
Ma torniamo a Mogol. «Lui dice: siamo qui per farvi diventare numeri uno. E
insegna ai suoi allievi (autori, ma anche interpreti, compositori,
arrangiatori...) a non proporre aria fritta per non creare ulteriore
confusione in un mondo che ne è già travolto. Lui punta sul racconto di
fatti veri, sulla trasmissione di emozioni autentiche, sul principio base
della comunicazione: la credibilità. Troppo spesso i giovani tendono a
imitare i big invece di proporre se stessi: pur se bravissimi tecnicamente,
non ottengono il successo perché finiscono per essere dei cloni».
«Al Cet - prosegue Maggiore - nessuno ti lusinga: la schiettezza è regola,
pane al pane e vino al vino. Lì si fa un lavoro di introspezione, oltre che
di preparazione tecnica. In particolare, gli autori lavorano sulla metrica
(il numero di sillabe e accenti che si ricavano dalla melodia) che secondo
lui è ”la rotaia su cui viaggia il treno”, al fine di automatizzarla e
trasformarla da limite tecnico a occasione di spunto creativo. Viene
richiesto molto allenamento su brani editi e inediti, l'unico modo per
interiorizzare il metro fino a eliminare vincoli mentali».
«I docenti - conclude - sono chiamati a un lavoro in fondo psicologico: il
messaggio principale è ”siate originali”. Nel corso delle lezioni sono state
frequenti le citazioni di filosofi come Schopenauer e scrittori come Rilke:
un approfondimento culturale a sostegno della convinzione che occorre
guardare in profondità dentro di sé per poter esprimere se stessi».
Ma un drappello di (aspiranti) cantanti sanremesi saranno disposti a
immergersi in questo «mondo ideale» per essere ammessi alla kermesse
festivaliera?

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