sabato 25 settembre 2004

BILANCIO ESTATE MUSICALE

Ora che il «mostro» non c’è più, l’estate triestina degli spettacoli 2004 è davvero finita. Con lo smantellamento del grande palco che per oltre due mesi ha prepotentemente occupato - secondo molti, deturpato - piazza dell’Unità, è calato il sipario anche su una stagione di spettacoli insolitamente ricca e forse irripetibile.

Non va infatti dimenticato che negli ultimi trent’anni - volendo limitare la nostra indagine a quest’arco di tempo - non c’è mai stata un’estate a Trieste con tanti spettacoli. Il più delle volte, anzi, l’offerta si è limitata a due, tre, a volte quattro appuntamenti musicali (operette e concerti classici ovviamente a parte) nell’arco che va da giugno a settembre.

Stavolta, grazie soprattutto ai fondi giunti da Roma per le manifestazioni del Cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia, ma anche con l’ausilio degli sponsor attirati dal cartellone che è stato allestito, al pubblico è stata proposta una vera e propria stagione, peraltro di tutto rispetto, con nomi di rilievo nazionale e internazionale.

La maggior parte di questi spettacoli ha avuto come sede naturale il salotto buono di piazza Unità, con il megapalco di cui si diceva. Tutti appuntamenti gratuiti per il pubblico, ai quali vanno poi aggiunti altri concerti ospitati in altri luoghi e strutture cittadine, stavolta con biglietto d’ingresso. Pensiamo a Joan Baez al Teatro Romano (ma ad organizzare, in quel caso, era la Provincia), alle Vibrazioni poche sere fa al PalaTrieste (solo un migliaio di spettatori per loro), ma soprattutto a Vasco Rossi, che con i suoi 34 mila spettatori allo Stadio Rocco, la sera dell’11 settembre, è il nuovo recordman assoluto di presenze in città (superando se stesso, che nel ’99, sempre al Rocco, si era fermato a quota 31 mila).

In questi due mesi Piazza Unità ha ospitato - in mezzo a bande, orchestre, rassegne grandi e piccole, spettacoli e spettacolini non sempre di livello eccelso - gente come le Orme, Edoardo Bennato, la Premiata Forneria Marconi, Carl Palmer (già con Emerson e Lake), i Creedence Clearwater Revived (praticamente una cover band dei leggendari Creedence Clearwater Revival). E poi ancora tutta la banda del Tim Tour: ovvero Piero Pelù, Haiducii, i Gemelli Diversi, Kc and the Sunshine Band, Irene Grandi e tanti altri protagonisti più o meno «emergenti» (ora si dice così, quando uno non è ancora di chiara fama...) della scena musicale attuale.

E infine, quasi una ciliegina sulla torta, anche il concerto di Claudio Baglioni per pochi fortunati in Porto Vecchio. A proposito del quale molti si sono domandati: perchè non ha cantato per tutti, magari in piazza Unità? Risponde l’assessore alla cultura Paris Lippi: «Baglioni è venuto a Trieste per un prezzo ridottissimo, 4500 euro, rispetto al suo cachet abituale, che è venti volte superiore. All’inizio voleva fare solo un concerto-incontro con la stampa aperto a un centinaio di invitati. Alla fine siamo riusciti a portare il numero a quattrocento, ma di più non è stato possibile...».

Un’altra domanda che molti, in questi mesi, si sono fatti: ma che ci azzecca - per dirla con il noto ex magistrato - tutto questo musichiere con il Cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia? In assenza dell’assessore Bucci, gran cerimoniere dell’estate musicale cittadina, in questi giorni in Giappone per l’Expo, alla domanda risponde ancora Lippi: «Avremmo potuto comprare degli spazi pubblicitari sui giornali nazionali per promuovere l’immagine della città. Abbiamo preferito proporre un cartellone importante e di prestigio, a ingresso gratuito, per attirare l’attenzione su Trieste...».

«Il bilancio della stagione - prosegue il vicesindaco - è ovviamente per noi molto positivo. La risposta del pubblico è stata ottima, e ciò è uno stimolo anche per l’anno prossimo. Certo, non ci saranno più i fondi speciali per il Cinquantenario. Ma a questo proposito voglio chiarire che noi, come assessorato alla cultura, abbiamo lavorato per gran parte con i soldi messi a disposizione dagli sponsor, attirati più facilmente proprio dalla ricchezza del cartellone allestito».

«Per l’estate prossima - conclude Lippi - un po’ per un problema di costi e un po’ per non monopolizzare per troppo tempo la piazza, vorremmo concentrare gli spettacoli nell’arco di un mese. Ma abbiamo tutte le intenzioni di continuare. Peraltro lo facciamo anche nei prossimi mesi: Biagio Antonacci a ottobre, i Nomadi a novembre, entrambi al PalaTrieste, e poi si vedrà...».

Quando saranno ultimati tutti i conti, sarà comunque interessante capire quanta parte, dei cinque milioni di euro arrivati da Roma per il Cinquantenario, sono andati alla kermesse spettacolare appena conclusa.

Nel frattempo, va segnalata la voce fuori dal coro di un esponente dell’opposizione in consiglio comunale. «Avremmo preferito - dice Fabio Omero dei Ds - che i soldi del Cinquantenario, oltre a organizzare spettacoli in piazza, venissero utilizzati per qualcosa di duraturo. Penso al recupero della Biblioteca Civica, o al restauro di qualche nostra scuola malandata. Magari con l’affissione di una targa che ricordasse: questa scuola è stata restaurata con i soldi per il Cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia...».

«In questa maniera - conclude Omero - il Cinquantenario sarebbe stato ricordato anche in futuro. Si è preferito puntare sull’effimero. Ma in fondo va bene lo stesso: meglio gli spettacoli che riempire ulteriormente la città di tricolori...».

La pensano alla stessa maniera molti giovani di ieri e di oggi che hanno affollato piazza Unità nei mesi scorsi. Fra i quali una sera è stata colta la seguente considerazione: «Speriamo che il centrodestra non perda le prossime elezioni, altrimenti possiamo scordarci tutti questi concerti gratis». Ma forse era solo una battuta...

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