martedì 21 settembre 2004

INTERVISTA LE VIBRAZIONI

«Siamo felici di concludere anche quest’anno il nostro tour estivo a Trieste. Ricordo ancora l’entusiasmo del pubblico, nell’ottobre scorso, al Barcolana Festival, in piazza Unità. Per me, poi, è un piacere particolare: sono mezzo triestino...».

Parla Marco Castellani, il bassista delle Vibrazioni, che domani sera suonano al PalaTrieste. «Io sono nato a Milano, nel ’78 - dice il musicista -, mio padre è milanese di origini toscane, ma mia madre, Sonia Mislei, è nata a Prosecco, dove abbiamo ancora dei parenti e dove lei torna spesso. Anch’io ho passato molte estati fra Trieste e l’altipiano carsico...».

Da due anni le estati le passa invece in tournèe...

«Sì, i ritmi della mia vita sono cambiati radicalmente. A volte non mi sembra, anzi, non ci sembra neanche vero. Il gruppo è nato a Milano nella primavera del ’99. Abbiamo cominciato con le cover, poi un po’ alla volta abbiamo cominciato a inserire i nostri brani. E il pubblico ascoltava e gradiva lo stesso. Quando abbiamo cominciato a fare il giro delle case discografiche, invece, all’inizio non trovavamo nessuno che ci desse retta...».

Poi tutto è successo molto in fretta...

«Alla fine del 2002 eravamo ancora in cantina, a febbraio è uscito il primo singolo, ”Dedicato a te”: dopo due settimane era già nella top ten, a marzo era primo in classifica. Subito dopo l’album, di cui abbiamo venduto finora oltre trecentomila copie e da cui stiamo per estrarre il sesto singolo...».

Sei singoli da un album: non sono troppi?

«No, perchè nel primo album abbiamo quindici canzoni sopravvissute a una durissima selezione, fra le cinquanta che avevamo scritto. C’erano dunque diversi potenziali singoli, come questo ”Seta” che conclude la serie».

Completo di nuovo video...

«Sì, chiuso il tour a Trieste, andiamo in Sardegna per girare il videoclip del brano, che si potrà scaricare da Internet. È un’idea del nostro batterista, Alessandro: una gag divertente, ispirata alle vicende del telefilm 'A-Team', con i musicisti nei panni di proprietari di una fattoria in lotta con chi li vuole sloggiare per costruire un supermercato...».

Il secondo album?

«Dovrebbe uscire all’inizio del 2005. Dopo le riprese del video in Sardegna, ci chiudiamo nello studio del nostro manager, in Maremma, e cominciamo a registrare. Anche stavolta partiamo da una cinquantina di canzoni nuove, da cui dovremo arrivare alla dozzina che formerà il nostro secondo album».

Dicono sia sempre il più difficile, soprattutto dopo un grande successo all’esordio...

«Speriamo che per noi non sia vero. La verità è che i quattro o cinque anni di gavetta che abbiamo fatto nelle cantine, nei localini, ci sono serviti molto. Per crescere, per avere una nostra personalità, tutto sommato per sentirci sicuri del fatto nostro».

Anche l’altra sera, davanti agli oltre quarantamila per Vasco...?

«Suonare prima del suo concerto, allo stadio di Padova, è stata davvero una grandissima soddisfazione. Lui è un nostro mito assoluto, e il suo pubblico è splendido, generosissimo. Abbiamo fatto cinque brani, siamo stati accolti molto bene, una gran bella esperienza...».

Ma questa vostra passione per gli anni Settanta come nasce?

«I nostri genitori. Mio padre, per esempio, ha oltre novemila dischi ed è un grande appassionato di musica, soprattutto di quel periodo. A molti ragazzi della nostra generazione, dopo aver ascoltato di tutto, è capitato di accorgersi che la musica degli anni Sessanta e Settanta è un’altra cosa...».

A Trieste fate brani nuovi?

«Innanzitutto facciamo tutti i pezzi del primo disco. Poi, chissà... Sì, faremo anche qualcosa di nuovo. E magari qualche inedito che non aveva trovato spazio nel primo album...».

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